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Un nuovo organo di informazione cattolica regionale: «Il Quotidiano Sardo»

Capitolo 2. La stampa cattolica nel secondo dopoguerra e l’arrivo della

2.3 Un nuovo organo di informazione cattolica regionale: «Il Quotidiano Sardo»

Negli anni Quaranta i vescovi delle realtà sarde, agendo con una visione comune e coordinata, si resero conto che le singole testate diocesane non erano più sufficienti alle esigenze di informazione dell’episcopato. La Chiesa aveva bisogno di un organo di stampa giornaliero, unitario, «Il Quotidiano Sardo», che abbracciasse tutte le diocesi. Tuttavia, tale visione non fu totalmente condivisa dall’episcopato, nel caso specifico dalle cinque diocesi del nord isolano (Sassari, Alghero, Bosa, Ozieri e Tempio). L’eccezione di maggiore rilievo fu quella dell’arcivescovo di Sassari, Arcangelo Mazzotti, il quale sosteneva che «per quanto l’esigenza di un siffatto giornale fosse reclamata da molti e la situazione di tensione sociale e politica del momento ‒ si era nella fase più calda della lotta politica e sociale fra la Dc e il Pci ‒ richiedesse nuovi veicoli di diffusione delle attività e delle idee cattoliche, la sua pubblicazione fu accolta […] più con la paura che potesse danneggiare «Libertà» che con benevolenza»41

. La preoccupazione di Mazzotti, secondo cui la diffusione del «Quotidiano Sardo» sarebbe potuta andare a discapito del settimanale diocesano sassarese, trovava riscontro anche in una lettera pubblicata dallo stesso vescovo su «Libertà», in cui si invitavano i fedeli della diocesi del nord Sardegna, qualora avessero dovuto scegliere per necessità economiche fra il quotidiano e il settimanale cattolico, a dare la preferenza a «Libertà»:

Ma il Quotidiano può sminuire l’importanza del settimanale? No certamente! Il Quotidiano, perché tale, costerà parecchio e non è certo alla portata delle borse della stragrande maggioranza delle nostre popolazioni cattoliche. I nostri contadini e le nostre donne di casa non hanno tempo né voglia, gravati come sono dal lavoro, di leggere ogni giorno il giornale e leggono invece volentieri il settimanale che arriva loro la Domenica e dà in succinto relazioni degli avvenimenti importanti della settimana, ciò che non può fare il Quotidiano, come è evidente. Ciò è tanto vero che molti quotidiani hanno sempre anche il settimanale che risponde appunto alle esigenze di tutta quella gente che non può servirsi dei quotidiani. D’altra parte il quotidiano essendo regionale non può essere l’eco e il portavoce della diocesi e degli organi direttivi della medesima, mentre Libertà continuerà ad essere l’organo della Curia e del Centro Diocesano di A.C42.

41

G. Rombi, Chiesa e società a Sassari dal 1931 al 1961, cit., p. 212.

42

Lettera di monsignor Arcangelo Mazzotti, 1° dicembre 1946: 15 dicembre. S. Ecc. Mons. Mazzotti indice la Giornata pro Libertà. Tutti i cattolici, Clero e fedeli, sono chiamati a sostenere il settimanale e il quotidiano cattolico sardo, in «Libertà», 6 dicembre 1946.

Le prime tracce ufficiali del progetto di pubblicazione di un quotidiano cattolico regionale con sede a Oristano si trovano nel numero 9 del «Monitore Ufficiale dell’Episcopato Sardo» («MUES») del 1946, organo mensile delle curie ecclesiastiche di Sardegna. La maggior parte dei presuli non solo incoraggiava l’iniziativa, ma auspicava che, in ogni circoscrizione vescovile o parrocchia, venisse costituito un apposito Comitato per sostenere la diffusione della stampa:

In questi giorni della Settimana d’Aggiornamento, si è lanciata la crociata per il Quotidiano Cattolico di Sardegna. L’annuncio fu coronato da applausi senza fine. Sia benedetto il Signore che finalmente la Sardegna potrà avere il suo Quotidiano Cattolico! Non perdiamoci in beghe campanilistiche. [...] In ogni città e in ogni parrocchia funzioni il Comitato pro Quotidiano. Poche persone, ma volenterose, entusiaste, fattive. Ogni sacerdote, anzi ogni cattolico faccia l’abbonamento: non sia associazione, che per qualsiasi titolo dipende dalla Chiesa, che non abbia uno o più abbonamenti: non ci sia parrocchia ove non funzioni una rivendita del Quotidiano: non ci sia Circolo che non si onori di vendere un rilevante numero di copie. Coloro che sono in grado di acquistare azioni lo facciano. […] Ogni Sardo credente deve chiamare il Quotidiano Cattolico: – Il mio giornale! ‒ Non solo perché rispecchia le sue idee, ma perché egli colla sua collaborazione, colle sue offerte, colle sue preghiere, lo fa prosperare43.

