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L’attività in ambiente extra scolastico

di Stefano Ancilli

2. L’attività in ambiente extra scolastico

Il progetto, svolto presso il Punto Luce Save the Children nel quartiere peri- ferico di Torre Maura a Roma, si inquadra in una collaborazione più ampia con Save the Children Italia che ha portato, nel 2016, alla firma di uno specifico pro- tocollo d’intesa volto alla gestione di spazi per ragazzi in ambito emergenziale.

5 Una delle finalità dell’Agenzia è specificata all’art. 1, comma 2, lettera c) della L.R.

2/2014: «incrementare il grado di resilienza, intesa come capacità dei soggetti che costitui-

scono il Sistema integrato regionale ai sensi dell’articolo 4, di sopportare un evento disa- stroso, limitandone le conseguenze, e di reagire ad esso ripristinando la situazione iniziale».

6 L’attività extra scolastica è stata svolta nel quartiere di Torre Maura mentre quella sco-

Durante il terremoto del centro Italia, che ha colpito profondamente la Regione Lazio e i comuni di Accumoli e Amatrice, Save the Children ha svolto un ruolo cruciale nel garantire uno spazio sicuro per i minori all’in- terno dei campi accoglienza di Amatrice e Grisciano7. Ma ancora più impor- tante è stata la garanzia di una continuità del ruolo di salvaguardia e tutela dei minori avvenuto dopo la chiusura del punto assistenza di _Grisciano e il

conseguente spostamento di educatori e operatori nella struttura di San Be- nedetto del Tronto, nella quale si era trasferita la maggior parte della popo- lazione di Accumoli (AA.VV., 2017).

I Punti Luce sono strutture costituite in tutta Italia che hanno l’obiettivo di offrire spazi extra scolastici a ragazzi di diverse fasce d’età e ai loro genitori. Il Punto Luce di Torre Maura, inaugurato nel 2015, ha ospitato fino ad oggi più di 2.300 persone, offrendo ogni tipo di attività: sostegno scolastico, attività laboratoriali, invito alla lettura, attività ludiche, corsi di lingue e molto altro. Tutti i giorni feriali, inoltre, la struttura ospita uno “spazio mamme”, a soste- gno della genitorialità, che si integra perfettamente con le altre attività nell’am- pia struttura formata da due complessi e da un grande spazio esterno.

L’iniziativa svolta dall’Agenzia di Protezione Civile è stata inquadrata nell’ambito della settimana della sicurezza a scuola ed è stata richiesta dai ragazzi frequentatori del centro, con l’obiettivo di conoscere i rischi del pro- prio territorio e per avere consigli su come affrontare situazioni emergenziali.

Si è trattato di un solo incontro, programmato nelle ore pomeridiane _dalle

17.00 alle 19.00, durante il quale alcuni ragazzi hanno presentato il Punto Luce e le principali attività formative in esso offerte. Durante il _pomeriggio

è stato chiesto di raccontare cosa è e cosa fa la protezione civile per la sicu- rezza delle persone, soprattutto cercando di collegare le informazioni alla realtà di periferia che i ragazzi vivono quotidianamente.

La platea era abbastanza eterogenea, con ragazzi di età compresa tra i 10 e i 16 anni, quindi spaziando dalla scuola primaria alla secondaria di _en-

trambi i gradi. In aggiunta erano presenti gli educatori del Punto Luce, una rappresentanza di una scuola basket in carrozzina e alcuni ospiti dello spazio mamme, per un totale di circa 35 persone. Altro aspetto positivo dell’incon- tro è stata la presenza di alcune insegnanti di scuole di quartiere, coinvolte dai ragazzi e motivate dalla possibilità di organizzare attività informative sulla protezione civile nei propri istituti scolastici.

La base dell’incontro è stata una presentazione dell’Agenzia e delle sue principali attività che ha dato spunto alle successive attività svolte. Il primo aspetto che è stato sottolineato è la differenza tra la sicurezza a scuola e il rischio legato a disastri. Essendo concetti molto simili, e strettamente

correlati anche al pericolo o al danno, uno dei modi più semplici per spie- garne la differenza è l’utilizzo del concetto di autoprotezione. In genere si portano come esempio le indicazioni che vengono date dal personale di bordo negli aerei di linea, tra le quali sentiamo sempre ripetere che in caso di depressurizzazione le mascherine usciranno dagli appositi scomparti; l’au- toprotezione si esplica nella frase successiva in cui viene detto che è neces- sario indossare la propria maschera prima di aiutare altri passeggeri.

