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il lavoro nelle Case Circondariali: il caso del ncp di Sollicciano

Nel documento Carcere e diritti sociali (pagine 121-126)

il lavoro nei penitenziari italiani

6. il lavoro nelle Case Circondariali: il caso del ncp di Sollicciano

Come abbiamo visto, nel carcere di Bollate esiste una serie combinata di fattori, omogeneità e stabilità della popolazione detenuta e contesto economico territoriale favorevole, che creano le condizioni per una efficiente organizzazione del lavoro penitenziario. Si tratta però di condizioni difficilmente riscontrabili nelle realtà penitenziarie comuni che si caratterizzano, al contrario, per avere una popolazione penitenziaria disomogenea, alti tassi di turn over, rilevanti carenze strut-turali e di personale, precarie condizioni igienico sanitarie della detenzione, tassi di sovraffolla-mento ben al di sopra dei limiti di tollerabilità211. In questo paragrafo ci occuperemo del carcere di Firenze Ncp Sollicciano che può essere considerato, per composizione della popolazione dete-nuta e problematicità, sufficientemente rappresentativo della realtà delle Case Circondariali del centro-nord. Useremo Sollicciano come case-study per tracciare una mappa delle caratteristiche e delle criticità del sistema di organizzazione del lavoro nei penitenziari italiani.

Il carcere di Sollicciano è stato progettato nel 1975 per ospitare i detenuti ristretti nelle tre carceri della città di Firenze (Murate, Santa Verdiana e Santa Teresa), è stato ultimato solo nel 1982 e consegnato nel 1983212. La struttura del carcere è in apparenza quella tipica dell’edilizia carceraria 210 Dott.ssa Lucia Castellano, nel corso dell’intervista rilasciataci il 19.12.2008.

211 Secondo i dati forniti dal Dap al 11 agosto del 2009 il numero dei detenuti presenti nelle carceri italiane era di 63.557 a fronte di una capacità regolamentare degli istituti di 43.327 e di una tollerabile di 64.111. Il detenuti in eccesso sono 20230, il 46,7% della capacità regolamentare. Secondo quanto riferito dal Dipartimento dell’Am-ministrazione penitenziaria (Dap, www.giustizia.it), la capienza regolamentare è definita in base al seguente criterio: 8 metri cubi per il 1° detenuto + 2 metri cubi per ogni successivo detenuto presente in cella. La capien-za tollerabile viene calcolata aumentando la capiencapien-za regolamentare di una certa percentuale, attualmente il 47%, stabilita con Decreto Ministeriale.

degli anni ’80, con la particolarità che, invece, dei classici padiglioni dispersi a blocco su un’ampia superficie, presenta delle strutture semicircolari che, nelle intenzioni dei progettisti, avrebbero do-vuto imitare la forma del giglio simbolo della città di Firenze. Questa struttura comporta problemi di vario genere, quali ad esempio di comunicabilità tra i diversi reparti della prigione213, di sorve-glianza all’interno delle sezioni di detenzione214 e, in generale, di funzionalità ed efficienza d’uso.

Sollicciano è una Casa Circondariale215 formalmente destinata ad ospitare detenuti in atte-sa di giudizio e detenuti con condanne brevi, inferiori ai 5 anni. Ai primi è destinato il reparto B, così detto “giudiziario”, ai secondi il reparto A, denominato “penale”. Il reparto penale si divide in 4 sezioni che vanno dalla 9 alla 13, la sezione 9 è una sezione destinata ad occupare detenuti in regime di Alta Sicurezza216, la sezione 13 i sex offenders 217, le restanti sezioni i detenuti

comu-ni. Il reparto giudiziario consta di 8 seziocomu-ni. Le prime 6 dovrebbero essere dedicate a detenuti in attesa di giudizio, sovente però ci sono anche condannati definitivi a pene brevi che per carenza di spazio non vengono trasferiti al reparto penale. Le sezioni 7 ed 8 sono dedicate a detenuti tossicodipendenti. La sezione 7 è attualmente dedicata a soggetti che hanno in corso un programma di disintossicazione, la sezione 8 è destinata a detenuti detossicati in attesa

del-della camorra. La proposta non ebbe seguito a causa del-della ferma opposizione del-della città e delle sue rappre-sentanze politiche. Un resoconto del dibattito è raccolto nel Dibattito sul tema: dalla cupola del Brunelleschi alla camorra di Sollicciano, in Atti della Società Leonardo da Vinci, Firenze, 1983, serie V, Vol. II, pp. 7 ss.

