K’an bail K’anel
1.4 KAJKRASA RUYINA: POPOLO U’WA IN COLOMBIA
1.4.1 Cosmovisione e Insegnamenti degli U’wa
1.4.1.4 Il Territorio e il Corpo
Quando ho avuto occasione di essere presente nei primi “pensatorios” in territorio U’wa, verso l’anno 2000, non capivo bene le metafore con cui parlavano delle malattie sociali della comunità facendo riferimento agli organi del Territorio, anche essi malati, spiegavano, per mancanza dei lunghi digiuni con cui si preparano alle grandi cerimonie di ringraziamento nel Popolo U’wa, indicate nel primo capitolo.
Sei anni dopo, nel 2006, in seguito a giornate di assemblee comunitarie e momenti rituali condivisi, erano quasi le tre di notte, quando vedo con grande sorpresa che Rubico, il Maestro spirituale “Werjayà”, della “Casa del Sapere”284
di Fatima, prende da sotto il materasso di un umile letto due grandi pezzi di carta stropicciati. Sdraiato nella sua amaca, dove impartisce le sue “lezione” visto che ha dei limiti motori nelle sue gambe, ha parlato in lingua u’wa e mi ha fatto vedere i due disegni, fra cui uno di un corpo umano dove ad ogni organo umano corrispondeva un organo del loro Territorio ancestrale. Sono rimasta meravigliata e ho chiesto a Josè, insegnante della scuola, se poteva chiedere permesso di fotografarlo – considerando che non parlo la lingua U’wa-. Rubico ha risposto con una lunga spiegazione che sembrava un cantico di “ninna nanna”, di cui io naturalmente non capivo nulla. Dopo un momento di silenzio, tutto quanto mi è stato tradotto da Josè era che non era ancora il momento, che mi sarebbe stato permesso di fotografarlo più avanti.
Sono dovuta arrivare a maggio 2012 dopo un lungo cammino di apprendimento , ma soprattutto diopo avere imparato a sentire, quello che secondo loro dovevo riuscire a sentire per avere a mia disposizione non soltanto il disegno a lungo desiderato, ma soprattutto gli insegnamenti che attraverso quella “mappa” venivano trasmessi. In questa occasione mi è stato concesso di fotografare anche il disegno che sei anni prima non mi avevano neanche fatto vedere.
282
Ndt
283
Osborn, op. cit.
284 Come esplicitato nel primo capitolo, uno spazio pedagogico del popolo U’wa dove avviene la trasmissione della
122
Manifestazione del Territorio nella Cosmovisione U’wa. TerritorioU’wa – giugno 2012
Sull’importante intreccio Territorio/Corpo, e Salute/malattie, troviamo importanti riferimenti anche nello studio della Osborn.
“ I cammini e i sentieri dell’universo sono le vie su cui transitano le divinità nelle loro diverse manifestazioni. I cammini di sopra, compresa la parte inferiore del mondo di sopra, sono le rotte degli esseri Solari e le altre stelle del mondo U’wa. I cammini di sotto, compresi quelli della parte inferiore del mondo del mezzo, sono le rotte acquatiche o fiumi. Questi diversi tipi di cammini fanno si chè Stelle e Acqua convergano nei “atoba” o “lagunas” (grandi laghi)285
Nell’intersezione dei cammini e nei luoghi dove penetrano le sfere (i Mondi) ci sono delle porte o “kerata”. In questi “cammini” e attraverso quelle porte passano poteri benefici e malefici che appartengono ai diversi mondi. All’aprirsi delle porte, la materia scappa verso il mondo del Mezzo. È per questi cammini che, con l’aiuto degli allucinogeni il “Bita Wedhaiya U’wa”286
viaggiano per trovare la materia che sta causando malessere , ritornandola, aprendo o chiudendo le porte.”287
La connessione TeritorioCorpoTerritorio è una manifestazione molto pregnante del ConoSCentire U’wa, è una connessione che è presente durante le attività de vita quotidiana, ma
285
NdT
286 I saggi spirituali ( sciamani) NdT 287
123
innanzitutto attraverso le celebrazioni rituali con cui guariscono ed equilibrano sia gli esseri umani che il proprio Territorio.
