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Il sistema dei media in Sardegna: i periodici, le agenzie di stampa, «Radio

Capitolo 3. Anni Sessanta: la “rinascitaˮ raccontata dalle riviste periodiche e la

3.8 Il sistema dei media in Sardegna: i periodici, le agenzie di stampa, «Radio

Al quadro uniforme della stampa quotidiana, interamente controllata da Nino Rovelli, facevano da contraltare la varietà e la pluralità di opinioni espresse dai principali periodici117. Indubbiamente «Ichnusa» fu la più importante rivista autonomistica e della rinascita, ma non l’unica.

A Cagliari, dall’ottobre 1960 veniva pubblicato il bimestrale «Il Bogino»118

, con sottotitolo «Cronache e prospettive della rinascita119», il quale, per quanto avesse una matrice prevalentemente cattolico-democristiana, poteva contare sulla collaborazione di intellettuali ascrivibili a orientamenti politici diversi e, specialmente, nella redazione, su esponenti sardisti. Fra essi Michelangelo Pira, il quale mostrava una sorta di disillusione nei confronti del Piano di rinascita che, a suo giudizio, limitava il peso politico della Regione Sardegna e prevedeva una scarsa partecipazione delle popolazioni interessate: «senza libertà locali non c’è libertà, e senza forme che consentano un esercizio decentrato del potere, c’è l’autocrazia qualunque nome assuma […]. [...] Ma chi convincerà la classe dirigente nazionale, viziata da un secolo di centralismo, che la vita democratica si fonda sull’autogoverno?»120

.

Il direttore responsabile del «Bogino» era Ignazio De Magistris, il redattore capo Antonio Cossu. La redazione era formata da Diego Are, Gerolamo Colavitti, Francesco Accardo, Ernesto Dessì, Michelangelo Pira, Giuseppe Pisanu, Nino Ruju e Marcello Tuveri121. La rivista «Il Bogino» non voleva «essere espressione di un cenacolo chiuso [...] bensì un punto d’incontro e suscitatrice di dibattiti e di discussioni su fatti e su idee generatrici di fatti [...]»122. «Non è nostro intendimento [si legge nellʼeditoriale di presentazione ] essere i divulgatori del Piano di rinascita, né gli esegeti né, tanto meno,

117

Cfr. su questo argomento il saggio di G. Fois, La stampa sarda nell’età della petrolchimica, in AA. VV., Tra diritto e storia, cit., pp. 1131-1146.

118

Il titolo della rivista «Il Bogino» prendeva spunto da Gian Lorenzo Bogino, «nome di rilievo nella storia della Sardegna. Il nome dello statista piemontese ha avuto da noi interpretazioni diverse e discordi: mentre per alcuni rappresenta l’illuminato riformatore settecentesco, per altri è l’incarnazione del boia, dello aguzzino (“Ancu ti curzat su buginu„). Non a caso, quindi, abbiamo scelto questo nome: esso dimostra come si presenta, talvolta, in Sardegna, l’intervento dello Stato, anche quando è animato da buoni propositi; corre il rischio di rappresentare non un elemento di progresso, per lo meno nella coscienza popolare, bensì l’elemento autoritario e dispotico che non riesce a dare un impluso concreto, democratico e civile, e che resta estraneo alla vita della nostra Isola. Questo rischio non dovrebbe ripetersi nella realizzazione del Piano di Rinascita. Per questo motivo, ad avvertimento nostro e dei lettori, abbiamo intitolato la rivista con un nome che è segno di contraddizione». Il brano citato è estratto da «Il Bogino», «Cronache e prospettive della Rinascita», a. 1, n. 1, ottobre 1960, Presentazione della rivista.

119

«Il Bogino» era edito dalla «SEI» («Società Editoriale Italiana»).

120

M. Pira, Premesse alla partecipazione locale, in «Il Bogino», n. 1, ottobre 1960.

121

Per maggiori approfondimenti su questa rivista si veda l’articolo di M. Brigaglia, “Il Boginoˮ. Una rivista per la Rinascita, in «Ichnusa», n. 37, 1960.

122

gli apologeti di esso e dei suoi artefici. Vorremmo poterne essere i rapsodi; con rammarico riconosciamo però di non essere poeti; né, d’altra parte, le gesta sono avvenute, così da poterle cantare se ne avessimo avuto la capacità [...]»123.

