• Non ci sono risultati.

K’an bail K’anel

1.3 IL SUMAK KAWSAY E IL SUMAK KAMAÑA: POPOLI QUECHUA E AYMARA NELLO STATO PLURINAZIONALE DELLA BOLIVIA

1.3.2 I Capisaldi della Sapienza Andina e il Buen Vivir

1.3.2.2 La Scuola del Pensiero Andino e la Geografia Sacra

Nel tentativo di allargare il più possibile lo sguardo sulla complessità del Mondo Andino, e considerando le costanti controversie fra i diversi studiosi Andini e non, riporto di seguito gli studi di Javier Lajo Lazo247 appartenente al Popolo Puqina del Perù, in modo da rendere una cornice variegata dalle diverse prospettive in cui la “Filosofia Andina” di Estermann viene presentata da un intellettuale Originario quanto lo è Lajo. C’è da sottolineare che la lingua del Popolo Puqina, è considerata dagli studiosi la “Madre” lingua, antenata, delle altre lingue

246

Ibidem.

247 Javier Lajo Lazo, è un’intellettuale amerindio ( economista e dottore i filosofia), “comunero” della Comunità d Pocsi, del

Popolo Puqina, nella Regione di Arequipa ( Perù-Tawantinsuyu).

Nayra Pacha Jicha Pacha Jutir Pacha Sinti Pacha Wiñay Pacha

106

Andine come il Quechua, l’Aymara, e il “Kallawaya”, come lo stesso Lajo ci tiene a chiarire248.

Di seguito i diversi aspetti riportati da Lajo, attraverso la “ QHAPAQ KUNA o LA SCUOLA ANDINA”, le cui ampie spiegazioni presenta nel suo libro.249

“Mio padre mi ha spiegato, o meglio mi ha fatto vedere – per essere più espliciti – che il Cosmo (non dico “universo” perchè sarebbe un condizionamento all’unità “creatrice”) è chiaro e cristallino come l’acqua in una sorgente originaria, traslucido e trasparente, dove si può osservare tutto quello che costituisce quella trasparenza ….(..) Se vogliamo capire come funziona tutto, specialmente il Tempo, allora dobbiamo osservare quello che succede quando si butta una pietra nelle acque cristalline dell’esistenza. Così funziona tutto, mi ha detto, svelandomi il segreto del culto andino all’acqua.”

Legge generale del movimento e del Tempo250

“Il bambino che ero in quel tempo è rimasto meravigliato dalle onde e dai cerchi concentrici perfetti, che come magici mandala si disegnavano sull’acqua. Questo è stato il poderoso segnale o simbolo di una saggezza globale. Attraverso questo simbolo dinamico e naturale che esprime la “Legge generale del movimento e del Tempo”, sono riuscito ad apprendere molto di più che in tutto il tempo che ho frequentano la scuola e l’università”251

248

Il Popolo Puqina usava la lingua del Capac Simi, conosciuto anche come il Popolo dei Sacerdoti “kallahuayos”, o “portatori del potere dell’Inka.

249

Lajo, L. Javier, Qhapaq Ñan. La Ruta Inka de la Sabiduría, Amaro Runa –CENES, Lima 2005.

250 Lajo, J.

, Qhapaq Ñan, op, cit.

251

Lajo Lazo Javier. Mas allà de la civilizaciòn. Reflexiones sobre la Filosofia Occidental y la Sabidurìa Indigena. Versione on line . www.qhapaqkuna.org. Tutta la traduzione è responsabilità di chi scrive.

107

Las tres Pachas: ( le tre dimensioni della Pacha – Terra)

Lajo, prosegue con le sue spiegazioni in merito ai modi in cui le dimensioni spazio/tempo vengono capite e vissute nel mondo Andino.

