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La collaborazione con Stanley Kubrick: Spartacus (1960)

Nel documento Saul Bass: L'arte nei titoli di testa. (pagine 156-169)

Per parlare della collaborazione di Bass con Stanley Kubrick si dovrebbero invertire i termini: non è stato Bass a essere ingaggiato per collaborare con Kubrick, bensì Kubrick che, per una serie di eventi, si è ritrovato a collaborare con Bass. Tuttavia cambiando l'ordine degli addendi il risultato non cambia: i due si trovarono a lavorare insieme per la realizzazione del kolossal storico

Spartacus nel 1960.

Vediamo brevemente quali sono i fatti che hanno portato a questa collaborazione.

La storia di Spartacus è travagliata e inizia nel 1957 quando Kirk Douglas decide di produrre il film, tratto dal romanzo omonimo di Howard Fast, un comunista americano che aveva scontato un periodo in prigione a causa della sua adesione al partito. Come se non bastasse Douglas, che avrebbe interpretato anche il ruolo del protagonista, ingaggiò per scrivere la sceneggiatura Dalton Trumbo, uno dei nomi della lista nera di Hollywood, accusato di far parte del Partito Comunista e costretto a scrivere sotto pseudonimo.

«Nel 1958 la lista nera esisteva da più di dieci anni; coloro che lavoravano nell'industria cinematografica e che erano stati tacciati di appartenere al Partito Comunista durante la caccia alle streghe promossa dal senatore McCarthy e dal Comitato per le Attività Antiamericane, o che erano stati denunciati dai

patrioti autodichiarati che proliferavano in quel periodo, non potevano lavorare nei principali studios. Gli sceneggiatori erano particolarmente danneggiati dalla lista nera; si diedero quindi degli pseudonimi che consentirono loro di continuare a lavorare»257. Per far sì che Trumbo potesse

scrivere la sceneggiatura di Spartacus venne architettato un piano: avrebbe firmato tutti gli scritti con il falso nome di Sam Jackson e nei credits alla voce sceneggiatore sarebbe comparso il nome di Edward Lewis, socio di Douglas nella casa di produzione Bryna Company.

Nell'agosto del 1958 Dalton Trumbo terminò la stesura preliminare della sceneggiatura e nell'ottobre 1958 Douglas ricevette un telegramma dalla United Artist che lo informava che acconsentivano alla realizzazione del film. Furono scritturati gli attori principali: per la parte dei romani Douglas pretese attori inglesi contrapposti a quelli americani che avrebbero recitato nel ruolo degli schiavi. Vennero affidate le parti dei romani a Laurence Olivier (Crasso), Charles Laughton (Gracco), Peter Ustinov (Batiato). Il ruolo di Varinia venne, inizialmente, affidato a Sabina Bethmann, un'attrice tedesca al suo primo incarico. La Bethmann venne poi licenziata e sostituta da Jean Simmons, prima scartata a causa del suo forte accento inglese.

A questo punto mancava solo il nome del regista e la Universal Studios, dopo avere designato Douglas come produttore esecutivo e Lewis come produttore per la Bryna Productions, affidarono l'incarico a Anthony Mann, regista che aveva già un'importante carriera alle spalle ma non rispondeva esattamente ai desideri di Douglas, che probabilmente avrebbe preferito qualcuno di più malleabile.

Per la creazione dei titoli di testa venne ingaggiato Saul Bass, ma le sue responsabilità compresero anche altri aspetti della realizzazione del film. «Egli fu infatti coinvolto nella ricerca dei luoghi dove effettuare le riprese in esterni di Spartacus. Fu proprio Bass a individuare nella Death Valley il luogo ideale

dove girare la sequenza d'apertura del film che ci presenta la realtà della miniera; a lui fu chiesto di trovare un posto negli Stati Uniti dove disporre l'allestimento scenico che avrebbe ricreato l'area dove si sarebbe schierato l'esercito romano per la battaglia finale. E fu sempre Bass a creare la scenografia per la scuola dei gladiatori. Douglas e Lewis gli lasciarono carta bianca per ogni aspetto della scenografia del film al quale volesse contribuire. Per la scuola dei gladiatori propose la metafora del circo, con gli schiavi che si esibivano dinnanzi agli spettatori romani. Disegnò gli storyboards della scena nella quale gli schiavi rompono i recinti della scuola dei gladiatori e propose l'idea degli schiavi che utilizzano i pali della recinzione come armi»258.