«Il Bogino» si poneva come “coscienza critica” nei confronti della rinascita ancora in elaborazione. Secondo i redattori della rivista, in particolare Francesco Accardo124, gli interventi previsti per lo sviluppo economico del dopoguerra avrebbero accentuato e non attenuato i divari tra le varie zone dell’isola125. La Cassa del Mezzogiorno aveva dato i natali ad una politica di intervento straordinario dello Stato, espressamente rivolta al riscatto delle regioni meridionali. La sua attività, per quanto avesse contribuito allo sviluppo dell’economia della Sardegna, non era però sufficiente a diminuire il dislivello di partenza nei confronti delle regioni più progredite dell’Italia settentrionale e centrale126.

«Il Bogino» seguì a tutto tondo le vicende del Piano di rinascita, ponendo attenzione anche a come questo esempio di programmazione regionale venisse analizzato dai quotidiani sardi e nazionali, di cui si forniva periodicamente una “rassegna stampa” curata da Bruno Columbano. La rivista si congedò dai lettori nel febbraio 1962, alla vigilia dellʼapprovazione della legge.

Oltre a «Ichnusa» e a «Il Bogino», furono numerose le riviste di dibattito politico- culturale pubblicate in Sardegna negli anni Sessanta127. A Nuoro, dal maggio 1960 fu pubblicato «Cronache provinciali», «periodico di vita sarda» diretto dal politico socialista Cesare Pirisi, che aveva tra i suoi principali collaboratori Michelangelo Pira, Salvatore Cambosu, Maria Giacobbe, Sebastiano Dessanay, Francesco Piras, Franco Floris e Gianni Pititu. Nell’editoriale del primo numero si legge che questo mensile, «cogliendo i problemi dell’isola nella realtà che si manifesta giorno per giorno, vuole registrarli e commentarli in modo tale da recare il proprio contributo alla loro soluzione. Perciò non vuole e non può essere “giornale di parte”, e tanto meno di partito, ma intende stimolare la collaborazione sincera di quanti desiderano incontrarsi, discutere, polemizzare anche, ma col fine dichiarato di rendere utili servigi alla società»128. Pochi anni dopo, «Cronache provinciali» fu sostituita da unʼaltra testata, «La Nuova Città»,

123

Ibidem.

124

Accardo faceva parte del Gruppo di lavoro istituito d’intesa fra il Comitato dei ministri per il Mezzogiorno e la Regione sarda.

125

Cfr. F. Accardo, Linee generali d’intervento del Piano di Rinascita, in «Il Bogino», n. 1, ottobre 1960.

126

Ibidem.

127

In questa sede non si intende dare conto di tutte le riviste presenti in quel periodo sul mercato, per le quali occorrerebbe un censimento e una schedatura, ma se ne citeranno soltanto alcune, a titolo esemplificativo, senza avere dunque alcuna pretesa di esaustività.

128

rivista fondata a Nuoro dallo stesso Cesare Pirisi nel marzo 1966, la quale si distinse per una marcata longevità nel tempo129.

«L’azione», numero unico sul Piano di rinascita, uscì nel 1961 sotto la direzione di Michelangelo Orrù, mentre nell’aprile 1962 fu la volta del «quindicinale di politica, cultura e attualità», «Sardegna Oggi», di area socialista, avente come direttore Sebastiano Dessanay. Tra i redattori e i contributori si segnalavano Antonello Satta, Giuseppe Melis Bassu, Franco Fiori, Daniele Marcello, Ugo Dessy, Pino Ferralasco, Gino Bellisai, Barbara Fois, Alberto Testa, Umberto Cardia, Giorgio Pisano, Francesco Calamari, Gabriele Cherenti, Luigi Martinengo, Emilio Nuxis, Franco Marini, Giuliano Murgia, Tonino Casula e Francesco Bussalay. Il periodico si occupava principalmente di attualità, politica, cronaca, antifascismo, istruzione, industrializzazione, casi giudiziari, miniere, lavoro, battaglie sindacali, emigrazione, cinema e sport. Inoltre, venivano pubblicati i diari di viaggio di Ugo Dessy dai Paesi dell’est.

Nel 1967 uscì a Sassari «Il Giornale», periodico politico culturale diretto da Antonello Satta, con una redazione eterogenea composta principalmente dall’anarchico Ugo Dessy, dall’artista Costantino Nivola, da Lorenzo Del Piano, Francesco Masala, Michelangelo Pira e Sebastiano Dessanay. Tema ricorrente del periodico era l’“anticolonialismoˮ.

