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Il mancato rispetto dei diritti di migranti e rifugiati

L'esternalizzazione della visione migratoria europea: il caso marocchino

4.5 Il mancato rispetto dei diritti di migranti e rifugiati

I frequenti respingimenti collettivi comportano numerose violazioni delle norme internazionali, nonché della legislazione interna.

In particolare, la Convenzione internazionale sulla protezione dei lavoratori migranti e delle loro famiglie,756 prevede che nessuno possa essere espulso se non “in applicazione di una decisione presa dall'autoritá competente conformemente alla legge”. La notifica della decisione deve inoltre avvenire in una lingua comprensibile dagli interessati e dev'essere scritta e motivata “salvo circostanze eccezionali giustificate dalla sicurezza nazionale”. Le persone coinvolte devono essere informate dei diritti di cui godono e devono poter esser poste nella condizione di chiedere il riesame della misura adottata (art. 22) e di ricorrere alla “protezione ed assistenza delle autoritá consolari o diplomatiche del loro Stato d'origine” (art. 23).

Anche la legge 02-03, sebbene riveda al ribasso le garanzie nei confronti dei migranti offerte dalle convenzioni internazionali ratificate dal Marocco, prevede delle forme di tutela.

Nel caso del riconducimento alla frontiera, l'art. 21 recita che questo “puó essere ordinato dall'amministrazione, tramite decisione motivata”. Lo stesso articolo indica che ció puó avvenire nei casi in cui, la persona straniera, non possa giustificare l'entrata regolare, “a meno che la sua situazione non sia stata regolarizzata posteriormente alla sua entrata”. Altra situazione é quella in cui questi “sia rimasto sul territorio aldilá della durata di validitá del proprio visto” e se “non abbia richiesto il rinnovo del proprio titolo di soggiorno e sia rimasto sul territorio”.

L'espulsione invece puó essere decisa dall'amministrazione “se la presenza di uno straniero sul territorio marocchino costituisce una minaccia grave per l'ordine pubblico” (art. 25).757

La stessa legge indica anche delle categorie di persone che non possono essere oggetto di accompagnamento alla frontiera od espulsione, tra cui la donna straniera incinta, il minore e lo straniero residente regolarmente in Marocco e con un titolo di soggiorno valido.

affette da gravi malattie”.

756 Di cui il Marocco é stato, nel 1991, uno dei primi Stati firmatari, procendo a successiva ratifica nel 1993.

757 A differenza dell'accompagnamento alla frontiera, l'art. 25 non contiene il principio della decisione motivata.

É bene rammentare che la stessa legge indica che nessuno straniero puó essere allontanato verso un Paese se ritiene che la sua vita o la propria libertá siano minacciate o che egli sia esposto a dei trattamenti inumani, crudeli o degradanti.

Nel caso in cui venga presa la decisione del riconducimento alla frontiera, questa deve essere notificata e la persona ha diritto a chiederne l'annullamento al presidente del tribunale amministrativo, entre 48 ore dalla notifica.758 Ció implica che la persona non puó essere allontanata prima dello scadere di tale lasso di tempo.

Sulla consuetudine delle espulsioni nel deserto marocco-algerino, infine, c'é da rilevare che l'art. 30 della legge 02-03 impone che vi sia una “decisione stabilente il Paese di rinvio”. I tre tipi di destinazione dove il migrante pué essere ricondotto, come dettato dall'art. 29 sono:

− “il Paese di cui (lo straniero) ha la nazionalità, salvo se lo statuto di rifugiato gli é stato riconosciuto o se la sua domanda d'asilo non sia ancora stata valutata; − il Paese che gli ha rilasciato un documento di viaggio in corso di validitá; − un altro Paese nel quale é legalmente ammissibile”.

Tali disposizioni non indicano affatto il riconducimento alla frontiera di uno Stato confinante, tanto meno dell'Algeria, con la quale ufficialmente la via terrestre é chiusa e che non risulta essere consultata prima della decisione di espulsione.

Nella prassi, sulla base delle informazioni raccolte durante il periodo di ricerca sul terreno, le norme a difesa dei migranti vengono scarsamente adempiute. Per chi non viene rimpatriato in aereo tramite l'operato dell'IOM, il tragico destino é quello dell'abbandono nel deserto.759

Anche per i rifugiati la situazione é assai complessa. L'UNHCR infatti non ha, né ha mai avuto, una delegazione ufficiale tanto che fino al 2004 non aveva che un rappresentante onorario a Casablanca. É a cominciare dalla fine del 2002 che il numero di richieste d'asilo ha iniziato a crescere, richiedendo l'aumento dell'organico.760 Una tendenza che non si é arrestata, portando al trasferimento della delegazione HCR nella capitale del Regno.761 Un trasferimento dai tempi lunghi, tanto che il Delegato titolare, 758 Ció gli consente anche di aver diritto ad un interprete, ad un avvocato o al sostegno delle autoritá

consolari.

