Alessandro Trivisonno*, Gabriella Granatiero**2
Le due questioni principali emerse dalla discussione riguardano, da un lato, l’abbandono e la mancanza di cura del territorio agricolo del Montalbano e del connesso patrimonio edilizio e rurale esistente (abitazioni rurali, terrazzamenti, mulini, ecc.); dall’altro la mancanza di una normativa sul governo del territorio agricolo unificata, valida per tutti i Comuni del Montalbano, che garantisca: una semplificazione nella gestione delle aziende agricole esistenti, il recupero del patrimonio abbandonato e che agevoli e incentivi, in generale, il ritorno alla terra.
D’altro canto, l’abbandono e la mancanza di cura del territorio agricolo sono attribuiti non solo ad una mancanza di norme adeguate ma anche, più in generale, ad una questione culturale. Pertanto si pone l’esigenza, da un lato, di informare, formare ed educare la popolazione alla cura del territorio, dall’altro, di garantire un controllo sulla conduzione virtuosa di esso.
A questo proposito si propone la promozione di politiche di educazione, formazione e informazione alla cura del territorio e la redazione di opportune norme che ne disciplinino la gestione e l’operatività sul modello dei vecchi regolamenti di polizia rurale.
Per quanto riguarda l’obiettivo generale di incentivare il ritorno alla terra, è emersa la necessità per il contadino di poter abitare sul posto di lavoro in modo da presidiare meglio il territorio, cosa che non dovrebbe escludere, per alcuni dei partecipanti al tavolo, anche la possibilità di nuova edificazione residenziale, rigorosamente legata al fondo agricolo.
D’altro canto, altri fanno notare che esiste già un vasto patrimonio abitativo abbandonato diffuso sul territorio (poderi e interi borghi rurali) che
1 Partecipanti: Michele Giunti, Alessandro Pecchioli, Zita Bacherini, Ugo Damerini, Sara Dolfi, Tonino Giallombardo, Francesco Paoletti, Giuseppe Pandolfi, Giancarlo Faenzi, Roy Reali, Gianfranco Spinelli, Paolo Feri, Federico Pucci.
Foto di Alessio Tanganelli e Giulio Galletti.
2 *Dottore forestale, libero professionista; **Borsista di ricerca presso il Dipartimento di Architettura, Università di Firenze.
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meriterebbe di essere recuperato, privilegiando questa tendenza alla costruzione ex-novo.
Pertanto, per quanto riguarda la questione dell’abitare il territorio rurale, il tavolo propone di recuperare il patrimonio edilizio/rurale abbandonato, attraverso:
il censimento di tutti i manufatti edilizi abbandonati (non limitandosi solo a quelli di pregio);
il loro recupero, anche attraverso opportuni incentivi;
il disincentivo all’abbandono e al cambio di destinazione d’uso (deruralizzazione) e l’incentivo al recupero per fini agricoli.
Sempre sul tema del patrimonio abbandonato è stata posta anche la questione dei numerosi fondi agricoli incolti presenti diffusamente in tutto il territorio. A tal proposito si propone di incentivare la pratica del comodato d’uso, ossia la cessione del fondo a cooperative o a privati che si impegnino a riqualificare i terreni abbandonati.
Fig. 41 - La discussione attorno alle norme urbanistiche.
Un altro tema molto sentito emerso dal dibattito è quello relativo alle norme sull’infrastrutturazione dell’azienda agricola, ossia alla necessità generale di norme chiare e semplici che garantiscano la realizzazione di nuove infrastrutture e annessi agricoli (stabili e temporanei) necessari ad una gestione efficiente dell’azienda, e che queste norme siano uguali per tutto il territorio del Montalbano ed estese a tutti i contesti territoriali, non limitandosi solo alle aree pianeggianti ma anche alle aree collinari e alto collinari.
Ad esempio, per quanto riguarda le procedure relative agli annessi stabili, si evidenzia la forte disomogeneità (da un Comune all’altro) delle norme già esistenti, nonché la stratificazione di autorizzazioni necessarie alla realizzazione di nuovi annessi che porta ad un’eccessiva lungaggine burocratica gravosa per le aziende (SUAP, ARTEA, ASL, ecc.). Da qui l’esigenza di una semplificazione delle autorizzazioni e di un accorciamento dei tempi.
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D’altro canto, si evidenzia anche una carenza nelle norme esistenti di indicazioni chiare sulle caratteristiche edilizie che dovrebbero avere i nuovi annessi agricoli, soprattutto quelli removibili in legno, attualmente caratterizzati da scarsa qualità edilizia e completa estraneità tipologica al contesto paesaggistico. Questo pone la necessità di stabilire nelle norme anche alcuni standard condivisi sulla qualità architettonica dei nuovi manufatti.
Sul tema generale dell’uniformazione normativa, i numerosi assessori presenti al dibattito propongono, impegnandosi anche personalmente, che in occasione dell’adeguamento in atto dei regolamenti urbanistici comunali si possa prevedere un confronto tra assessori competenti e tra questi e il biodistretto (anche recependo i temi emersi dal tavolo), con il fine di uniformare le norme relative al territorio agricolo. In quest’ottica il Montalbano potrebbe diventare un territorio sperimentale esempio di buone pratiche.