Nel dicembre dello stesso anno fu pubblicato «Autonomia cronache», con sottotitolo «bimestrale di politica e cultura», diretto da Manlio Brigaglia. La rivista, che cessò le pubblicazioni nel giugno-luglio 1969, si occupava principalmente di cronaca, autonomia e rinascita, politica, banditismo, emigrazione, storia, letteratura, problemi giuridici, economici e sociologici.

Come periodico di controinformazione, il 13 febbraio 1960 si era presentato ai lettori «Sassari Sera», diretto da Pino Careddu130. La testata, fino alla cessazione delle pubblicazioni nel 2007, rappresentò una spina nel fianco del potere politico ed economico per quasi cinquant’anni131

. La tiratura del periodico turritano era di circa

129

Nel dicembre 1995 «La Nuova Città» ha compiuto trentʼanni. Per celebrare questa ricorrenza venne pubblicato un numero speciale della rivista, in cui fu ospitata unʼantologia con scritti e testimonianze di Salvatore Cambosu, Maria Giacobbe, Gianni Sannio, Antonio Pigliaru, Michelangelo Pira, Michele Columbu, Augusto Salici, Salvatore Satta, Bruno Josto Anedda, Albino Bernardini, Silvio Sirigu. Cfr. Il nostro giornale compie trentʼanni, in «La Nuova Città», dicembre 1995.

130

Pino Careddu collaborò anche con «il Corriere dell’Isola», «Il Democratico», «Ichnusa», «La Gazzetta Sarda» e «L’Isola».

131

Sulla storia di «Sassari Sera» e sulla biografia del suo fondatore-direttore Pino Careddu si vedano i libri scritti da G. Puggioni: “Buongiorno eccellenza, ancora a piede libero?”, Sassari, Carlo Delfino Editore, 2008 e Id., I migliori danni della nostra vita. Sassari Sera. Cinquant’anni di controinformazione, Sassari, Carlo Delfino Editore, 2010.

2.500 copie132 e tra i collaboratori si segnalava il pubblicitario Gavino Sanna, che realizzava in ogni numero vignette raffiguranti i principali personaggi della vita politica ed economica sassarese.

Nel 1968, a Nuoro, Remo Branca fondò «Frontiera», mensile di cultura, arte, scienza, politica e umanità, che cessò di essere pubblicato nel 1978.

Nel filone della stampa di partito, si segnala dal 1957, per volontà di Renzo Laconi133, lʼinizio delle pubblicazioni di «Rinascita Sarda», periodico del comitato regionale del Pci. La testata, nel 1963, sotto la direzione di Umberto Cardia e di Giuseppe Podda e con l’aiuto fondamentale di un giovane redattore di talento come Alberto Rodriguez assunse una nuova veste grafica e un indirizzo più aperto e meno teorico. In pratica, si trattava della nuova edizione della «Rinascita Sarda» sorta nel 1951, la quale recava come sottotitolo «settimanale sardista per la pace e la rinascita»134. La redazione del periodico del Pci perseguiva una linea autonomista e unionista: l’obiettivo era quello di arrivare a una «“reductio ad unumˮ della questione sarda con la questione meridionale su basi scientifiche. [...] Noi riterremo di avere assolto al compito nostro se lʼavvenire dirà che abbiamo creato in questa rivista uno strumento di lavoro modesto ma utile a suscitare nuovi fermenti nel movimento culturale sardo ed a favorirne la confluenza nel generale movimento della rinascita meridionale e italiana»135.

Il 28 febbraio 1958 cominciò le pubblicazioni il quindicinale «Sardegna socialista», a cura del comitato regionale del Psi. I principali redattori e collaboratori erano Luigi Berlinguer, Alfredo Torrente, Vincenzo Manca, Luigi Pirastu, Salvatore Cambosu, Dina Bertini Jovine, Michelangelo Pira, Florio Frau, Augusto Salici, Pietro Cannoni, Pietro Cocco, Eliseo Spiga, Aldo Capitini, Livio Fadda, Fulvio Sanna, Fausto Ibba, Gino Ajello, Florio Frau e Villio Atzori.

