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L'Agenzia Frontex, un nuovo approccio alle frontiere europee

2.6 Le operazioni congiunte

2.6.4 La missione Rabit 2010

Una flessione negli ingressi durata ben poco, difatti il 2010 si è rivelato un annus

horribilis comportando quella che l'UNHCR ha definito una “crisi umanitaria” a causa

del mancato funzionamento del sistema d'asilo in Grecia.314

Situazione alle frontiere esterne europee (gennaio – settembre 2010)315

Alla particolare situazione geografica,316 ai suoi confini porosi ed alla cronica difficoltà nel gestire il sistema d'asilo si è sommato infatti l'onere derivato dal Regolamento Dublino II,317 che attribuisce la responsabilità dell'esame delle richieste d'asilo al primo Paese comunitario in cui il richiedente faccia ingresso.

Frontex, nella sua analisi dei rischi 2010, spiega come la Grecia sia divenuta la porta d'ingresso in Europa: “in seguito alle decrescenti partenze dalla Libia e dall'Africa occidentale, la Turchia è ora diventata il più importante Paese di transito per la 314UNHCR (2010) “UNHCR says asylum situation in Greece 'A humanitarian' crisis”, Briefing Notes,

21 settembre, Ginevra.

315 Immagine disponibile in Frontex, "Current situation at the external borders of the EU (Jan-Spt 2010)". http://frontex.europa.eu/news/current-situation-at-the-external-borders-of-the-eu-jan-spt-2010--YMLr4z .

316 Che la vede come crocevia della migrazione proveniente da paesi in guerra come Irak ed Afganistan e Stati soggetti a forti tensioni interne come Iran e Pakistan.

migrazione illegale. […] Gli accordi bilaterali di collaborazione con i Paesi terzi di partenza sulla rotta del Mediterraneo centrale (Italia-Libia) e sulla rotta occidentale africana (accordi della Spagna con Senegal e Mauritania) hanno avuto un impatto riducendo le partenze di migranti illegali dall'Africa. […] Come corollario alle ampie riduzioni registrate in Italia e Spagna, il numero di rilevamenti di attraversamenti illegali delle frontiere in Grecia è cresciuto dal 50 al 75% del totale dell'UE”.318

Durante il primo semestre del 2010 ed in particolare dal mese di aprile i flussi migratori tra Grecia e Turchia sono slittati dal confine marittimo (isole Egee) verso quello terrestre, in particolare verso la regione occidentale di Evros.

Questa è percorsa quasi interamente dal fiume omonimo, eccetto una piccola striscia di terra di 12,5 km che funge da confine tra i due Stati. Una zona militarizzata, epperò di difficile controllo a causa della morfologia del terreno. Prima dell'inizio dell'operazione RABIT 2010, il numero massimo di migranti arrestati mensilmente lungo la frontiera è stata registrata in ottobre, con una media di 245 detenzioni giornaliere.319

Incoraggiata dalla Commissione Europea,320 la Grecia ha richiesto l'intervento321 di Frontex per un'operazione Rabit. La risposta è stata pressoché immediata322 ed il 2 novembre 2010 l'Agenzia era già operativa tramite l'invio di 175 guardie di frontiera.323

Tra il 2 novembre 2010 e l'1 marzo 2011, un totale di 11.809 migranti irregolari è stato arrestato per aver attraversato illegalmente il confine nell'area operativa. Il gruppo maggioritario proveniva dall'Afganistan (23%), seguito da Pakistan (16%), Algeria (11%), Palestina (7%) e Marocco (7%).324

L'unica indagine indipendente svolta sull'operato di Frontex durante Rabit 2010325 è quella realizzata da Human Rights Watch. In essa viene evidenziato come gli ufficiali 318 Frontex, “Annual Rysk Analysis 2010”, pag. 12.

319 Frontex, “RABIT Operation 2010 Evaluation Report”, pag. 6.

320 Human Rights Watch (2011) “The EU's dirty hands: Frontex Involvement in Ill-Treatment of Migrant Detainees in Greece”, HRW Report 2011, New York, pag. 23.

321 Il 24 ottobre 2010 il Governo greco ha presentato richiesta formale alla Commissione Europea di assistenza al suo confine terrestre con la Turchia nella regioni nordorientale del fiume Evros.

322 Le esercitazioni RABIT si svolgevano già dal 2007 in vista di un possibile utilizzo dei gruppi di intervento rapido.

323 Oltre al personale i Paesi partecipanti, coordinati da Frontex, hanno fornito: 1 elicottero, 4 autobus, 5 minibus (i bus ed i minibus sono stati utilizzati per trasportare i migranti ai centri d'internamento), 19 jeep per il pattugliamento, 9 furgoni dotati di equipaggiamento termovisuale e 3 unità mobili.

