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Lo stile e la sua idea di creatività

Nel documento Saul Bass: L'arte nei titoli di testa. (pagine 83-98)

Questo excursus lungo la carriera di Saul Bass è dimostrativo della sua versatilità in campo artistico e di alcune caratteristiche portanti del suo lavoro creativo. Come abbiamo potuto notare, Bass parte da un totale rifiuto della “specializzazione”: nonostante il campo del title design sia quello a cui il suo nome viene maggiormente associato, egli non si può definire un autore “specializzato” in tale campo, avendo affrontato tantissimi altri settori del

design,e non solo. Egli ha sempre ritenuto la settorialità del lavoro del design

molto limitante per la creatività127 e ha fatto sì che i propri progetti

comunicassero spesso tra loro, delle volte autocitandosi e altre volte utilizzando tecniche e stili che aveva già sperimentato in precedenza e in altri contesti.

127Saul Bass, in “Print”, vol. 11, n°6 maggio – giugno 1958, p.18.

Fig. 40: Saul Bass, alcune illustrazioni tratte dal libro di Leonore Klein Henri's Walk to Paris, 1964.

Questo approccio anti-specialistico ha permesso, inoltre, di dar vita a un metodo creativo abbastanza analogo per ogni ambito da lui affrontato: secondo Bass, infatti, «la ricerca necessaria allo sviluppo di un progetto è sostanzialmente la stessa per qualsiasi ambito, dal packaging, ai titoli di testa, alla pubblicità, cambiano solamente gli ingredienti e le tecniche utilizzabili»128.

Son le stesse parole di Bass a spiegare al meglio il suo processo creativo. Attraverso le interviste e le sue dichiarazioni – e molto spesso anche grazie ai suoi stessi lavori - si è riusciti a definire non solo il suo metodo di lavoro ma la sua reale idea di creatività.

Egli stesso ha dichiarato più volte che il punto di partenza di ogni commissione era quello di intenderla come un problema a cui era necessario trovare una soluzione: «Solitamente noi veniamo coinvolti perché una compagnia ha un problema pratico. Hanno cambiato il loro nome. Si sono unite con altre. Hanno avuto lo stesso marchio per lungo tempo e i loro affari sono cambiati così che il marchio non riflette più quello che fanno. Oppure, può essere necessario un aggiornamento. Noi abbiamo sviluppato un metodo di approccio che rende più comprensibile ciò che facciamo ai non designer. È una semplice tecnica indirizzata alla risoluzione dei problemi, molto utilizzata dai consulenti di design al giorno d'oggi»129.

La prima fase del processo creativo di Bass e del suo staff consiste, come di consueto, nel'analisi del problema da risolvere: si inizia osservando attentamente l'attività del cliente da soddisfare, studiando le caratteristiche dei prodotti e dei servizi nel caso si tratti di una azienda, analizzando lo stile, il

128E. Baruffaldi, Da Saul Bass a Game of Thrones..., p. 34.

129«Usually we become involved because a company has a practical problem. They've changed their name. They've merged. They've had a trademark for a long time and their nusiness has changed so the trademark no longer reflects what they do. Or, they may be a basic need updating. We've developed a way of approaching the task that makes what we do more comprehensible to non- designers. It's a straightforward problem-solving technique that has come to be used by many design consultant these days» Saul Bass in P. Kirkham, J. Bass, Saul Bass..., p. 284. (trad. mia)

genere e la trama se si tratta di un lavoro per un film.

Un aspetto molto importante, e invece del tutto originale, del metodo di Bass sono le interviste. Riguardo al suo lavoro nel campo della corporate identity egli spiega: «Di gran lunga l'elemento più importante dei nostri studi sono le interviste con gli esponenti chiave dell'azienda e con il personale. In alcune aziende parliamo con i funzionari primari, come il capo del settore marketing

o alcuni capi-reparto. Ma in altre potrebbe essere più importante parlare con

Fig. 41: Saul Bass, schema per la comprensione di The Edifice, primo episodio del cortometraggio Why Man Creates (1968). Tratto dal libro P. Kirkham, J. Bass, Saul Bass..., p. 243.

un membro esterno del consiglio di amministrazione, un assistente del presidente o uno scienziato importante. Il punto è che ogni azienda è differente e dev'essere affrontata come tale»130.