Nel 1962, periodo in cui erano elevate le attese legate al varo del Piano di rinascita, esordì «Il corriere sardista», bollettino interno di informazione del Partito sardo d’azione, di cui vennero però pubblicati soltanto due numeri: agosto e novembre 1962. Il direttore era Giovanni Merella.

132

Questo dato viene comunicato nella lettera della Prefettura di Sassari (prefetto Ponzano) al ministero dell’Interno, DGPS, oggetto: Numero unico di “Sassari Sera”, Sassari, 22 febbraio 1960, in ACS, PCM, Servizi informazioni e Ufficio proprietà letteraria artistica e scientifica, Archivio generale, classifica 2- 3/3964, Sassari Sera, periodico, Sassari, c. 1.

133

Sulla figura intellettuale e politica di Renzo Laconi si segnala M. L. Di Felice, Renzo Laconi, la formazione intellettuale e politica. Dagli anni giovanili alla nascita della Repubblica, Roma, Carocci, 2011.

134

Dal numero 21 del 1951 il titolo della testata avrebbe riportato la seguente dicitura: «Organo del Comitato regionale sardo del PCI».

135

Nel 1965 uscì «Bandiera rossa», «bollettino quindicinale della federazione P.S.I.U.P. di Cagliari», con direttore responsabile Pietro Pinna. Le pubblicazioni furono sospese nel 1972.

Per quanto alcune di queste riviste chiudessero i battenti pochi anni dopo la loro nascita, il continuo “ricambio” di periodici che si susseguì in Sardegna dagli anni Cinquanta testimoniava la grande vitalità di questo comparto, ma nel contempo attestava anche la fragilità economica di strutture editoriali che facevano fatica a rimanere a lungo sul mercato, non potendo quasi mai contare su utili finanziari.

Negli anni Sessanta continuarono le loro uscite le riviste periodiche diocesane: i settimanali «Orientamenti» di Cagliari, «Il Corriere del Sulcis» di Iglesias, «Vita Nostra» di Oristano, «Nuovo Cammino» di Ales-Terralba, «Voce del Logudoro» di Ozieri, «Libertà» di Sassari, i quindicinali «L’Ortobene» di Nuoro, «Gallura&Anglona» di Tempio-Ampurias e il mensile «Ogliastra» di Lanusei. Nel 1972, i Comitati civici lanciarono «Sardegnavanti», «quindicinale di informazione politica, economica e sociale», diretto da monsignor Giuseppe Lepori.

All’inizio degli anni Settanta cominciarono anche le pubblicazioni cartacee promosse dai principali gruppi politici presenti in Consiglio regionale. In particolare, nel 1972, «Pci Regione Informazioni» con responsabile Giuseppe Podda e, nel 1974, la rivista «Dc Autonomia, informazioni», diretta da Pietro Soddu e Nino Carrus.

A partire dal 1974 Giorgio Melis fondò e diresse «Sardegna Autonomia», che conteneva le notizie più importanti relative alle attività del Consiglio regionale. Il periodico era stampato dalla tipografia STEF, con una tiratura di 8.000 copie, distribuite gratuitamente136. L’impostazione grafica e l’impaginazione furono curate da Alberto Rodriguez. Nel primo numero dell’agosto-settembre 1974, nella copertina realizzata da Nanni Pes, apparve il seguente titolo: Le prospettive della VII legislatura. Cinque anni

decisivi137. La presentazione della rivista fu affidata a un pezzo intitolato Strumento

d’incontro, firmato dal presidente del Consiglio regionale Felice Contu:

L’informazione è uno dei punti basilari per una corretta vita democratica, per corretti rapporti fra le forze politiche, è fondamentale per una esatta conoscenza della vita delle istituzioni. Di qui la necessità di una pubblicazione, la più agile e completa possibile, che consenta la più ampia conoscenza del lavoro del Consiglio regionale, appunto una pubblicazione che dia conto e notizia dell’attività svolta o che si viene via via svolgendo

136

Si veda su questi aspetti, G. Murtas, Omaggio a Giorgio Melis, cronista ed interprete dei fenomeni sociali e politici della Sardegna nel nostro tempo, in «Fondazione Sardinia», 15 aprile 2015, http://www.fondazionesardinia.eu/ita/?p=10263#more-10263.

