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L’elaborazione sociale: implicare struttura, cultura e agire.

Siamo arrivati alla terza fase del ciclo morfogenetico, quella in cui emerge la morfostasi o la morfogenesi. Resta, quindi, da illustrare come avvenga l’elaborazione. I casi da studiare sarebbero almeno 16 (si veda tabella 5), per brevità Archer li raggruppa in quattro ipotesi.

Contraddizioni Complementarietà

Necessarie Contingenti Necessarie Contingenti

(Logica situazionale)

(Correzione) (Eliminazione) (Protezione) (Opportunità)

PEC

Livello SC Sincretismo Pluralismo Sistematizzazione Specializzazione

Livello S-C Unificazione Separazione Riproduzione Settarismo

PES

Livello SS Compromesso Competizione Integrazione Differenziazione

Livello IS Contenimento Polarizzazione Solidarietà Diversificazione

Tabella 4 – La morfogenesi/morfostasi culturale e strutturale ai livelli sistemico e sociale (Archer 1997, 343)

La congiunzione tra morfostasi strutturale e morfostasi culturale: facendo riferimento alla sintesi di tabella 4, possiamo seguire il ragionamento archeriano della completa reciprocità di questo scenario. «Da una parte, la morfostasi culturale comporta l’egemonia della sistematizzazione o del sincretismo al livello SC (non ancora oggetto di dissenso ideazionale), accompagnata dalla riproduzione S-C delle idee della popolazione unificata, che rende morfostatico tale ciclo. Dall’altra parte, la morfostasi strutturale indica solitamente una forma monolitica di organizzazione sociale con una sovrapposizione di élite e una forte concentrazione di risorse che insieme prevengono il consolidamento dell’opposizione: la subordinazione della popolazione permette così il perpetuarsi della struttura della società» (Ibidem, 348). Archer parla di completa reciprocità

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proprio perché le idee egemoniche si impongono sulle élite stabili e le élite stabili rafforzano le idee egemoniche. Questa ipotesi – doppiamente morfostatica – si ha in 4 scenari diversi (nella tabella 5: gli scenari 1, 2, 5 e 6).

La prima situazione storica (scenario 1) è quella di un condizionamento culturale e strutturale entrambi fortemente tradizionalistici, che separa nettamente agenti corporativi e agenti primari, lasciando spazio ad un numero ristrettissimo di gruppi organizzati. In questo scenario avremo idee, concetti e teorie che si richiamano l’un l’altra, creando così un’elevata densità culturale, difficilmente penetrabile (sistematizzazione). La vita culturale sarà caratterizzata, probabilmente, dalla presenza di un unico gruppo culturale dominante, che ha il compito di conservare e diffondere il patrimonio culturale ereditato (riproduzione). Nel sistema culturale non ci sono alternative visibili, a cui possano aggrapparsi gruppi emergenti e critici. A livello strutturale le posizioni, i ruoli, le istituzioni riproducono il sistema e lo fanno associando premi al mantenimento dello status quo e sanzioni al mutamento. Le élite dominanti hanno relazioni necessarie e complementari tra di loro (integrazione), così che tutti hanno da perdere se ci fosse cambiamento sociale. La struttura sociale stimola un’interazione premiale (solidarietà), che ha le caratteristiche della subordinazione. I gruppi organizzati non scambiano nulla con altri: tutte le risorse sono nelle loro mani, e possono far valere la totale asimmetria con gli agenti primari. È il caso più tipico dell’egemonia: non ci sono gruppi marginali sviluppati né forti insoddisfazioni.

Il secondo scenario è simile al primo per ciò che riguarda la parte culturale: un solo gruppo dominante mantiene vive e riproduce le idee (egemoniche ed omogenee). La differenza è a livello strutturale: si passa dalla complementarietà necessaria all’incompatibilità necessaria. Le relazioni tra le istituzioni sono sempre necessarie ed interne, ma c’è contraddizione tra le parti. Gli interessi sono divergenti ma nessuna delle istituzioni può e vuole rompere la relazione: lo stimolo che viene dato agli agenti corporativi è quello del contenimento per mantenere il compromesso. Rispetto al primo caso è più facile fuoriuscire da un esito morfostatico, soprattutto se gli effetti aggregati delle azioni degli agenti primari riescono a erodere la relazione di scarsa compatibilità tra le istituzioni. Gli

agenti primari proprio per queste loro azioni tendono, in questo scenario, a trasformarsi in movimenti sociali promozionali.

Il quinto scenario è speculare a quello appena presentato. La logica situazionale della protezione deriva dalla struttura, mentre nel sistema culturale vige una dialettica correttiva.

La sesta “trama” è invece quella più vicina ad una sorte morfogenetica: c’è un equilibrio necessario nei rapporti interni tra le strutture e le culture, vincolato dal compromesso. I gruppi organizzati sottoposti a un tale condizionamento scambiano tra di loro un buon numero di risorse (ricchezza, sanzioni, expertise) e instaurano relazioni di condivisione. Il loro interesse coincide con questo scambio, così che l’esito è morfostatico. In questa situazione di doppio compromesso, è più facile uscire dalla morfostasi: le faglie che si formano nelle relazioni, ancora necessarie ma non più compatibili, possono essere sfruttate da gruppi primari marginali che iniziano a strutturarsi sia a livello materiale che ideale: non si aggregano ad agenti corporativi già esistenti ma formano nuovi movimenti promozionali.

