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La tassazione dei profitti non distribuiti

Il progressivo allineamento delle aliquote marginali applicabili ai redditi prodotti dalle società rispetto a quelle applicabili ai redditi prodotti dalle persone fisiche ha reso nel corso degli anni sempre meno conveniente, da un punto di vista fiscale, l'utilizzo di “società schermo” per lo svolgimento di attività d'impresa al fine di limitare il carico fiscale gravante sui redditi altrimenti tassati in capo alle persone fisiche stesse. Ciò che invece è rimasto una costante, e per certi versi un‟anomalia del sistema statunitense, rispetto a quello delle principali economie mondiali, è il sistema classico di doppia tassazione sui redditi prodotti dalle socie-tà e successivamente distribuiti ai soci persone fisiche. Uno dei metodi più banali che può essere utilizzato al fine di evitare tale doppia imposizione, oltre al legitti-mo utilizzo di alcune specifiche norme previste dall'IRC, è costituito dalla non di-stribuzione degli utili prodotti dalla società.

Per contrastare tali comportamenti, nel sistema tributario statunitense sono presenti due specifiche disposizioni. Da un lato, infatti, la sezione 531 dell'IRC prevede un'imposta del 20%, da applicarsi sull‟ “accumulated taxable income”, mentre la sezione 541 dell‟IRC prevede una maggiore tassazione in capo alle “personal holding company”.

3.8.1 Imposta sull' accumulated taxable income

Nella prima versione della norma che ha ad oggetto la tassazione dei pro-fitti non distribuiti, il soggetto passivo era il socio di una società che presentava

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nel proprio bilancio una quota di utili non distribuiti eccessiva220 rispetto a quanto necessario per lo svolgimento dell'attività d'impresa. Dopo i rilevanti dubbi in me-rito alla costituzionalità di tale norma, emersi nella sentenza relativa al caso Ei-sner v. Macomber221, il Congresso riformulò la struttura dell'imposta stabilendo che il soggetto passivo fosse la società e non più il socio. Nella predetta sentenza erano stati sollevati non pochi dubbi con riferimento alla compatibilità costituzio-nale della tassazione dei dividendi pagati attraverso l‟emissione di nuove azioni assegnate ai soci. Il maggiore valore attribuito alle azioni emesse ai fini dell'au-mento di capitale di una società statunitense, secondo i ricorrenti, rifletteva sem-plicemente il valore degli utili accumulati e non distribuiti e non costituiva una “nuova ricchezza”. A tal proposito, infatti, “il pagamento di un dividendo tramite l'assegnazione di azioni è un'operazione contabile avente ad oggetto la capitaliz-zazione di utili pregressi piuttosto che la loro distribuzione ai soci attraverso un esborso monetario”. [..] “Tale operazione, lontana da essere una realizzazione di profitti per gli azionisti, è piuttosto tesa a posporre tale realizzazione di utili, nel-la misura in cui i profitti accumunel-lati in passato siano stati trasformati da riserve a capitale e non siano più disponibili per la distribuzione”. Ancora, “il socio non ha ricevuto alcun asset di proprietà della società da utilizzare per i propri fini”. Al contrario, secondo i ricorrenti, “ciascun dollaro” dell'iniziale investimento, in-sieme agli utili accumulati (in parte trasformati in capitale sociale) sarebbe ancora nella disponibilità della società e soggetto al rischio di impresa. Secondo i ricor-renti, privilegiando una visione sostanziale e non formale dell'operazione di

220 La quota di utili presenti nel bilancio della società partecipata, ai fini dell'applicazione dell'im-posta sui profitti non distribuiti doveva essere “beyond the reasonable needs of the business”, ossia oltre una ragionevole quota necessaria per lo svolgimento dell'attività d'impresa.

