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Il settimanale «Il Mondo» di Mario Pannunzio e le collaborazioni di Salvatore

Capitolo 3. Anni Sessanta: la “rinascitaˮ raccontata dalle riviste periodiche e la

4.2 Il settimanale «Il Mondo» di Mario Pannunzio e le collaborazioni di Salvatore

Tra i principali periodici nazionali di politica, cultura, ed economia presenti nel panorama giornalistico del secondo dopoguerra, «Il Mondo» (1949-196639) fu sicuramente quello che mostrò, più di ogni altro40, uno spaccato efficace e completo della Sardegna41. Nel presente paragrafo si prenderà in esame un filone di ricerca specifico, quello regionale, analizzando come «Il Mondo» avesse descritto le vicende dellʼisola. Lo studio sulla regione rientrava a pieno titolo all’interno di un tema cardine affrontato nella stagione del periodico diretto da Pannunzio42, ossia la questione

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Cfr. I. Montanelli, Ora la Sardegna cammina, in «Corriere della Sera», 16 giugno 1963.

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L’ultimo numero del settimanale «Il Mondo» uscì in edicola l’8 marzo 1966. Cfr. su questi aspetti l’editoriale Ai lettori, in «Il Mondo», 8 marzo 1966, allegato in ACS, PCM, Servizi Informazioni e Ufficio proprietà letteraria artistica e scientifica, busta 2-3, posizione n. 616, “Mondo” (Il), settimanale – Milano – Firenze. Sulla chiusura del «Mondo» furono numerosi gli articoli usciti sui giornali nazionali. A titolo d’esempio, si segnalano: Diciotto anni di battaglie per un’Italia più civile, in «La Voce Repubblicana», 2-3 marzo 1966; «Il Mondo» cessa le pubblicazioni dopo una civile battaglia di 15 anni, in «La Stampa», 2 marzo 1966; «Il Mondo» non uscirà più: 17 anni di lotta dignitosa, in «Paese Sera», 1° marzo 1966. Gli articoli succitati sono allegati in ACS, PCM, Servizi informazioni e Ufficio proprietà letteraria artistica e scientifica, classifica 2-3/616, “Mondo” (Il), settimanale, Milano-Firenze.

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Si vedano a confronto, per esempio, riviste come «Tempo», «L’Astrolabio», «Nord e Sud», «Il Ponte», «Comunità», «Belfagor».

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Sull’esperienza del settimanale «Il Mondo» esiste una vasta bibliografia. Si pensi, per esempio, a P. Bonetti, «Il Mondo» 1949-66. Ragione e illusione borghese, Roma-Bari, Laterza, 1975; G. Spadolini, La stagione del «Mondo» 1949-1966, Milano, Longanesi, 1983; A. Cardini, Tempi di ferro. «Il Mondo» e l’Italia del dopoguerra, Bologna, Il Mulino, 1992; G. Carocci, (a cura di), Il Mondo. Antologia di una rivista scomoda, Roma, Editori Riuniti, 1997. Per un profilo più aggiornato si vedano: P. F. Quaglieni, (a cura di), Mario Pannunzio da Longanesi al «Mondo», Soveria Mannelli, Rubbettino, 2010; M. Teodori, Pannunzio. Dal «Mondo» al Partito radicale: vita di un intellettuale del Novecento, Milano, Mondadori, 2010.

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La redazione giornalistica del settimanale era formata da Mario Pannunzio, direttore; Vittorio Gorresio, collaboratore politico; Giulia Massari, redattrice di articoli di varietà; Alfredo Mezio, critico d’arte; Arnaldo Bocelli, critico letterario; Giorgio Vigolo, scrittore e critico musicale; Nicola Chiaromonte, pubblicista e critico teatrale; Attilio Riccio, critico cinematografico; Antonio Cederna, esperto di archeologia; Carlo Laurenzi, collaboratore letterario; Nina Ruffini, segretaria di redazione. La composizione della redazione è stata comunicata in una lettera della Questura di Roma (questore Marzano) al ministero dell’Interno (DGPS, Divisione Affari Generali) e alla Prefettura di Roma, oggetto:

meridionale. La rivista contribuì all’affermazione di intellettuali sardi e di altre regioni, i quali riuscirono a far conoscere a un pubblico di scala nazionale le problematiche specifiche della loro area di provenienza e di appartenenza.