Nel capitolo successivo noteremo come queste parole e questo metodo possano essere applicati anche al lavoro per i titoli di testa: ogni film richiede un'impostazione differente, costanti dialoghi e confronti con i registi interessati e con i produttori.

Il dialogo con l'azienda e con la produzione cinematografica è essenziale per il lavoro di Saul Bass, essendo alla base di un concetto fondamentale del suo metodo creativo: la funzionalità. Ogni progetto portato avanti da Bass e dai suoi collaboratori, infatti, non è mai fine a se stesso ma risponde a dei precisi criteri che lo rendono funzionale all'idea più generale che sta alla base di un azienda o di un film.

Importanti, a tal proposito, le osservazioni della Re: «In totale consonanza con i principi della grafica modernista, ed in particolare del costruttivismo e del Bauhaus (ricordiamo che fu Kepes, collaboratore di Moholy-Nagy, il maestro di Bass), Bass concepisce il suo lavoro come arte applicata, nel senso più profondo e letterale del termine (ai principi del Bauhaus, del resto, pare riconducibile anche la combinazione – funzionale – di tecniche e materie espressive)»131.

Torneremo sul concetto di funzionalità in seguito, per cercare di comprendere fino in fondo lo stile di Saul Bass.

È necessario ora soffermarsi su un altro aspetto che Bass considera fondamentale dell'atto creativo: esso, infatti, dev'essere in grado di creare determinati rapporti tra immagini e idee che il design deve comunicare allo

130«By far the most important element of our study is the interviews with key company officers and personnel. In some companies we talk to the chief officers, the head of marketing and a few division heads. But in other it might be more important to talk to an outside member of the board, an assistant to the president or a key scientist. The point is that every company is different and must be approached as such» S. Bass in P. Kirkham, J. Bass, Saul Bass..., p. 285. (trad. mia) 131V.C. Re, Ai margini del testo..., p. 160.

spettatore (o consumatore), facendo sì che egli recepisca non solo l'esperienza creativa ma anche l'esperienza emozionale e intellettuale. Bass affrontò questo aspetto della creatività in due conferenze sul design: quella al New York Art Directors Club nel 1958 e al World Design Conference di Tokyo nel 1960. Egli spiegò che alla base della propria ricerca artistica e metodologica vi è in primo luogo la persona: «Egli cerca addirittura un rapporto simpatetico con essa. Creare prodotti che siano semplicemente funzionali ora non è più sufficiente. Anzi, secondo Bass è il minimo che un designer può fare. È necessario dare forma al sentimento, incontrare le richieste degli esseri umani»132.

È proprio l'aspetto emozionale della creatività quello su cui Bass si sofferma maggiormente nel cortometraggio Why Man Creates (1968), di cui abbiamo precedentemente parlato133. Nella sua tesi di laurea Ester Baruffaldi ha portato

avanti un'attenta analisi del film134, dimostrando come attraverso esso si possa

comprendere a fondo ogni aspetto della creatività di Saul Bass.

Il film esplora, attraverso otto episodi, quello che è il ruolo della creatività: in che modo il fare creativo comunica con la vita quotidiana e cosa significa lavorare creativamente con impegno. Gli otto episodi sono legati tra loro tramite un intermezzo simbolico: la mano di Saul Bass ripresa nell'atto di scrivere il titolo dell'episodio che sta per iniziare. Fu Elaine a suggerire di inserire questa immagine tra un episodio e l'altro: un modo per trasmettere le esitazioni e le indecisioni che accompagnano il processo creativo135. Parlando

del film Saul ammise: «Il processo creativo è un tipo di attività imprevedibile e disperata, ma anche disciplinata. Ha la disciplina dell'ordine, ma il coraggio di ciò che accade (durante il processo creativo) proviene da altre fonti. Io penso che le dichiarazioni in questo film siano vere – su cosa si prova durante

132E. Baruffaldi, Da Saul Bass a Game of Thrones..., p. 25. 133Vedi paragrafo 2.3.

