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L’attività in ambiente scolastico

di Stefano Ancilli

3. L’attività in ambiente scolastico

Al momento l’Agenzia non ha ancora strutturato e definito un _programma

base da poter svolgere negli istituti scolastici che ne facciano richiesta, ma le attività in questo ambito sono svolte in maniera autonoma dalle organizza- zioni di volontariato sparse sul territorio regionale oppure, a seguito di una formale richiesta, da parte del personale dell’Agenzia.

10 Il grado di elaborazione molto alto ha determinato a volte che non si arrivasse ad indi-

viduare un’azione in modo univoco per affrontare l’emergenza data. Ad esempio, in caso di abbondante nevicata, parte del gruppo sosteneva la necessità di rimanere nei piani bassi della struttura per ricevere eventuali aiuti più rapidamente, l’altra parte invece di recarsi nei piani alti perché l’ingresso sarebbe potuto rimanere bloccato dalla troppa neve. Scopo della giornata non è stato quello di trovare risposte esatte ma proprio di stimolare la riflessione.

Nel caso qui analizzato, la scuola secondaria di primo grado in questione ha fatto una richiesta specifica di incontro di una giornata, vista la vicinanza alla sede dell’Agenzia. Inizialmente il percorso ha previsto, infatti, una se- duta plenaria nell’auditorium scolastico, su due turni da circa 2 ore, ognuno con tre classi dell’ultimo anno.

L’attività è stata inserita, quindi, nell’ambito della programmazione sco- lastica (Isidori e Vaccarelli, 2013) ed è stato da subito evidente come il coin- volgimento in un’attività “imposta” fosse meno sentito rispetto al progetto svolto in ambito extra scolastico. I partecipanti totali sono stati 142, 62 fem- mine e 80 maschi. La percentuale di studenti stranieri11 (come nascita o ori- gine) si è attestata quasi al 13%, percentuale più alta rispetto alla presenza di stranieri nel quartiere ma leggermente inferiore alla media della città del 16,5% (Lacalamita, 2018). Riguardo alla classificazione per età, 125 studenti su 142 risultavano nati nel 2005, 14 nel 2006 mentre sono solo 3 gli studenti nati prima del 2005, tutti e tre di origine straniera.

L’impostazione della giornata è stata la stessa del Punto Luce, quindi in- centrata sulla differenza tra i concetti di pericolo, rischio e danno, sul con- cetto di autoprotezione e sulle competenze della protezione civile, _comparate

con altre strutture.

Dopo una parte di spiegazione è stato riproposto lo stesso esercizio di simulazione di un’emergenza, con le stesse modalità di individuazione di azioni da mettere in campo nel caso in cui l’emergenza stesse avvenendo in quel momento nel contesto scolastico.

In questo caso i mediatori all’interno del gruppo sono stati gli insegnanti stessi che dovevano fare da guida nella definizione delle strategie, con il sup- porto del personale dell’Agenzia presente. Anche in questo caso si è cercato di verificare il grado di resilienza dei ragazzi, cercando di far _comprendere

che le azioni da mettere in campo dovevano essere viste in un ambito a lungo termine e non solamente limitate al momento dell’emergenza.

Nonostante l’attività di gruppo sia stata condotta con poca partecipazione degli insegnanti e quindi, con maggiore difficoltà di controllo dei ragazzi e, di conseguenza con risultati meno condivisi e meno ragionati, è _comunque

emersa una certa utilità e un certo interesse in una parte dei _ragazzi presenti.

Alla fine della giornata è stata fatta richiesta di visitare gli uffici della prote- zione civile regionale e di poter svolgere ulteriori attività pratiche.

La visita è stata organizzata circa 2 mesi dopo ed è stata impostata _prin-

cipalmente come attività pratica e in parte all’aperto (Calandra, _Gonzales Aja

e Vaccarelli, 2016). Anche in questo caso, visto il numero alto di studenti,

11 Gli studenti nati al di fuori dell’Italia erano cinque, provenienti da Cambogia, _Molda-

sono state organizzate tre giornate diverse, ognuna con due classi. Dopo un breve passaggio in aula in cui sono stati richiamati alcuni principi basilari affrontati nel primo incontro, cercando il coinvolgimento attivo dei ragazzi, ogni classe è stata divisa in tre gruppi e accorpata con gli studenti dell’altra classe presente nella giornata, in modo da avere gruppi misti.