213 Sul punto vedasi l’intervista all’ex direttore di Sollicciano Cosimo Giordano nella rivista “Le due città. Rivista dell’amministrazione penitenziaria”, anno II, 2001, n. XI

214 La sezione è composta da un lungo corridoio ai cui lati sono disposte in successione le celle, circa una ventina. La semicircolarità del corridoio non permette al sorvegliante che si posizioni ad un estremo del corridoio di avere la visuale di tutta la lunghezza. Per sorvegliare la sezione si renderebbero dunque necessari almeno due agenti.

215 Si distinguono dalle Case di Reclusione che, invece, dovrebbero ospitare solo detenuti condannati a pene superiori ai 5 anni. In realtà molto spesso accade che nella Case Circondariali ci siano “sezioni penali”, che ospi-tano anche detenuti con pene superiori ai 5 anni, e che nelle Case di reclusione ci siano “sezioni giudiziarie” con detenuti in attesa di giudizio.

216 Le sezioni As sono destinate agli appartenenti alle organizzazioni criminali. Il regime di As non va confuso con il regime del carcere duro ex 41bis Op. Quest’ultimo è, infatti, disposto con decreto ministeriale ed è un regime detentivo speciale che deroga alle regole sul trattamento (sul punto si rimanda al capitolo 1), mentre il regime di As è definito, in una recente circolare del Dap numero 3619/6069, del 21 aprile 2009, in tali termini “il circuito Alta Sicurezza è stato, tradizionalmente dedicato ai detenuti ed internati appartenenti alla criminalità organizzata. La ratio del circuito va rinvenuta nella necessità di impedire che la detenzione indifferenziata nel medesimo istituto, di detenuti comuni e di soggetti appartenenti a consorterie organizzate di tipo mafioso o terroristico, possa provocare fenomeni di assoggettamento dei primi ai secondi, di reclutamento criminale, di strumentalizzazione a fini di turbamento della sicurezza degli istituti”. Il circuito di As è disciplinato dalle circo-lari Dap n° 606895 del 20.1.1991, n° 3359 del 21.4.1993, n° 3449 del 16.1.1997, n° 3479 del 9.7.1998 ed infine n° 20 del 9.1.2007

217 I sex offenders vengono tenuti separati dal resto della popolazione penitenziaria e reclusi in “sezioni protette” che la circolare del Dap 500422 del 2 maggio 2001 definisce come destinate “al contenimento di soggetti che abbiano il divieto di incontro con la restante popolazione detenuta per condizioni personali ovvero per ragioni detentive e/o processuali […] L’inserimento in sezioni protette potrà avvenire, per pregresse condotte processuali o penitenziarie, ad esempio per condotte di sostanziale collaborazione ovvero per comportamen-ti risolvencomportamen-tisi in molescomportamen-tie in danno di uno o più detenucomportamen-ti […] Le ragioni oggetcomportamen-tive potranno altresì rinvenirsi in specifiche condizioni personali dei detenuti (ad es. transessuali) ovvero nella pregressa appartenenza a forze dell’ordine, magistratura, ed in genere a categorie invise alla popolazione penitenziaria. Si potranno ritenere altresì in pericolo per incolumità personale, i soggetti ristretti per reati tradizionalment accompagnati da una particolare riprovazione sociale (violenza carnale, reati nei confronti dei minori, ecc.).