Nella sua posizione baricentrica tra i capi estremi dell’isola, Oristano effettivamente avrebbe potuto essere, in un’epoca in cui le distanze fisiche erano ancora difficilmente colmabili, una sede in grado di rappresentare il punto di raccordo dell’editoria pubblicistica cattolica della Sardegna in chiave unitaria. Il primo numero del giornale uscì domenica 6 aprile 1947. I veri artefici della nuova testata giornalistica furono soprattutto gli arcivescovi Giuseppe Cogoni44 ed Ernesto Maria Piovella45, ma un ruolo chiave fu svolto anche dal padre gesuita Luigi Gallicet (docente nel seminario regionale di Cuglieri), che girò l’isola per sensibilizzare l’opinione pubblica e i parroci, trovando i mezzi adeguati a sostenere l’investimento46. Il progetto si ispirava al modello del

43

Atti dell’Episcopato Sardo. Dopo la Settimana di Aggiornamento, in «MUES», n. 9, settembre 1946, pp. 66-67.

44

Giuseppe Cogoni nacque a Pirri (CA) il 17 dicembre 1885. Fece gli studi nel seminario tridentino di Cagliari, conseguendo la laurea in Teologia e, nell’agosto 1909, l’ordinazione sacerdotale. Perfezionò gli studi a Roma, ove conseguì il dottorato in Sacra Scrittura presso l’Istituto Biblico e in Diritto Canonico. Fu viceparroco di Monserrato e di Quartu Sant’Elena, cancelliere della Curia, docente nel Collegio Teologico, vicario Generale e capitolare. Il 20 novembre 1930 fu nominato vescovo di Nuoro e il 4 novembre 1938 arcivescovo di Oristano, città ove morì il 6 giugno 1947. Questi dati sono ricavati da R. Bonu, Serie cronologica degli arcivescovi d’Oristano. Da documenti editi e inediti, Sassari, Gallizzi, 1959, pp. 145-146.

45

Ernesto Maria Piovella nacque a Milano il 29 ottobre 1867. Ordinato sacerdote l’11 giugno 1882, nel 1903 fu nominato rettore del seminario di Lodi e nel 1906 vicario generale di Ravenna. Il 7 aprile 1907 divenne vescovo di Alghero e il 15 maggio 1914 arcivescovo a Oristano. L’8 marzo 1920 fu eletto arcivescovo a Cagliari, ove rimase fino alla morte, avvenuta il 18 febbraio 1949. Queste informazioni sono desunte da L. Cherchi, I vescovi di Cagliari (314-1983). Note storiche e pastorali, Cagliari, Tipografia editrice artigiana, 1983, pp. 240-255.

46

Informazioni sulla genesi del «Quotidiano Sardo» sono contenute nell’opera di T. Cabizzosu, (a cura di), Diario Mulas. Un sacerdote tra crisi e rinnovamento conciliare, Sestu, Zonza Editori, 2001.

giornale cattolico romano «Il Quotidiano»47, nato nel 1944, di cui la versione sarda rappresentava una sorta di edizione locale.

Alle sette testate cattoliche a servizio della gerarchia ecclesiastica furono assegnati precisi bacini di utenza e di diffusione: «L’Italia» di Milano avrebbe dovuto coprire l’intero territorio delle regioni Lombardia e Piemonte, eccezion fatta per Acqui Terme; «L’Eco di Bergamo» e «L’Ordine» di Como sarebbero stati distribuiti nelle diocesi e nelle province omonime; «Il Nuovo Cittadino» di Genova avrebbe avuto una tiratura in grado di servire la Liguria e la zona di Acqui Terme; «L’Avvenire d’Italia» di Bologna avrebbe invece avuto una diffusione su scala interregionale (Emilia Romagna, Veneto, Toscana e Marche, ad eccezione delle zone di Fabriano, Matelica e Camerino); «Il Quotidiano» di Roma avrebbe dovuto coprire il Lazio, l’Umbria, la zona di Fabriano, Matelica e Camerino, l’Abruzzo, l’Italia Meridionale e la Sicilia; infine, «Il Quotidiano Sardo» sarebbe stato diffuso in tutta la regione Sardegna48.

