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Se la parola transito fa rima con precarietà

L'esternalizzazione della visione migratoria europea: il caso marocchino

4.6 Se la parola transito fa rima con precarietà

Come mostrato nelle pagine precedenti, il Marocco è divenuto parte integrante del processo di esternalizzazione del controllo migratorio, riguardante i flussi mediterranei ed atlantici diretti verso l'Unione Europea. Ma, sebbene agisca su pressione degli Stati membri ed in particolar modo della Spagna, esso è pienamente responsabile delle violazioni commesse in nome della “sicurezza”.

Tale collaborazione pone però il rischio di rendere il Paese più fragile,769 giacché questa deriva securitaria subappaltata interferisce nei suoi rapporti con i vicini africani. 767UNHCR, "Interview avec M. Johannes Van der Klaauw sur la situation des réfugiés au Maroc," 30

settembre 2010. www.un.org.ma/spip.php?article1343. 768 Ibidem.

Inoltre, la violazione delle leggi interne ed internazionali, pone un freno anche nel processo di democratizzazione nazionale. Come dimostrato dall'ampio consenso ricevuto dal Mouvement 20 Février,770 l'apparato repressivo statale è ancora radicato nella scena nazionale.

Come sottolineato da Hein de Haas771 e come osservato dall'autore durante un periodo di ricerca in Messico,772 il Marocco e lo Stato centroamericano paiono accomunati da un simile destino geopolitico. Laddove il secondo è stato una delle principali risorse migratorie low-skilled per gli Stati Uniti, il primo è stato (assieme alla Turchia) il luogo primario dell'emigrazione lavorativa verso l'UE. Anche dal punto di vista economico vi sono forti similitudini, essendo entrambi coinvolti in processi di liberalizzazione del commercio, tramite il NAFTA e gli accordi di associazione con l'Unione Europea. Infine, come corollario dellaloro integrazione economica con i potenti vicini del nord, entrambi hanno implementato politiche migratorie restrittive, in quanto luoghi di transito dei flussi transnazionali e nuovi spazi d'immigrazione.773

Tuttavia esistono differenze consistenti tra questi due Stati, passati dall'essere Paesi di frontiera a Paesi-frontiera di aree di libero commercio.

Una delle principali è che il Marocco mantiene una propria autorappresentazione di Paese emissario dei flussi, incentrando l'attenzione pubblica sulla violazione dei diritti dei propri cittadini stanziati all'estero, piuttosto che sui migranti presenti nel Regno. Le autorità alawite inoltre utilizzano un discorso ambiguo: se da un lato proclamano il proprio impegno nel rispetto dei diritti umani e dei migranti, dall'altro contribuiscono ad una criminalizzazione del soggetto “irregolare”.774 Questi diviene una figura precaria, costretta il più delle volte a sussistere all'interno di reti informali nazionali, le quali se da un lato consentono un sostegno,775 dall'altro comportano un rischio di

770La Pia, F. (2012) “Marocco. Una primavera che non ha ancora trovato risonanza internazionale”, Equilibri, 9 febbraio. http://www.equilibri.net/nuovo/sites/default/files/focus_la %20pia_marocco.pdf .

771 Senior Research Officer all'International Migration Institute (Oxford University). 772 Febbraio – maggio 2010.

773De Haas, H. Vezzoli, S. (2010) “Migration and development. Lessons from the Mexico-US And Morocco-EU experiences”, International Migration Institute, Universtity of Oxford Working Paper n°22, Oford, pag. 18.

774 L'osservazione è data dall'esperienza diretta dell'autore. Durante il suo periodo di ricerca ha potuto analizzare sia i rapporti ufficiali, tramite un periodo di stage nell'UTL dell'Ambasciata italiana, sia le dinamiche della società civile, tramite un tirocinio presso l'ong CISS, impegnata in progetti sulla migrazione sud-sud.

ghettizzazione.776 Anche le condizioni lavorative sono instabili, giacché l'irregolarità costringe al ripiego nel mercato informale. In uno studio condotto da Mohamed Mghari per il CARIM,777 è stato rilevato che il 41,9% dei migranti subsahariani intervistati viveva con un ingresso mensile variabile tra i 500 ed i 1.000 dirham (tra i 45 ed i 90 euro), il 27,9% tra i 1.000 ed i 2.000 dirham, mentre il 23,3% non raggiungeva i 500

dirham.778

In numerose occasioni non ci si trova in una situazione di transito, bensì di un soggiorno dalla durata variabile. In un'inchiesta condotta da Mohamed Khachani779 per il CARIM, si è osservato come il periodo medio di permanenza nel territorio marocchino dei migranti subsahariani sia di 2,5 anni. Il 24% delle persone intervistate ha dichiarato un'anzianità migratoria nel Paese da 4 a 12 anni, mentre il 65,5% vi soggiornava da 1 a 3 anni.780 Di essi solo il 2,3% ha affermato d'avere un lavoro regolare781 ed il 59% ha dichiarato di non disporre di alcuna fonte di guadagno in Marocco.782

Il Marocco ha ratificato la Convenzione internazionale sui diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie,783 ma tale decisione pare sia giustificata più dal desiderio di proteggere i marocchini residenti all'estero, piuttosto che gli immigrati residenti nel Regno.784 Sebbene sia stato il primo Paese maghrebino firmatario, fino ad oggi non ha mai presentato il rapporto iniziale sulle misure adottate per l'implementazione delle norme racchiuse nel testo.785 E' inoltre da rilevare come alcune disposizioni repressive nei confronti degli immigrati clandestini, presenti nella legge 776 Come evidenziato nello studio sui minori subsahariani nel quartiere di Takadoum (in annesso), la discriminazione razzista è un fenomeno diffuso ed in espansione all'interno della società marocchina. 777 Consortium Euro-Méditerranéen pour la Recherche appliquée sur les Migrations Internationales,

creato nel 2004 e finanziato dalla Commissione Europea.

