CAPITOLO SECONDO
LA GRANDE “ MOCHILA” DELLA SAGGEZZA ANCESTRALE
2.2 LA SCUOLA NELLA VITA
2.2.1 La Scuola Nella Vita e la Metodologia della Chakana
Riprendo di nuovo i preziosi insegnamenti di Leonel Cerruto, già presentati nei capitoli precedenti, per spiegare come attraverso la “metodologia della Chakana” si organizza e pianifica l’educazione Comunitaria, ovvero le dimensioni attraverso le quali la “Scuola nella Vita” si concretizza, in questa’Aula Magna che è il Territorio.
“La Chakana è il simbolo della cosmovisione Andina. Ci fa vedere quattro dimensioni vitali: Munay, Yachay, Ruway, Atiy. La Chakana è uno strumento metodologico importante nell’
organizzazione e pianificazione educativa comunitaria grazie alla possibilità di disegnare contenuti curriculari pluridimensionali. I contenuti sono costituiti da quattro assi: vitali,
trasversali, differenziali e locali, che a loro volta interagiscono con le quattro dimensioni della Chakana, generando quella struttura che connette con il centro e che conduce alla costruzione
del “Sumak Kawsay”. L’inter-relazione delle quattro dimensioni della Chakana con i quatto assi sopra individuati sono l’essenza di questa pedagogia.”371
Una Scuola che, considerata in chiave “chakanistica”, ho voluto mettere in relazione con quei principi che Jacques Delors ha considerato nel 1996 come i “quattro pilastri” dell’educazione del secolo XXI: “imparare a conoscere, imparare a fare, imparare a vivere insieme, imparare ad essere”372.
Questo confronto ha per obiettivo, da una parte, il riuscire a cogliere le somiglianze con questa proposta, nel senso che questi “quattro pilastri” potrebbero essere paragonabili a quelli che vengono considerati nella “Scuola Nella Vita”; dall’altra parte, individuare le differenze che possono esistere.
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Ivi, p. 34
371
Cerruto A., Leonel (2009) La experiencia de la Universidad Indígena Intercultural Kawsay (UNIK). En Daniel Mato (coord.), Instituciones Interculturales de Educación Superior en América Latina, op, cit, pp. 123-154.
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Vediamo quindi questo esempio comparativo, con cui cerco di spiegare la forma di organizzazione e trasmissione della conoscenza in questo processo.
Munay (affetto, energia, spirito).
orientata alle scienze della cosmovisione nelle sue dimensioni di energia, spiritualità, idioma proprio , identità e cultura. Questa dimensione ci dà le basi dei
principi e valori sui quali agire nelle altre dimensioni.
Imparare ad essere: l’educazione deve contribuire allo
sviluppo di ogni persona: corpo, mente, intelligenza, sensibilità, senso estetico, responsabilità individuale, spiritualità. Tutti gli esseri umani devono essere in
condizione, di sviluppare un pensiero critico, che permetta di sapere agire con autonomia e capacità di giudizio, in ogni circostanza della vita.
Yachay (saggezza, estetica, scienza, arte) orientata alle arti e alle scienze originarie, la saggezza ancestrale, le metodologie
comunitarie, la ricerca e le
tecnologie. In questa dimensione si cerca l’innovazione permanente, in armonia con i principi e valori della Pacha”.
Imparare a conoscere: Questo tipo d’apprendimento implica
non tanto l’acquisizione d’informazioni, quanto il venire in possesso degli strumenti stessi della conoscenza che può essere considerata sia un mezzo che un fine della vita umana. In quanto mezzo consiste per ogni persona nell’imparare ad imparare, nel imparare a comprendere il mondo che gli sta intorno in maniera sufficiente per vivere con dignità. Per sviluppare le sue capacità professionali e comunicare con gli altri. Come fine, giustifica la gioia di comprendere, di conoscere e di scoprire.
Ruway (lavoro, azione, produzione)
orientata alle scienze della produzione e riproduzione
comunitaria, il lavoro, l’economia comunitaria, lo scambio,
l’autosufficienza del “Ayllu” per il buon vivere.
