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Le otto piste di ricerca-azione: i tavoli tematic

Daniela Poli1

Durante i lavori i partecipanti al convegno si sono organizzati in otto tavoli tematici che hanno approfondito gli argomenti emersi da un lavoro preliminare svolto congiuntamente dall’Università di Firenze, l’Associazione Bio-Distretto e i dieci Comuni del Montalbano. Elenco di seguito sinteticamente i focus dei tavoli:

1. Quale nuova ruralità, quali economie locali e stili di vita per il sistema socio

territoriale del Montalbano?

I borghi sono una bellissima collana con più fili che cinge il Montalbano, come riattivarli, come mantenere e riportare la popolazione a vivere sul territorio? Come promuovere, sostenere e far emergere una nuova ruralità complessa nel Montalbano integrata nelle economie locali ad essa connesse? Come relazionare i tempi di vita e dell’abitare con le nuove forme di economie rilocalizzate integrate e multisettoriali, il nuovo artigianato locale, la nuova agricoltura, le attività di trasformazione dei prodotti locali, l’accoglienza, la relazione fra i due versanti della montagna e con le città vicine? Ci sono servizi carenti nella rete dei borghi? È possibile fortificare l’interconnessione fra i centri? È possibile mettere a comune più servizi?;

2. Come valorizzare il turismo enogastronomico, rurale e paesaggistico del

Montalbano?

Il turismo e la fruizione rappresentano uno dei settori più attrattivi del territorio. Come sviluppare l’accoglienza integrata ai suoi tanti valori? Come rafforzare la sentieristica, le ippovie e le risorse ambientali promuovibili turisticamente nella rete culturale, fruitiva? Come integrare la rete della mobilità dolce fra i vari percorsi e con il trasporto pubblico? Come incentivare il trasporto pubblico sui due versanti della montagna? Come promuovere l’accoglienza diffusa nel territorio nella rete dei paesi

1 Docente di urbanistica e pianificazione del territorio presso il Dipartimento di Architettura, Università di Firenze.

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(albergo diffuso) e delle aziende agricole? Come diffondere il turismo nei diversi luoghi ora concentrato su Vinci?;

3. Quali agricolture per sostenere la transizione del Montalbano?

Uno degli obiettivi principali del biodistretto è la diffusione dell’agricoltura sostenibile, sana, rispettosa dell’ambiente (agroecologia, biodiversità, cambiamento climatico, risparmio energetico e dell’acqua, ecc.), del territorio e della vita di chi lo abita. Come attuare la transizione verso le molte forme dell’agricoltura naturale (biodinamica, biologica, permaculturale, organica, ecc.), orientata alla policoltura e alla multifunzionalità intesa come capacità di produrre beni e servizi integrandosi nel tessuto sociale locale per rispondere alle necessità del territorio? L’azienda torna a essere un nodo del grande giardino del Montalbano, il tassello di un disegno più complesso, inserita nel territorio, che cura e mantiene con fonti di finanziamento plurime che vengono dalla vendita dei prodotti, dal turismo, dalla didattica, dall’agricoltura sociale, dalla gestione dei terrazzamenti, dalla cura dei sentieri e dei corsi d’acqua (tramite il Consorzio di Bonifica) ecc. e viene sostenuta da forme di commercializzazione alternative come i GAS, i centri di conferimento e redistribuzione al sistema agroalimentare locale (es. Food Hub, Ruche);

4. La garanzia partecipata può essere un modello praticabile nel Montalbano? Come diffondere la produzione biologica all’interno di una comunità che intende prendersi cura del proprio territorio e delle persone che lo abitano? Sul Montalbano le aziende biologiche sono molto concentrate

nel Comune di Carmignano e sono un numero limitato 67 su 4.475. Le

aziende piccole sono limitatamente certificate (da <1 a 3 ettari), mentre lo sono in un numero consistente da 20 a 50 ettari. Potrebbe trattarsi del fatto che per i piccoli agricoltori la certificazione è onerosa sia in termini di tempo (ulteriore burocrazia) sia di denaro. In molte realtà italiane è ormai consuetudine l’uso della ‘garanzia partecipata’ che coinvolge la comunità locale nel certificare l’impegno del non uso di prodotti di sintesi in agricoltura, senza il ricorso a un ente certificatore, ma mettendo a frutto l’impegno etico del singolo e della comunità. È possibile diffondere questa pratica nel Montalbano per aumentare nello stesso tempo sicurezza alimentare e socialità nel territorio?;

5. Quale alternativa ai pesticidi nel Montalbano?

L’obiettivo primario del biodistretto è quello di promuovere un’agricoltura sana per l’essere umano e per l’ambiente (compresi gli altri animali). Nel Montalbano vista l’esiguità delle aziende agricole biologiche

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(almeno di quelle certificate) è ancora molto diffuso l’uso dei pesticidi. Quali azioni e incentivi, è possibile intraprendere per convertire il maggior numero di aziende al non uso dei fitofarmaci?;

6. Il sistema agroalimentare locale: il ruolo cruciale delle mense pubbliche.

La definizione del sistema agroalimentare locale (abitanti, Gas, ristoratori, negozi, mense pubbliche, ecc.) è uno dei elementi strutturali per sostenere la filiera corta e l’agricoltura locale, soprattutto per piccoli agricoltori che fanno fatica a trovare settori di mercato adeguati. Le mense pubbliche rivestono in quest’ottica un ruolo centrale nel garantire la transizione agricola e degli stili di vita nel Montalbano. Sono sviluppati in molti contesti esempi interessanti di centri di conferimento e distribuzione locale come i Food Hub o le Ruche o semplicemente di gestione delle produzioni locali per l’approvvigionamento delle mense scolastiche od ospedaliere. Com’è possibile strutturare il sistema agroalimentare locale? Come approvvigionare le mense scolastiche? Di quali produzioni locali il nuovo sistema ha bisogno? Quale programma mettere in campo per avviare la transizione?;

7. Il territorio fabbrica di energia / verso rifiuti Zero.

Il territorio nella sua interezza è un produttore di energia. Lo è il bosco, lo sono i cascami delle potature, lo sono gli stessi rifiuti che possono essere riciclati per trovare altri usi. Quale modello energetico integrato applicare al Montalbano per ripensare l’approvvigionamento energetico territoriale con una pluralità di fonti energetiche locali (acqua, sole, biomasse, ecc.) riducendo l’uso delle energie fossili? Come avvicinarsi alla non produzione di rifiuti?;

8. Quali strumenti, quale normativa per il territorio aperto che incentivi il ritorno alla

terra?

La nuova stagione del governo del territorio toscano (piano paesaggistico, Legge 65/2016) per rilanciare un ritorno alla terra deve essere accompagnate da nuovi strumenti di sviluppo rurale e da una normativa urbanistica che sostenga il controesodo verso le campagne in una fase di cambiamento climatico e di presenza di ampie aree incolte. Molte norme urbanistiche locali sembrano ignorare i bisogni della neoagricoltura e attuano una normativa vincolistica basata su una logica autorizzava che richiede lunghi percorsi burocratici in presenza di un’ampia discrezionalità. Quali azioni sono da intraprendere per innovare la strumentazione urbanistica nel territorio locale?.

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Quale nuova ruralità, quali economie locali e stili di vita per il

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