Nellʼimmediato secondo dopoguerra, iniziò, infatti, una particolare opera di riscoperta del meridione d’Italia, raccontato da inchieste sociali che volevano fornire un contributo all’evoluzione del sud e, quindi, del Paese intero. Scrittori e giornalisti produssero articoli di qualità, facendo conoscere ai lettori aspetti inediti della società italiana43. Le inchieste pubblicate su «Il Mondo» fornivano analisi e commenti sempre suffragati dai dati statistici. Al settimanale di Pannunzio collaborarono, fra il 1949 e il 1966, alcuni fra i principali conoscitori delle questioni meridionali44, ma nonostante si trattasse di scrittori e pensatori appartenenti a regioni diverse, il direttore del periodico mirava a considerare le problematiche locali e “particulari” all’interno di un contenitore unico45. Il problema di fondo, comune a tutto il meridione, era rappresentato, secondo «Il Mondo», dalla conservazione delle classi dirigenti, sempre più clientelari e trasformiste, cui si aggiungevano l’immobilismo della pubblica amministrazione e il malsano rapporto fra la politica di livello nazionale e quella regionale. Il periodico di Pannunzio sosteneva la necessità di un rinnovamento della classe politica e criticava il sistema di governo in atto nel meridione, dominato da una Dc spostatasi sempre più a destra e accordatasi con i monarchici. L’organizzazione fondiaria, la scarsa qualità del ceto politico e amministrativo, soprattutto in seguito agli straordinari successi della destra monarchica, erano gli aspetti più evidenti che divaricavano il sud dal nord del Paese, costituendo il principale ostacolo a un’effettiva riunificazione.

“IL MONDO” – Periodico – Roma, 30 maggio 1958, in ACS, PCM, Servizi informazioni e Ufficio proprietà letteraria artistica e scientifica, classifica 2-3/616, “Mondo” (Il) Settimanale – Milano – Firenze, c. 9.

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A tal proposito è interessante lo studio condotto da M. Grasso, Scoprire l’Italia. Inchieste e documentari degli anni Cinquanta, Calimera, Kurumuny, 2007.

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Si annoverano, in particolare, Francesco Compagna, Vittorio De Caprariis, Guido Macera, Renato Giordano, Manlio Rossi Doria, Nello Ajello, Giovanni Cervigni, Giuseppe Ciranna, Nicola Chiaromonte, Angelo Conigliaro, Mario Dilia, Anna Garofalo, Emanuele Giardina, Crescenzo Guarino, Nello Finocchiaro, Vittore Fiore, Giuseppe Fiori, Vittorio Frosini, Atanasio Mozzillo, Riccardo Musatti, Michele Noviello, Carlo Petrocchi, Andrea Rapisarda, Domenico Rea, Salvatore Rea, Leonardo Sacco, Enzo Tagliacozzo, Michele Tito, Dante Troisi, Carlo Turco e Ugo La Malfa.

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Lʼattenzione fu catalizzata soprattutto dalla riforma agraria, varata fra il maggio 1950 (legge Sila n. 230) e l’ottobre 1950 (legge stralcio n. 841), un anno dopo la nascita del settimanale di Pannunzio. Ma il dibattito era iniziato almeno due anni prima, quando nel maggio 1948, il ministro dell’Agricoltura, Antonio Segni, si impegnò a promulgare una legge di riforma agraria. L’accoglienza che «Il Mondo» riservò alla riforma fu, in linea di principio, buona e positiva. La presenza di una terza forza, liberale, democratica e laica ‒ capace di inserirsi come alternativa ai due grandi blocchi nati in Italia dalle elezioni del 1948, quello marxista e quello democristiano – veniva indicata come la soluzione per la questione meridionale, per attuare quelle riforme che «Il Mondo» voleva applicare alla realtà del sud, ma che trovavano ostacolo nella mancanza di una classe politica disposta a realizzarle.

«Il Mondo», nonostante avesse una tiratura limitata, che oscillava mediamente tra le 15 e le 18.000 copie, con qualche rara punta massima di 20.000 esemplari46, incise in modo profondo nella temperie degli anni Cinquanta-Sessanta, rappresentando un punto di riferimento sotto il profilo politico, culturale, letterario, artistico, storico, filosofico, economico e sociale. La testata godé di grande considerazione e prestigio nell’ambiente giornalistico, nonostante dovesse fare i conti con bilanci costantemente in passivo47. In analogia con quanto avveniva nel resto d’Italia, anche in Sardegna la diffusione della rivista fu marginale48.

