zioni infallibili.Basilio consigliò l’imperatore ad fidire il santimento di quest' oracolo, ed uniformarsi alle 6uo decisioni. Allorché vide
1’imperatore determinato ad andarvi segreta-mente nella aotleseguente, vestito in maniera da non esserriconosciuto loprecedè, corsealla celladelmonaco,loavverti della visitaedel tra-vestimento dell’imperatore,e 1’istruì diciòche doveva dire. Giunta la notte, I’imperatore uscì dalla corte, • si recò all’abitazione del monaco iu compagniadel soloBasilio,ilquale era incaricato diconsultare iu di lui presenza
il preteso santo«opra il culto delle immagini.
Il raooaco, uou che rispondereal cortigiano, fissandogliocelli sopral’imperatore:-«
Piin-« cipe, gli disse, tu rappresenti uq
persouag-« gio molto iudegnodella tuamaestà,
uascon-« dendoti sotto cotesto abito per deludere «n
« povero peccatore.
Ma
colui che tutto veti**,« mi ha aperti gli occhi per riconoscerti.Odi
« ciò che tidichiara per bocca mia. Se
c*tn-« mini sopra le orme diLeone Isaurico,
re-ti gnerui per setUntuduc anni, pacifico al di
« dentro,e vittorioso al di fuori: sarai il
dc-« cirnoteiztFapostolo;evedrai i figlide’tuoi
a figli sedenti al tuo fianco sopra iltrono. Se
« poi ti allontanerai dall’esempiodiquelgran
« principe, aspettati le più grandi disgrazie.
IIP.RO
LXVUI. 3f>7« ed un» morte immatura. »- Leone, colpito
«laqueste parole,e persuaso cbe queir
uomo
divino nonlo abbia potuto conoscere cbe per mezzo d’una rivelazione, prometted’ubbidire ogli ordini delcielo, esi ritira pienodi fana-tismo.Entrato nel palazzo, chiama a seGiovanni Lecnnomonte,e gli promettedìfarlopatriarca
«li Costantinopoli, s’ei loseconda con zelo.
Giovanni, munito d'un ordine del principe, clieapriva tutte le biblioteche, andò con una truppa d’ ignorantiasquadernare quelle delle chiese per cercarvi autoritàcontroleimmagini.
Dopo
averescorsa senza profitto tutta T anti-chitàecclesiasticat si volsero finalmente agli ulti del concilioconvocatosottoCostantino Co-pronimo, e vi trovarono i passi dei Padri, de’ quali ivescovi di quel conciliabolo ave-vano abusato per autorizzare l’errore. Armati di tali passi, si credettero abbastanza forti per combattere controgliortodossi; ed incen-diarono tutti ì libri, in cui s’abbatterono
,
contrari allorodisegno.
Ma
bisognandoloroun capo, il quale, cosìper ladignità,come
per r audacia,potesse far fronte al patriarca, fis-saronolo sguardo sopra il vescovo diSillea, Questi era Costantino Cazamate, figlio d’un sacerdote, ilquale, essendo stalosospeso dait
368
LEONE
V. l’A RM R N O.sacro ministerope'suoi cattivicostumi, siera ridotto a fare ilcalzolnjo. Costantino, nato con molto spirito
,e con ona grande inclinazione allelettere, divenne ben presto professoredi
grammatica;ed applicatosi poscia allostudio del diritto, ne fece molte pubbliche lezioni.
Ma
dissoluto non mettodi suo padre,fu ob-bligatoa ritirarsi in un chiostro, per evitareil castigo meritatodal suolibert inaggio.Prese
il
nome
diAntonio,ed a forzadi pratiche, si fece nominare abated’un celebre monastero.Aveva egli un maraviglioso talentoper figurar nella corte, e ne seppe trarprofitto.Accorto, allegro, faceto parlatore,compiacente,e sem-pre pronto a serviregli altrinelle loro galan-terie, avevatutte le frivolezzedi cortigiano;
ma
ne aveva pure lepiùsolide qualità; sapeva mentire opportunamente,promettere senza in-tenzione di mantenere la parola, dar il gam-betto ai suoi rivali, aguzzare gli strali della calunnia,e cangiar fede e credenza ad ogni istante secondo le occasioni. Ortodosso sotto Irene, Niceforo, e Michele, divenne iconocla-sta sin dal primo giorno,in cui Leonemontò
sul Irono. Siccome i suoi viziierano di
moda,
in vece di venir chiuso,
come
losarebbestato in altro secolo, pervenne al vescovato di Sii-le». Giovanni Lacanotnante non potevapone
alla testadegli eretici un capo piùcapace di
LIBRO
LXVIII. 369falli trionfare; onde Leone per consiglio di lui,fece venireAntonio in corte.Antonio,che
siannojava divederei suo talenti seppelliti in un’oscura e lontana diocesi,corse,senza per-der tempo, alcentro della fortuna, e promise a Leoue più di quelloche nefosse richiesto.