778 Mohamed Mghari, “L'immigration subsaharienne au Maroc”, Carim notes d'analyse et de synthèse 2008/77, pag. 11.

779 Membro dell'AMERM (Association Marocaine d'Etudes et de Recherches sur les Migrations). 780 Mohamed Khachani, “La question migratoire au Maroc: données récentes”, Carim notes d'analyse

et de synthèse 2011/71 2011/71, pag. 6.

781 Ibidem. Il 20% lavorava nel settore delle costruzioni, il 20% nel piccolo commercio ed il 18% nei lavori domestici, dove maggiore è la presenza femminile.

782 Ivi, pag. 7.

783 Nella stessa data, il 14 giugno 1993, ha ratificato la Convenzione sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989, la Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti del 10 dicembre 1984 e la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne del 18 dicembre 1979.

784 Nessun Paese occidentale ha finora ratificato la Convenzione.

785 GADEM (2009), “Rapport relatif à l'application par le Maroc de la Convention international sur la protection des droits de tous les travailleurs migrants et les membres de leur famille”, febbraio 2009, pag. 16.

02-03, siano contrarie ai principi della Convenzione,786 sebbene l'art. 2 del trattato specifichi che questo si applichi “a tutto il processo di migrazione dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, che comprende i preparativi della migrazione, la partenza, il transito e tutta la durata del soggiorno, l'attività remunerata nello Stato d'impiego, così come il ritorno nello Stato d'origine o nello Stato di residenza abituale [...]”.

La legge 02-03 inoltre crea una discriminazione del migrante, come nel caso della libertà di circolazione. Essa infatti prevede l'arresto da 6 mesi a 3 anni per “chiunque organizza o facilita l'entrata o l'uscita di nazionali o stranieri in maniera clandestina sul territorio marocchino […] specialmente effettuando il loro trasporto, a titolo gratuito od oneroso”.787 Si viene così a creare una discriminazione razziale, dove l'uso dei mezzi pubblici di trasporto può essere negato per il solo colore della pelle.

La trasposizione verticale della visione europea nella gestione delle migrazioni offre due ulteriori considerazioni. Da un lato vi è un'importanza via via crescente delle reti di traffico, in cui sono implicati agenti marocchini e spagnoli, dove le rotte della droga vengono a sovrapporsi a quelle delle persone e delle prostitute. I prezzi per la traversata dello Stretto di Gibilterra sono aumentati esponenzialmente, oscillando tra i 600 ed i 5.000 euro,788 mentre quelli per raggiungere le isole Canarie variano tra i 1.500 ed i 3.000 euro.789 Aldilà delle statistiche ufficiali vi è quindi un commercio delle soggettività migranti dove, nella collusione tra interessi criminosi e forze di polizia corrotte, l'unico elemento vulnerabile è la persona intenzionata a proseguire il proprio percorso verso l'Unione Europea.

L'ultimo elemento da sottolineare è infine quello del concetto di migrante in transito. Questo paradigma è stato introdotto dagli Stati europei durante l'incorporazione delle controparti maghrebine, ma si rivela oggi quantomai inadatto. Esso ha consentito ai Paesi della sponda meridionale mediterranea di nascondere, nella retorica ufficiale, il loro passaggio a luoghi d'immigrazione. Nel caso marocchino ciò ha prodotto una disfunzione giuridica tra soggetti portatori di diritti che, nella categorizzazione loro impostagli, vengono ad esserne privati in funzione di una loro supposta transitorietà, la 786 Elmadmad, K. (2009) “Le Maroc et la Convention sur la protection des droits de tous les travailleurs migrants et des membres de leur famille”, Carim Notes d'analyse et de synthèse 2009/11, EUI Robert Schuman Centre for Advanced Studies, San Domenico di Fiesole (Fi), pag. 14.

787 Artt. 47 e 52.1 .

788 Nel caso vi sia la promessa, che spesso resta tale, di documenti in regola all'arrivo. 789 Mohamed Khachani, “La migration clandestine au Maroc”, op. cit., pag. 7.

quale ha come corollario una stigmatizzazione criminalizzante della figura del migrante. Come rimarca Delphine Perrin, “gli stranieri non sono solo più numerosi, ma anche e soprattutto più presenti sul piano politico, sociale e simbolico. Per delle società che si proclamano omogenee, la nuova visibilità degli stranieri dalle stigmate identificabili e la mescola etnoculturale sollevano delle questioni identitarie e suscitano delle reazioni che rimandano a dei processi di costruzione nazionale. L'identità cosmopolita del migrante e la sua nuova visibilità rendono più complessi i modi d'identificazione ed i sentimenti d'appartenenza”.790

In un Paese in transito - e non solo di transito - come il Marocco, la necessità del riconoscimento della figura del migrante subsahariano è quantomai necessaria. In un momento storico in cui, anche a causa delle rivendicazioni democratiche espresse in tutto il mondo arabo, il Regno è in profonda trasformazione, la visione europeizzata del soggetto transitante è quantomai fuorviante e deleteria.

4.7 Storie di vita: le reti dei minori subsahariani nel quartiere di