Sul tema delle norme specifiche per le aziende, si chiede che queste garantiscano la possibilità di infrastrutturare l’azienda su tutto il territorio (anche nelle aree collinari), privilegiando la reversibilità dei manufatti, normando la qualità architettonica (anche attraverso la redazione di norme figurate) e utilizzando l’atto d’obbligo come strumento efficace d’accordo tra amministrazione e agricoltore per garantirne l’attuazione. Per quanto riguarda gli annessi stabili, si auspicano tempi certi e semplificazione delle autorizzazioni (non solo edilizie ma anche SUAP, ARTEA, ASL, ecc.).
Un’ultima criticità emersa riguarda, infine, il tema delle monocolture. Come fare per disincentivare questa pratica e invertire la tendenza favorendo una policoltura che garantisca la sovranità alimentare del Montalbano? A questo proposito si fa presente l’impossibilità da parte del Comune di obbligare l’azienda a coltivare una coltura piuttosto che un’altra e la possibilità di intervenire, invece, sulle procedure, disincentivando, ad esempio, la pratica della monocoltura attraverso gli strumenti autorizzativi a disposizione dei Comuni (PAPMAA).
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Fig. 42 - Esempio di terrazzamenti coltivati ad olivo.
Fig. 43 - Momenti di discussione sulle sintesi emerse dal tavolo.
Sintesi del tavolo
Criticità emerse
Per quanto riguarda le abitazioni rurali è emersa l’esigenza per il contadino di poter abitare sul posto di lavoro per poter presidiare meglio il territorio (riabitare il territorio rurale), questo potrebbe comportare eventualmente anche la possibilità di nuova edificazione residenziale (legata al fondo agricolo); d’altro canto si fa anche notare che esiste già un vasto patrimonio abitativo abbandonato diffuso sul
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territorio (poderi e interi borghi rurali) che andrebbe recuperato, privilegiando questa tendenza alla costruzione ex-novo;
Per quanto riguarda il tema dell’infrastrutturazione dell’azienda agricola è emersa la necessità di norme che garantiscano la realizzazione di nuove infrastrutture e annessi agricoli (stabili e temporanei) necessari alla gestione dell’azienda e che queste norme siano estese a tutto il territorio (non solo alle aree pianeggianti ma anche alle aree collinari). In particolare, in relazione agli annessi agricoli removibili in legno, si mette in evidenza la scarsa qualità edilizia dei manufatti realizzati e l’estraneità al contesto paesaggistico. Questo pone la necessità di stabilire nelle norme alcuni standard condivisi sulla qualità architettonica. Per quanto riguarda le procedure relative agli annessi stabili, si evidenzia la forte disomogeneità (da un Comune all’altro) delle norme già esistenti, nonché la stratificazione di autorizzazioni necessarie alla realizzazione, ad esempio, di nuovi annessi, che porta ad un’eccessiva lungaggine burocratica gravosa per le aziende (SUAP, ARTEA, ASL, ecc.). Da qui l’esigenza di una semplificazione delle autorizzazioni e di un accorciamento dei tempi; Un’altra criticità emersa riguarda il tema delle monocolture. Come
fare per disincentivare questa pratica e invertire la tendenza verso una policoltura che garantisca la sovranità alimentare del Montalbano? A questo proposito si fa presente l’impossibilità da parte del Comune di obbligare l’azienda a coltivare una coltura piuttosto che un’altra e la possibilità di intervenire, invece, sulle procedure;
Una criticità generale condivisa da molti è l’abbandono e la mancanza di cura del territorio agricolo derivante non solo da una mancanza di norme adeguate ma anche, più in generale, da una questione culturale. Pertanto si pone l’esigenza di informare, formare ed educare alla cura del territorio e garantire un controllo sulla conduzione virtuosa del territorio agricolo. A questo proposito viene portato l’esempio della gestione in comodato d’uso dei fondi agricoli abbandonati da parte di cooperative che siano in grado, anche attraverso opportuni incentivi, di riqualificare i terreni abbandonati.
Punti di difficile accordo
Consentire nuove abitazioni rurali: il conflitto verte sull’opportunità di realizzare nuove abitazioni rurali per facilitare la conduzione
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dell’azienda e presidiare il territorio, oppure sfruttare il patrimonio abitativo esistente anche se lontano dall’azienda.
Strategie condivise
Per quanto riguarda le abitazioni rurali, recuperare il patrimonio edilizio/rurale abbandonato, attraverso:
- il censimento (non solo di quello di pregio); - il recupero;
- disincentivo all’abbandono e al cambio di destinazione d’uso; - incentivo al recupero per fini agricoli.
Garantire la possibilità di infrastrutturare l’azienda su tutto il territorio (anche nelle aree collinari), privilegiando la reversibilità dei manufatti, normando la qualità architettonica (norme figurate) e utilizzando l’atto d’obbligo come strumento efficace d’accordo tra amministrazione e agricoltore. Per quanto riguarda gli annessi stabili, si auspicano tempi certi e semplificazione delle autorizzazioni (non solo edilizie ma anche SUAP, ARTEA, ASL, ecc.);
Con l’occasione dell’adeguamento in atto dei regolamenti urbanistici comunali, prendere spunto per un confronto tra assessori competenti e tra questi e il biodistretto, anche recependo i temi emersi dal tavolo, al fine di uniformare le norme relative al territorio agricolo, anche nell’ottica della creazione di un territorio sperimentale come esempio di buone pratiche;
Disincentivare la monocultura attraverso gli strumenti autorizzativi a disposizione dei Comuni (PAPMAA);
Redazione di norme per il territorio aperto che:
- disciplinino la gestione e l’operatività sul modello dei vecchi regolamenti di polizia rurale;
- promuovano l’educazione, la formazione e l’informazione della cura del territorio;
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