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Tendenze di mutamento politico

2. Attuali tendenze di mutamento globale

2.2. Tendenze di mutamento politico

L’insieme delle trasformazioni che la globalizzazione ha comportato ha messo gli Stati nazionali in una posizione disagevole. Lo Stato nazionale moderno è un’istituzione frutto della storia occidentale (Schlangen 1979) che fornisce risposte ai suoi cittadini ed è funzionale a un determinato as- setto geo-economico-culturale. Ai tempi degli imperi coloniali, lo Stato na- zionale estendeva il suo dominio su regioni lontane subordinate.

La globalizzazione erode le prerogative dello Stato nazionale moderno perché l’intreccio di interdipendenze tra le diverse aree del mondo fa slitta- re il baricentro degli ambiti economico, politico-strategico e militare in una dimensione che non è più controllabile dal potere statale.

Dal punto di vista economico le aziende nazionali allentano progressi- vamente i legami con i paesi d’origine: sotto questo profilo la vicenda della ex Fabbrica Italiana Automobili Torino, oggi FCA (Fiat Chrysler Automo- biles), è esemplare. Gli Stati nazionali si trovano così a dover assecondare le trasformazioni del mercato, a seguirne la corrente economica globale e non più a gestirla come all’epoca dello stato keynesiano17, specie se si tro-

vano a fronteggiare debiti pubblici imponenti, come nei casi di USA, Giap- pone, Italia, Grecia.

Nel mondo di oggi molti problemi rilevanti  economici, di sicurezza, ambientali  superano i confini nazionali e acquisiscono una portata sovra- nazionale. I problemi sono posti e affrontati sempre più frequentemente in consessi internazionali che ridimensionano il ruolo dello Stato nazionale. Queste nuove forme di governo sovranazionale ne rappresentano in alcuni casi il superamento. Basti pensare all’Unione Europea. Essa rappresenta l’unione di paesi contigui per geografia, storia, cultura (Bach 2013); per il momento un’unione solo sul piano monetario, ma c’è chi auspica l’unifica- zione politica, malgrado forti resistenze interne.

Un altro fenomeno che contribuisce a modificare il perimetro di azione  

17 Con questa nozione si intende l’esperienza storica del New Deal, inaugurata dal Presi-

dente statunitense Franklin Delano Roosvelt (1882-1945) e in parte ispirata alle teorie dell’economista inglese John Maynard Keynes (1883-1946). Il Presidente Roosvelt intese risollevare le sorti economiche in cui versava il suo paese a seguito della crisi del 1929, gra- zie a interventi e finanziamenti statali. Dopo la seconda guerra mondiale, nel periodo della ricostruzione e fino agli anni Settanta, gli Stati intervennero come vero e proprio soggetto imprenditoriale nell’economia nazionale, finanziando grandi progetti di sviluppo soprattutto nelle infrastrutture e per il sostegno delle aree più arretrate. Lo Stato, quale soggetto investi- tore, conciliava l’obiettivo del sostegno alla crescita economica e ai consumi delle famiglie con la necessaria modernizzazione della struttura economica e produttiva del paese. Questo è stato il periodo del c.d. “paradigma keynesiano” e che si chiuse alla fine degli anni Settan- ta con la rinascita del neoliberalismo.

dello Stato nazionale tradizionale è rappresentato da accordi di tipo commer- ciale che si stanno firmando. Questi legano gli Stati sotto il profilo del libero mercato e creano in tal modo aree di cooperazione e interdipendenza su base pluriregionale. Mediante trattati internazionali, si affermano regole e si svi- luppano standard per certi aspetti più cogenti degli ordinamenti nazionali. Tra tali accordi vanno menzionati trattati commerciali internazionali come il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), un accordo tra l’U- nione europea e gli Stati Uniti d’America allo scopo di creare una zona di li- bero scambio. I negoziati per questo trattato sono stati avviati nel 2013 e pro- cedono faticosamente tra alterne e continue accelerazioni, sospensioni, ripen- samenti18. Un altro accordo è il CETA (Comprehensive Economic and Trade

Agreement), un trattato di libero scambio tra Unione Europea e Canada. È

entrato in vigore nel settembre del 2017 anche se non in maniera definitiva19.

