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2. Le teorie sulle emozion

2.3. Le teorie dell’appraisal

Negli anni Ottanta nuove ricerche, sulla scia della teoria cognitivo-attivazionale, si sono focalizzate sul ruolo dei processi cognitivi, ovvero su come le emozioni dipendano dal modo con cui gli individui valutano e interpretano gli stimoli del loro ambiente, contrapponendosi così alla tesi della psicologia ingenua, secondo cui le emozioni sono passioni irrazionali, di breve durata, che sorgono in modo involontario e automatico, senza che siano richieste dall’individuo.

Di notevole importanza sono le cosiddette teorie dell’appraisal che assegnano all’elaborazione cognitiva un ruolo determinante nell’esperienza emozionale e sottolineano proprio il legame fra gli aspetti emotivi e gli aspetti cognitivi, considerando l’elaborazione cognitiva come sottesa all’esperienza emotiva. Secondo tali teorie le emozioni dipendono dalla valutazione cognitiva, l’appraisal, delle situazioni: esso quindi orienta e qualifica l’esperienza emotiva del soggetto, indicando un atto immediato di conoscenza che integra la percezione e del quale si diventa consapevoli solo a percorso concluso.

Le emozioni non compaiono all’improvviso ed in modo gratuito e casuale, ma in risposta alla struttura di significato di una data situazione, ovvero sono la conseguenza di un’attività di valutazione e della situazione in riferimento alle sue implicazioni per il benessere dell’individuo e per il soddisfacimento dei suoi scopi, desideri ed interessi.

33Leventhal ha anzi dimostrato come mentre il paradigma dell’attribuzione erronea non trova riscontri empirici

è valida invece l’ipotesi dell’informazione preparatoria, secondo cui un’informazione corretta sui sintomi da attendersi in una condizione di stress riduce l’incertezza e l’ambiguità, attenuando le reazioni di ansia, così come la concentrazione sulle caratteristiche nocive di uno stimolo doloroso favorisce una maggiore tollerabilità al dolore rispetto alla distrazione dalle stesse.

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Questo significato situazionale è alla base per spiegare l diverse emozioni e la loro intensità, nonché per sottolineare la dimensione soggettiva dell’esperienza emotiva. Due individui che abbiano une differente valutazione della medesima situazione (o anche il medesimo individuo con differenti valutazioni in occasioni diverse) risponderanno con emozioni differenti. Esistono, infatti, fattori disposizionali e stili cognitivi differenti che possono condurre a valutazioni differenziate degli eventi conseguenti diverse reazioni emotive. Di fronte ad un ostacolo, un individuo (tendenzialmente timidi) potrà sentire la paura se lo interpreta come un pericolo o una minaccia, mentre un altro potrà provare collera se lo valuterà come una sfida. Per contro, due individui con la medesima valutazione dello stesso (o anche differente) evento giungeranno a provare la medesima emozione.34

Le parole riportate ci permettono di comprendere come le teorie cognitiviste sostengano che le emozioni siano soltanto in parte basate sulle modifiche indotte dall’attivazione del sistema simpatico: per la maggior parte esse sarebbero invece legate a meccanismi cognitivi, cioè alla interpretazione di una situazione particolare elaborata dall’individuo; propongono quindi un approccio secondo cui le diverse emozioni possono essere differenziate tra di loro in base al profilo emergente dalla combinazione di alcune dimensioni valutative dell’evento da cui ha origine l’emozione stessa.

Tale valutazione può differenziarsi sia per il livello di elaborazione (più o meno immediato e consapevole) che per il tipo di elaborazione (la cosiddetta valutazione primaria considera la pertinenza, ovvero quanto la situazione sia attinente agli scopi dell’individuo e la congruenza, ovvero quanto la situazione faciliti il perseguimento di questi scopi; la valutazione secondaria esamina la capacità del soggetto di far fronte all’evento emotigeno e di gestire le sue condotte emotive).

Scherer ha anche elaborato una griglia di valutazione dello stimolo/della situazione (stimulus

evaluation check, SEC) secondo una sequenza lineare progressiva distinta in cinque livelli:

1. novità dello stimolo: se c’è discrepanza tra ciò che si aspetta l’individuo e la situazione, percepita come nuova ed insolita, la risposta sarà di sorpresa e curiosità ma anche di paura e apprensione;

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2. piacevolezza o spiacevolezza dello stimolo: in base alla valenza edonica abbiamo reazioni di avvicinamento o allontanamento;

3. rilevanza per gli scopi e bisogni dell’organismo: l’individuo valuta se la situazione è pertinente al raggiungimento dei propri scopi e se e quanto la situazione favorisce o ostacola raggiungimento dei propri scopi;

4. capacità di far fronte allo stimolo: il singolo individua la causa dell’emozione, valuta il grado di controllo che si può esercitare sulla situazione e le risorse mentali necessarie per modificarla;

5. compatibilità con norme sociali e immagini di sé.

Le teorie dell’appraisal rimandano, quindi, a una configurazione componenziale delle emozioni, poiché esse sono intese come dei mediatori complessi fra il mondo interno e il mondo esterno e variano secondo alcune componenti continue […] e, di volta in volta, a seguito di una data valutazione della situazione, emerge una specifica emozione, chiamata emozione modale (l’emozione più compatibile in quella situazione).

Alla stessa stregua, le teorie dell’appraisal sottolineano la condizione dimensionale delle emozioni, poiché, come aveva già anticipato Wundt [1896], esse variano in continuazione lungo diverse dimensioni: piacevolezza (gioia) o spiacevolezza (paura),grado di attivazione (collera) o di inibizione (tristezza), livello di attenzione (sorpresa) o di rifiuto (disgusto). […]La prospettiva dell’appraisal consente, infine, di capire meglio le vicissitudini delle emozioni nel loro decorso. Non solo le emozioni sono generate da stimoli ambientali, ma possono essere suscitate anche da altre emozioni. A seguito di una reazione di collera, un individuo può provare colpa, vergogna o gioia.La memoria di esperienze emotive passate può altresì attivare la medesima emozione, anche se non vi sono ragioni oggettive per il suo insorgere. Un caso emblematico al riguardo è dato dal panico: il semplice ricordo di una condizione di panico è sufficiente per suscitare un attacco di panico, anche senza che vi siano le condizioni oggettive che lo «giustifichino».35