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gamento dei dividendi tramite l'assegnazione di azioni, il socio a cui sono asse-gnate tali azioni non riceve nulla che possa essere considerato “income” ai fini del sedicesimo emendamento222. Nonostante le eccezioni dei ricorrenti fossero suffi-cientemente fondate, la Corte non aveva dichiarato l'incostituzionalità della norma de qua in quanto, secondo i precedenti giurisprudenziali della medesima Corte, una norma deve essere dichiarata incostituzionale solo qualora non vi sia alcun dubbio in merito al fatto che il Congresso abbia emanato una norma che va al di là del suo potere, circostanza che nel caso in esame era dubbia223.

Uno tra i principali dubbi sollevati dalla Suprema Corte, in favore della legittimità di tale norma, era costituito dal fatto che la non tassazione dei cd. “stock dividends” avrebbe avuto come conseguenza la non tassazione di una vasta platea di azionisti statunitensi, che sarebbero stati tassati unicamente solo a livello “corporate” e non a livello dei soci. Si sarebbe trattato, in buona sostanza, di una situazione non voluta dal Congresso224.

I punti chiave dell'imposta sugli utili non distribuiti, nella versione attualmente in vigore possono essere sintetizzati come segue225:

222 Il passo della sentenza nella versione originale è il seguente: "Having regard to the very truth of

the matter, to substance and not to form, he has received nothing that answers the definition of in-come within the meaning of the Sixteenth Amendment".

223 Cfr. la versione in lingua originale: "It surely is not clear that the enactment exceeds the power

granted by the Sixteenth Amendment. And, as this court has so often said, the high prerogative of declaring an act of Congress invalid, should never be exercised except in a clear case". "It is but a decent respect due to the wisdom, the integrity and the patriotism of the legislative body, by which any law is passed, to presume in favor of its validity, until its violation of the Constitution is proved beyond all reasonable doubt." Ogden v. Saunders, 12 Wheat. 213, 269".

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Così la Suprema Corte, nella versione in lingua originale: "If stock dividends representing

prof-its are held exempt from taxation under the Sixteenth Amendment, the owners of the most success-ful businesses in America will, as the facts in this case illustrate, be able to escape taxation on a large part of what is actually their income. So far as their profits are represented by stock re-ceived as dividends they will pay these taxes not upon their income but only upon the income of their income. That such a result was intended by the people of the United States when adopting the Sixteenth Amendment is inconceivable".

225 Cfr. B.I.BITTKER AND J.S.EUSTICE, Federal Income Taxation of Corporations and

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L'imposta è dovuta da ogni società, con l'eccezione delle “S corporation”, delle personal holding companies, tax-exempt corporations, passive foreign investment companies, costituite al fine di evitare l'imposizione in capo ai suoi so-ci accumulando profitti in luogo della loro distribuzione in dividendi226.

Il fatto che una società sia “una mera holding o una società di investimen-to” costituisce un primo indizio sullo scopo di evitare l'imposta a carico dei propri soci227.

Il fatto oggettivo che i profitti accumulati “oltre una quota che può rite-nersi ragionevole per lo svolgimento dell'attività d'impresa” costituisce un indi-zio della volontà di evitare l'imposta dovuta sui dividendi distribuiti, a meno che la società non fornisca una prova contraria228.

 L'imposta non è autoliquidata dal contribuente, ma viene accertata dall'Amministrazione Finanziaria. Se tale avviso di accertamento è basato su una presunta irragionevole accumulazione di profitti, l'onere della prova è a carico dell'Amministrazione Finanziaria, che può anche invitare il contribuente a fornire spiegazioni prima della notifica dell'avviso di accertamento229.

 Nel calcolo della base imponibile, oltre alla quota di utili ragionevolmente non distribuiti per le esigenze dell'attività d'impresa è ammessa, in alcuni casi, un'ulteriore deduzione pari a $ 250.000230.

 L'aliquota applicabile con riferimento a tale imposta è pari al 20% del cd. “accumulated taxable income”, che si calcola applicando delle variazioni in

226 Cfr. IRC § 532. 227 Cfr. IRC § 533(b). 228 Cfr. IRC § 537(a)(1). 229 Cfr. IRC § 534. 230 Cfr. IRC § 535.

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mento ed in diminuzione rispetto al reddito d'impresa dell'anno d'imposta in que-stione231.