134Ivi, pp. 39-45.

il processo creativo, su come la società tende a vedere un giovane creativo, sull'importanza di ciò che che (il creativo) fa, nonostante la tendenza generale della società a rifiutarlo. Io non critico il comportamento della società, mi limito a descriverlo. La società ha molte buone ragioni per essere riluttante ad accettare nuove idee. Molte sono irrealizzabili o rischiose. Ma alcune di loro sono quelle che fanno sì che la società si evolva, la fanno muovere in avanti, permettono che (la società) faccia i conti con le cose che ha da capire e risolvere così da poter sopravvivere e crescere»136.

Il primo episodio del film, The Edifice (fig. 41), è proprio dedicato a tutte quelle idee che hanno cambiato per sempre il modo di vivere dell'uomo: la scoperta del fuoco, della ruota e della scrittura, le intuizioni innovative di Galileo Galilei, lo studio della matematica da parte degli arabi, fino a giungere alle grandi rivoluzioni dei tempi moderni, quella industriale e le varie rivoluzioni politiche, culturali e scientifiche. «Si tratta di una grande panoramica delle idee creative che hanno cambiato la storia dell’uomo, composta come una successione di “appartamenti” in un unico grande edificio e permeata da una fortissima componente umoristica, che fa sorridere lo spettatore»137.

L'ironia e l'umorismo sono elementi costanti all'interno della produzione bassiana, ricorrono in molti suoi lavori fino a diventare una sua cifra stilistica: «L’ironia è uno strumento centrale per l’assorbimento e l’accettazione di un’idea che potrebbe essere in contrasto in qualsiasi altro contesto. Se si ride con un’idea, allora ci si apre nei suoi confronti»138.

136 «The creative process is an unpredictable, desperate, yet disciplinate kinf of activity. It has the discipline of order but the guts of what happens comes from others wellsprings. I think that the statements in this film are true – of how the creative process feels, of how society tends to view the creative guy, of the importance of what he does in spite of society's general tendency to reject. I don't fault the attitude of society, I merely describe it. Society has many good reasons to be reluctant to accept new ideas. Many are impractical or dangerous. But some of them are the ones that advance society, make it move ahead, make it come to grips with things it has to understand or solve in order to survive and grow». S. Bass in P. Kirkham, J. Bass, Saul Bass..., p. 246. (trad. mia) 137E. Baruffaldi, Da Saul Bass a Game of Thrones..., p. 40.

Si delinea, quindi, attraverso questo episodio una prima caratteristica del processo creativo e dello stile di Bass, l'ironia.

Il secondo episodio, intitolato

Fooling Around (sometimes ideas start that way), è

dedicato, invece, a un altro aspetto fondamentale dell'estetica bassiana: la semplicità e la quotidianità delle idee (fig. 42). L'episodio è strutturato in brevi scene in cui osserviamo degli eventi banali e quotidiani - come il rompere un uovo o attraversare la strada - trasformarsi in qualcosa di inaspettato e innovativo: il tuorlo dell’uovo si trasforma in una farfalla; una semplice conversazione al bar è interrotta da varie scritte che riempiono lo schermo; un gruppo di persone sulle strisce pedonali segue alla lettera le indicazioni del display, trasformando il tutto in un esercizio ginnico; «si sviluppa una doppia analogia tra la testa che si agita delle ballerine con l’agitarsi dello shaker per un frappé, e tra lo shaker come contenitore di cibo e la testa come contenitore d’idee e pensieri»139.