Il settimanale di Pannunzio, dal 1949 al 1966, dedicò alle vicende economiche, politiche e sociali della Sardegna circa 120 articoli, avvalendosi della collaborazione di scrittori e giornalisti sardi di grande levatura, come Giuseppe Fiori, Salvatore Cambosu49, Maria Giacobbe e Michelangelo Pira.

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Le tirature sono consultabili nel Fondo Pannunzio, Archivio storico della Camera dei Deputati, (d’ora in poi ASCD), busta 44, fasc. 2 (128).

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Dava conferma di ciò l’editore Gianni Mazzocchi in una lettera inviata a Mario Pannunzio il 28 aprile 1949: «Consento con te quando mi dici che IL MONDO è stato un grande successo dal punto di vista morale. Devi però riconoscere che dal punto di vista commerciale il successo viceversa è mancato al di là di ogni più pessimistica previsione. Con questo non vi chiedo di modificare il tono al contenuto del giornale ma la constatazione è lecita e facile. Può darsi che insistendo la situazione possa gradatamente e lentamente migliorare ma può gradatamente e lentamente migliorare in virtù anche di quei provvedimenti che è mio dovere prendere tempestivamente e fra questi, se lo ritengo opportuno, la modifica del prezzo di vendita». Il passo citato è estratto dalla lettera del dottor Gianni Mazzocchi, Bastoni Editore (Editoriale Domus), a Mario Pannunzio, Milano, 28 aprile 1949, in ASCD, Fondo Pannunzio, busta n. 44. Il Mondo. Vita e amministrazione de “Il Mondo”, fasc. 1 (127).

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«Il Mondo» veniva distribuito soltanto nelle edicole delle province di Cagliari e di Sassari. Per quanto concerne la città di Cagliari, il primo numero, su una tiratura di 300 copie stampate, ne vendette nel capoluogo regionale 173; il secondo numero novantatré copie, a fronte delle 150 fornite; il terzo numero 128 copie su una tiratura di 150. Cfr. Editoriale Domus, Specchio riassuntivo dati vendita primi numeri de “Il Mondo”, in ASCD, Fondo Pannunzio, busta n. 44. Il Mondo. Vita e amministrazione de “Il Mondo”, fasc. 2 (128). Analizzando, invece, l’andamento progressivo della diffusione nelle prime tredici settimane di uscita della rivista, si nota che a Cagliari, a fronte di una tiratura complessiva di 1.745 copie, se ne vendettero 1.208, con una resa del 30,6%. A Sassari, invece, su 910 copie distribuite nelle edicole, quelle realmente vendute furono 674, con una resa di 236 copie, pari al 26%. Questi dati sono disponibili in ASCD, Fondo Pannunzio, busta n. 44. Il Mondo. Vita e amministrazione de “Il Mondo”, fasc. 1 (127).

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Cambosu collaborava contestualmente anche con la rivista «Nord e Sud», fondata nel 1954 da Francesco Compagna. Le due testate non erano concorrenti, poiché «Il Mondo» aveva una cadenza di pubblicazione settimanale, mentre «Nord e Sud» usciva mensilmente. L’affinità dei due periodici era totale: entrambi riuscivano a essere poli di attrazione del liberalismo radicale, strumenti di crescita civile e centri di raccolta dell’intellighenzia laica. Come scrive Albertina Vittoria, Nord e Sud era una rivista «“figlia” del settimanale “Il Mondo” diretto da Mario Pannunzio, che ne incoraggiò la nascita [...]». Questo passo è un estratto da A. Vittoria, Organizzazione e istituti della cultura, in F. Barbagallo, (a cura di), Storia dellʼItalia repubblicana, volume secondo, La trasformazione dellʼItalia: sviluppi e squilibri, tomo 2. Istituzioni, movimenti, culture, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1995, p. 641. Per il mensile fondato da Francesco Compagna, Cambosu scrisse alcuni articoli di grande rilievo. Tra questi si segnalano: La “polpa” di Sardegna (n. 26 del 1957) avente come tema la diga del Flumendosa, in grado di risolvere il problema della “sete” nella pianura del Campidano; Forza Paris (n. 33 del 1957) sulla tradizione cooperativa radicata in Sardegna; Povertà di libri in Sardegna (n. 38 del 1958) sulle difficoltà economiche delle biblioteche universitarie di Cagliari e Sassari; La bonifica eolica in Sardegna (n. 40 del 1958) sul tema dello sfruttamento dellʼenergia eolica; I ladri di bestiame (n. 67 del 1960) sul primato della Sardegna nei furti di questo genere nell’anno 1959.