la scarcerazione. In un’altra ala dell’istituto si trovano l’infermeria centrale (il così detto “centro clinico”), un reparto di osservazione psichiatrica, una sezione di degenza per malati assistiti dall’infermeria ed il reparto M, utilizzato per ospitare temporaneamente detenuti in regime di 41 bis in transito. All’ingresso del carcere si trova invece il reparto “transito” destinato ad ospi-tare i nuovi ingressi, i soggetti in trasferimento da un istituto ad un altro e quelli in isolamento disposto dall’autorità giudiziaria procedente. Esiste poi un reparto femminile, anch’esso diviso in due sezioni, una penale e l’altra giudiziaria, e una piccola sezione destinata alle detenuti madri con figli di età inferiore ai 3 anni. Nei pressi del reparto femminile esiste un’altra sezione “protetta” destinata ai detenuti transessuali.

Il Garante dei diritti dei detenuti nella sua Relazione al Consiglio Comunale sulla attività

del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale nel Comune di Firenze

(Corleone 2008) riferiva che nel 2008 la popolazione detenuta risultava così distribuita: 47% reparto maschile giudiziario, 31% reparto maschile penale, 4% Centro Clinico, 4% transito, 2% Sezione protetta “transessuali”, 11% reparto femminile. Secondo dati forniti dall’amministra-zione penitenziaria una percentuale che oscilla tra il 60 ed il 65% dei detenuti è composta da stranieri. Secondo i dati forniti dalla Fondazione Michelucci218 al 10 febbraio 2009 la popo-lazione detenuta straniera di Sollicciano era oltre un terzo di quella complessivamente de-tenuta in Toscana ed era così composta: 27% di nazionalità marocchina, il 17% albanese, l’11% tunisina, l’11% rumena, il 5% algerina, il 3% dell’area ex-Jugoslavia.

Come la gran parte delle Case Circondariali, il Ncp di Sollicciano è sovraffollato. La ca-pienza regolare dell’istituto è di 483 posti, mentre quella tollerabile è di 785. A fine maggio del 2009 la popolazione ristretta era di 933 detenuti, 821 uomini, dei quali 438 in attesa di giu-dizio, 112 donne, delle quali 45 in attesa di giudizio. Il regime detentivo prevede che i detenuti trascorrano la gran parte del loro tempo in cella, a parte 4 ore d’aria aperta che trascorrono in un cubo di cemento a cielo aperto denominato “passeggi”, e due ore di “socialità” durante le quali possono uscire dalla propria cella per recarsi in quella di un compagno recluso nella stessa sezione con cui siano stati autorizzati a trascorrere del tempo. Un detenuto vive dalle 18 alle 20 ore chiuso in una cella di 12 metri quadrati insieme ad altre 2 o 3 persone oppure nel “cellone” di 25mq insieme ad altri 7-8 detenuti. Solo quei pochi detenuti ammessi all’attività scolastiche, circa 100, e i circa 250 detenuti impegnati annualmente a rotazione in attività lavorative, hanno maggiori possibilità di rompere la monotonia della detenzione. Ogni spo-stamento del detenuto fuori dalla propria cella, per recarsi al passeggio, alla socialità o alle docce, è soggetto ad una rigida sorveglianza da parte del personale di custodia. Ogni qual volta deve recarsi fuori dalla sezione per prender parte ad attività lavorative ed educative o per recarsi a colloquio con i propri familiari o con l’avvocato, deve essere scortato.

Il turn over della popolazione detenuta di Sollicciano è simile a quella della gran parte delle Case Circondariali. Secondo i dati dell’amministrazione penitenziaria, elaborati dalla

dazione Michelucci219, nel 2008 erano entrati dalla libertà circa 1508 detenuti a fronte di una popolazione presente di 883, con una sovra-rappresentazione degli ingressi rispetto ai presenti del 71%. Nel 2006, prima del mese di agosto in cui è stata data applicazione all’indulto, erano entrati dalla libertà 2200 persone a fronte di 1.017 presenti, con una sovra-rappresentazione del 116%. Dai dati forniti dall’amministrazione penitenziaria, risulta poi che il numero totale degli ingressi annui, comprensivo sia di quelli che entrano in carcere dalla libertà che di quelli che provengono da altri istituti, sia di oltre il 200% superiore al numero dei presenti. Nel 2007, ad esempio, l’Ufficio Matricola del carcere ha registrato 3171 ingressi e 3115 uscite, nel 2008 3266 ingressi e 3263 uscite220. Questo vuol dire che ogni giorno entrano ed escono in carcere da Sollicciano circa 9 detenuti.221

