0.2 I PUNTI DI RICAMO DEL HUIPIL: IL “CONTESTO DELLE ESPERIENZE”
0.4.3 L’Ecologia dei Saperi e le Epistemologie del Sud
Considerando la complessità dei diversi scenari che in questo vasto Territorio dell’Abya Yala, compongono il mosaico delle Autonomie e dei Movimenti, non posso fare altro che prendere in considerazione uno degli intellettuali contemporanei, considerato dal mondo accademico e dai movimenti sociali in America Latina come la persona più autorevole in materia: Boaventura di Sousa Santos, considerazione meritata per il suo lungo impegno etico verso quella parte del mondo da lui chiamata “Il Sud Global”. Impegno che ha nutrito attraverso le diverse proposte elaborate con i contributi e il confronto con tanti altri spazi politici, accademici, sociali , attraverso cui ha dato corpo alla sua proposta.
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Una proposta altamente innovativa che rappresenta una vera sfida nella costruzione delle nuove epistemologie, come alternativa al pensiero egemonico, coloniale e capitalista.
“Le Epistemologie del Sud sono il richiamo a nuovi processi di produzione, di valorizzazione delle conoscenze valide, scientifici e non scientifici, e di nuove relazioni fra differenti tipi di conoscenza, a partire delle pratiche delle classi e i gruppi sociali che hanno sofferto in maniera sistematica, distruzione, oppressione e discriminazione causate dal capitalismo, il colonialismo e tutte le naturalizzazione della disuguaglianza nelle quali si sono dispiegati”.
“In questo senso, sono un insieme di epistemologie, non una sola, che parta da questa premessa e de un Sud che non è geografico, ma metaforico: il Sud antimperialista. È la metafora della sofferenza sistematica prodotta dal capitalismo e il colonialismo, così come de altre forme che si sono poggiate in essi, ad esempio, il patriarcato. È anche il Sud che esiste nel Nord, quello che prima chiamavamo il terzo mondo interiore o quarto mondo: i gruppi oppressi, marginati di Europa e Nordamerica. Esiste anche un Nord globale nel Sud; sono le elite locali che si beneficiano del capitalismo globale. Per questo stiamo parlando di un Sud antimperialista. È importante che possiamo osservare la prospettiva delle Epistemologie del Sud come punto di partenza.”
Dal momento della conquista e dall’inizio del colonialismo moderno, c’è una forma di ingiustizia che fonda e contamina tutte le altre forme d’ingiustizia che abbiamo riconosciuto nella modernità, siano ingiustizia socioeconomiche, sessuale o razziale, storica, generazionale, ecc., si tratta dell’ingiustizia cognitiva.”
“Non c’è peggiore ingiustizia che essa, perché è l’ingiustizia fra conoscenze. È l’idea che esiste soltanto una conoscenza valida, prodotta come perfetta conoscenza in gran misura nel Nord globale, che chiamiamo la scienza modera. Non è che la scienza modera sia in principio sbagliata. Quello che è sbagliato, o criticato per le Epistemologie del Sur, è questa pretesa di esclusività del rigore. Dal mio punto di vista questo contesto ha la sua base in un problema epistemologico, di conoscenza, ed è per questo che è necessario cominciare dalle Epistemologie del Sud. Questo è il punto di partenza”125. “Le Epistemologie del Sud sono lo strumento che
noi consideriamo più efficace contro la guerra, perchè se non ampliamo la conversazione con l’umanità, l’alternativa è la guerra. Solo, a partire di questa pluralità di storie, nasce la possibilità dell’Utopia”126
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De Sousa Santos Boaventura, Introducciòn: Las epistemologìas del Sur. [email protected]
www.boaventuradesousasantos.pt/.../ la traduzione è responsabilità di chi scrive.
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Un’ altra delle importanti considerazioni elaborate da Boaventura De Sousa Santos, riguarda l’Ecologia dei Saperi.
“L’apprendimento di determinati saperi può implicare il dimenticare altri, e infine, l’ignoranza di questi. In altre parole, in un’Ecologia dei Saperi, l’ignoranza non è necessariamente uno stadio iniziale o punto di partenza. Potrà essere il risultato del dimenticare o del des- imparare impliciti in un processo di apprendimento reciproco, attraverso del quale si conseguono le interdipendenze.
Così che in ogni passo dell’Ecologia dei Saperi, è crociale interrogarsi se quello che stiamo per imparare è valido o se dovrà essere dimenticato o des – imparato. L’ignoranza è solo una forma di qualificazione quando quello che si offre per essere imparato è più valido di quello che dovrà essere dimenticato. L’utopia del interconoscimento consiste in apprendere nuovi ed strani saperi, senza che sia necessario omettere i precedenti e propri. Questa è l’idea di prudenza che soggiace all’Ecologia dei Saperi.”
“L’Ecologia dei Saperi parte dal presupposto che tutte le pratiche relazionali fra gli esseri umani e anche fra gli esseri umani e la natura, implicano più di una forma del sapere, per cui, anche di ignoranza”127
“..(..) come la conoscenza scientifica no è distribuita di una forma socialmente equitativa, i suoi interventi nel mondo reale tendono ad essere quelli che servono ai gruppi sociali che hanno accesso a questa conoscenza. In ultima istanza, l’ingiustizia sociale poggia nella giustizia cognitiva. Nonostante, la lotta per l’ingiustizia cognitiva non avrà successo se basata soltanto nell’idea di una distribuzione più equitativa della conoscenza scientifica.128
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Infine, un ultima considerazione necessaria per approfondire, il ruolo di quello che lui ha definito come “la sociologia delle assenze “ e le “Sociologia delle emergenze129”.
“Mentre la sociologia delle assenze espande il campo delle esperienze sociali disponibili, la sociologia delle emergenze espande il campo delle esperienze possibili.”130
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De Sousa Santos, Boaventura, Una epistemologia del Sur: la reinvenciòn del conocimiento y la emancipaciòn social, Siglo XXI. Mèxico, CLACSO, 2009, p. 114. La traduzione è responsabilità di chi scrive.
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129 In questo caso il termine viene usato come possibilità (NdT) 130
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…(…) I campi sociali più importanti dove la molteplicità e la diversità si rivelano con maggiore probabilità sono i seguenti: . Esperienze di conoscenza: si tratta di conflitti e dialoghi possibile fra diverse forme di conoscenza”… (..) “ Esperienze di sviluppo, lavoro e produzione, riguarda dialoghi e conflitti possibili fra diverse forme di produzione” .- (..)131
Davanti a questo “sconfinamento” il mio “ritorno entro” si fa difficile, ma ho osato. Ci ho provato, e il frutto di tutto quanto appreso scorre lungo queste pagine.
“Certo, chi osa e pratica lo sconfinamento rischia di non sentirsi mai, completamente, “a casa” quando è dentro i propri confini, sia perché e costantemente in procinto di andarsene, sia perché non coincide più con la Weltanschauung dominante.” (..)132
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