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5. LA PROPAGANDA CULTURALE FASCISTA NEI PAESI NORDICI

5.2 L’«imperialismo spirituale» italiano

5.2.3 La «Dante» in Svezia

Molto diversa, invece, appariva la situazione della vicina Svezia. Lo stesso De Marsanich confidava con «franchezza fascista» che i contatti e le collaborazioni tra Italia e Svezia potevano contare su enti e scambi ben più antichi e consolidati rispetto a quelli norvegesi. In Svezia, durante il Ventennio, sorsero ben 5 comitati esteri della SDA: Göteborg, Stoccolma, Västerås, Lund e Norrköping. Il progetto di creazione della SDA nella capitale, ad esempio, aveva preso forma verso la fine degli anni Venti. Per iniziativa di un certo Pietro Picotti, responsabile di una scuola di italiano presso la sede del dopolavoro e della colonia italiana, era stato possibile individuare nella figura del professor Christer Thorn (docente di lingue romanze all’università di Stoccolma), il candidato ideale alla presidenza del nuovo comitato.170

Sembra che l’ambizioso Picotti fosse diventato uno dei più intraprendenti protagonisti della diplomazia culturale italiana in Scandinavia, pur rimanendo ufficialmente all’esterno dei canali diplomatici. Picotti richiedeva da subito, alla Sede Centrale della SDA, l’invio preventivo di quotidiani e riviste poiché riteneva che il pubblico nordico fosse particolarmente attento a quel genere di informazione.171 Dopodiché, si metteva a disposizione per condurre un’energica

169 SDA-CE-OSL, La vicenda è facilmente ricostruibile facendo riferimento a due lettere. La prima datata 7 ottobre 1938 scritta dal neo-presidente Sinding-Larsen alla Sede Centrale della SDA e l’altra, dell’11 dicembre 1938 dalla Legazione Italiana in Norvegia alla Sede Centrale della SDA.

170 SDA-CE-STO, Lettere di Pietro Picotti al Direttore Generale della Sede Centrale della SDA, datate rispettivamente 07.10.1929 e 16.10.1929. Anche in questo caso, tuttavia, non risulta molto facile comprendere se la Dante di Stoccolma avesse già una sede propria. Certamente è noto che, alla fine degli anni Venti, la corrispondenza giungeva direttamente a Picotti presso la sua scuola, ubicata in Drottninggatan 30, a Stoccolma. Talvolta Picotti riceveva la posta anche a un altro indirizzo che, ragionevolmente, poteva coincidere con la sua abitazione: Fryxellsgatan 4. Come si vedrà in seguito, però, nel 1937 il Comitato si trasferì proprio negli spazi della scuola di italiano per la quale lavorava Picotti.

171 Ivi, Il carteggio tra Picotti e la Sede Centrale è ricco di informazioni sulla diffusione della cultura italiana in Svezia.

Picotti appariva come il «deus ex machina» della propaganda culturale italiana in Svezia. Vantava, a suo giudizio, ottimi contatti con le personalità accademiche e l’ambiente della stampa, soprattutto grazie all’attività della sua scuola,

campagna di potenziamento della propaganda culturale italiana e fascista in Svezia. Personaggio apparentemente dinamico e dedito al sacrificio, era disposto a trascorrere la settimana in viaggio da una città all’altra della Svezia per poter insegnare in diversi istituti, sia scolastici, sia universitari. A tale proposito, chiedeva alla Sede Centrale se fosse possibile intercedere presso Parini affinché il ministero stanziasse maggiori risorse per finanziare le sue trasferte e migliorare la situazione economica dei diversi enti impegnati nell’opera di propaganda. D’altra parte, tra i componenti della SDA di Stoccolma, comparivano membri del corpo diplomatico come il Regio Ministro d’Italia, don Ascanio dei principi Colonna e il segretario della Legazione d’Italia, duca Filippo Caffarelli. La componente «umana» sulla quale Picotti poteva operare, perciò, era leggermente più numerosa rispetto a quella danese e norvegese.