“La magia di quella lezione è indelebile e ogni giorno mi insegna di più. Possiamo interpretare questo simbolo dinamico anche in questo modo: I molteplici cerchi possono semplificarsi in tre:

- “Il Hanan Pacha, che è il cerchio o sfera esteriore, esprime il mondo potenziale o “di

fuori” che sempre “va esistendo” o “può essere”. Noi usiamo il linguaggio in forma potenziale, cioè sempre, “noi stiamo andando” o “stiamo venendo”, in questo senso “l’essere” esprime un “essere esistendo”, nella nostra cultura non esiste un “essere” statico, non può esistere un qualcosa senza movimento e senza tempo. E il Tempo fluisce da dentro verso fuori, ma ritorna secondo cicli permanenti. In termini semplici, il Hanan Pacha, è il tempo futuro, è la sfera attraverso la quale “andiamo trascorrendo”, ma che esiste già, o meglio “sta esistendo”, il mondo che “ sta fuori” del qui e dell’ ora”.

- Il circolo interiore o Uku Pacha, rappresenta il “dentro” come ciò che “fluisce dall’interno del tempo e dallo spazio”, in termini semplici, significa quel mondo che “non si può vedere”, quel mondo soggiacente che i sacerdoti cristiani l’hanno identificato con “l’inferno”.

- “Kay Pacha” o il mondo del qui e ora, in realtà è un “punku” o “chakana”, porta e ponte

come transito percepibile fra le altre due sfere, è quello che “occupa o percepisce” la nostra coscienza. Il “Kay Pacha” “ricorda” con la nostra coscienza il “Uku Pacha” da dove proviene, ma può “vedere” anche il “Hanan Pacha” o sfera esteriore dove sta andando”.

Uku Pacha Kay Pacha: Captado por

nuestra consciencia

Hanan Pacha

Tiempo oscilatorio, fluye del epicentro pero regresa a él en ciclos permanentes

108

Lajo approfondisce le complessità delle dimensioni Spazio/tempo attraverso i concetti di “dentro” e “fuori” che sono una costante nella la maniera di concettualizzare il tempo o “Wiñay”, vocabolo Puquina252

che significa “eternità”, e la forma in cui questo intreccio si relaziona con le fonti di squilibrio del Cosmo e in conseguenza con la malattia.

“Il Tempo nella nostra cultura è rappresentato dai serpenti sacri “Yacumama” e “Sachamama”, “Amarus” o “Chocoras”253

, che sono due serpenti intrecciati, uno con la testa impiantata nell’ “Uku Pacha” (passato) a una grande sfera massima o “Hanan Pacha” (futuro) e che ha l’ombelico o “stomaco” nella sfera che rappresenta quello che percepisce la nostra coscienza o “Kay Pacha”, coscienza che eventualmente può anche allargarsi o stringersi; ricordandoci che non dobbiamo “allontanare lo stomaco” del qui e dell’ora, perchè questo errore è la principale fonte di squilibrio e in conseguenza di malattia. Quindi, il Tempo nella cultura Andina ha un “dentro” e un “fuori”, che oscillano ogni volta con maggiore forza, come la “Chocora” che fa dei giri in spirale, ampliando la sua dimensione254

Il Tempo/Spazio nella Cultura Andina ( dentro e fuori)

Lajo continua nella sua analisi applicando questo sistema di conoscenza sul piano dove abita l’essere umano, mostrando come quello che nello spazio è tridimensionale e vistro attraverso tre sfere concentriche, nel piano si vede come tre cerchi tangenti. In questa prospettiva, spiega Lajo, gli “Amaru Runa” sono gli umani che riescono a coltivare la perfezione nelle tre dimensioni della Pacha e transitano liberamente fra di esse usando il “Qhapaq Ñan”, sono gli “hamawtas”, i saggi della scuola andina o “Qhapaq Cuna”.

252

P. Federico Aguiló, S.I. El Idioma del Pueblo Puquina. Edit. Colección Amauta Runacunapac, 2000. Quito

253 .Cit. P. 51. Cuyo significado dice; Chocora: Vívora. Idolo y Waca puquina, espiral, ondulante o que da vueltas. 254

109

“I Sacerdoti “Altomisayoc” fanno riferimento a tre principi valutativi e a tre parti dell’organismo umano, che sono in corrispondenza con il “Munay”,principio del “volere” dell’ “Amare” o della volontà cosciente. Questa parte è in corrispondenza con al cerchio della zona pubica o apparato sessuale o riproduttore, le persone che coltivano molto questa parte che corrisponde all’“Uku Pacha”, diventa un “munayniyoq”, in grado di fare magia con la sua capacità e potenza per sentire e progettare la forza del “Munay”, riuscendo a “volare fra le ali della passione” che procrea la nostra cultura”