L’esigenza di unitarietà nell’informazione cattolica era tangibile anche a livello nazionale: nel 1946 era stato istituito il Centro Cattolico Stampa, il quale favorì la nascita nel 1959 dell’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana), «il primo tentativo riuscito e duraturo per la costituzione di una associazione di giornalisti cattolici in Italia»49. Esisteva pure una conferenza dei direttori dei sette quotidiani cattolici, che si riuniva dal 1947 per coordinare sul piano ideologico, informativo ed economico l’azione dei quotidiani stessi. Negli anni del Concilio Vaticano II (1962-1965), a livello nazionale, l’universo cattolico poteva contare su un gran numero di testate di vario carattere: 245 bollettini diocesani, almeno mezzo migliaio di bollettini parrocchiali, cinquantatré settimanali diocesani, quarantaquattro rotocalchi, quarantasette testate facenti capo al mondo missionario, 186 riviste di cultura50.

Come si evince dalla lettura dei numeri del «MUES» di quegli anni (1947-1958), «Il Quotidiano Sardo»51 ebbe fin dall’inizio vita travagliata soprattutto per due motivi: lo scarso sostegno da parte del mondo cattolico isolano e la penuria di mezzi economici.

47

«Il Quotidiano», diretto da Igino Giordani, cominciò le pubblicazioni nel giugno 1944 come organo ufficiale dell’Azione cattolica. Tuttavia, nell’aprile 1964, il giornale fu soppresso dalla gerarchia ecclesiastica per favorire la diffusione del quotidiano nazionale «L’Avvenire d’Italia». Cfr. su questi aspetti M. Forno, Informazione e potere, cit., p. 161.

48

Maggiori dettagli sulla ripartizione geografica della distribuzione dei quotidiani cattolici sono rinvenibili in Archivio dell’Azione cattolica italiana, fondo Guano (1940-1959), b. 5.

49

A. D’Angelo, Per una stampa dell’Unione Cattolica Stampa italiana a quarant’anni dalla nascita, in F. Malgeri e P. Scandaletti, (a cura di), op. cit., p. 41.

50

Ivi, pp. 56-57.

51

«Il Quotidiano Sardo» uscì per la prima volta in edicola domenica 6 aprile 1947 al prezzo di otto lire. Dal giugno dello stesso anno il prezzo della copia del giornale salì a dieci lire. La proprietà del giornale fu detenuta dall’Azione cattolica regionale per circa dieci anni, fino al dicembre 1957, quando la testata passò in mano alla Democrazia cristiana. L’ultimo numero del giornale risale all’11 ottobre 1958.

Il giornale venne diretto inizialmente da Mariano Pintus, futuro deputato democristiano e, in seguito, da monsignor Giuseppe Lepori52 e Italo Montini. La gestione amministrativa fu affidata al medico Giuseppe Brotzu che, dal 1955 al 1958, sarebbe stato presidente della Regione53. Tra i principali redattori si annoveravano Lorenzo Del Piano, Venturino Castaldi, Lucio Artizzu, Mario Angius, Giovanni Sanjust, Mariano Delogu, Paolo Pinna, Milvio Atzori, Ninni Carta, Remo Concas, e per la parte religiosa, oltre al padre Gallicet e a Giuseppe Lepori, Gesuino Mulas e Nazareno Mocellin54. Si trattava di una redazione composta prevalentemente da giornalisti laici e vicini alle posizioni politiche della Dc. Non a caso, il nuovo giornale giocò un ruolo determinante soprattutto nel favorire la mobilitazione a favore della vittoria della Democrazia cristiana nelle elezioni del 18 aprile 1948.

La testata aveva anche una piccola redazione a Sassari, affidata ad Antonio Pigliaru e Domenico Panzino. Per un breve periodo, nel 1955, caporedattore del «Quotidiano Sardo» fu il ventiquattrenne Raniero La Valle che, nel 1960, sarebbe diventato direttore del «Popolo» di Roma e, dal 1961 al 1967, dell’«Avvenire d’Italia» di Bologna55, nel quale raccontò le novità e le aperture del Concilio Vaticano II.