L'Agenzia ha anche cercato di rendere meno grave la crisi, fornendo tende al Governo greco per far fronte al sovraffollamento dei centri di detenzione. Malauguratamente tali tende non erano progettate per il clima invernale e sono quindi rimaste inutilizzate.

324 Frontex, “RABIT Operation 2010 Evaluation Report”, pag. 10.

325 Iniziata nel novembre 2010 e terminata nel marzo 2011, seguita dalla continuazione dell'operazione congiunta Poseidon Land 2011 e dal Progetto Attica 2011 (inerenti i rimpatri dalla Grecia). Frontex, “RABIT Operation 2010 Evaluation Report”, pag. 6.

di Frontex non si limitassero a coordinare e ad assistere ma “prendessero de facto decisioni” ad Evros, giacché erano coinvolti nell'arresto dei migranti e nel riconoscimento delle loro nazionalità. Sebbene il mandato conferito dalla missione prevedesse la presenza e la direzione costante di un comando greco, sono stati accertati casi in cui gli agenti europei hanno agito autonomamente.326

Il 20 gennaio del 2000, Turchia e Grecia hanno siglato un accordo di sicurezza327 in base al quale i cittadini di Paesi terzi, così come i greci ed i turchi che attraversino irregolarmente il confine tra i due Paesi possono essere respinti verso il Paese di provenienza. I due Stati hanno avuto ripetute divergenze riguardo l'interpretazione del testo e la prassi ha portato ad un'accettazione, da parte della Turchia, dei cittadini di Paesi con i quali abbia un accordo di riammissione, ovverosia Iraq, Iran, Siria e Georgia.

La difficoltà nel riconoscimento delle nazionalità ed i pochi accordi di riammissione vigenti tra Grecia e Paesi terzi hanno influito in maniera decisiva sulla durata delle detenzioni.328

La Corte Europea dei Diritti Umani, nel caso M.S.S. v. Belgium and Greece,329 ha enfatizzato il fatto che siano due le componenti nella violazione della proibizione di trattamenti inumani e degradanti:

1) compiere azioni che di fatto contribuiscono all'esporre una persona a tali trattamenti;

2) essere a conoscenza che l'azione avrà quel risultato.

Entrambe le condizioni sono necessarie affinché tale violazione occorra.

Frontex ha considerevolmente e ripetutamente intrapreso azioni durante Rabit 2010 che hanno esposto i migranti ed i rifugiati a trattamenti inumani e degradanti nei centri di detenzione di Evros.

326 Ad esempio nel riconoscimento di nazionalità.

327 "Agreement between the Hellenic Republic and the Republic of Turkey on Cooperation of the Ministry of Public Order of the Hellenic Republic of Turkey on Combating Crime, especially Terrorism, Organized Crime, Illicit Drug Trafficking and Illegal Migration", 20 gennaio 2000. 328 Dato che alcune nazionalità non possono essere deportate, alcuni migranti indocumentati affermano

d'essere membri di questi gruppi. I controlli per il riconoscimento della nazionalità sono indirizzati a contrastare questo fenomeno. Ibidem; Frontex sostiene che i loro riconoscimenti non sono vincolanti ma piuttosto delle “supposizioni” che il Governo greco può accettare o rigettare, Human Rights Watch 2011, op. cit., pagg. 42 e 45.

329ECHR, "Case of M.S.S. v. Belgium and Greece", Strasburgo, 21 gennaio 2011. http://cmiskp.echr.coe.int/tkp197/view.asp?

action=html&documentId=880339&portal=hbkm&source=externalbydocnumber&table=F69A27FD 8FB86142BF01C1166DEA398649

L'Agenzia, direttamente od indirettamente, ha contribuito all'arresto e al trasferimento nei centri di detenzione e, quindi, alla loro conseguente detenzione in condizioni inumane e degradanti.330

Frontex era a conoscenza delle condizioni nei centri:

“[...] Le condizioni dei migranti arrestati sono da considerarsi uno dei fattori più

critici dell'operazione Rabit. Nonostante i risultati significativi nella diminuzione del numero di migranti arrestati, la situazione nei centri di detenzione è rimasta soggetta a critiche in particolare dal punto di vista umanitario in termini d'infrastrutture, cure mediche e cibo adeguati, promisquità, condizioni di sicurezza ed insufficiente assistenza. La sfida principale era costituita dal fatto che tutti i centri di detenzione erano sovraffollati a cause di infrastrutture insufficienti”.331