Sul piano interno risultano erose capacità e ambiti di intervento dello Stato centrale (Ferrarese 2000; Crouch 2003) a causa dei processi di decen- tramento e delle spinte centrifughe, anche nella civile e prosperosa Europa. Si pensi al caso della Scozia nel 2014 che voleva separarsi con un referen- dum dalla Gran Bretagna, mettendo fine ad un’unione che va avanti dalla morte di Elisabetta I (1603); o alle ultime spinte secessioniste dei catalani nel 2018; alle tensioni di qualche anno fa tra fiamminghi e valloni in Bel- gio20; e al caso sanguinoso avvenuto all’inizio degli anni ‘90: la guerra civi-

le che portò allo smembramento della Jugoslavia.

In un clima di regole economiche globalizzate la solidità finanziaria dei bilanci statali riduce la capacità di spesa degli Stati. Peraltro, i bisogni della popolazione e le necessità di investimento in infrastrutture si acuiscono. In questo contesto va inquadrato il passaggio dal Welfare State  un sistema di interventi pubblici volti ad assicurare la regolazione della società fornendo una serie di servizi di base, quali la sanità, l’assistenza previdenziale, l’istru- zione, il sostegno all’economia, le politiche dei redditi (Ferrera 2012, cap. IV)  al Workfare State, una serie di misure volte a rendere il mercato del la- voro più consono alle esigenze produttive e l’economia nazionale più compe- titiva (Paci 2005).

Le difficoltà dello Stato nazionale sono messe in risalto dalla crescente incapacità a gestire i problemi legati alla globalizzazione. Ciò genera una crisi di fiducia nella democrazia (Crouch 2003). In questo frangente si ma- nifestano richieste di chiusura al mondo esterno  di cui il protezionismo in  

18 http://ec.europa.eu/trade/policy/in-focus/ttip/about-ttip/index_it.htm; http://trade.ec.eu-

ropa.eu/doclib/press/index.cfm?id=1250&serie=866&langId=it

19 http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2014/december/tradoc_152982.pdf

campo commerciale è solo un esempio  di rifiuto delle architetture politi- che sovranazionali, nonché spinte per un ritorno a un passato identitario. Nuove forme di partecipazione alla vita politica fanno leva sulle nuove tec- nologie informatiche al punto di far intravvedere una “democrazia elettro- nica” (Bühl 2000, cap. 5), di cui in Italia il Movimento 5 Stelle è un esem- pio e un antesignano (Gualmini 2013).

Tra le sfide che vedono impegnato lo Stato nazionale vi è quella legata al tema della sicurezza: si tratti di armi non convenzionali, come quelle chimiche; di attacchi in forme inusuali provenienti da soggetti irregolari (miliziani, terroristi, mercenari) o condotti usando le nuove tecnologie, che si svolgano in nuovi teatri di conflitto (spazio e cyber-spazio) (Jean 2000; Singh 2012, cap. 11; Foradori, Giacomello 2014).

Di grande importanza per le società del XXI secolo sono i fenomeni ori- ginati dal terrorismo o dovuti alle tensioni sociali. Il XX secolo sotto questo profilo non suscita rimpianti: è stato un secolo assai sanguinoso, basti ri- cordare le due guerre mondiali, i genocidi operati dai totalitarismi e i tanti altri conflitti nella seconda parte del secolo. Ancora oggi focolai di tensione sono presenti, basti solo menzionare la situazione in Medio Oriente.

Guerre e conflitti comportano distruzioni di risorse umane e materiali, nonché spostamenti di masse di profughi, con conseguenti tensioni sociali dovute a migrazioni forzate. Al di là dei casi specifici, la sicurezza, una volta garantita dallo Stato nazionale che aveva il «monopolio della violenza» (We- ber 1980, vol. IV, pp. 478-484), diventa oggi una merce e si fanno più sofi- sticati gli strumenti di minaccia e di difesa (Foradori e Giacomello 2014).

Un’ulteriore sfida per lo Stato è oggi rappresentata proprio dalla digita- lizzazione. Lo Stato è l’unica istituzione in grado di favorirne la diffusione e di gestirla, consentendo alla popolazione di procedere su questa strada. I processi digitali comporteranno però una rimodulazione della sfera pubbli- ca. Lo Stato ha così l’occasione di promuovere una maggiore equità sociale anche nell’accesso e nella fruizione delle nuove tecnologie della comunica- zione (Barbosa 2017, p. 92).