Le difficoltà organizzative del quotidiano cattolico furono efficacemente sintetizzate dal primo direttore, Mariano Pintus, in una testimonianza intitolata Come nacque il

Quotidiano sardo, raccolta all’interno dell’«Almanacco della Sardegna» del 1963: «ad

Oristano non esistevano impianti per la stampa [...], né locali per una redazione, né personale tecnico di nessun genere: dai giornalisti ai tipografi [...]. Il problema dell’accesso alle agenzie di stampa fu risolto con l’acquisto di apparecchi radio scriventi su nastro [...], mentre un dramma rimanevano sempre le comunicazioni telefoniche con

52

Giuseppe Lepori nacque a Serramanna (CA) il 10 settembre 1904, fu ordinato sacerdote da mons. Ernesto Maria Piovella il 29 giugno 1927. È stato parroco di S. Eulalia, Sant’Anna, S. Lucifero e rettore della Basilica di S. Croce. Si iscrisse all’Ordine dei giornalisti nel 1950 e fu tra i fondatori dell’UCSI (Unione Cattolica Stampa Italiana) nel 1959. Su questi aspetti si veda T. Cabizzosu, Chiesa e società in Sardegna. 1870-1987. Appunti per la storia, Nuoro, Coop grafica nuorese, 1987, pp. 362-363.

Giuseppe Lepori fu direttore del «Quotidiano Sardo» dal 28 maggio 1950 al 30 gennaio 1958. Il suo primo corsivo, intitolato Contro lo spirito, criticava la persecuzione religiosa in Cecoslovacchia. Cfr. G. Lepori, Contro lo spirito, in «Il Quotidiano Sardo», 30 maggio 1950. Tra le altre sue principali esperienze giornalistiche si segnalano la condirezione della «Sardegna Cattolica» e le collaborazioni con il «Corriere di Sardegna» e «L’Osservatore Romano» (dal 1946 al 1977). Negli anni Sessanta-Settanta fu responsabile di «Sardegnavanti», testata dei Comitati civici. Egli morì a Cagliari nel 1988.

53

Per maggiori dettagli sui componenti delle giunte regionali dalla I alla XIV Legislatura, si rimanda a: http://consiglio.regione.sardegna.it/Manuale%20consiliare/XIV_Legislatura/Tomo%20II/08%20- %20Giunte%20regionali.pdf.

54

Cfr. sui citati dettagli L. Del Piano, (a cura di), Per Giuseppe Brotzu, Cagliari, Edizioni Della Torre, 1998, p. 14.

55

Di questi aspetti scrive lo stesso R. La Valle, Un giornalismo “pedagogico”, in J. Onnis, (a cura di), op. cit., p. 81.

Roma»56. Dopo pochi mesi dall’inizio delle pubblicazioni, nel 1947, la testata, in seguito alla morte della sua “guida realizzatriceˮ, l’arcivescovo Cogoni, fu trasferita da Oristano a Cagliari.

In una lettera intitolata Per il Quotidiano sardo del 10 luglio 1948, l’arcivescovo di Cagliari, monsignor Piovella, richiamò i lettori cattolici a sostenere la testata, contro i «giornali perversi, nemici di Dio e del buon costume»57:

Noi abbiamo il nostro «Quotidiano Sardo» [...] ma tanti Cattolici non lo conoscono, non l’apprezzano, non lo sostengono: non pochi anzi mantengono col loro danaro giornali perversi, nemici di Dio e del buon costume. Per l’impulso di buoni e generosi cattolici il «Quotidiano» sta affermandosi sempre più, e con un ultimo sforzo di una somma di immediata disposizione e con un aumento di un migliaio di copie tra abbonamenti e rivendite avrà una esistenza sicura e propria e sarà in grado di mantenere i suoi impegni. Bisogna che tutti si mettano all’opera. […] Persuadete che se è opera buona dare cibo, vestito, assistenza a chi ha bisogno, è opera non meno buona diffondere la Stampa cattolica, e in primo luogo il nostro Quotidiano, per preservare o ricondurre alla fede chi ne è lontano58.