Ad eccezione di piccoli movimenti di agenti primari, che si stratificano nel lungo periodo, in queste quattro rappresentazioni i due poli che si formano non hanno alcuna alternativa che vivere assieme: «l’élite strutturale è […] intrappolata nell’unico tipo di discorso culturale presente nella parlata culturale, e ugualmente l’élite culturale è invischiata nella struttura monolitica del potere, che rappresenta la forma attuale di organizzazione sociale» (Ibidem, 350). Allo stesso tempo nessuna delle élite ha interesse a cambiare la situazione: i costi di opportunità sono troppo alti perché si possa procedere ad un “attacco” pubblico.

La disgiunzione tra morfostasi culturale e morfogenesi strutturale: in questa situazione abbiamo a che fare con un unico agente culturale potente e molti agenti corporativi i cui interessi materiali si sono differenziati. La cultura mantiene le caratteristiche del punto precedente: «il suo carattere morfostatico indica che il sincretismo è stabile o che la sistematizzazione è ben protetta dal potere culturale. Per il momento la popolazione è soggetta al controllo ideazionale che impedisce all’interazione S-C di operare contro il mantenimento dello status quo culturale». Nell’ambito strutturale la morfogenesi ha avuto luogo: «il risultato fondamentale

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per la fase centrale del ciclo morfogenetico […] è una crescita sostanziale della differenziazione dei gruppi portatori di interesse materiale» (Ibidem, 353). Gli scenari indicati (nella tabella 5: il 3, 4, 7, 8) sono morfogenetici. Alcuni punti di questa situazione sono comuni ad ogni scenario:

• la cultura non stimola la differenziazione strutturale, se non quella che può riprodurre o unificare il sistema;

• gli agenti corporativi non traggono beneficio dallo status quo;

• in un primo momento gli agenti corporativi non hanno altre idee che quelle propagandate dall’unico gruppo culturale;

• nel tempo cercheranno, però, di rompere il sincretismo con una forma più generosa di accomodamento o di spezzare la sistematizzazione facendo saltare la riproduzione delle idee dominanti.

Il terzo e il settimo scenario vedono la presenza di teorie solide, ormai omogenee, portate avanti da un unico gruppo culturale che le riproduce nell’interazione socio-culturale. A questa omogeneità non corrisponde quella istituzionale: gli interessi tra le parti sono divergenti e la lotta non può essere fermata neppure dalla necessarietà della loro relazione. Ciò significa che i gruppi organizzati cercheranno degli alleati per questa battaglia: da una parte puntano ad arruolare gli agenti primari, dall’altra cercano di utilizzare le idee dominanti per eliminare i propri competitori. In questa lotta alcuni agenti primari non organizzati diventeranno agenti corporativi (sia in posizione difensiva che promozionale) e alcune idee marginali matureranno, perché il gruppo che non è riuscito ad accaparrarsi per primo la forza delle idee dominanti avrà l’interesse di sposare teorie e concetti nuovi.

Il quarto e l’ottavo scenario sono simili: vige qui una logica delle opportunità, piuttosto che una dell’eliminazione. La crescente differenziazione tra istituzioni, che stimola una netta diversificazione tra gruppi può portare al sorgere di nuove idee culturali, rompendo la sistematizzazione o il sincretismo. «I gruppi di interesse materiale cercano di legittimare la propria avanzata nella struttura sociale richiamandosi a idee recentemente elaborate, essi promuovono necessariamente la divisione e il settarismo nell’ambito culturale» (Ibidem, 355).

La disgiunzione tra morfogenesi culturale e morfostasi strutturale: le situazioni che portano all’emergere di questa configurazione vedono la presenza di un unico agente strutturale potente o di élite fortemente interconnesse e di un certo numero, sempre crescente, di agenti corporativi differenziati culturalmente. «In questa configurazione il fatto che la morfogenesi culturale sia già in corso, mentre la struttura rimane morfostatica, indica lo sviluppo, a partire da dinamiche culturali interne, di pluralismo o di specializzazione» (Ibidem, 356). In un primo momento le forze che mantengono il sistema istituzionale resistente al cambiamento avranno cercato di bloccare la differenziazione della società. Data, però, l’indipendenza dei due regimi, strutturale e culturale, le élite strutturali potranno limitare l’emergere di gruppi di interesse materiale ma possono solo ritardare il sorgere di nuovi agenti corporativi ideali. «Le prime conseguenze socioculturali dell’erosione delle influenze morfostatiche fanno sì che un numero crescente di agenti primari venga trascinato nella competizione e nella specializzazione culturale» (Ibidem, 356-357). Tali novità hanno influenza anche dal lato strutturale:

• finisce l’unificazione ideazionale su cui si basava la stabilità strutturale; • nascono nuove idee che possono essere utilizzate dai gruppi di interesse; • a contatto con nuove idee alcune persone attiveranno una più acuta riflessività,

valutando nuove alternative e individuando nuovi competitori;

• nuovi gruppi sociali cercheranno di sfruttare la situazione innovativa, così come i gruppi dominanti cercheranno di calcolare in termini di vantaggi e di opportunità la convenienza di appoggiare le nuove idee.