Nel gennaio del 1959 iniziarono le riprese e Mann girò la sequenza d'apertura e diresse per tre settimane fino a quando Douglas non decise di licenziarlo. Il motivo del licenziamento non fu mai chiaro: Douglas giustificò il fatto affermando che Mann non aveva le redini del film ma si faceva controllare da Peter Ustinov, accettando tutti i suggerimenti dell'attore riguardo la direzione del film. In realtà Douglas avrebbe preferito qualcuno che accettasse i suoi consigli e non quelli dell'attore “rivale” inglese.

Probabilmente convinto di ritrovarsi tra le mani un giovane regista, per quanto geniale, facilmente manipolabile, Douglas decise di affidare la regia del film a Stanley Kubrick, con cui aveva già lavorato in Paths of Glory (Orizzonti di

gloria, 1957).

Quando Kubrick giunse sul set, quindi, Saul Bass era uno dei pochi sopravvissuti all'epurazione voluta da Douglas e si ritrovarono a lavorare insieme.

In quei giorni Bass stava lavorando agli storyboards della battaglia finale, ma vedremo in seguito in che modo affrontò questa sequenza.

Uno dei compiti principali su cui si concentrò Bass fu, naturalmente, la realizzazione dei titoli di testa. La sequenza iniziale di Spartacus è molto

lunga, dura più di tre minuti e Saul Bass ha ammesso di averla accorciata dopo una breve consultazione con Kubrick. Il regista riteneva, infatti, che cinque minuti fossero troppi e pesanti per lo spettatore. Il motivo di tale lunghezza è da ricercare all'interno del contesto hollywoodiano in cui viene realizzato il film. Negli anni Cinquanta, con il crollo dello studio system, cambiarono le condizioni commerciali che portavano alla creazione del film e che stavano alla base dell'industria cinematografica. Ogni professionista che collaborava alla creazione dell'opera, non essendo più vincolato a una casa di produzione, veniva assunto sotto contratto, nel quale, molto spesso, era presente una clausola che diceva che il suo nome doveva comparire nei titoli di testa. La visibilità sullo schermo divenne fondamentale per i professionisti, il cui lavoro successivo dipendeva dalla sua esperienza precedente, testimoniata appunto dai credits259.

259Cfr. E. King, Taking Credit: Film Title Sequences...,

http://www.typotheque.com/articles/taking_credit_film_title_sequences_19551965_6_musical_stat ues_spartacus_1960

I titoli di testa di Spartacus (fig. 80) nascono da questa esigenza di includere tutti i collaboratori al loro interno, e rimarranno famosi nella storia sopratutto perché sono i primi in cui compare nuovamente il nome di Dalton Trumbo, come abbiamo visto da anni all'interno della lista nera e costretto a lavorare sotto pseudonimo.

La musica di Alex North inizia fin dalla comparsa del logo della casa di produzione, la Universal International, e prosegue per tutta la durata dei

credits. Dopo che il logo dissolve sullo sfondo nero dello schermo, compare

sulla destra una mano di una statua classica romana con l'indice teso come ad indicare un qualcosa oltre la sinistra del quadro. L'immagine è leggermente virata in rosso e compare la scritta al centro: BRYNA PRODUCTIONS, INC. presents. Mentre la mano alla destra dissolve, compare alla sinistra dello schermo un'altra mano, sempre di foggia classica e sempre virata in rosso, questa volta un pugno chiuso legato con una catena, accompagnato dalla scritta KIRK DOUGLAS as Spartacus.

La mano dissolve e dallo sfondo appare un aquila e la scritta LAURENCE OLIVIER as Crassus. La successiva immagine che appare, sempre in dissolvenza incrociata, è un'anfora, e accompagna la scritta JEAN SIMMONS as Varinia. Una volta dissolta l'anfora, alla sinistra dello schermo appare una mano che si incrocia, in sovrimpressione, con una seconda mano che compare alla destra. La scritta informa lo spettatore: CHARLES LAUGHTON as Gracchus. La mano alla sinistra del quadro dissolve, compare la scritta PETER USTINOV as Batiatus e sopra la mano alla destra appare la testa di un serpente.