“Il Secondo principio è il “Llankay” o “Ruay” , che è il “fare” il “Lavorare” el “hacer” che è la sfera del “Kay Pacha”, che nell’organismo umano occupa la zona dello stomaco “ombelico” e del cuore, che sono gli organi che non smettono mai di lavorare. La persona che coltiva questa zona sarà un “Llankayniyoq”, un eterno equilibrato e equilibratore del mondo; ma “molto equilibrio fa male” perchè immobilizza”

“L’ultimo cerchio, quello della testa o “Yachay”, che significa il principio del “Sapere” o la “Sapienza”, zona dell ‘ “Hanan Pacha”. Le persone che coltivano questa zona sarano un “Yachayniyoq”, un essere pensante, grande teorico, grande decifratore di ragioni e parole, ma “niente di più”.

Sul principio di Parità, o Complementarità già riportato da Stermann, lo studioso non indigeno, MillenaVillena255, ha portato avanti diverse richerche i cui risultati si trovano completamente nel primo dei suo libri. 256

255

Milla Villena è architetto peruviano. Le sue pubblicazioni sono il frutto di più di quaranta anni di esperienze condivise con i popoli delle Ande.

256

110

“Nel mondo andino ci sono due elementi diversi, due essenze. Esiste il PAR primogenito, che fra le sue caratteristiche ha quella di essere complementare e proporzionale. Tutto è PARI. Nel nostro Mondo Austral, la “ Cruz del Sur” , forata da quattro punti, determina per contrapposizione, la forma del pensiero collettivista e la capacità di sintesi dell’uomo andino”257

L’importanza dei tre cerchi tangenti come simboli e la loro relazione interattiva come metodo di conoscenza si è manifestata anche attraverso l’architettura dei templi andini antichi, la quale è stata studiata ampiamente da Milla Villena.

“Metodo per ottenere la “Tawa-Chakana” o Croce ordinatrice dei “tawanakus”, che nasce dal cerchio interiore o “Uku Pacha” e che essemdo circoscritto fra un cerchio e un quadrato esteriore ha

lo stesso perimetro. Questa è la Forza del “Ponte”, la soluzione all’“impossibile problema di quadrare il circolo”, è la proporzionalità delle due “Pachas” estreme258

Attraverso lo studio approfondito di questa “Geografia Sacra”, o in parole di Lajo, “Il Cammino dei “Qhapaq”, dei giusti, dei nobili”, si sono elaborate diverse teorie sulla conoscenza, di cui “La Chakana” rappresenta una delle massime espressioni del pensiero Andino e attraverso la quale si completano e si tesse tutto il telaio della Cosmovisone Andina, come ci fanno capire ancora le parole di Lajo.

257 Ivi, p. 32

258

111

“In questo gioco binario del tempio “quadrato-solare” e tempio “circolare-stellare”, si possono scoprire le relazioni ci complementarità e proporzionalità. Uno degli elementi di relazione dei due sistemi è indubbiamente la diagonale del quadrato circoscritto nel circolo, considerando che quella diagonale è la linea di proporzionalità fra i lati di un quadrato è allo stesso tempo il perimetro del circolo. …(..) Precisamente quando vogliamo incontrare il quadrato e il circolo che abbiano lo stesso perimetro, in realtà vogliamo trovare la “coppia perfetta” o “il Pari Primordiale”, che nel “Qhapaq Simi” o lingua Puqina è rappresentato dalla coppia “illa wi” o “Idolo” Puquina di Chiave”. Questo “Pari Primordiale” rappresenta un maschio che guarda l’est e una donna che guardan l’ovest, entrambi avvolti da serpenti “coas” e “asirus”.