Gli scenari attivati (si veda tabella 5, trame 9, 10, 13 e 14) sono morfogenetici. La congiunzione di complementarietà necessarie e contraddizioni competitive crea un mix di logiche di protezione (istituzionale) e di eliminazione (culturale). Mentre le élite cercano di mantenere invariato il sistema, il pluralismo di idee, teorie e concetti, capeggiato da gruppi di interessi ideali separati, cerca di allargare la base di soggetti innovatori. Questo movimento erode il sistema morfostatico istituzionale, che si trova costretto a decidere quale gruppi di interesse ideali sostenere nella lotta per l’eliminazione che si sta delineando.

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Simile è lo scenario 10, in cui all’eliminazione si aggiunge il compromesso. La congiunzione di incompatibilità necessarie e complementarietà contingenti è un ulteriore esempio di come la specializzazione culturale crei un sistema di idee innovative che sfida la resistenza strutturale: «l’effetto generale della morfogenesi culturale sulla morfostasi strutturale è che il mutamento ideazionale stimola la ridefinizione dei gruppi sociali inducendo la differenziazione settaria di nuovi gruppi d’interesse o intensificando il conflitto mediante la polarizzazione di interessi latenti già esistenti, come nel caso del femminismo» (Ibidem, 359).

Il mix di logica delle opportunità e di morfostasi strutturale descrive le configurazioni 13 e 14. Le sub-culture presenti sono in relazioni logiche coerenti ma allo stesso tempo contingenti, traggono vantaggio dalle mutue specializzazioni e si stimolano alla differenziazione ideazionale, questo portato creativo erode la stabilità integrativa o compromissoria del sistema istituzionale. Gli agenti primari tenderanno a trasformarsi in movimenti sociali promozionali, andando quindi ad aumentare i gruppi di interesse.

La congiunzione tra morfogenesi culturale e morfogenesi strutturale: «la caratteristica fondamentale di questa configurazione è un miscuglio di gruppi corporativi divergenti e competitivi nell’ambito strutturale e in quello culturale, in nessuno dei quali il dominio è privo di opposizione e la diversità è inusuale» (Ibidem, 360). Il convergere delle due morfogenesi avviene a livello dell’interazione, il che è spiegabile tenendo conto dell’importanza dei gruppi organizzati in questo scenario. Infatti, in quest’ultima trama assistiamo alla massima riduzione del numero di agenti primari, e alla costituzione massima di gruppi di interesse organizzato, sia materiale che ideale. Gli scenari a cui ci riferiamo sono quelli in cui si compenetrano logiche di opportunità e di eliminazione (si veda trame 11, 12, 15 e 18 in tabella 5).

La competizione e la polarizzazione (scenario 11) ha come esito il cambiamento sociale: ciò avviene in un’ottica eliminatoria. Le su-culture e le istituzioni sono in lotta per ottenere il potere sui gruppi avversari e avviano una girandola di alleanze, dando vita ad accoppiamenti strategici.

La diversificazione e la differenziazione (scenari 12 e 16) permettono una distribuzione delle risorse piuttosto omogenea che favorisce l’acquisizione delle componenti dell’agire corporativo (organizzazione e articolazione). L’interazione tra i gruppi può partire da entrambi i poli, culturale e istituzionale. L’alleanza può avere inizio dal lato culturale, essa è motivata dal fatto che i gruppi di interesse ideale cercano uno sponsor. Oppure la ricerca di abbinamento strategico può cominciare dal lato istituzionale: i gruppi di interesse materiale sono alla ricerca di legittimazione. Le idee che trovano per prime un appoggio concreto di un élite strutturale mettono in una posizione di antagonisti gli altri gruppi culturali. A questi ultimi tocca corteggiare altri gruppi di interesse materiale per poter sopravvivere. «Lo strutturarsi della diversificazione culturale si allinea allo schema della differenziazione strutturale» (Ibidem, 361). I costi per i gruppi che si accoppiano successivamente al primo sono più alti: Archer infatti presuppone che il primo accoppiamento funzioni sulla base di uno stretto rapporto e sulla condivisione delle idee. Le relazioni successive sono, invece, sottoposte a costi più elevati: per i gruppi culturali si tratta di accomodare le proprie idee e teorie per assecondare i propri nuovi partner, è infatti in gioco la stessa sopravvivenza del gruppo culturale, che cercherà a tutti i costi un abbinamento strategico anche a costo della sua coerenza; per i gruppi con interessi materiali occorre, invece, mobilitarsi per trovare una legittimazione nel campo culturale e arrivando per secondi dovranno spesso sposare idee antagoniste adattando la propria causa a queste basi culturali.