Sempre in dissolvenza incrociata l'immagine cambia e ora vediamo una mano che impugna una spada, accompagnata dalla scritta JOHN GAVIN as Julius Caesar. La scritta dissolve e l'immagine, con un movimento interno, si muove verso l'alto quasi a simboleggiare una mano nell'atto di sguainare la spada. L'inquadratura si ferma sulla punta della lama, dal basso compare una seconda

lama e nel momento in cui le due lame si affiancano compare il titolo del film SPARTACUS, accompagnato da un incrementare dell'intensità dalla musica, che ci informa che ci troviamo nel momento cruciale della sequenza. Dissolvono in successione la prima lama, poi la scritta e infine la seconda lama, mentre dallo sfondo compare, al centro del quadro, una mano e le scritte, in basso a sinistra, ci informano riguardo vari collaboratori. Dopo questi otto credits singoli, ossia dedicati ciascuno a un singolo personaggio o informazione, i titoli di testa proseguono con immagini che dissolvono a intervalli regolari, sempre derivanti dalla statuaria classica romana. Bass non ci mostra mai una statua per intero ma sempre per dettagli e parti del corpo: dopo la mano vediamo, infatti, un dettaglio su delle labbra, poi ancora mani aperte quasi in segno di accoglienza (su questa inquadratura compare la scritta and co-starring TONY CURTIS as Antoninus). A questo punto, la composizione cambia: dopo le mani di Antonino, in dissolvenza incrociata compaiono, a coprire tutto lo schermo, antiche scritte romane. La scelta non è casuale: il credit in questione, infatti, è dedicato allo sceneggiatore Dalton Trumbo e allo scrittore del romanzo da cui è tratto il film Howard Fast.

I titoli proseguono con altri riferimenti alla classicità romana, scritte, incisioni, date, su cui compaiono i nomi di tutti i professionisti che hanno lavorato al film.

Con il titolo dedicato al compositore Alex North si ritorna al tema della statuaria. In dissolvenza incrociata compaiono visi di statue che si incrociano e si sovrappongono creando diversi effetti grafici. Si susseguono le scritte

Fig. 81: Saul Bass, fotogramma tratto dai titoli di testa di

dedicate al produttore esecutivo Kirk Douglas e al suo socio Edward Lewis. Infine, in sovrimpressione su un viso austero e virato sul blu compare la scritta directed by STANLEY KUBRICK. La scritta dissolve e la statua inizia a sgretolarsi sotto gli occhi dello spettatore (fig. 81). Compaiono delle crepe e si staccano diversi pezzi del viso fino a quando non rimane solo la parte destra. Con uno zoom in avanti la MdP si avvicina all'occhio destro quasi come se volesse entrarci dentro. L'immagine dissolve e rimane lo sfondo nero.

La tecnica utilizzata da Bass per la realizzazione di questi titoli è molto diversa da quella utilizzata per Psycho e si avvicina di più alla scelta operata per

Vertigo, pur con le dovute differenze. Anche in Vertigo, infatti sono presenti

quelle che Gardies260 definisce immagini analogiche, ossia reali. In Spartacus,

però, Bass va oltre e non inserisce alcun espediente grafico. I titoli in live

action, che Bass realizzerà anche in film successivi - emblematici quelli di Walk on the wild side (Anime sporche, Edward Dmytryk, 1962) - sono più

diretti di quelli realizzati con elementi grafici, attivano quello che Eugeni definisce lo spettatore di finzione, dandoci più informazioni riguardo la diegesi filmica rispetto a quanto possono dirci, a una prima visione, delle sbarre o delle spirali. Osservando per la prima volta Spartacus e i suoi titoli di testa lo spettatore sarà in grado di comprendere, per lo meno, il contesto storico in cui è ambientato il film, e la musica aiuta a comunicare la solennità e l'importanza della storia che verrà raccontata.