Imparare a fare: imparare a conoscere e imparare a fare
sono inscindibili,ma in questo caso il “fare” è strettamente vincolato alla questione di formazione professionale. Come insegnare a mettere in pratica le conoscenze, e allo stesso tempo come adeguare l’insegnamento del futuro al mercato del lavoro la cui evoluzione no è totalmente prevedibile.
Atiy (organizzazione, autorità, capacità, governo dell’ Ayllu)
orientata alla scienze
dell’organizzazione e la gestione territoriale comunitaria e le sue normative, l’amministrazione comunitaria e l’autogoverno, per il Buon Vivere.
Imparare a vivere insieme: (la scoperta dell’altro):
Sarebbe adeguato che l’educazione potesse fornire due orientamenti complementari: Nel primo livello, la scoperta graduale dell’altro. Nel secondo, e durante tutta la vita, la partecipazione a progetti comuni. Quindi, l’educazione ha una doppia missione: insegnare la diversità della specie umana e contribuire ad una presa di coscienza delle somiglianze e l’interdipendenza fra tutti gli esseri umani.
Munay Essere Yachay Conoscere Atiy Vivere Insieme Ruway Fare Buen Vivir
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Fin qui ho trovato alcuni collegamenti, ma c’è una connessione mancante, ed è proprio lì dove la “struttura che connette” viene spezzata.
Mettere in relazione queste due forme di “organizzare” l’educazione: da una parte “La Scuola nella Vita”, dall’altra le fondamenta dei “quattro pilastri” enunciati da Delors, permette di mettere in evidenza come in quest’ultima manchi quel “centro connettore”; nonché l’enfasi
sullo “sviluppo personale”, così come l’interesse sul “come adeguare l’insegnamento del
futuro al mercato del lavoro”
D’altra parte ci permette di evidenziare come la “Scuola nella Vita” abbia un impianto
teoretico basato sui principi di “reciprocità e complementarità”, degli “spazi pedagogici”
che si manifestano nella dimensione “Spazio-Tempo-Territorio”, dove i “contenuti” vengono elaborati e capiti in chiave “Comunitaria”.
Quindi, l’obiettivo prefissato in questo capitolo: rendere esplicita una pedagogia del “Buen Vivir” attraverso la “Scuola nella Vita”, risiede proprio lì, nel tentativo di ricucire quella struttura che è stata spezzata, trovando quella “struttura” dove le quattro dimensioni della Pacha (Spazio,Tempo,Contesto/situazione, Esseri Viventi) si possano interconnettere con i quattro principi vitali sopra accennati: Munay, Yachay, Ruway, Atiy.
Quella “struttura che connette”, sia nella cosmovisione Andina che in quella Maya, è
rappresentata da quel “centro” ciclico, circolare, complementare e “pariverso”373 nel quale
si incontrano le energie cosmiche e telluriche nelle sue due manifestazioni: “negative” e “positive”.
Immagine d Javier Lajo374
“La Chakana fa anche riferimento alle quattro dimensioni della Pacha (Terra): spazio, tempo, situazione/contesto, esseri viventi. Tutti connessi da una quinta dimensione , che è il Centro connettore della complementarità, attraverso il quale si concretizza il “Sumak Kawsay” 375
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Nella cultura Andina, tutto l’esistente ha imprescindibilmente il suo “PARI”. L’origine non è l’unità, ma la “Parità”, come ampiamente spiegato nel primo capitolo di questo elaborato
374 Lajo Lazo Jaiver, Màs allà de la civilizaciòn, op. Cit. 375
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Una Metodologia “naturale” della pedagogia “Comunitaria”, come la definisce anche Huanacuni.