Gli articoli realizzati dai collaboratori sardi della rivista presentavano un duplice taglio: prettamente giornalistico nelle inchieste e nei reportage firmati da Giuseppe Fiori e Michelangelo Pira; socio-antropologico nei racconti scritti da Salvatore Cambosu e Maria Giacobbe. Del resto, Fiori e Pira erano giornalisti, mentre Cambosu e Giacobbe erano principalmente scrittori.

Da un’elaborazione quantitativa emerge che Salvatore Cambosu fu, insieme a Maria Giacobbe, il più prolifico dei collaboratori sardi del periodico «Il Mondo», per il quale scrisse quarantuno articoli50, che trattavano svariati temi: dal proprietario assenteista che affittava a prezzi esosi i propri terreni alle difficili condizioni di vita dei minatori di Carbonia, dalle cattive annate per gli agricoltori alle differenze salariali tra Italia settentrionale e Italia meridionale, dall’eccidio di Buggerru del 190451 agli ordinamenti feudali a Carloforte e alla situazione scolastica. Nella produzione giornalistica di Cambosu52 era ricorrente una grande unità tematica: la storia della Sardegna, la malaria, le tradizioni locali dei contadini e dei pastori, il banditismo, la proprietà, l’infanzia e la natura. Cambosu fu il più continuativo nel tempo tra i sardi che collaborarono al settimanale di Pannunzio, poiché vi scrisse per undici anni, dal 1950 al 1961. Della rivista condivideva la linea riformista, che lo condusse a candidarsi come deputato nella circoscrizione sarda per la lista Pri-Pr (Partito Repubblicano-Partito radicale), alle

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Questi sono i titoli degli articoli scritti da Salvatore Cambosu su «Il Mondo» con le relative date di pubblicazione: Il carnevale di Silvestro, 11 febbraio 1950; I sardi del sottosuolo, 16 giugno 1951; Onorateddu, 3 gennaio 1952; I fedeli di San Terroso, 25 ottobre 1952; Il male-mangiatore, 9 febbraio 1954; Sorso, via del tabacco, 15 giugno 1954; I cavalli di fuoco, 31 agosto 1954; La grande pioggia, 19 aprile 1955; Il monte dei marmi, 30 agosto 1955; Il sangue bianco, 26 giugno 1956; Un carico di gioventù, 28 agosto 1956; I cavalli di gomma, 25 settembre 1956; Le tre repubbliche, 26 marzo 1957; Il cavaliere della fame, 9 luglio 1957; Asfodelo, 3 dicembre 1957; La volpe del parroco, 21 gennaio 1958; La radice d’America, 4 febbraio 1958; La via del sale, 25 febbraio 1958; I figliastri d’Italia, 8 aprile 1958; Processo al vescovo, 14 luglio 1959; La legge di Giobbe, 28 luglio 1959; La trappola di Benseduto, 11 agosto 1959; La quartina di Melchiorre, 6 ottobre 1959; Processo alla città, 20 ottobre 1959; Il circo, 27 ottobre 1959; Il primo posto, 3 novembre 1959; Il grattacielo, 9 febbraio 1960; Rosai in Sardegna, 29 marzo 1960; Il poeta e i minatori, 5 aprile 1960; I piccoli ladri, 3 maggio 1960; Maltempo a Foghesu, 5 luglio 1960; Patrioti del Brasile, 19 luglio 1960; La Deledda in Sardegna, 9 agosto 1960; La forchetta del diavolo, 6 settembre 1960; Il bandito e la cicala, 18 ottobre 1960; La paura di Alessio, 10 gennaio 1961; La giovenca va in vacanza, 31 gennaio 1961; Il cavallo e la trattrice, 7 febbraio 1961; I vassalli di Carloforte, 16 maggio 1961; Il sorcio del formaggio, 13 giugno 1961; Foglio di via, 21 novembre 1961. Per l’elenco completo degli articoli pubblicati su «Il Mondo», ordinati per autore, cfr. la ponderosa opera in due volumi, AA.VV. Il Mondo. Indici analitici 1949-1966 (prefazione di Giovanni Spadolini), Firenze, Passigli, 1987.