Monsignor Piovella mise quindi subito in chiaro i principali problemi del giornale: «tanti Cattolici non lo conoscono, non l’apprezzano, non lo sostengono», preferendo acquistare i cosiddetti quotidiani “indipendenti”. La logica conseguenza era un numero insufficiente di lettori e unʼesigua quota di abbonati tra le comunità parrocchiali. Il giornale, tra l’altro, aveva un circuito di distribuzione limitato quasi esclusivamente alle rivendite situate all’interno delle parrocchie. Soltanto poche migliaia di copie erano invece diffuse nelle edicole.

Il “lettore tipo” del giornale era assiduo frequentatore di chiese e parrocchie, iscritto all’Azione Cattolica, oppure alle Acli, o a Coldiretti, o ai Comitati civici. Il termine cattolico si poteva riferire a due categorie: la prima, più estesa, faceva riferimento alla massa di persone, i fedeli, che si riconoscevano nell’appartenenza alla Chiesa cattolica e che costituivano, di fatto, la riserva naturale dei voti democristiani; la seconda, più ristretta, indicava i politici eletti con i voti dei cattolici, vale a dire essenzialmente i quadri della Dc.

L’associazionismo cattolico era molto diffuso in Sardegna: nel 1949 gli iscritti all’Azione Cattolica (Ac) erano 63.33859. Frequenti erano le sinergie tra Dc e Ac: figure

56

M. Pintus, Come nacque il Quotidiano sardo, in Associazione della Stampa sarda, (a cura di), «Almanacco della Sardegna» 1963, Cagliari, s.n., 1963, p. 40.

57

Lettera dell’Arcivescovo di Cagliari, Ernesto Maria Piovella, Per il Quotidiano sardo, Cagliari, 10 luglio 1948, in «MUES», giugno-luglio 1948, pp. 26-27.

58

Ibidem.

59

Questi dati sono ricavati da Archivio Azione cattolica italiana, Presidenza generale (PG), X, Sardegna, b. 83. Per ulteriori dati sull’azionismo cattolico in Sardegna si segnala F. Atzeni, L’Azione cattolica in Sardegna dal 1871 agli anni Settanta, in Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento

politiche sarde come Antonio Segni a Sassari, Salvatore Mannironi a Nuoro, Angelo Amicarelli e Venturino Castaldi a Cagliari provenivano proprio dalle file dell’Ac. Il “collateralismo” tra le associazioni cattoliche e il principale partito italiano era evidente anche attraverso la promozione, su iniziativa di Luigi Gedda, dei Comitati civici, che svolgevano un’azione di guida e assistenza degli elettori a sostegno dello scudo crociato nelle elezioni politiche del 18 aprile 1948. Anche le Acli (Associazioni cristiane dei lavoratori italiani), costituitesi nel 1944, si svilupparono rapidamente in Sardegna, mantenendo uno stretto legame con il partito della Dc. Furono, infatti, due eminenti politici, Salvatore Mannironi ed Efisio Corrias, a presiedere rispettivamente la sezione locale delle Acli di Nuoro nel 1945 e quella di Cagliari nel 1946. La mobilitazione democristiana fu portata avanti anche sulle colonne del periodico mensile «Azione Aclista», sorto nel 1954 per iniziativa di Efisio Corrias, pubblicato ininterrottamente sino alla fine degli anni Settanta.

«Il Quotidiano Sardo» sollecitava un più incisivo impegno dei cattolici, anche al fine di contrastare la penetrazione comunista tra certe categorie di lavoratori. La vitale struttura associativa di matrice cattolica poteva inoltre far leva sulla Coldiretti (Confederazione dei Coltivatori Diretti), fondata da Paolo Bonomi nel 194460 con l’obiettivo di assicurare una forte presenza della Dc nel mondo agricolo, per dar voce a quelle categorie, piccoli proprietari e mezzadri, che rappresentavano una parte consistente della realtà lavorativa del mondo rurale.

Tutte queste associazioni, unitamente ai quotidiani cattolici e alla stampa periodica diocesana furono importanti strumenti per indirizzare l’opinione pubblica nelle consultazioni elettorali che hanno caratterizzato le prime fasi dellʼItalia repubblicana, a cominciare dalle politiche del 1948. Attraverso la lettura di questa stampa si coglie il progressivo emergere della consapevolezza del ruolo propulsivo che i cattolici avrebbero potuto svolgere nella società politica e civile.