Il sovraffollamento ed il turn over hanno determinato un deterioramento delle condizioni materiali in cui si svolge la detenzione. Il maggior sintomo della gravità di questa situazione è dato dai sempre più frequenti fenomeni di autolesionismo che, non soltanto a Sollicciano222, sono ormai una pratica molto diffusa tra i detenuti. Secondo i dati forniti dall’amministrazione penitenziaria223 nel 2005 a livello nazionale vi sarebbero stati 750 tentati suicidi, 640 nel 2006, 610 nel 2007; 57 suicidi nel 2005, 50 nel 2006, 45 nel 2007; 5.481 atti di autolesionismo nel 2005, 4.276 nel 2006, 2.687 nel 2007. Secondo Buffa, direttore della Casa Circondariale di Torino, il sovraffollamento implica “la conseguente diminuzione di spazi, il deterioramento delle condi-zioni igieniche e delle relacondi-zioni con lo staff e una maggiore difficoltà ad accedere alle opportu-nità ricreative, formative e lavorative. Tutto questo genererebbe l’aumento del disagio e della sofferenza, vere e proprie premesse per il passaggio all’atto dei più disperati” (Buffa 2009).

La popolazione di Sollicciano è, dunque, estremamente eterogenea a causa della presenza di una pluralità di circuiti penitenziari speciali (sezione As, sezione “protetta” per sex offenders, sezione “protetta” per transessuali), delle caratteristiche socio-anagrafiche dei detenuti (forte presenza di stranieri ed italiani non residenti in Toscana) e dell’intenso turn over. Il regime 219 www.michelucci.it

220 Si tenga presente che il numero comprende anche gli ingressi ed i rientri dei detenuti usciti temporaneamente a seguito di licenze o permessi premio.

221 Nonostante il sovraffollamento ed il turn over, il personale di polizia è numericamente inferiore rispetto a quello previsto. In base ai dati forniti dall’amministrazione penitenziaria in Toscana il numero di agenti effettivi corrisponde al al 75,1% di quelli previsti (Fonte: Amm. Pen. elaborazione di Ristretti orizzonti, www.ristretti.it)

222 Secondo i dati forniti dall’amministrazione penitenziaria nell’anno 2008 gli “eventi critici” tra i detenuti italiani nel Carcere di Sollicciano sarebbero stati i seguenti: 57 atti di autolesionismo, 7 tentati suicidi, 1 suicidio, 10 aggressioni, 41 scioperi della fame, 5 rifiuti di terapie. Tra gli stranieri i seguenti: 276 gli atti di autolesionismo, 18 i tentati suicidi, 76 gli atti di aggressione e 97 gli scioperi della fame. Come è stato evidenziato da Muraca (2009), gli eventi critici riguardano per l’80% gli stranieri, i quali sono però sono solo il 62% dei detenuti. Secondo Buffa (2008) l’iper-rappresentazione degli stranieri nelle statistiche nazionali sugli eventi critici è dovuta ad una pluralità di cause. Le ragioni di tale fenomeno non sarebbero da ricondurre alla vulnerabilità derivante dal loro status di stranieri reclusi, quanto piuttosto dal fatto che la gran parte dei detenuti stranieri sono in attesa di giudizio e scontano gran parte della loro pena in custodia cautelare senza poter usufruire dei benefici riconosciuti ai condannati definitivi. A questo andrebbe anche aggiunto il fatto che hanno una minore capacità, rispetto agli italiani, di accedere alle offerte trattamentali della prigione. Sull’argomento si vedano anche: Concato-Rigione 2005, Manconi-Boraschi 2006 e Manconi 2002.