L'applicazione dell'imposta sui profitti non distribuiti provoca un triplo li-vello di tassazione sui redditi prodotti dall'impresa. All'imposta progressiva dovu-ta sui redditi prodotti dalla società si sommano, infatti, sia l'imposdovu-ta sui profitti non distribuiti, applicabile nella misura del 20%, sia quella dovuta sui dividendi distribuiti, la cui aliquota dipende dal reddito complessivo del socio. Nel caso in cui sia nei confronti della società che nei confronti del socio sia applicabile l'ali-quota marginale più elevata, ogni 100 dollari di profitto aggiuntivo rispetto alla quota che non viene sottoposta all'imposta de qua subiranno un'imposizione com-plessiva232, pari al 68,59%, secondo lo schema che segue:

A 100 Utile ante imposte B 35 Federal income tax

C 65 Utile al netto delle imposte (A-B)

D 13 Imposta sui profitti non distribuiti (20% di C) E 52 Utile netto ante-distribuzione (C-D)

F 20,59 Imposta dovuta dai soci persone fisiche (39,6% di E) G 31,41 Dividendo netto percepito dal socio P.F. (E-F)

H 68,59 Pressione fiscale complessiva (A-G)

Per i gruppi societari che esercitano l'opzione per il consolidato fiscale, l'imposta in questione trova applicazione, qualora siano rispettati i requisiti previ-sti dalla legge, sui profitti accumulati a livello di gruppo. La sezione 1.1502-43

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Cfr. IRC § 535(a): "For purposes of this subtitle, the term “accumulated taxable income”

means the taxable income, adjusted in the manner provided in subsection (b), minus the sum of the dividends paid deduction (as defined in section 561) and the accumulated earnings credit (as de-fined in subsection (c))".

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delle Regulation prevede che l'imposta sui profitti non distribuiti trovi applicazio-ne applicazio-nei confronti dei gruppi societari che siano stati creati al fiapplicazio-ne di evitare o pre-venire l'imposizione in capo ai soci persone fisiche.

3.8.2 L'applicazione dell' Imposta sull’ “accumulated taxable income” nei confronti di società partecipate da soci non residenti

Nella risposta ad un istanza di interpello233, l'IRS ha chiarito che l'imposta sui profitti non distribuiti non è dovuta da società residenti negli Stati Uniti, parte-cipate da soci non residenti (che non siano cittadini americani), qualora, come nel caso esaminato, non sarebbe stata applicabile alcuna ritenuta sui dividendi distri-buiti ai soci esteri in forza di quanto previsto dalla Convenzione contro le doppie imposizioni in vigore con lo Stato di residenza di questi ultimi. Nel predetto inter-pello, la struttura del gruppo societario era la seguente:

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Cfr. IRS Letter Ruling n. 9229025 del 21 aprile 1992.

Soci residenti in Australia 100%

Società Beta residente in USA

Società Alfa residente in USA

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Nella situazione prospettata in tale tax ruling, i dividendi distribuiti dalla società Beta alla società Alfa non erano imponibili ai fini della Federal Income Tax, in quanto risultava applicabile la deduzione del 100% prevista dalla sezione 243 dell'IRC. A loro volta, anche i dividendi distribuiti dalla società Alfa al socio estero residente in Australia non potevano essere assoggettati alla Federal Income Tax in base a quanto previsto dall'articolo 10 della Convenzione contro le doppie imposizioni in vigore tra gli Stati Uniti e l'Australia. Secondo l'IRS, siccome non sussisteva il pericolo che il versamento dell'imposta sui dividendi distribuiti ai so-ci fosse evitato tramite un rinvio sine die della distribuzione degli utili, l'imposta sui profitti non distribuiti non poteva trovare applicazione. In altre parole, il “pre-supposto d'imposta”, costituito dal comportamento sanzionato dalla norma, ossia la mancata distribuzione degli utili nella misura in cui questi non siano necessari rispetto allo svolgimento dell'attività d'impresa, al fine di evitare la doppia tassa-zione in capo ai soci, non si sarebbe potuto verificare nel caso di specie.