TerritorioCorpo – Disegno U’wa – Giugno 2012
“Il mondo è visto come un Corpo: la testa sta nelle terre alte, la bocca è una caverna che conduce ai labirinti, la colonna vertebrale sono le catene montuose che scendono dalle terre alte verso le pianure e il bosco corrisponde ai peli pubici delle deità del mondo di sotto”.288
288
124
La Copulazione e la Semina nella Spiritualità U’wa
Foto di Ann Osborn
“Nella mitologia cantata, una pezza di cotone copre e protegge il cesto dove simbolicamente si custodiscono gli elementi per la fase di trasformazione. Nel rituale che accompagna i miti cantati, la pezza non solo viene usata per simboleggiare gli atti delle divinità, ma perché rappresenta protezione per la germinazione e la procreazione. Nella vita reale, la quarta fase del rito, è un atto collettivo realizzato da uomini e donne. L’atto della semina è analogo alla copulazione. Questo momento è importante perché è un momento propizio per il “kwika” (incantesimo), molti semi possono non germogliare, o alcuni bambini possono nascere con delle malformazioni. Quindi, sotto la pezza di cotone, metaforicamente parlando, avvengono i processi di trasformazione radicale: la semina e la copulazione.289”
“Tagliare i capelli come offerta . Un altro rito che viene realizzato alla fine delle cerimonie del “soplo” (rito di guarigione) dei miti cantati, consiste nello strappare ciocche di capelli al cerimoniere principale, “padre” o “principale” della cerimonia. Questo è fatto dal “Bita Wedhaiya” che ha realizzato la cerimonia del “soplo”. Le ciocche si seminano nella terra insieme ad un germoglio di zenzero e un sorso di chicha (bibita di mais), miscuglio che
289
125
rappresenta una combinazione di “kanoba” (saliva) maschile e femminile. Nel rito di passaggio giovanile del primo menarca si usa un rito simile, ma lì sono i capelli della giovane iniziata a essere tagliati.
Per gli U’wa, come per altre culture, i capelli sono simbolo di salute, lunga vita e sessualità. Gli U’wa portano i capelli molto corti prima di tutte le celebrazioni principali e delle cerimonie di “soplo” realizzate per guarire malattie, in modo che la crescita sia più forte e salutare dopo di esse. D’altra parte, si cerca di fare in modo che i capelli non vengano contaminati dalla “mortalità” o malattie espulse durante la cerimonia. Anche i partecipanti si strappano dei ciuffi alla fine della cerimonia. In entrambi i casi, l’obiettivo è quello della ricrescita salutare .
Il fatto di seminare i ciuffi strappati durante una cerimonia sotto il germoglio di zenzero, ha particolare importanza perché si tratta di una pianta medicinale, la cui linfa è l’equivalente del sangue dei mammiferi. Si pensa che questa linfa abbia doni di longevità ed è l’equivalente del “kanoba” (saliva). Al combinare Kanoba e capelli sotto la pianta, essa si nutrirà, restituendo alle persone forza, simbolizzata nella ricrescita dei capelli.”290
Questo collegamento del Territorio/Corpo/Semina, lo ritroviamo anche nelle pagine di Teresa291, nelle sue riflessioni sull’importanza del Mais per il Popolo tseltal. Il tutto intrecciato con quelle dimensioni di salute e malattia che non riguardano soltanto il Corpo ma anche lo Spirito in Relazione con lo Spazio che abita. Un approccio molto interessante che negli scenari educativi deve fare riflettere sulle malattie “sociali” che abbondano nelle nostre società .
“Awal ixim o ts’unel ixim”; queste due espressioni fanno riferimento alla semina, ma hanno due significati. “Awal”, da una parte l’atto della semina, ma anche il seme. Mentre “ ts’unel” è più complesso, fa riferimento anche alla dimensione del sacro. In primo luogo si riferisce all’atto sacro di presentazione davanti alle Divinità, nel momento della nascita o quando una persona è malata, per la sua guarigione.”
“Fra i Tseltal; quando una persona si ammala con frequenza, vuol dire che il suo “ch’ulel” (spirito) non è forte. Questo può avvenire, perché hanno rubato il suo “Ch’ulel” o perchè nella casa dove vive non è accettato. In questi casi, per guarire, il malato deve cercare uno specialista o “ts’unujel” . La cerimonia di guarigione si conosce con il nome di “ts’unel” che vuol dire “seminare”. Questa semina è l’atto rituale simbolico di seminare la vita o la salute
290
Ibidem.
291 Gòmez Sànchez Teresa. “Significato del Mais nella cultura Tseltal. Comunità di Ch’ajkoma, municipio di Tenejapa.
126
del malato, attraverso offerte e petizioni che si fanno alla Madre Terra per far sì ché possa avere un “tulan ch’ulel (spirito forte )”292