Si sviluppa, attraverso questo episodio, quello che è uno degli obiettivi portanti dell'estetica bassiana, ossia la costante ricerca dell'“idea più semplice”. Il concetto di semplicità è legato a due aspetti differenti del lavoro di Bass. Si può, infatti, intendere la semplicità come quotidianità: ed è ciò che

with in any other context. If you laugh with an idea you are opening yourself to it» S. Bass in P. Kirkham, J. Bass, Saul Bass..., p. 382. (trad. mia)

139E. Baruffaldi, Da Saul Bass a Game of Thrones..., p. 41. Fig. 42: Saul Bass, alcuni fotogrammi tratti da Fooling

Around, secondo episodio del cortometraggio Why Man Creates (1968).

avviene in questo caso, è dalla vita quotidiana che arrivano le idee più geniali. Il confronto con la vita quotidiana delle persone è importante per Bass sopratutto all'interno dei progetti realizzati per le aziende e la pubblicità: per lui non è possibile lavorare in maniera creativa nel campo dell'industria se non si è incoraggiati da ciò che ci capita quotidianamente, e, viceversa, all'interno del campo aziendale si possono trovare ispirazioni per vivere una vita creativa. Per Saul Bass, la quotidianità e l'industria sono sempre in reciproco rapporto tra loro e i suoi maggiori lavori in questo campo sono dettati da questo costante dialogo.

Per quanto riguarda il lavoro per il cinema, invece, vedremo nel capitolo dedicato all'analisi dei titoli di testa, come il concetto di semplicità sia strettamente legato ai principi del riduzionismo e del minimalismo: a partire dalla collaborazione con Otto Preminger, Bass da vita a veri e propri logotipi e simboli coincisi che hanno il compito di racchiudere ed esprimere i concetti complessi che animano il film a cui si riferiscono.

In questo secondo episodio di Why Man Creates una voce fuori campo risponde ad alcune domande esistenziali legate al concetto di creatività. In particolare una di queste domande cela al suo interno il riferimento a un altro concetto importante nel lavoro di Bass, quello della metamorfosi. La voce

over recita, infatti: «Da dove vengono le idee? Dal guardare una cosa e

vederne un'altra...»140. Vedremo come questo procedimento di trasformazione e

di metamorfosi dei simboli e degli oggetti sia messo in pratica sopratutto nei suoi progetti per il cinema: ne sono un esempio significativo molti dei titoli di testa creati per Otto Preminger – come il famoso braccio di The Man with the

Golden Arm, che al suo interno cela diversi significati –; la famosa griglia di North by Northwest che si rivela essere un imponente grattacielo; e, ancora, i

titoli di testa creati per il film di Martin Scorsese, che giocano costantemente con l'idea di flusso e trasformazione.

The Process, il terzo episodio del film, ha come obiettivo quello di mettere in

evidenza il conflitto che si instaura tra il creativo e il materiale: Bass mette in scena «una vera e propria lotta fisica con le varie parti del “problema” che prendono vita e sfuggono al controllo umano»141. Bass, infatti, intende il

processo creativo come una battaglia da combattere tra vari spunti, idee, materiali, circostanze e ci espone questa sua idea attraverso le parole di tre grandi uomini creativi del Novecento: Albert Einstein, Thomas Edison e Ernest Hemingway espongono la loro opinione su come reagire durante i momenti più critici di questa battaglia.

Nel quarto episodio, The Judgement, il creativo esplora il rapporto con un altro elemento fondamentale del suo lavoro, ossia il pubblico. Si tratta della fase finale del processo creativo, il momento in cui il lavoro giunge agli occhi del pubblico. Saul mette in scena ciò che pensa della società: essa tende a rigettare il lavoro creativo e le sue reazioni sono principalmente negative. Ogni opinione espressa dal pubblico è come un colpo di pistola dei confronti dell'artista, che Saul riprende mascherato da cow-boy, come a voler rappresentare un vero e proprio duello tra le due parti.

Il quinto episodio, A Parable, è strettamente legato al quarto. Bass mette in scena qui una metafora: l'artista è paragonato a una pallina da golf che rimbalza più in alto delle altre, così come la mente creativa si eleva sopra quella delle altre persone, permettendo all'artista di vedere cose invisibili ai più. «L’isolamento e

141E. Baruffaldi, Da Saul Bass a Game of Thrones..., pp. 41-42. Fig. 43: Saul Bass, fotogrammi

tratti da A Disgression, sesto episodio del cortometraggio Why

l’esclusione della persona creativa prendono così una dimensione reale, diventando in questo caso addirittura uno scarto da un sistema produttivo massificato: una vera e propria metafora della persona creativa estromessa dalla società di massa»142.

