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L’ ISTITUTO SANTO SPIRITO DELLE SALESIANE DI DON BOSCO.

4.5. L’analisi del bilancio dell’Istituto Santo Spirito.

Nel presente paragrafo verrà affrontata l’analisi del bilancio dell’Istituto Santo Spirito. Si tratta, come già affermato in precedenza, di un bilancio redatto a fini fiscali, ma capace comunque di fornire delle adeguate informazioni in merito alla struttura patrimoniale dell’ente e in merito al suo funzionamento. In questa parte dell’elaborato si procederà innanzitutto alla descrizione delle voci di patrimonio più particolari e in seguito all’analisi della struttura patrimoniale e delle componenti economiche del risultato di esercizio.

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4.5.1. Analisi Patrimoniale.

Per procedere all’analisi della situazione patrimoniale del bilancio dell’Istituto Santo Spirito è stato necessario procedere alla riclassificazione dello stesso documento, secondo il metodo “finanziario” 157

che si realizza tenendo conto del tempo in cui gli impieghi tornano in forma liquida tramite i proventi generati dalla gestione e del tempo di estinzione delle fonti di finanziamento.

4.5.2. La riclassificazione degli impieghi.

Il criterio utilizzato per la riclassificazione degli impieghi è quello della “classificazione razionale basata sul tempo di ritorno degli impieghi in posizione di liquidità”158. Questa metodologia consiste nel riclassificare le voci del

patrimonio di un’azienda in base al loro tempo di ritorno in forma liquida, imputando all’attivo fisso patrimoniale quegli elementi che si trasformeranno in denaro in un periodo superiore all’anno solare, e imputando all’attivo circolante quelle poste patrimoniali che saranno monetizzate entro la chiusura dell’esercizio successivo, o che sono già disponibili in forma liquida. Più precisamente, le immobilizzazioni tecniche materiali sono i fattori produttivi pluriennali aventi consistenza fisica e possono suddividersi i tre serie: i fattori produttivi pluriennali funzionanti, i fattori produttivi pluriennali in corso di costruzione e i fattori produttivi pluriennali per i quali sono stati versati acconti a fornitori. Tutte le immobilizzazioni tecniche materiali devono essere iscritte con l’evidenziazione dei fondi ammortamento ad esse riferibili (ad esempio: attrezzature (-) fondo ammortamento attrezzature). Analoghe considerazioni possono essere fatte per le immobilizzazioni tecniche immateriali, che sono fattori produttivi intangibili che danno la loro utilità in più esercizi, quali, per esempio, il software, i brevetti e i marchi registrati, i costi pluriennali in genere, etc... Le immobilizzazioni finanziarie, a differenza delle precedenti, costituiscono impieghi di carattere finanziario che si monetizzeranno in un lasso di tempo superiore all’esercizio. In

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C. CARAMIELLO, F. DI LAZZARO, G. FIORI. “Indici di bilancio. Strumenti per l’analisi e la gestione aziendale” seconda ed., Giuffrè ed.; Milano, 2003, p. 25.

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un’impresa commerciale, sono da considerarsi immobilizzazioni finanziarie le partecipazioni strategiche detenute in altre società, ovvero le partecipazioni che non vengono acquistate per pura speculazione e che sono destinate a rimanere nell’attivo patrimoniale nel lungo periodo. Sono, inoltre, riconducibili alla fattispecie delle immobilizzazioni finanziarie, i crediti di finanziamento a medio- lungo termine, al netto dei relativi fondi di svalutazione (crediti esigibili oltre l’esercizio successivo), e i depositi cauzionali versati. Ultima categoria di valori da ricomprendere nell’attivo fisso è rappresentata dalle immobilizzazioni patrimoniali, ovvero quelle immobilizzazioni che non appartengono alla gestione caratteristica dell’azienda, ma che comunque fanno parte del patrimonio; si tratta di una categoria dell’attivo fisso molto utile per individuare il capitale investito caratteristico depurato da eventuali elementi dedicati a gestioni extra- caratteristiche. Possono essere ricompresi in quest’ultima categoria, ad esempio, terreni e fabbricati civili che l’azienda concede in locazione a terzi per ottenere ulteriori risorse finanziarie da investire nell’attività caratteristica.

L’attivo circolante, a differenza dell’attivo fisso, ricomprende gli impieghi di esercizio, la cui monetizzazione avviene nel breve periodo159

. Si è soliti suddividere l’attivo circolante in tre categorie: il magazzino, le liquidità differite e le liquidità immediate.

Iniziando l’analisi dal magazzino, possiamo affermare che questo possa essere suddiviso in due componenti: il magazzino materiale ed il magazzino immateriale (o dei servizi). Nel magazzino materiale vengono inserite le rimanenze finali di materie prime, semilavorati e prodotti finiti, nonché gli acconti a fornitori per l’acquisto di materie non ancora entrate in magazzino. Gli eventuali acconti da clienti per prodotti non ancora spediti o consegnati dovranno essere inseriti in questa classe, con segno negativo, a diminuirne il valore. Nel magazzino immateriale vengono collocati i risconti attivi, che rappresentano servizi non ancora sfruttati, ma pagati, dall’azienda.

Le liquidità differite comprendono tutti i crediti, operativi e finanziari, che hanno una scadenza inferiore all’anno. Le liquidità immediate sono composte

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dalle somme di denaro disponibili nell’azienda alla fine dell’esercizio.

4.5.3. La riclassificazione delle fonti.

Così come gli impieghi vengono riclassificati in base al criterio del “tempo di realizzo in forma liquida mediante i proventi scaturenti dalla gestione”, le fonti vengono riclassificate in base al “tempo di estinzione”160. Più precisamente le

fonti possono essere suddivise in: - Mezzi propri;

- Passività consolidate; - Passività correnti.

I mezzi propri si riferiscono al cosiddetto capitale di rischio, che si concretizza in quelle entità che l’imprenditore, in caso di impresa individuale, o i soci in caso di aziende in forma societaria, investono nella gestione aziendale e che potranno essere oggetto di rimborso esclusivamente in sede di liquidazione ordinaria, dopo aver soddisfatto le pretese di tutti gli altri creditori, oppure in caso di riduzione del capitale sociale deliberata dall’assemblea dei soci.

Il capitale di rischio è costituito dal capitale conferito e dal capitale autoprodotto: il capitale conferito è costituito dal capitale sociale e dalle varie riserve di capitale. Il capitale autoprodotto è rappresentato dalle riserve di utili e dai fondi rischi generici, che sono considerati alla stregua di riserve di utili. La distinzione tra passività consolidate e passività correnti si basa sulla data di scadenza delle passività stesse: quelle con scadenza superiore all’esercizio saranno riclassificate nel passivo consolidato; quelle con scadenza entro l’esercizio saranno riclassificate nel passivo corrente.

Di seguito viene esposto lo Sato Patrimoniale dell’Istituto Santo Spirito delle Salesiane di Don Bosco, inerente gli esercizi 2005 – 2006 e 2007 riclassificato secondo i criteri finanziari. Non si è potuto far riferimento al bilancio del 2008 in quanto ancora in sede di redazione.

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