Nonostante anche in Svezia la legislazione locale non favorisse l’assunzione di manodopera straniera (quindi anche italiana), gli italiani residenti in Svezia nel 1927 risultavano 660, ancora di più rispetto ai 439 del 1910. Suddivisi in 450 maschi e 210 femmine, svolgevano prevalentemente l’attività di musicisti e stuccatori. Come in Norvegia, tuttavia, erano presenti anche venditori ambulanti, gelatieri, «figurinai», bottegai, ecc. Di tutti gli italiani residenti in Svezia, 460 risultavano abitanti della città di Stoccolma e presso la scuola italiana della capitale erano iscritti 30 alunni. Come detto, non esisteva ancora un Comitato della SDA, così come non erano presenti riviste o periodici in italiano.172 I numeri, sia in termini di investimento, sia di sviluppo, sembravano decisamente dalla parte di Picotti. Salvatore Sibilia, in un articolo apparso su «Pagine della Dante»

nel 1936, non mancò di tesserne le lodi:

«[...] Il merito principale di aver diffuso la nostra lingua va dato a Pietro Picotti, un ex ufficiale degli alpini che capitato quassù non so come, s’è votato con grande entusiasmo a quest’opera di apostolo quando ancora nessuno ci pensava. [...]»173

Sibilia proseguiva sottolineando gli sforzi e, soprattutto, i risultati ottenuti dall’ex-alpino nel corso di pochi (ma intensi) anni:

denominata Istituto Fascista «Scuola Italiana di Stoccolma». Ospite presso diversi atenei svedesi, aveva constatato personalmente il crescente interesse degli studenti nei confronti dell’Italia.

172 MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI, Op. cit., 1928, pp. 219-220.

173 «Pagine della Dante, Bimestrale della Società Nazionale “Dante Alighieri”», Anno XLVI – N. 4-5, Luglio-Ottobre 1936, p. 13. Su questo numero compare un articolo dettagliato sulla diffusione della cultura italiana nei paesi nordici: S.

SIBILIA, «La lingua e la cultura italiana nella Svezia e negli altri paesi scandinavi».

«[...] Correva da Stoccolma a Uppsala a Nortköping [sic!] ad Oslo in Norvegia per tenere lezioni e conferenze a sue spese ed è stato veramente lui, a gettare il primo seme. Con la sua instancabile volontà ha fondato anche i cinque comitati della Dante, che esistono in Svezia.

[...]»174

Probabilmente, non per caso, anche Picotti svolgeva l’attività di giornalista oltre a quella di insegnante. La strategia mussoliniana di aperta simpatia e fiducia nei confronti dei giornalisti aveva consentito di ottenere interviste presso la stampa svedese e presunte testimonianze di crescente interesse da parte del pubblico svedese nei confronti dell’Italia e del fascismo. Nel 1934, venne fondato anche il comitato di Lund. Nato grazie all’iniziativa di Carlo Diano, lettore presso l’università locale, venne affidato alla presidenza del professor E. Walberg, titolare della cattedra di Filologia Romanza. In breve tempo, la sezione aveva raccolto intorno a sé oltre 50 soci, tutti svedesi.175

Tuttavia, i rapporti culturali tra Italia e Svezia vennero parzialmente compromessi a causa delle sanzioni imposte dalla guerra d’Etiopia. Dopo la conquista dell’impero, il regime si affrettò a sottolineare, anche in Svezia, la portata universale della missione civilizzatrice del fascismo sotto il segno della Roma antica. In un paese particolarmente attento agli studi sulla razza e sull’eugenetica come la Svezia, l’Italia poteva certamente trovare terreno fertile, anche in chiave anti-pangermanica. Risulta, inoltre, che nel 1936 il marchese Meli Lupi di Soragna avesse tenuto una conferenza presso la SDA di Stoccolma per celebrare la proclamazione dell’impero italiano. Il diplomatico sosteneva che l’Italia, uscita vincitrice dalla guerra d’Etiopia, avesse ormai maturato una «mistica imperiale» che le aveva consentito di superare i momenti critici delle sanzioni. Inoltre, contro il pensiero della razza, l’Italia moderna innalzava la gloriosa massima romana «civis romanus sum», un principio universale che andava oltre qualsiasi confine biologico.176

Successivamente, nel 1937, la SDA di Stoccolma, insieme alla Scuola Italiana (una specie di istituto fascista di cultura fondato dodici anni prima da Picotti) e al Fascio italiano, si trasferì presso una nuova ed elegante sede.177 Tra gli amici dell’Italia che Picotti definiva «fidatissimi», compariva

174 Ivi, pp. 13-14.

175 «Pagine della Dante, Bimestrale della Società Nazionale “Dante Alighieri”», Anno XLIV – N. 6, Novembre-Dicembre 1934, p. 32.