759 É importante osservare come, nonostante la frontiera di Oujda sia ancora la piú utilizzata per le espulsioni terrestri, siano in aumento gli abbandoni al confine mauritano. La zona dove vengono lasciati i migranti é tristemente soprannominata “Kandahar”, per la presenza di mine antiuomo. 760 Alla fine del 2004 in Marocco vi erano ufficialmente 274 rifugiati, mentre le domande d'asilo in

Johannes van der Klaauw, non venne nominato che nel novembre 2005,762

comportando una maggior difficoltá nell'affrontare la politica repressiva marocchina, supportata dall'UE.763

Nel periodo a cavallo della crisi di Ceuta e Melilla, si formarono lunghe code dinanzi agli uffici HCR di Rabat, rendendo mediatizzata la presenza migrante. Lo stesso Governo marocchino alzò la voce contro la scelta, da parte del personale ONU, di concedere un certificato di registrazione ad ogni richiedente, ritenendo che questo potesse essere “sinonimo d'incitamento all'afflusso di migranti illegali ed al prolungamento del loro soggiorno nel Regno”.764

A partire dal 2006, le associazioni di migranti hanno reiterato le proprie proteste nei confronti dell'UNHCR per la scarsa protezione ricevuta, per il comportamento delle autorità marocchine, per la discriminazione subita e per le mancate possibilità lavorative. Ciò nonostante, più del 90% delle domande vengono rifiutate dall'HCR, allineatosi al Marocco sulle tendenze europee in materia di rifiuto.765 I rifugiati ed i richiedenti asilo continuano a vivere in una condizione d'attesa e di precarietà. Essi infatti non dispongono di assistenza finanziaria e non possono trovare un'occupazione regolare in quanto non gli è loro concessa la carta di residenza. Il Marocco infatti teme un “effetto chiamata” e per tale motivo non concede, tramite il diniego del rilascio di tale documento, l'accesso al mercato lavorativo legale.766

Il 30 settembre 2010 il Rappresentante dell'UNHCR in Marocco, Johannes Van Der Klaauw, ha concluso la propria missione nel Paese. In un'intervista, rilasciata sul sito internet delle Nazioni Unite in Marocco, ha tracciato un triste bilancio sulla questione dei rifugiati nel Regno, innegabile alla luce delle testimonianze raccolte:

“Avendo sospeso le proprie attività nel 2004, l'Ufficio dei rifugiati ed apatridi (BRA nella sigla francese), posto sotto la tutela del MAEC e competente per attribuire lo statuto di rifugiato in Marocco, il Governo ha

761 Non essendoci una Convention de Siège, i locali sono stati affittati dal PNUD (Programme des Nations Unies pour le Développement), il quale offre anche supporto giuridico ed amministrativo. 762 Fino a tale data questi agiva come osservatore.

763 Tra la fine del 2005 ed i primi sei mesi del 2006 le domande d'asilo presentate saranno 2.000, delle quali 500 accolte.

764MAEC, “Le Secrétaire général du Ministère des Affaires Etrangères et de la Coopération reçoit une délégation du HCR”, Comuniqué du MAEC, 20 ottobre 2005. www.maec.gov.ma/en/f-com.asp? num=2354&typ=dr .

765Valluy, J. (2007), op. cit., pag. 66. 766 APDHA 2010-2011, op.cit., pag. 57.

lasciato all'UNHCR il compito di definire chi è rifugiato. Nessuna politica in materia d'asilo non è ancora stata attuata.

[…] Lo Stato non convalida le nostre decisioni in materia di determinazione dello statuto di rifugiato: i rifugiati non possono ancora esercitare i propri diritti (accesso al lavoro, alle cure, all'educazione, etc.); tolleriamo che i rifugiati lavorino, ma solo nel settore informale, con tutti i rischi che ciò implica. Il paradosso del Marocco, e di un certo numero di paesi del Maghreb, è che hanno ratificato gli strumenti giuridici internazionali. Il problema risiede nell'applicazione e la messa in opera a livello nazionale di tali strumenti.

[…] Se oggi i rifugiati vivono meno nell'angoscia di essere espulsi, essi restano in situazioni molto fragili. Alcuni di loro vivono in una precarietà estrema. Alcune donne sono ridotte a prostituirsi per sopravvivere. I rifugiati riconosciuti attualmente hanno un vero bisogno di protezione! Un riconoscimento dello statuto di rifugiato da parte dello Stato permetterebbe ai rifugiati di accedere al mercato dell'impiego, di valorizzare le loro competenze e di arrivare ad uno stadio di autosufficienza”.767

Concludendo, Van der Klaauw afferma che

“in Marocco non c'è un 'problema di rifugiati', ma piuttosto un problema di

gestione dell'immigrazione irregolare. […] Il numero di migranti che si trovano in una situazione irregolare è stimato tra le 10.000 e le 20.000 persone. Un'altra reticenza dello Stato viene dal fatto che i rifugiati sono una popolazione che ha dei bisogni specifici. […] La situazione è resa ugualmente complessa dalle negoziazioni attuali con l'Europa sugli accordi di riammissione nel quadro dello Statuto avanzato. Tali accordi implicheranno che il Marocco accetti il rimpatrio sul proprio territorio di coloro che vi hanno transitato, compresi i richiedenti asilo”.768