«Il Quotidiano Sardo», però, nonostante potesse contare su una massiccia presenza cattolica nella regione (considerando il numero di iscritti al partito della Dc e alle

cattolico in Italia «Paolo VI», I 120 anni dell’Azione cattolica in Sardegna, atti del Convegno di studio promosso dalla Delegazione regionale ACI della Sardegna e dalla Pontificia facoltà teologica della Sardegna, Cagliari, 6-8 novembre 1992, Roma, AVE, 1995, pp. 61-88. Su questi aspetti si veda anche L. Lecis, Chiesa e società in Sardegna, cit., p. 48.

60

La fondazione della Coldiretti, il 30 ottobre 1944, avvenne pochi giorni dopo l’approvazione dei decreti sulla terra emanati dal governo su proposta del ministro dell’Agricoltura Fausto Gullo e del suo vice Antonio Segni. Tali decreti prevedevano uno snellimento burocratico delle procedure per l’assegnazione delle terre pubbliche e l’assegnazione temporanea di quelle incolte. Su Paolo Bonomi, fondatore della Coldiretti, si segnala lʼarticolo di E. Gregori, 3 settembre 1949. Bonomi eletto presidente della Federconsorzi, in «Il Messaggero», 2 settembre 2014,

http://www.ilmessaggero.it/RUBRICHE/ACCADDE_OGGI/bonomi_eletto_presidente_federconsorzi/not izie/875587.shtml.

associazioni collaterali61), e quindi, teoricamente, su un ampio numero di potenziali lettori, non ottenne i risultati sperati né in termini di abbonati, né in termini di diffusione. Le cause del basso numero di copie vendute erano rintracciabili anche nella mancanza di infrastrutture – le insufficienti vie di comunicazione stradale rendevano difficile la distribuzione del giornale – e, soprattutto, nel persistente analfabetismo presente in Sardegna. Nel 1951, com’è stato esposto nel primo capitolo, il 22% della popolazione sarda era analfabeta. Allargando il discorso all’ambito nazionale, come osserva efficacemente Tullio De Mauro:

La stampa ha cozzato in Italia contro due barriere. Anzitutto un analfabetismo ancora forte: nel 1951 la percentuale degli analfabeti era del 7,46% nei capoluoghi e oscillava tra l’11 ed il 18,5% nelle zone agricole e collinari, e nella media nazionale sfiorava il 14%; [...] Vi è una seconda barriera: quella della scarsissima cultura postelementare. Ancora nel 1951 gli iscritti alla scuola postelementare rappresentano poco più del 18% della popolazione scolastica. Un’élite, dunque62

.

Gli appelli dell’alta gerarchia ecclesiastica a favore della diffusione del «Quotidiano Sardo» continuarono anche sotto l’episcopato cagliaritano di monsignor Paolo Botto. In una lettera del 1949, l’arcivescovo di Cagliari e i vescovi di Iglesias, dell’Ogliastra e di Nuoro cercarono di sensibilizzare maggiormente i potenziali lettori, richiamandosi alle parole di Pio X, che affermava: «io venderei i mobili della mia Chiesa piuttosto che lasciare morire un giornale cattolico»63. Nel 1950, l’arcivescovo di Cagliari aggiungeva: «è doloroso per noi dover constatare questo fatto tra le file dei nostri. Ci troviamo infatti in una Regione dove si fa aperta ed universale professione di cattolicesimo e dobbiamo vedere che la stampa cattolica in genere ed il Quotidiano sardo in particolare non sono diffusi e valorizzati come si dovrebbe. Perché? Non possiamo trovare che una risposta: manca la coscienza cattolica»64.

Il giornale, che nella fase iniziale era un semplice foglio composto di due pagine65 (la prima dedicata ai fatti nazionali e internazionali, la seconda invece relativa alla cronaca

61

Dal 1947 al 1948 si registra un incremento del numero degli iscritti all’Azione cattolica sarda: da 63.159 nel 1947 a 64.554 nel 1948. I dati sono ricavati da un prospetto intitolato «Situazione organizzativa generale dell’Azione cattolica italiana», elaborato dalla Segreteria generale dell’Ac nell’ottobre del 1949 sulla base di questionari inviati nelle diocesi. Per una rielaborazione di queste cifre si veda M. Casella, Aspetti quantitativi e diffusione territoriale del cattolicesimo organizzato nell’Italia del secondo dopoguerra (1947-1959), in «Itinerari di ricerca storica», III, 1989, pp. 163-186.

62

T. De Mauro, Giornalismo e storia linguistica dell’Italia unita, in V. Castronovo e N. Tranfaglia, (a