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L’eccidio di Buggerru avvenne domenica 4 settembre 1904, mentre era in corso uno sciopero dei lavoratori di una miniera situata nel sud-ovest della Sardegna, a Buggerru appunto, nel territorio dell’Iglesiente. Gli operai si erano riuniti di fronte alla sede della direzione generale della miniera, a sostegno della delegazione sindacale che stava trattando con i titolari della società per chiedere di sospendere il provvedimento che riduceva di un’ora la la pausa di lavoro tra il turno mattutino e quello pomeridiano. Nel frattempo, i proprietari della ditta, denominata Societé anonime des mines de Malfidano, chiamarono l’esercito, che fece fuoco sui minatori, uccidendone tre e ferendone molti altri. Per una ricostruzione di questo tragico episodio, si veda G. Centore, L’eccidio di Buggerru, un evento che cambiò la storia del Paese, in «Il Messaggero Sardo», ottobre 2004.

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Cambosu scrisse anche per «L’Unione Sarda» e, in particolare, per la terza pagina dei quotidiani «Il Messaggero», «Popolo Romano», e «Corriere d’Italia».

elezioni politiche del 1958, senza però essere eletto. Lo scrittore originario di Orotelli, pur aspirando a essere conosciuto fuori dalla Sardegna (non a caso fece pubblicare diversi suoi libri da case editrici continentali), non rinunciò mai a utilizzare un sostrato linguistico locale. La cifra distintiva della sua scrittura era data proprio dalla commistione tra un forte cosmopolitismo e un tenace radicamento alla propria terra.

Una delle sue principali intenzioni era far conoscere la realtà isolana a chi ne aveva un’immagine distorta. Egli, sulle pagine del «Mondo», ha lasciato ai lettori la fotografia di una regione in fase di transizione dal passato al futuro: la medicina, le bonifiche, l’istruzione e tutti gli altri mezzi di cui l’uomo disponeva avrebbero potuto, secondo Cambosu, cambiare in meglio il volto dell’isola. Era in fondo l’illusione degli anni Cinquanta-Sessanta, del Piano di rinascita e la linea politica del liberalismo più avanzato, che trovava espressione su «Il Mondo» di Pannunzio, e in cui lo scrittore sardo credeva fortemente53.

Imponente anche la produzione di Maria Giacobbe, la cui collaborazione con «Il Mondo» nacque quasi per caso, come racconta la stessa scrittrice, «in circostanze che ancora mi sembrano fiabesche, a mia insaputa alcuni miei dattiloscritti erano capitati sul tavolo dello scrittore Francesco Flora. Sempre a mia insaputa Francesco Flora li aveva passati a Mario Pannunzio che, ancora a mia insaputa, li aveva intitolati Diario di una

maestrina e aveva subito cominciato a pubblicarli nel suo settimanale, dove Vito

Laterza li aveva letti e aveva avuto l’idea di propormi un libro»54

. Maria Giacobbe scrisse per «Il Mondo» quarantuno racconti55, che in particolare descrivevano,

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Per maggiori approfondimenti sui temi citati si segnala E. Frongia, (a cura di), Cambosu giornalista, Cagliari, La biblioteca dell’identità L’Unione Sarda-Fondazione Salvatore Cambosu, 2010. Si veda anche M. Bua, G. Mameli, Scritti giornalistici: nota introduttiva, in M. Bua, G. Mameli, (a cura di), Lo scrittore nascosto. Il meglio di Salvatore Cambosu, Cagliari, Edizioni Della Torre, 1984, pp. 181-182.

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Tale particolare viene riportato da M. Giacobbe, Quel libro l’avrei voluto scrivere io, in J. Onnis, op. cit., p. 65.

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Questi sono i titoli degli articoli scritti da Maria Giacobbe su «Il Mondo» con le relative date di pubblicazione: Le bambine di Fonni, 28 agosto 1956; Ricchi e poveri, 4 settembre 1956; Un uomo di cuore, 16 ottobre 1956; La maestrina errante, 30 ottobre 1956; Don Coco, 13 novembre 1956; Tre donne e molti bambini, 23 gennaio 1957; Deu bardet, 19 febbraio 1957; Bambini di Orgosolo, 19 marzo 1957; La feccia del paese, 16 aprile 1957; Gente per bene, 14 maggio 1957; Tutta colpa dei «macchinesimi», 6 agosto 1957; Un grido a Carbonia, 27 agosto 1957; La televisione sulla rocca, 3 dicembre 1957; I cavernicoli di San Lorenzo, 24 dicembre 1957; Il piccolo paese, 7 gennaio 1958; Il girotondo nel porcile, 11 febbraio 1958; Storie d’altri tempi, 12 agosto 1958; Il biglietto del tram, 2 settembre 1958; Le anatre il poliziotto, 26 settembre 1958; I cavalli di Tivoli, 11 novembre 1958; Avventure a Copenaghen, 30 dicembre 1958, Gunnar e la pantera, 7 aprile 1959; I gaudenti in poltrona, 26 maggio 1959; Un giorno a Napoli, 9 giugno 1959; Notti bianche, 11 agosto 1959; Il cavallo e il premio Nobel, 23 febbraio 1960; Insegnante di italiano, 26 aprile 1960; L’inserzione inutile, 2 gennaio 1962; Il medico della mutua, in 23 gennaio 1962; L’altra faccia della medaglia, 13 febbraio 1962; Un italiano tra gli scandinavi, 15 maggio 1962; Giovani e draghi, 10 luglio 1962; Incontro con la baronessa, 23 ottobre 1962; Il dilemma danese, 11 dicembre 1962, La maschera azzurra, 16 aprile 1963; L’inaugurazione, 30 aprile 1963; Copenaghen- Alghero, 9 luglio 1963; Senza confronti, 16 luglio 1963; L’ultima cena, 12 marzo 1964; Luigi, l’Italia e i Danesi, 7 aprile 1964; Il bosco nella città, 10 novembre 1964.