detentivo privilegia fortemente le esigenze di custodia e di sicurezza, mentre le offerte trat-tamentali e ricreative sono esigue. Tale situazione condiziona inevitabilmente l’organizzazione del lavoro penitenziario che consiste prevalentemente nel lavoro domestico, contandosi solo 1 detenuto lavorante alle dipendenze di un privato224. Secondo i dati forniti dall’amministrazione penitenziaria i detenuti che hanno lavorato nel 2006 erano 756, 667 nel 2007, 794 nel 2008 e, da gennaio a giugno del 2009, 507. L’assegnazione al lavoro avviene in gran parte con la tecnica delle turnazioni ed è basata sull’anzianità di ingresso in istituto. Il numero mensile dei lavoranti è di 250 circa. Secondo i dati forniti dallo Sportello Documenti e Tutele, ad esempio, a giugno del 2009 risultavano ammessi al lavoro circa il 27,2% dei detenuti presenti. Per garantire un così alto numero di lavoranti si fa un ricorso serrato ad assunzioni part-time a tempo determinato, soprattutto per le mansioni più diffuse e di basso profilo (come lo scopino o il portavitto). La durata di un singolo rapporto di lavoro spesso non supera i trenta giorni l’anno. In alcuni casi, l’impiego lavorativo non avviene senza soluzione di continuità, ma in più periodi spalmati nell’anno. Le mansioni più qualificate e meglio retribuite (lavori agricoli, presso le cucine e la Mof), sono in genere affidate a detenuti definitivi del reparto Penale, in particolare quelli della sezione 12 dove sono reclusi i condannati a pene più lunghe. Diversa la situazione delle altre sezioni del Penale. Come già detto, il Penale si compone di 4 sezioni, due comuni, una di As e una “protetta” riservata ai sex offenders. I detenuti di queste ultime due sezioni non possono incontrare i detenuti comuni e, di conseguenza, neanche lavorarci insieme. Ne consegue che ad essi sono preclusi la gran parte dei lavori, tranne quelli che si svolgono all’interno della sezione detentiva, come nel caso dello scopino, dello scrivano e del portavitto. Per le medesime ragio-ni anche i detenuti della sezione “protetta” riservata ai transessuali sono tenuti ai margiragio-ni del mercato del lavoro penitenziario. Al giudiziario, dove vi è un alto turn over o una forte presenza di detenuti in custodia preventiva, sono invece riservati prevalentemente lavori meno quali-ficati. Per quanto riguarda, invece, il reparto femminile, dai dati forniti dall’amministrazione penitenziaria risulta che nel 2008 le donne detenute erano l’11% del totale e di queste avevano lavorato circa 99 detenute, il 12,5% del totale dei lavoranti.

Nel 2008 la retribuzione media di un lavorante era di 1109e annui, al netto dei prelievi di cui al paragrafo 8 capitolo 2, la media delle giornate lavorate da ciascun detenuto lavoratore era di 75,4, mentre la media delle ore lavorate in una giornata era di 4,34 (Fonte: Sportello Documenti e Tutele). La mercede media si aggira, dunque, intorno ai 3,39e l’ora. La gran parte dei lavori di ca-tegoria A, come ad esempio i lavori della Mof o quelli della cucina, sono a tempo pieno; mentre quelli di più basso profilo sono a part-time. Di conseguenza la mercede per i lavoranti comuni si aggira intorno ai 250-300e, mentre quella per i lavori qualificati può arrivare a 500-600e.

L’esiguità delle retribuzioni ed il monte ore lavorativo comportano anche contribuzioni previdenziali molto ridotte. Nel 2008 il minimo di retribuzione necessario per determinare 224 La lavorazione in questione consiste nella riparazione delle biciclette dimesse dalla depositeria comunale. Titolare del progetto è la Cooperativa Sociale Ulisse. Si tenga presente che Sollicciano non ha semi-liberi, i quali sono reclusi in un’altra struttura, l’istituto S. Teresa.

una settimana di contributi era 177,42e, di conseguenza un reddito medio annuo di 1.109e da diritto a non più di 6/7 settimane di contributi previdenziali.

Nel documento Carcere e diritti sociali (pagine 121-126)