“Nel trovare questa relazione di proporzionalità della “Coppia Primordiale”, sorge l’operazione geometrica che da origine alla “Croce quadrata” o “Cruz de Tiawanacu”. Questa croce è la “Tawa-chakana” che significa precisametne “Croce-Ponte” de comunicazione fra l’uno e l’altro cosmo, considerando che viviamo in un cosmo PARI, cioè, “duoverso”.259

Quindi, questa “rotta” o “Scuola” o “Cammino della perfezione”,è tale perchè soltanto chi riesce a capirla e a viverla, cioè, a trovare la relazione e il riconoscimento con il suo “Pari”, può trovare il cammino della giustizia, della correttezza e dell’esattezza, ovvero, il Cammino della Sapienza e della Pace: Il Cammino dei “Qhapaq”, dei giusti, dei nobili, degli uomini consacrati alla cura della Vita e della Natura, che è il metodo cosmogonico, nonché Scuola Vitale della Scienza Andina.

259

112

“Quindi al mio intendere, questa è la base o il supporto della trave maestra del sistema di pensiero e della saggezza fondamentale della Cultura Andina, la dualità che si complementa e si “proporziona” in un “Duo-Verso parallelo e combinato”. Questi principi e sistema di pensiero non è una scoperta ne una creazione soltanto mia. Ci sono diversi autori andini e non andini che hanno fatto questo stesso ragionamento. Il problema ora è come fornire un’interpretazione sistematica completa e renderlo comprensibile agli Occidentali. La “dualità complementare” è il principio concettuale del pensiero Andino, ma è anche l’idea di due essenze complementari, cioè, il confronto proporzionale, che è il secondo principio importante del nostro pensiero. Questa “rotta”, scuola o cammino della perfezione, diventa tale, perché soltanto chi riesce a capirla o viverla, cioè chi trova il suo “PAR”, riesce a trovare il cammino di quel che è giusto, corretto, esatto. Vuol dire,il cammino della saggezza e della pace. È il camino dei “Qhapaq260!, Questo è il sacro metodo cosmogonico della scienza andina”261

1.4 KAJKRASA RUYINA: POPOLO U’WA IN COLOMBIA 262

La parola “U’wa” nella loro lingua significa gente Intelligente che sa parlare. La loro lingua appartiene alla macro famiglia linguistica “Chibcha”. Vivono nel nord-est della Colombia e sono stati capaci di mantenere intatta la loro cultura ancestrale. La loro lingua u’wajka (anima della gente) ha tre differenti dialetti: Cobaria, Barro Negro e Agua Blanca.

Il Territorio è il fondamento sul quale nasce la vita degli U’wa, Cuore del mondo. É uno spazio biogeografico delimitato. Il Territorio che figura nella mitologia dei canti (la geografia cantata) degli U’wa va dalla Sierra Nevada di Mèrida nel Venezuela e comprende le attuali popolazioni di Chinacota, Malaga, Oiba, Chima, Bucaramanga, Chiscas, Chita, Salinas di Chita, Guican e Piedemonte llaneros. Include la regione denominata del Sarare (Dipartimenti di Arauca, Nord di Santander, Santander, Boyacà e Casanare) che va dalla Sierra Nevada del Cocuy e dal Piedimonte Llanero (dal sud), fino alla valle di Pamplona nel nord.263

260

I saggi

261

Lajo, Javier, Màs allà de la civilizaciòn op. Cit.

262

La Colombia è un paese Plurale. Nel loro territorio sono presenti I Popoli Indigeni, gli Afrodiscendenti, i Raizales e I Rom. La grande diversità culturale dei Popoli Indigeni è rappresentata dall’esistenza di più di cento idiomi e più o meno 300 forme dialettali. Da uno studio del Dipartimento Nazionale di Statistica, dopo il censimento del 1993 aggiornato al 1997, risulta che la popolazione indigena ammonta a 701.860 persone presenti in 32 regioni del paese. www.etniasdecolombia.org - Copyright © Fundación Hemera. La traduzione è responsabilità di chi scrive.

263

Testo da me curato in occasione mostra fotografica “Popoli, Semi e Saperi” realizzata nella città di Ferrara – Italia - nel 2007, in collaborazione con la Provincia e l’Associazione culturale “Hermanos Latinos”. Tratto da interviste con Daris Cristancho e Berito Cubarwa, durante la realizzazione del progetto” Popoli, Semi e Saperi” finanziato dalla regione Emilia Romagna, fra il 2003 e il 2006.