Capitolo 3. Anni Sessanta: la “rinascitaˮ raccontata dalle riviste periodiche e la
3.5 La priorità della scuola negli anni della rinascita
«Ichnusa» si proponeva di modificare il sistema scolastico ed educativo per formare cittadini consapevoli e persone libere. In un editoriale intitolato La scuola in
Sardegna62, Pigliaru si concentrò sui problemi legati all’istruzione, all’educazione e
all’analfabetismo. L’articolo era incentrato su due piani fondamentali: il rapporto tra analfabetismo e sottosviluppo e quello tra scuola e rinascita.
Non si potrà mai costruire una democrazia (e che dire di una autonomia speciale come esercizio attivo e diretto di autogoverno, come impegno assoluto di democrazia?), con percentuali così elevate di analfabeti e semianalfabeti e con una percentuale viceversa così bassa di cittadini provvisti di semplice licenza di scuola media – né certamente in tali condizioni si potranno affrontare seriamente e positivamente, cioè «con efficace impegno», i problemi «dello sviluppo del reddito e dell’occupazione, del Mercato comune e della nuova rivoluzione industriale», il perché è ovvio, come è ovvio che mai, tornando al caso nostro, si potranno affrontare con efficace impegno problemi come quelli umani connessi ad una cosa altresì massiccia ed importante quale è un piano di rinascita economico-sociale, sino a che tra i piedi della rinascita resterà appunto a ritardarne quanto meno il passo, se pure non a vanificarne ogni movimento, un esercito del lavoro le cui reclute continuino ad essere, per la maggior parte, «operai non qualificati o braccianti», un esercito di reclute «abbandonate» […]63
.
Lo stretto rapporto tra scuola e rinascita fu un tema centrale negli anni Sessanta anche per «L’Unione Sarda» e «La Nuova Sardegna». In particolare, molto attivo su questo fronte era il quotidiano sassarese. Giovanni Cadalanu, in un articolo pubblicato nel 1964, sosteneva che:
la scuola non è stata mai posta all’altezza di operare nelle condizioni più favorevoli e l’opera dei docenti ha trovato e trova costante remora alla propria azione educativa soprattutto in difficoltà materiali. Quanti sono i caseggiati scolastici nella nostra provincia in grado di accogliere in ambienti sani e decorosi, forniti di sufficienti e moderne attrezzature, le migliaia di nostri allievi? Ben pochi, ed il problema della casa della scuola dovrebbe rappresentare un punto fermo se si vuole che essa più profondamente possa operare quel rinnovamento morale e spirituale, quella trasformazione d’una mentalità arretrata che rappresenta ed ancora grava, senza alcun fermento, quel senso di fatalismo che secoli di isolamento e di abbandono hanno connaturato nel nostro popolo. […] In numerosi nostri paesi e villaggi la scuola manca ancora di tutto, e si continua con le lezioni a singhiozzo […]. Non è certo confortante neppure lo stato di denutrizione di numerosi, troppi nostri bimbi64.
Interessante anche un pezzo di Pietro Ghiani-Moi, intitolato Le lacune della Scuola, determinate «dalla insufficienza di locali e di attrezzature idonei e da altrettanta insufficienza, numerica e qualitativa, del corpo insegnante. [..] La capillarità della
62
A. Pigliaru, Editoriale. Scuola italiana, scuola in Sardegna e piano di rinascita, in «Ichnusa», n. 25, 1958.
63
Ibidem.
64
scuola media unificata, estesa a quasi tutti i centri abitati, è una conquista soltanto teorica, perché in effetti poche sono le scuole di questi piccoli Comuni in grado di funzionare non diciamo egregiamente ma appena decentemente»65.
Nel 1964 «La Nuova Sardegna» ospitò anche un articolo del deputato della Dc, Giovanni Pitzalis, il quale, in un editoriale, denunciava I mali della scuola italiana e, parlando di università, sosteneva che il «numero di laureati annui, che si aggira attorno ai ventimila, rappresenta soltanto la metà delle immatricolazioni verificatesi in media nello stesso periodo di tempo. Il rapporto [...] tra laureati ed immatricolati è basso e tende ancora a calare. Il fenomeno sta ad indicare che la durata media degli studi è sensibilmente più alta rispetto alla durata regolamentare dei corsi universitari»66.
Francesco Fogu parlava della necessità di una vera e propria missione
dell’insegnante67
, mentre per Mario Fadda non doveva esserci Né faziosità né
coercizione nella scuola68: «la Scuola […] deve proporsi un ideale di uomo verso il quale guidare gli allievi. È evidentissimo che una scuola che non mirasse ad un tale ideale non sarebbe formativa e dunque non sarebbe una vera scuola»69.
Nino Pinna si concentrò su La Scuola media e le discriminazioni, sostenendo che fosse necessario passare dalla vecchia scuola media di élite e da quella dei “diseredati” (si pensi per esempio agli istituti di avviamento professionale), a una scuola unica per tutti. Tuttavia, scriveva Pinna, a pochi anni dall’istituzione della scuola media unificata:
proprio per effetto della istituzione della nuova scuola media, ha avuto un grande impulso la scuola privata, la quale […] ha potuto accogliere un grande numero di allievi, così da presentarsi a tutti come la più grande e agguerrita antagonista della scuola di Stato. […] La scuola privata è diventata la scuola di «élite», i cui alunni sono rampolli della più facoltosa borghesia […]. Purtroppo, però, bisogna riconoscere che neppure la scuola di Stato è andata esente da simile discriminazione: a distanza dalla riforma, rimane ancora presente nell’opinione pubblica la differenziazione tra le preesistenti scuole medie e di avviamento; familiari di alunni – anche di un certo ceto sociale – fanno ancora distinzione tra caseggiato e caseggiato ed «iscrivono» i loro figli nell’edificio di quella che era una volta una scuola media e disdegnano la iscrizione nel locale della ex scuola di avviamento; e, per contro, i genitori di alunni di umile condizione iscrivono i propri figli nelle ex scuole professionali70.
Il problema della scuola veniva preso in esame di pari passo con quello della formazione professionale: Fulvio Duce sulla «Gazzetta della piccola industria», organo della Confederazione generale dell’Industria italiana, riferiva che Anche la Sardegna
65
P. Ghiani-Moi, Le lacune della Scuola, ivi, 19 ottobre 1965.
66
G. Pitzalis, I mali della Scuola italiana, in «La Nuova Sardegna», 19 gennaio 1964.
67
F. Fogu, La scuola media e la missione dell’insegnante, ivi, 4 gennaio 1966.
68
M. Fadda, Né faziosità né coercizione nella scuola, in «La Nuova Sardegna», 9 settembre 1964.
69
Ibidem.
70
avrà un centro interaziendale di istruzione professionale71. E, nel 1965, «La Nuova Sardegna» dava conto di Ventidue corsi professionali per quattrocentosessantacinque
allievi72, da tenersi presso il villaggio San Camillo, a pochi chilometri da Sassari.