attraverso la voce in presa diretta di un’insegnante, le arretratezze della scuola sarda. La scrittrice raccontava le sue esperienze personali e professionali, denunciando un sistema scolastico da lei considerato classista e ingiusto nei confronti dei più deboli.

Attraverso i suoi articoli furono raccontati i primi passi della storia della scuola in Sardegna nellʼera della Repubblica italiana. La protagonista era una giovane maestra che, per raggiungere la sede di lavoro di volta in volta assegnatale, era costretta a spostarsi con estrema difficoltà, a causa delle limitatezze infrastrutturali, nei paesi dell’entroterra nuorese come Oliena, Fonni e Orgosolo. Era una Sardegna povera, caratterizzata da alti livelli di analfabetismo: molti giovani, soprattutto figli di pastori, evadevano dall’obbligo scolastico. Altri, invece, andavano a scuola controvoglia, considerando quellʼesperienza come un episodio negativo della loro infanzia.

Grazie alla sua professione di insegnante, Maria Giacobbe entrò nella realtà dei piccoli paesi della Barbagia, in cui le famiglie lottavano ogni giorno contro la povertà, lavorando nei campi, riponendo le loro speranze nel tanto atteso Piano di rinascita. Nel corso di questi anni d’insegnamento la scrittrice lascerà un bel ricordo nei suoi studenti e nelle classi composte da bambini, ma anche da adulti. Il contatto solidale con questi ambienti la spingeva a porsi più come amica che come insegnante, superando la normale diffidenza e la riservatezza tipica delle famiglie sarde. Si trattava di ambienti in cui era difficile guadagnarsi il rispetto, e dove spesso lo scontro con gli insegnanti più anziani era inevitabile.

Maria Giacobbe descriveva realtà sociali che cambiavano da paese a paese, per esempio a Bortigali era presente un certo benessere, le donne non indossavano l’abito tradizionale, mentre a Fonni la povertà la faceva da padrone; per questo motivo, ella diede il suo contributo lavorando anche nel centro di cultura popolare, organizzando catene di solidarietà con i colleghi del nord Italia. Era, però, una solidarietà non sempre gradita dai fonnesi, a causa di un ostinato orgoglio e della paura di essere considerati culturalmente inferiori.

Nella produzione dellʼautrice si trovano dal 1956 (anno d’inizio della sua collaborazione con il settimanale) racconti riguardanti la Sardegna, mentre dal 1958 (anno del trasferimento della scrittrice in Danimarca) al 1964 si segnalano soprattutto corrispondenze da Copenaghen, rivelatrici di uno stile di vita molto più agiato rispetto a quello che veniva adottato dai sardi. Grazie a Maria Giacobbe avvenne un’importante sinergia tra Sardegna e Danimarca: le opere della scrittrice e le sue attività contribuirono notevolmente ad accrescere la conoscenza della cultura sarda e italiana in Danimarca e della cultura danese in Italia.

Furono numerosi anche gli articoli scritti per «Il Mondo» da Giuseppe Fiori: diciassette, di cui dieci dedicati alla Sardegna, in particolare ai sardi immigrati a Milano e hinterland all’inizio degli anni Sessanta, mentre sette pezzi riguardavano le sue corrispondenze da Praga56. Dal 1962 egli fu uno dei motori della rivista, con i suoi articoli che andavano a scavare dentro la realtà sociale di quegli anni: lʼemigrazione, il