Il sesto episodio si intitola A Digression (fig. 43) e si tratta di una breve sequenza animata in cui due lumache dialogano su un possibile rapporto tra la creatività e le istituzioni, senza però giungere a una conclusione. Bass mette in scena in maniera concisa il reale disinteresse delle istituzioni nei confronti delle questioni creative.

La settima sequenza, The Search, si occupa del paragone tra le idee creative e quelle scientifiche. Come quest'ultime nascono dall'esigenza di migliorare la vita delle persone, anche le idee creative hanno l'obiettivo di rendere l'esistenza più piacevole e permettere nuove scoperte.

Infine, l'ultimo episodio, The Mark, passa in rassegna tutta una serie di immagine che hanno fatto la storia della creatività collegate tra loro tramite dissolvenze e accompagnate dalla voce over che tenta di rispondere all'importante domanda che è alla base di tutto il cortometraggio: “perché l'uomo crea?” La risposta viene data alla fine, ma riprende tutti i capitoli del film: è il bisogno di affermare la propria identità e la propria unicità. «Il creativo, come è emerso nel corso del film, è un essere unico e dotato di specifiche capacità, che gli permettono di affermare se stesso sopra alla massa. In questo modo da un lato è la società che lo estrania, dall’altro è egli stesso che si differenzia da essa, dando il proprio personalissimo contributo»143.

In questo breve film Bass, oltre ad affermare l'importanza dell'identità dell'artista e della sua specificità rispetto alla massa, espone molte delle sue idee sul processo creativo, dimostrando come esso non solo sia imprevedibile, ma abbia al suo interno un certo ordine e una certa disciplina: un metodo che

142Ivi, p. 43. 143Ivi, p. 44.

permette all'artista di dar vita a idee concrete e funzionali alla società e alla vita umana.

Ci siamo già soffermati sul concetto di “funzionalità” legato al lavoro di Bass, ci ritorniamo ora per affrontare una questione complessa legata allo stile autoriale di Saul Bass. Creando per soddisfare gli obiettivi di un'azienda, realizzando titoli di testa non autonomi ma funzionali al film, Saul Bass è riuscito ad affermare un proprio stile riconoscibile e coerente? È questo il problema che si pone la Re nel capitolo conclusivo del suo libro dedicato ai margini dei film. La studiosa parte dal sottolineare come la vasta produzione di Bass – limitandosi al campo dei titoli di testa - si presenti estremamente variegata: «Bass lavora su materie espressive diverse (l’immagine grafico/pittorica, l’immagine filmata), frequenta ugualmente il figurativo e l’astratto, il colore e il bianco e nero, propone soluzioni di un minimalismo di grandissimo rigore e sobrietà (si pensi a L’uomo dal braccio d’oro, Anatomia

di un omicidio, Psycho) ed altre all’apparenza più riconducibili ad un’estetica

barocca: a questa seconda tendenza sembrerebbero appartenere alcune delle sequenze realizzate per Scorsese negli anni Novanta»144.

Sopratutto l'ultima parte della carriera cinematografica di Bass sembra quindi caratterizzata da una sorta di “ecclettismo” che, secondo Jim Supanick, nasceva dalla necessità di Bass di «mettersi al servizio dei “maestri”»145. Altri

studiosi si son soffermati su questo aspetto, arrivando a dichiarazioni molto contrastanti tra loro: mentre la Kirkham ammette che lo stile di Bass cambia nel corso della sua lunga carriera ma son comunque presenti simboli e immagini ricorrenti146, la Haskin è molto più sicura quando afferma che il

marchio di Bass è ben impresso in tutti i titoli per film da lui realizzati147.

144V.C. Re, Ai margini del testo..., p. 158. 145J. Supanick, Saul Bass..., p. 73.

146P. Kirkham, Looking for the Simple Idea..., p. 16.

147P. Haskin, Saul, Can You Make Me a Title? Interview with Saul Bass, in “Film Quarterly”, vol. 50,

Nel documento Saul Bass: L'arte nei titoli di testa. (pagine 83-98)