Nati dalla prima collaborazione con la moglie Elaine, i titoli di testa di

Spartacus partivano da un'idea semplice – riprendere dettagli di statue

classiche – ma di difficile realizzazione, in quanto non esistevano lenti zoom per il processo Super Technirama 70 usato per girare il film261. La soluzione al

problema è ben spiegata dallo stesso Bass: « Abbiamo risolto il problema con l'acquisto di un paio di teste in gesso, per trenta dollari a testa, in un posto

260A. Gardies, La forme générique..., pp.163-76. 261Cfr. P. Kirkham, J. Bass, Saul Bass..., p.193.

nella strada di fronte ai vecchi studi della Goldwyn dove facevano calchi in gesso. A quel prezzo non importava se non li avessimo più usati, e ci ha evitato l'affitto di effetti speciali molto costosi. Abbiamo messo la fotocamera su una pista e girato ogni fotogramma facendo una serie di piccoli movimenti sequenziali. A ogni stop, Elaine cominciava ad estendere le crepe nella testa, avvicinandosi sempre di più, fino a quando non fu pieno di crepe e pronto a cadere a pezzi»262.

Dopo una lunga fase di ricerca in diversi musei californiani (Getty Museum, Anthropological Museum at Berkeley, Los Angeles County Museum), quindi, e in seguito a indagini sul materiale estremamente approfondite, Bass fece realizzare dei calchi in gesso di poco valore, su cui poi lavorò in studio. Alcuni dettagli presenti nei titoli, inoltre, vennero realizzati ad hoc da un artigiano esperto in scultura classica. Per esempio il pugno incatenato associato al nome di Kirk Douglas, in quanto la tradizione scultorea romana non ha mai esplorato il tema della schiavitù ed è difficile che Bass, nelle sue ricerche, abbia potuto incontrare un frammento del genere.

Un altro problema da risolvere fu quello di come realizzare l'ultima immagine dei titoli di testa, ossia la lenta decadenza della testa che si sgretola sotto gli occhi dello spettatore. La soluzione fu trovata da Elaine che conosceva il teatro giapponese Bunraku, in cui burattinai vestiti di nero e nascosti nel buio muovono i pupazzi. Elaine, vestita di nero e con i guanti neri è quindi all'interno dell'inquadratura, mentre lentamente la statua si distrugge e lei toglie pezzo per pezzo263.

Nonostante l'assenza di immagini grafiche è ben visibile anche in questa

262 «We solved the problem by buying a few plaster heads, for thirty dollars a head, at a places across the street from the old Goldwyn studios that made plaster casts, At that price it didn't matter if we broke more than used, and it saved renting an exspensive special effects. We put the camera on a track and shot every frame as we made a series of tiny incrimental move-ins. At each stop, Elaine would start and extend cracks in the head, getting nearer and nearer, until it was riddled with cracks and ready to fall apart»Saul Bass in P. Kirkham, J. Bass, Saul Bass..., p.193. (trad. mia) 263Cfr. P. Kirkham, J. Bass, Saul Bass..., p.194.

sequenza la mano del graphic designer: gli intervalli regolari, il succedersi dei dettagli delle statue in sovrimpressione, la scelta di virare le immagini con diversi colori, sono tutti elementi che rimandano al suo lavoro di artista e che avvicinano questa sequenza di titoli a quella realizzata per Vertigo – anche lì il simbolo della spirale nasceva da uno sfondo nero, si trasformava e cambiava in diversi colori.

La statuaria romana è, quindi, utilizzata come simbolo portatore di un determinato significato, così come lo è la spirale in Vertigo.

L'obiettivo di Saul e Elaine è quello di rappresentare, attraverso questa sequenza, la contraddizione di fondo del potere dell'Impero Romano: «Quello che noi avevamo realizzato per i titoli di Spartacus consisteva in strati multipli di volti eleganti e sprezzanti, che esprimono il doppio lato della dominazione Romana – l'oppressione e la brutalità, ma anche la raffinatezza che a reso possibile così tanti contribuiti alla civiltà occidentale»264.

Ma oltre a essere simbolo di un'intera civiltà, i dettagli scelti da Bass si riferiscono a un determinato personaggio e al loro ruolo all'interno del film. Vediamo allora il già citato pugno incatenato che compare sotto la scritta che ci informa che Kirk Douglas interpreta lo schiavo Spartaco. L'aquila, simbolo del potere romano, accompagna il credit dedicato a Crasso (Laurence Olivier). Ancora, l'anfora che simboleggia il lavoro femminile, è l'elemento associato a Varinia (Jean Simmons), la donna amata da Spartaco. Giulio Cesare (John Gavin) è rappresentato da una mano che brandisce una spada, che sarà la stessa a cui si contrapporrà la spada di Spartaco, nell'immagine che accompagna il titolo del film.

