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5. La Hightech Economy: caratteri e conseguenze delle trasformazioni digital

5.1. Profili general

Mentre nel capitolo due abbiamo esaminato gli attuali problemi e le pro- spettive dell’economia mondiale nel prossimo futuro, in questa sede analizze- remo i fattori che più direttamente la collegano alla digitalizzazione. Allo scopo di considerare gli elementi che concorrono a definire il quadro com- plessivo è utile la Figura 5.1. Come si vede dall’immagine, i caratteri della

high-tech economy che agiscono come fattori propulsivi sono molteplici. Per

quanto riguarda le componenti tecnologiche  digitalizzazione; Industria 4.0; Big Data; connessione  le abbiamo esaminate nelle pagine precedenti.

Fig. 5.1 – Elementi propulsivi della Hightech Economy

Fonte: Brühl 2015, p. 13 (T.d.A.).

Sussistono però altri fattori che non abbiamo ancora trattato. Il primo di questi possiamo definirlo Globalizzazione 2.0. Due sono i caratteri che in- dicano una nuova fase della globalizzazione. Il primo è relativo alla circo- stanza che oggi i paesi emergenti sono investitori anche nei paesi occiden- tali1: si pensi all’interesse cinese per l’Europa2. Fino a pochi anni fa il flus-

so di investimenti esteri sul piano globale era monodirezionale: dai paesi sviluppati ai mercati emergenti.

 

1 Secondo l’UNCTAD 2018b, la Cina nel 2017 è stato il secondo investitore globale do-

po gli Stati Uniti (p. 4). «From 2000 to 2016, the EU-China FDI Monitor dataset recorded more than 1,400 individual FDI transactions by Chinese investors in the EU worth a com- bined EUR 101 billion. Aggregate annual investment has grown from less than EUR 1 bil- lion before 2008 to more than EUR 35 billion in 2016. While all three sources capture a sim- ilar take-off of Chinese investment after 2008, the EU-China FDI Monitor records higher total value 2000-2016 (EUR 101 billion) compared to the MOFCOM and Eurostat data (EUR 58 billion as of 2015, and EUR 35 billion, respectively)», Seaman et al. 2017, p. 25.

2 La Cina ha acquisito una buona parte del Pireo, il porto di Atene, durante la grave crisi

finanziaria greca degli anni 2009-2010 che quasi spinse quel paese fuori dall’Euro; ultimamen- te sta manifestando interesse per i porti italiani, Genova e Trieste su tutti. «Foreign direct in- vestment (FDI) in the European Union traced back to mainland China hit a record EUR 35 bil- lion in 2016, compared with only EUR 1.6 billion in 2010», Seaman et al. 2017, p. 9.

Il secondo tratto della Globalizzazione 2.0 riguarda il fatto che, almeno per certi prodotti, la loro competitività non dipende tanto dal basso costo di produzione, bensì dallo stato di avanzamento tecnologico che esso incorpora.

Uno dei tratti dell’economia del XXI secolo è l’accelerazione dei cicli economici. Essa comporta una più veloce capacità di reazione dell’intero ciclo: produzione, distribuzione e consumo. L’accelerazione è dovuta all’u- so costante di Internet. Ciò rende possibile realizzare nuovi modelli com- merciali più profittevoli e attrattivi3.

La frammentazione  la terza caratteristica della high-tech economy  indica che il processo produttivo viene progressivamente suddiviso ed e- sternalizzato. Le tecnologie digitali consentono alle aziende di adottare questo modello organizzativo, di cui sono esempio le piattaforme informa- tiche, fenomeno che ha iniziato ad emergere nei primi anni 2000. Proprio le modalità organizzative delle piattaforme digitali articolano le prestazioni lavorative anche in porzioni minimali dette microwork, microtask (ILO 2018a, p. XV; 2018b).

Il vantaggio rappresentato dalle piattaforme informatiche è dato proprio dalla connessione e dalla possibilità di accedere a un mercato del lavoro globale. In origine le piattaforme digitali vedevano attive persone che svol- gevano questi compiti più che per lavoro in maniera amatoriale.

Il lavoro su piattaforma, o crowdwork, dunque è svolto grazie a internet e tramite la rete può essere assegnato e realizzato in qualsiasi parte del mondo. Il lavoratore lo reperisce e svolge on line e il committente lo assegna nella stessa modalità (Heeks 2017; Kuek et al. 2015). Per quest’ultimo si tratta di una forma di outsourcing (esternalizzazione), ossia di affidamento, di “appal- to”, di fasi del suo ciclo produttivo al di fuori del proprio ambito di attività. In tal modo il committente sfrutta le opportunità fornite dal web di attingere a un mercato del lavoro globale  una sorta di open call for work  e di rag- giungere il fornitore del bene o del servizio più conveniente (Howe 2006) in termini di costo e di tempi di realizzazione (crowdsourcing).

L’ultima caratteristica della high-tech economy è la volatilità. Questo si- gnifica che l’andamento dell’economia risulta più facilmente influenzabile da circostanze contingenti. Un esempio si è avuto durante la grande crisi globale del 2008, quando l’impatto delle turbolenze dei mercati finanziari si è river- berato sull’economia reale. Questo andamento incerto non riguarda solo i set- tori soggetti ad alti e bassi nel ciclo economico, come l’industria delle mate-  

3 Le transazioni sono veloci e più vantaggiose in termini di prezzi. Dalla fine degli anni

‘90 del secolo scorso le modalità di gestione del business si rifà ad Internet in merito alla comunicazione e alle interazioni con i clienti e fornitori. Motori di ricerca, imprenditori di E-Commerce B2C e B2B e l’online banking sono i più importanti progressi delle tecnologie abilitanti, facilitati dalla diffusione della banda larga.

rie prime, l’edilizia, il manifatturiero e la componentistica. Esso colpisce an- che l’innovazione e lo sviluppo tecnologico per le quali i cicli produttivi si fanno progressivamente più corti. Questo rende particolarmente difficile per le aziende impegnate in questi settori  segnatamente il settore farmaceutico e l’industria dell’auto  la pianificazione di investimenti in ricerca e sviluppo e nei necessari equipaggiamenti produttivi. Ma la volatilità è preoccupante per il fatto che agisce a livello macro-economico e dunque per i suoi effetti sul piano globale. Studiosi come Roubini e Rosa (2018)4 identificano dieci ragio-

ni in base alle quali a loro avviso si sta delineando una situazione da “tempe- sta perfetta” che porterà, come anticipato nel capitolo due, se non a una nuova crisi economica mondiale a un sensibile indebolimento dell’espansione eco- nomica a livello planetario5. Tra le cause che si ritiene possano influire sul ral-

lentamento dell’economia mondiale vanno annoverate le politiche di tipo pro- tezionista (IMF 2018b, 2018c); esse generano tensioni commerciali globali, fanno aumentare l’inflazione senza produrre crescita, inaugurando così un percorso di stagflazione (bassa crescita e tendenza all’aumento dei prezzi)6. A

questo si aggiunga la possibile contrazione a livello globale della disponibilità a fornire liquidità da parte delle istituzioni finanziarie7.

Qualora si manifestasse una nuova crisi, sarà difficile contrastarla. I margini di manovra per le autorità governative e finanziarie risulterebbero ridotti dagli alti debiti pubblici. Inoltre, la realizzazione di alcune misure, quali i salvataggi di banche e aziende, sarebbero impraticabili dati gli orien- tamenti di alcuni governi per i quali questo tipo di interventi agevolerebbe

lobbies ed élites e sarebbe a danno del “popolo”.