137

Le prospettive della VII legislatura. Cinque anni decisivi, in «Sardegna Autonomia», «notiziario mensile del consiglio regionale», n. 1, agosto-settembre 1974.

nella Assemblea e nelle Commissioni consiliari sul piano proprio, quello legislativo. [...] Il notiziario dovrà diventare strumento di lavoro e punto di incontro per tutti i sardi, nessuno dei quali dovrà sentirsi estraneo all’Istituto autonomistico, per il quale va ricercato un nuovo modo di essere, con la partecipazione diretta di tutti i cittadini. È un auspicio che spero possa avere fecondo e concreto riscontro negli atti più salienti di questa nuova legislatura138.

Gli anni Sessanta e, parzialmente, i Settanta, sono rivelatori di alcuni elementi indicativi della stampa sarda: si registrava un vero e proprio boom editoriale con una moltiplicazione, spesso disordinata ed effimera, di giornali con connotazione politica, usciti talvolta in prossimità di una precisa consultazione o scadenza elettorale, per terminare le pubblicazioni subito dopo. Il tramite tra i giornali e i loro lettori era costituito proprio dalle forze politiche.

Si registravano anche frequenti tentativi di affermazione di un giornalismo interessato alla vita amministrativa dei principali comuni dellʼisola, agli emigrati sardi nel mondo e al pubblico dotato di particolare cultura. Nel 1973 sarebbero usciti, nei due maggiori centri dellʼisola, «Il Cagliaritano», fondato da Giorgio Ariu, e «Il Sassarese»139

, rivista locale di cronaca e politica, diretta da Enrico Porqueddu140.

Dal 1969 era attivo «Il Messaggero Sardo», mensile promosso dal Fondo sociale della Regione, che veniva inviato gratuitamente ai circoli degli emigrati sparsi in tutto il mondo. Questo periodico era edito dalla «Società Editoriale Italiana»141.

Nella primavera del 1975, a Cagliari apparve il primo numero della rivista trimestrale di cultura «La grotta della vipera», diretta da Antonio Cossu, reduce dall’esperienza a «Il Bogino»:

L’iniziativa di pubblicare, in Sardegna, una rivista culturale, che privilegi la produzione letteraria, è impresa, secondo alcuni amici, «rischiosa e quasi disperata»: sia perché il livello culturale della regione non riuscirebbe ad alimentare una tale iniziativa, sia per le difficoltà organizzative ed economiche connesse alla nostra mancanza di collegamenti con l’industria culturale. Anche da questo punto di vista, la nostra iniziativa è [...] una provocazione e una sfida all’ambiente. Essa potrà vivere e contribuire allo sviluppo culturale e sociale della regione, se troverà collaboratori e sostegni critici e finanziari. È un invito che il gruppo promotore rivolge a quanti hanno la sensibilità di accoglierlo142.

138

F. Contu, Strumento d’incontro, ivi, n. 1, agosto-settembre 1974.

139

Sulla storia del periodico «Il Sassarese» si segnala E. Porqueddu, 30 anni in prima pagina: Il Sassarese, Questa Sardegna, Sassari, Poddighe, 2004. Il periodico chiuse le pubblicazioni dopo quasi quarant’anni di attività, il 30 ottobre 2012.

140

Enrico Porqueddu era stato anche direttore del settimanale politico, culturale d’informazione «Il monte sardo», dal 1967 al 1972.

141

In merito a questa iniziativa editoriale si trovano riferimenti in una lettera inviata dalla Prefettura di Cagliari al ministero dell’Interno – Gabinetto – oggetto: Cagliari-Periodico “IL MESSAGGERO SARDO”, Cagliari, 13 giugno 1969, in ACS, PCM, Servizi informazioni e Ufficio proprietà letteraria artistica e scientifica, Archivio generale, classifica 2-3-1/56, Prefettura di Cagliari, c. 4.

142

Il brano citato è tratto dalla Presentazione del numero 1 della «grotta della vipera», «rivista trimestrale di cultura», primavera 1975.

Nel 1975 cominciò le pubblicazioni lʼannale «Quaderni bolotanesi», diretto da Italo Bussa, «che da rivista di ambito locale se non municipale diventerà sempre più col passare del tempo un vero e proprio laboratorio politico-culturale di prim’ordine, ad ampio spettro regionale e con lo sguardo rivolto in tutte le direzioni della cultura (anche specialistica), sviluppando soprattutto approfondimenti sui temi fondamentali di rilevanza storico-culturale e socio-antropologica»143.