Leone, allasua volta
, gli fece sperare lepiù lusinghierericompense.
Comecbè
Leone conoscesse abbastanza la fer-mezza del patriarca, tentò di sedurlo.Fattolo venire a palazzo: - « Il popolo, glidisse, è« scandalezzato del culto delle immagini,
ri-ti guardandolo
come
idolatria, e persuadendosi, u chetutt’i vantaggi riportati sopra di noi« dai barbari sotto i precedenti regni, sieno
« altrettanti castighi delciclo.Prestati a
que-ll sto scrupolo; abbandona una pratica,che
* non può essere essenziale alla religione, e
« non che essere raccomandatain alcun luogo a della Sacra Scrittura, ne sembra anzi
pio-ti scritta.Io non sono teologo,
ma
impera-ti tore ,e devo pensare a riunire gli spiriti, il la cui divisionenepuòturbare lostato. - Il u patriarca gli rispose:- Che il cultodelle
« immagini era sostenuto dallatradizione;che
« la tradizione era,
come
la Sacra Scrittura,« il fondamento della dottrina cattolica;che
« la venerazione della Croce e del librodei
« Vangeli, sebben»nonfosse comandata da
U
370 i e o ne v. l’a r. m e w o.
« Scrittura,era nondimenoadottatadai ninnici
«. stessi del cultodelle Immagini;pbu
riguar-« doai dogmi, laragione, che ne
caratteri/.-« zava la verità
, non era giàchefossero
scrit-ti ti; che i libri santi non dicevanotutto, e
« la dottrinaricevutigeneralmente dalla
Cbir-« sa intutti i tempi, ed in tutti i luoghi,
« era inspirata dallo Spirito Santo,
sicco-«
me
la stessa Sacra Seri (tara. » -Abbia-mo
ancora questa conferenza del patriarca e dell’imperatore, nella quale Niceforo prova che la dottrina della Chiesa, riguardo alcolto J delle immagini,è lontana dall'idolatria. L'im-perutore lolicenziò;proponendogli di conferire con Giovanni, e cogliaderenti di lui, i quali avevanotrovate, diceva egli
,uegli scritti de-gli antichi alcune prove della loro opinione affai toincontrastabili, e attea disingannarlo.
ÌNiceforo, che nou sapeva per anche quanto
1'imperatore fosse prevenuto, avvisò di vin-cerne laostinazione, mandandogli i vescovi e gli abati i più illuminati
, per esporgli la dottrina della Chiesa. Leonp, dopo avergli a-icoltati alcun tempo con impazienza
, gl’
in-terruppe per far loro quella stessa proposi-zione, che avea fatta a Diiceforo,cioè di con-ferirne cogl'iconoclasti. Esssi risposero, ch'es-sendo stata la questione già decisada un
con-cilioecumenico, nonera permesso di
rinno-iiid o rami. 371 nomarla; al che Leone, pieno di sdegno:Esci ili qui, disse loro,marmaglia indocilee cic-ca,che ricusiillumeche tisipresenta;
mi
sapròfar
ubbidire. Pronunziòqueste parole minaccevoli con unavoce edunaspetto capaci d’atterrire chi l'ascoltava. Leone, sebbene piccolo della persona, avea una voce simileal tuono, enei lineamenti del volto,quantunque proporzionati, facea trasparire un non soche di ferocee di terribile.Quei prelati, tremanti,ma
senza dimostrarsiabbattuti,andarono a co-municare i loro timori eil loro dolore al pa-triarca. Niceforo, saputo cheAntonio«liSillea era capo del partito degl’ Iconoclasti, se lo fece chiamareper accertarsene. Antonio,nonmono
furboche empio, negò ilfatto alla pre-senzadiparecchi metropolitani, diedeiniscritto la sua professione di fede in favoredelle im-magini, epronunziò l’anatema contro gl’Ico-tmclasti. Avendolo inseguito l'imperatore ram-pognato:- « Principe, ei glidisse sorridendo,« ionon ho fedeche per il mio imperatore.
« Tutto il di più è per
me
uno scherzo.Ho
« detto acoloro ciò chevollero,per agevolare
« ate i mezzi di farciò che vorrai. » L’ imperatore, sdegnato della resistenza di INiceforo, fermò di farlocondannare iliun
con-cilio. Siccome sembrava che lo Chiesa fosse in uno stato di crisi, cosi tutti i vescovi
del-Le-Beau T. IX.