Tutta la sequenza è un mettere in atto un processo di identificazione dei personaggi, senza mai mostrarli ma accennando al loro ruolo attraverso

264 «What we were going for in the Spartacus titles was the multiple layers of elegant and disdainful faces, which express the duality of Roman rule – the oppressiveness and brutality, as well as the sophistication that made possible so many contributions to Western civilization» S. Bass in P. Kirkham, J. Bass, Saul Bass..., p.193. (trad. mia)

metafore visive.

«Mentre l'uso della scultura classica nella sequenza d'apertura di un film sull'Impero Romano potrebbe apparire prosaico, lo stile della sequenza implica più di una semplice rappresentazione visiva del contesto storico del film […] Le statue non sono manufatti inerti di un cultura antica ma collettivamente diventano i comunicatori di significati complessi»265.

È complicato, per il nostro lavoro di analisi, trovare dei veri e propri riferimenti artistici che possono aver ispirato Bass per la creazione di questi titoli di testa. Bass questa volta non realizza elementi ex novo che hanno bisogno di un'ispirazione per poter essere creati ma utilizza un qualcosa di già esistente: quell'arte romana utile per anticipare il contesto filmico.

La King, nella sua tesi di laurea Taking Credit: Film title sequences, 1955-

1965, ipotizza la possibilità che Bass si sia ispirato al surrealismo

cinematografico. Secondo la King i surrealisti – pensiamo a Man Ray e Salvador Dali e, prima di loro, De Chirico266– si impegnavano a esplorare,

attraverso le loro opere e i loro film, l'impatto psicologico e inconscio dell'immagine classica. Le immagini di frammenti di sculture che compaiono nei titoli di Spartacus ricordano questo motivo ricorrente dell'arte d'avanguardia. La King cita, in particolare, Jean Cocteau che nel film Le sang

d'un poète (1930) aveva lasciato la telecamera indugiare sulle statue classiche

illuminate (fig. 82).

Bass, attraverso questi titoli, vuole sì informarci su un contesto storico che è quello dell'Antica Roma, ma allo stesso tempo, mediante il ricorso alle

265«While the use of classical sculpture in the opening sequence of a film about the Roman Empire could be seen as prosaic, the style of the sequence implies more than a straightforward visual representation of the film’s historical context. […] The statues are not the inert artefacts of an ancient culture but collectively become the communicators of complex meanings» E. King, Taking

Credit...,

http://www.typotheque.com/articles/taking_credit_film_title_sequences_19551965_6_musical_stat ues_spartacus_1960 . (trad. mia)

266Per un approfondimento sulla classicità e le avanguardie storiche: M. M. Monti, Il pensiero

tecniche grafiche contemporanee attualizza il discorso: la storia di Spartaco è una storia universale di libertà. È un film che nasce dal desiderio di tracciare un parallelo tra i fatti antichi e quelli della metà del XX secolo267.

Questo tema ritorna anche in un altro lavoro che Bass realizza per questo film, ossia la locandina pubblicitaria che, come abbiamo visto in precedenza, non verrà utilizzata proprio per il suo significato troppo metaforico e giudicata poco adatta dai produttori del film.

In realtà, nonostante molti elementi di notevole qualità, il film affronta sì i temi della libertà e dell'uguaglianza ma senza aggiungere niente di innovativo a schemi già visti a Hollywood. Il momento più alto di “libertà” all'interno del film si rivela essere proprio all'interno dei titoli di testa ed è, come ho già accennato, la presenza del nome di Dalton Trumbo (che nello stesso anno compare anche nei titoli di testa di Exodus di Otto Preminger, sempre realizzati da Saul Bass).

Il nome di Bass all'interno dei suoi stessi titoli compare sotto la voce design

267Cfr. E. King, Taking Credit...,

http://www.typotheque.com/articles/taking_credit_film_title_sequences_19551965_6_musical_stat

Nel documento Saul Bass: L'arte nei titoli di testa. (pagine 156-169)