Intanto, nel 1973 Girolamo Sotgiu fondò la rivista di storia «Archivio sardo del movimento operaio, contadino e autonomistico», diretta da Bruno Anatra e con un comitato di redazione composto da Giovanni Murgia, Laura Pisano, Giampaolo Pisu, Giuseppe Serri, Girolamo Sotgiu, Gianfranco Tore e Lucilla Trudu.

Fra le riviste economiche meritano una citazione «Sardegna Industriale»144, bimestrale edito dal 1948; «Sardegna Economica», pubblicata fin dal 1962 dalla Camera di Commercio di Cagliari; «Industria Oggi», nata nel 1975 come «rassegna mensile dell’Associazione industriali di Cagliari» e «Panorama Sardo», annuario economico diretto ed edito da Valerio Vargiu fin dal 1978.

Nel 1966 fu fondato e diretto da Vittorio Scano il magazine annuale «Almanacco di Cagliari», pubblicato ancora oggi, mentre nel 1963 lʼAssociazione della Stampa sarda lanciò una rivista annuale, lʼ«Almanacco della Sardegna».

Il settore della stampa quotidiana, oltre a «L’Unione Sarda» e a «La Nuova Sardegna», di cui si è detto, annoverava negli anni Sessanta e Settanta corrispondenti di giornali nazionali come «Avanti!», «Il Globo», «Corriere della Sera», «Il Giornale Nuovo», «Il Messaggero», «La Stampa», «La Voce Repubblicana», «Paese Sera», «l’Unità», «Il Popolo», «Il Giornale dʼItalia, «Il Tempo», «la Repubblica», «Corriere dello Sport», «La Gazzetta dello Sport», «Stadio» e «Tuttosport»145.

143

L. Muoni, Un ritratto culturale della Sardegna autonomistica, in A. Accardo, (a cura di), op. cit., p. 227.

144

Nel 1996 «Sardegna Industriale» fu una delle prime riviste sarde a essere pubblicata online. Se ne dà conto in un articolo intitolato Sardegna industriale su Internet, in «Sardegnaindustriale.it», 7 aprile 2015.

145 Questi erano i principali corrispondenti dall’isola: Ezio Pirastu per «Avanti!», Giulio Lippi per «Il

Globo», Alberto Pinna (ex «La Nuova Sardegna») per il «Corriere della Sera», Giovanni Maria De Candia dal 1974 per «Il Giornale Nuovo» di Montanelli, Giorgio Melis per «Il Messaggero», Mario Guerrini per «La Stampa», Pierluigi Zanata per «La Voce Repubblicana», Villio Atzori per «Paese Sera», Giuseppe Podda per «l’Unità», Lucio Artizzu per «Il Popolo», Piercarlo Carta per «Il Giornale dʼItalia» fino al 1971, Remo Concas per «Il Tempo», Giancarlo Pinna Parpaglia dal 1976 per «la Repubblica», Giampaolo Murgia per il «Corriere dello Sport», Carmelo Alfonso per «La Gazzetta dello Sport», Franco Brozzu per «Stadio», Piero Caravano per «Tuttosport». Come si vedrà nel prossimo cap., i quotidiani «l’Unità», «Il Popolo», «Il Giornale d’Italia» e «Il Tempo» pubblicavano un’intera pagina giornaliera dedicata alla Sardegna. «l’Unità» pubblicò un’edizione sarda dal 1947 al 1962; la pagina regionale del quotidiano «Il Tempo» si protrasse dal 1953 al 1972, mentre quella del «Giornale d’Italia» aveva origini più lontane: sorta nel 1912, chiuse le pubblicazioni nel 1971; «Il Popolo», quotidiano della Dc, pubblicava (dal 1958 al 1966) una pagina – tavolta anche due – sulla Sardegna nell’edizione chiamata «Il Popolo Sardo».

Unʼulteriore conferma della vitalità del settore giornalistico sardo era data dalla presenza delle redazioni locali delle principali agenzie di stampa nazionali: nel 1961 l’«Agi» («Agenzia Giornalistica Italia»), appartenente all’Eni, aveva aperto una sede a Cagliari con Gianni Massa in qualità di caposervizio146, seguita nel 1968 dall’«Ansa»

(«Agenzia Nazionale Stampa Associata»), con Annibale Paloscia come

caporedattore147.

Nell’informazione radiofonica si annoverava l’emittente pubblica148