La novità rispetto al primo incontro è stata la presenza del personale del NUE112 che ha partecipato alla presentazione generale ed è stato coinvolto nelle successive attività. I tre gruppi così composti hanno svolto, a rotazione, tre diverse attività: una visita alla sala operativa del NUE112, una visita alle sale operative della Protezione Civile e un’attività pratica all’aperto svolta con il supporto di due associazioni di volontariato.

La visita alla sala del NUE112 è stata indirizzata a sottolineare le differenze di competenze che erano già state richiamate in precedenza. Dopo avere pre- sentato alcuni dati ufficiali relativi alla gestione delle chiamate, per rendere la visita meno simile ad una lezione frontale, sono stati raccontati alcuni casi par- ticolari avvenuti durante le richieste di soccorso. Un altro concetto introdotto e affrontato in questa occasione è stato quello di privacy e del trattamento dei dati sensibili, così come quello relativo all’individuazione del chiamante e della geolocalizzazione, al quale i ragazzi hanno fatto seguire diverse domande in tutte e tre le giornate in cui sono stati presenti nella struttura.

La seconda attività è stata invece la visita alle sale operative della prote- zione civile, dividendo il tempo a disposizione in parte nella sala operativa del centro funzionale regionale, in parte nella sala operativa della protezione civile, in cui vengono direttamente gestite le emergenze. Il personale _asse-

gnato al Centro Funzionale12, dopo una breve spiegazione sui compiti e sulle funzioni proprie, ha proposto un gioco interattivo nel quale i ragazzi dove- vano rispondere a 8 domande su “cosa fare in caso di”. Il gioco, impostato come gara di gruppo, è stato possibile accorpando i ragazzi in sottogruppi di 3 o 4 persone ed è servito per fissare alcuni concetti e soprattutto a sfatare alcuni falsi miti13. Nella sala operativa di protezione civile sono invece stati affrontati alcuni temi relativi alla gestione delle emergenze, cercando di fare esempi pratici e mostrando l’applicativo gestionale di sala, la collegata APP e gli strumenti cartografici a disposizione. Si è puntato molto a riprendere il

12 Il centro Funzionale Regionale è l’area dell’Agenzia che si occupa delle attività di pre-

visione e che emette allertamenti per rischi idraulici e idrogeologici. Non è dotato di un si- stema meteorologico proprio ma elabora, con appositi modelli, i dati meteo forniti dal Dipar- timento Nazionale della Protezione Civile.

13 Uno degli aspetti su cui l’Agenzia punta, nelle attività divulgative, è la veridicità delle

informazioni meteorologiche, spesso affrontate in modo catastrofico sui cosiddetti siti specia- lizzati. Parlare di “bomba d’acqua“ è scientificamente errato e porta ad eccessivi allarmismi tra la popolazione ma spesso è il messaggio che colpisce di più e rimane più impresso.

concetto di incendio e della distinzione tra incendio urbano e boschivo, mo- strando diverse foto dei mezzi per lo spegnimento14.

Infine, l’ultima tappa è stata organizzata chiamando due associazioni di vo- lontariato che hanno portato i loro tipici “strumenti“ di lavoro. Un’associa- zione, specializzata nell’antincendio boschivo, ha dimostrato l’utilizzo del mo- dulo per lo spegnimento incendi facendo provare ai ragazzi l’uso della lancia, mentre la seconda associazione, specializzata in ricerca e soccorso cinofilo ha fatto alcune dimostrazioni con i propri cani, simulando la ricerca di una per- sona e spiegando lo stretto legame che si crea tra cane e uomo in emergenza.

Al termine delle tre tappe i ragazzi sono stati riuniti in aula e molte sono state le considerazioni finali e le domande per chiarire qualche dubbio che non era stato affrontato durante il percorso visti i tempi abbastanza stretti.