“Una metodologia che non punta soltanto alla “ragione”, ma che considera anche quell’Altro mondo, il mondo non logico, per coinvolgerci e sensibilizzarci, per riuscire a passare dall’individualismo al Comunitario. Questo significa tornare a percepire la vita principalmente attraverso l’affetto, ma non soltanto affetto verso gli esseri umani, ma a tutto questo “multiverso” che ci sta intorno, in una relazione che non va da soggetto ad oggetto, ma da soggetto a soggetto, perché anche gli Animali, le Piante, le Montagne, il Fiume, la Pietra, la Casa, hanno un’energia, per cui hanno Vita e come tale formano parte dell’equilibrio della Comunità. …(…)..
“Una “metodologia naturale”della pedagogia Comunitaria: a Noi Popoli Originari, la metodologia ce la dà la Natura. L’aspetto oggettivo non ha valore, perché l’oggettività permette soltanto un’approssimazione ma non un’interazione con l’insieme. Assumere che ci sono eventi o parti che sono “fuori di”, è affermare una forma di evasione della relazione con il tutto. Con questa metodologia è possibile generare, attraverso l’educazione, esseri armonici, non soltanto risorse come “forza lavoro”. Dobbiamo educare per il rispetto verso tutto quello che ci sta intorno, ridare la sensibilità oltre la ragione, per avere quello che soltanto è possibile attraverso la pratica comunitaria”376
Una Scuola che in dialogo con il pensiero Occidentale potrebbe contribuire attraverso quell’insieme che ho voluto chiamare “ConoSCentire”, ampiamente esplicitato nelle pagine precedenti, a trovare punti d’incontro dove “il sentire della natura” così manifesto nella cosmovisione dei popoli, possa essere compresso anche dentro a quell’insegnamento che Morin ha chiamato: “ la condizione umana.”
“L’umano dell’umano /Unidualità. L’umano è un essere nel contempo pienamente biologico e pienamente culturale, che porta in sé questa unidualità originaria. …(..)
“L’anello cervello ↔ mente ↔ cultura. L’uomo si realizza come essere pienamente umano solo attraverso la cultura e nella cultura …(…) La mente umana è un’emergenza che nasce e si afferma nella relazione cervello-cultura. Una volta emersa, la mente interviene nel funzionamento cerebrale e retroagisce su di esso. ..(…)
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“ L’anello ragione ↔affetto ↔ pulsione. Nello stesso tempo, troviamo una triade bioantropologica oltre a quella cervello ↔ mente ↔ cultura: questa triade è definita dalla concezione del cervello triunico di Mac Lean.Il cervello umano integra in sé: a) il ‘paleoencefalo’, eredità del cervello dei rettili, fonte dell’aggressività, della fregola, delle pulsione primarie; b) il mesencefalo, eredità del cervello degli antichi mammiferi, nei quali l’ippocampo sembra legare lo sviluppo dell’affettività a quello della memoria a lungo termine, c) la corteccia che, già molto sviluppata nei mammiferi fino ad avvolgere tutte le strutture dell’encefalo e formare i due emisferi cerebrali, si ipertrofizza negli esseri umani un una neocorteccia che è la sede delle capacità analitiche, logiche, strategiche che la cultura consente di attuare pienamente. Così ci appare un’altra faccia della complessità umana, che integra l’animalità ( mammiferi e rettili) nell’umanità e l’umanità nell’animalità. Le relazione fra le tre istanze sono non solo complementari ma anche antagoniste, e comportano i ben noti conflitti tra pulsione, cuore e ragione; correlativamente, la relazione triunica non obbedisce a una gerarchia ragione ↔ affettività ↔ pulsione; vi è una relazione instabile, permutante, rotativa tra queste tre istanze …. (..)
“L’anello individuo ↔ società ↔ specie. Gli individui sono i prodotti del processo riproduttivo della specie umana, ma questo processo deve a sua volta essere prodotto da due individui. Le interazioni fra individui producono la società, e questa, sede dell’emergenza della cultura, retroagisce sugli individui. …(…) La complessità umana non potrebbe essere compresa se dissociata da questi elementi che la costituiscono: ‘ogni sviluppo veramente umano significa sviluppo congiunto delle autonomie individuali, delle partecipazioni comunitarie e del sentimento di appartenenza alla specie umana”.377