176 SDA-CE-STO, Qui si fa riferimento a un ritaglio di giornale senza firma né data. Tuttavia è facile risalire al periodo poiché Meli Lupi di Soragna parlava già del superamento delle sanzioni e dell’avvenuta conquista italiana dell’impero.

Il pensiero di Meli Lupi venne riassunto in un articolo scritto in svedese intitolato «Det fascistika imperiet kontra rastanken» (L’impero fascista l’idea razziale).

177 Come anticipato, si dovrebbe trattare degli spazi che si trovavano in Drottninggatan 30.

una socia della SDA di Stoccolma, Marta Fossner. Picotti raccontava di come la Fossner avesse inequivocabilmente dimostrato di essere fedele all’Italia durante il periodo delle sanzioni:

«[...] gli amici veri dell’Italia qui erano si può ben dire in tutte le ore del giorno ed in tutte le situazioni, anche in seno alle loro famiglie, su piede di guerra. Ad onore della sezione come insieme posso informarLa che la riunione più numerosa e più entusiastica tra tutte quelle che essa ha tenuto è stata quella tenuta la sera in cui sono state proclamate le sanzioni di vigliacca memoria. [...]»178

Picotti, inoltre, si stava adoperando per organizzare un viaggio in Italia per i soci nordici, allo scopo di contraccambiare la visita avvenuta qualche anno prima in Scandinavia da parte dei soci italiani attraverso la SDA di Milano. Il 25 ottobre 1938, la SDA di Stoccolma, in collaborazione con la Società Italo-Svedese e il Circolo Italiano presso l’Università di Stoccolma, organizzò una serata italiana presso l’Aula Magna dell’ateneo. La conferenza venne tenuta da Bruno Bassi, lettore d’italiano presso le università di Stoccolma e Uppsala sul tema, «Trento, una porta d’Italia».179

Nel 1938 vi fu un importante avvicendamento alla guida della SDA di Stoccolma: Thorn passò la mano al già menzionato Nils Ivar Folke Hjertén. Si trattava, evidentemente, di un amico dell’Italia mussoliniana e del fascismo. Esponente della cosiddetta «Nationella Förbund», partito d’avanguardia con programma nazionalista e corporativo, risultava certamente più vicino alle istanze italiane rispetto a quelle tedesche.180 Nel maggio del 1938, fu la volta di Farinelli: l’illustre accademico d’Italia tenne una serie di conferenze sulla letteratura scandinava presso le università (e le sezioni della SDA) di Göteborg, Lund, Stoccolma e Norrköping.181

Nella primavera del 1939, Picotti, diventato ormai vice-presidente del comitato, scrisse alla Sede Centrale spiegando che, finalmente, era avvenuto un importante ricambio generazionale tra i soci della sezione di Stoccolma. Mentre i vecchi soci erano più legati all’immagine «pittoresca»

dell’Italia, le nuove leve ammiravano apertamente il fascismo e ne riconoscevano completamente l’italianità. I recenti «successi» militari italiani avevano accresciuto la stima nei confronti dell’Italia e l’odio verso il paese era limitato a una ristretta cerchia di esponenti dell’estrema sinistra locale.

178 SDA-CE-STO, Le informazioni sono tratte da una lunga (e ossequiosa) lettera scritta da Picotti a Felicioni il 26.07.1937.

179 Ivi, Lettera (non firmata) indirizzata a Felicioni datata 3 novembre 1938.

180 Ivi, Lettera dalla sede della Dante di Stoccolma alla sede centrale, datata 22.02.1938. Nella lettera Hjertén veniva descritto come esperto di archeologia e cultura mediterranea. Di tendenza spiccatamente anti-democratica e filo-fascista, risultava tuttavia stimato e rispettato nell’ambiente culturale svedese.

181 Ivi, Ritaglio di giornale della Gazzetta di Venezia, 8 maggio 1938.

Picotti, dunque, batteva cassa affinché venissero potenziati i mezzi di propaganda diretti a conseguire un numero maggiore di studenti e, dunque, di soci.

La stampa svedese, al contrario, veniva accusata di non essere utile in tal senso poiché risultava al servizio delle plutocrazie finanziarie di matrice olandese, inglese e americana. La popolazione svedese, però, dopo la guerra d’Etiopia, cominciò a interessarsi maggiormente all’Italia e alla sua cultura.182