La maggiore difficoltà è stata proprio quella di far cogliere la profonda dif- ferenza tra pericolo, rischio e danno, concetti che spesso, nell’immaginario co- mune, sono tra loro sinonimi di forme e gradi diversi di pericolosità che però richiedono modalità di intervento e di gestione completamente diverse8.

Una volta chiariti questi concetti basilari si è passati all’analisi dei _possi-

bili rischi nel territorio di riferimento e, anche in questo caso, la percezione degli ambiti di competenza della protezione civile ha riservato alcune sor- prese (Gaillard e Mercer, 2012). In questa breve sessione, quindi, si è cercato di spiegare la differenza tra la protezione civile e le forze dell’ordine o gli altri enti che gestiscono emergenze di altro tipo (Vigili del Fuoco, Polizia, Carabinieri), chiarendo il ruolo istituzionale dell’Agenzia e la profonda dif- ferenza con il Numero Unico per le Emergenze NUE1129.

Trovandoci in contesto urbano, i ragazzi hanno individuato come _princi-

pali emergenze quelle relative ad eventi climatici (neve, ondate di _calore,

pioggia) e quelle che hanno maggiore risonanza nei mezzi di comunicazione (terremoto e inondazioni). Non stupisce quindi che alcuni rischi, peraltro poco comuni nel territorio romano, non siano stati menzionati _(rischio idro-

geologico, rischio industriale, ecc.). Uno degli aspetti sui quali è stata posta l’attenzione è quello delle competenze di intervento, utilizzando come esem- pio la distinzione tra incendio urbano e incendio boschivo, nei quali la re- sponsabilità è chiaramente distinta dall’assetto legislativo e attribuita rispet- tivamente a Vigili del Fuoco e Regioni.

Durante la presentazione fatta, nella quale sono stati chiariti tutti i punti finora affrontati, numerose sono state le domande e il grado di coinvolgi- mento, sempre molto alto, ha avuto un picco nella seconda parte dell’incon- tro in cui è stata proposta un’attività pratica, assimilabile alle _attività labora-

toriali (Ancilli e Lo Re, 2010).

8 Le definizioni di pericolo, rischio e danno sono riportate nel D.Lgs 81/2008 – Testo

unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, e, in ambito protezione civile, vengono riadattate al contesto specifico e allo scenario emergenziale in atto, in caso di risposta ad un evento emer- genziale, o alla pianificazione, in caso di azioni legate alla prevenzione e alla preparazione.

9 Il Numero Unico per le Emergenze è stato creato nel Lazio solamente nel 2016, a _se-

guito delle indicazioni europee in merito. Al momento il numero è attivo solo nella _provincia di Roma ed è in programma di ampliarlo a tutta la Regione entro il 2019.

I partecipanti sono stati divisi in tre gruppi, inserendo pari numero di _ra-

gazzi, educatori e altri partecipanti e, ad ogni gruppo, è stata assegnata una possibile emergenza tra un evento meteorologico intenso, una forte _nevicata

e un’alluvione.

Ogni gruppo, in base alle informazioni ricevute e alle considerazioni che gli stessi partecipanti avevano fatto nel corso dell’ora precedente, doveva individuare almeno cinque azioni da mettere in campo ipotizzando che l’evento avvenisse in quel momento e che le condizioni dell’auditorium, de- gli spazi e della struttura fossero proprio quelle in cui il gruppo si trovava.

Il principale obiettivo dell’attività pratica è stato quello di verificare il livello di resilienza dei ragazzi, verificando se fossero in grado di adattarsi all’eventuale emergenza in corso, utilizzando le risorse a disposizione nel contesto dell’esercitazione e le informazioni ricevute nella giornata o in altri ambiti.

I gruppi si sono confrontati per circa 30 minuti e da subito si è notato che la discussione non era rivolta solamente all’individuazione delle cinque azioni richieste ma si spingeva ben oltre. Il livello di elaborazione delle in- formazioni e di collegamento con quanto affrontato in precedenza è stato decisamente alto, pertanto, si è deciso di lasciare più spazio del previsto al lavoro di gruppo visti gli effetti positivi che stava producendo10.

Ogni gruppo ha poi scelto un rappresentante che esponesse i risultati finali sull’emergenza assegnata e la scelta, in questo caso guidata, ha portato ad un ragazzo di 12 anni, una ragazza di 16 anni e una delle insegnanti presenti.

Le osservazioni dei gruppi sono state molto pertinenti e hanno generato ulteriori discussioni tra i partecipanti generando uno scambio proficuo e _ul-

teriori chiarimenti relativi a ruoli e competenze.