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Quali le soluzioni possibili?

La gestione sostenibile del patrimonio forestale

6. Quali le soluzioni possibili?

La gestione selvicolturale attiva è un elemento imprescindibile per conservare e valorizzare un patrimonio che fornisce non soltanto beni materiali (legna da ardere e legname da opera) ma anche numerosissimi servizi, detti appunto servizi ecosistemici, indispensabili per la qualità della vita dell’uomo su un territorio. Molti di questi servizi (difesa del suolo, ricarica delle falde acquifere, conservazione della biodiversità, salubrità dell’aria, produzione di funghi e tartufi, produzione di selvaggina per attività venatoria, servizi turistico- fruitivi, ecc.) possono essere compromessi da una gestione inadeguata.

Il governo a ceduo, finalizzato per consuetudine esclusivamente alla produzione di legna da ardere, offre servizi ecosistemici in misura ridotta rispetto a quelli che potrebbe offrire attuando modelli gestionali diversificati, soprattutto se valutati a scala comprensoriale.

Negli ultimi anni sono stati sviluppati modelli gestionali maggiormente diversificati, che meglio si adattano alla complessità degli ecosistemi trattati.

In Francia il Codice di Buone Pratiche Selvicolturali della Regione Languedoc-Roussillon considera il rilascio ogni 10 metri, e anche più, di piante isolate nei cedui di specie mediterranee da tutti i punti di vista come un nonsense (FIORUCCI,2009).

La Regione Umbria con il regolamento n. 7/2002 ha dato le prime prescrizioni sul rilascio delle matricine a gruppi (Art. 30); i gruppi debbono avere larghezza minima non inferiore alla metà dell’altezza media delle matricine, misurata al piede degli alberi posti ai margini del gruppo e la distanza fra gruppo e gruppo, misurata dalle proiezioni delle chiome esterne, deve essere compresa fra una volta e una volta e mezza la stessa altezza.

Lo stesso Regolamento Forestale della Regione Toscana (Regolamento 8 agosto 2003, n. 48/R), con la modifica introdotta nel 5/5/2015 (Art. 12 bis -

Tagli finalizzati alla tutela e valorizzazione di singole piante arboree) individua nella selvicoltura d’albero una tecnica associabile anche al governo a ceduo per la tutela

e valorizzazione di singole piante arboree, definite piante obiettivo, scelte tra quelle più vigorose e meglio conformate delle specie da valorizzare.

Nei cedui di leccio della Corsica è ormai diventata pratica consolidata, dopo l’abbandono della matricinatura a piante singole, il rilascio di pochi gruppi di

matricine per ettaro della superficie minima di 200 metri quadrati (FIORUCCI,

2009).

Grohmann et al (2002) evidenziano i seguenti pregi della matricinatura a

gruppi rispetto a quella geometrica consuetudinaria:

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 minori difetti derivati da un brusco isolamento delle piante;  creazione di microhabitat;

 maggiore vigoria della rinnovazione;  maggiore variabilità genetica;

 maggiore diversità biologica vegetale nelle aree tagliate;  maggiore diversità biologica animale nei gruppi;

 semplificazione e minori danni nelle operazioni di esbosco;

 intercettazione delle precipitazioni simile a quella del bosco prima del taglio già a partire dal II anno (Sarti, 2002);

 riduzione di tempi, costi e soggettività delle piante da riservare.

7. Conclusioni

La Gestione Forestale Sostenibile passa prima di tutto attraverso una maggiore consapevolezza della ricchezza e del valore del patrimonio forestale sia in termini economici (aspetto che interessa i proprietari) che in termini ecologici e paesaggistici (aspetto che interessa anche la collettività).

Le grandi proprietà (>100 ha) nei loro piani di gestione (obbligatori) possono prevedere interventi gestionali differenziati e indirizzati a orizzonti temporali diversificati.

Il governo a ceduo, per essere sostenibile sia da un punto di vista naturalistico che paesaggistico, dovrebbe comunque assicurare:

1. La tutela delle specie sporadiche con particolare riferimento a quelle presenti in forre e impluvi (ontano nero Alnus glutinosa, carpino bianco

Carpinus betulus);

2. Il rilascio di almeno 10 piante a ettaro a ‘sviluppo indefinito’, ossia non soggette a taglio neppure durante i turni successivi, oppure, in alternativa, il rilascio di ‘isole di biodiversità’ (particelle lasciate indisturbate);

3. La tutela del legno morto in foresta, per il ruolo ecologico importantissimo che questo svolge, attraverso il rilascio, quando presenti, di almeno 5 piante morte in piedi /ha condizionate dall’assenza di fitopatologie;

4. La riduzione dell’estensione massima delle tagliate: mai sopra a 10 ha; 5. La valorizzazione delle matricine, attraverso una valutazione dell’età, dimensione e ruolo di ‘alberi habitat’ e favorendo la matricinatura a gruppi e, ancora, salvaguardando le formazioni forestali negli impluvi (10-20 m

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per lato) per il loro importante valore ecologico e di protezione idrogeologica;

6. La progettazione e direzione degli interventi selvicolturali da parte di professionisti abilitati.

Infine, in stretto riferimento alle formazioni forestali del Montalbano, si individuano i seguenti obiettivi propedeutici a una futura gestione sostenibile di tale patrimonio:

 valutazione dello stato di conservazione del popolamento di agrifogli di Pietramarina;

 censimento completo delle piante monumentali;

 acquisto da parte di Enti pubblici (anche consorziati tra loro) di aree di grande pregio naturalistico;

 individuazione dei Boschi in Situazione Speciale (es. ambiti ripariali) ai sensi dell’art. 51 del Regolamento Forestale;

 controllo delle specie esotiche invasive con particolare riferimento ad ailanto e robinia all’interno di forre ed impluvi.

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