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LIBRO LXIX. 411 rrto

Nel documento BASSO IMPERO D A ss&ima a a. (pagine 132-140)

, disse,a liberare V imperatore, oa mo-rire con esso. Quindi, lanciandosi immediata-mente aguisa di fulmine,penetrò fin dov'era Teofilo,che attorniato da una moltitudine di ninnici,dandoe rilevando colpi terribili, co-minciava a perder leforze, non il coraggio.

« Seguimi, o principe, gli disse; io tiaprirò

* una larga strada.

Non

lasciamo a questi

in-« fedeli l'onoredi far prigionieroun

iinpera-« tore.

-Ma

neppurquellodivederlofuggire,# -ripigliò Teofilo, continuando a combattere.

Emanuele,

che senza intenderlo aveva subito volto il cavallo

,abbattendo adestra ed a si-nistra iSaracini, che gliresistevano,siavvide che non era seguilo dall'imperatore. Ritornò

dunque

indietro, e con un secondosforzo rag-giunse Teofilo, che ricusò nuovamente di se-guitarlo.

Emanuele

, gettandosi per la terza volta

come

disperato sopra i rimici, corse verso l'imperatore, presela briglia del caval-lo di lui,e presentandogli la puntadella spa-da al petto: -« Seguimi, gridò, osecerchi la

« morte, ricevila da questa spadafatta per

di-ti fenderti,enonne lasciarelagloriaadun

Stira-ti cino.»

-E

ad un tempotrascina l'imperatore tutto coperto disangue edi polvere,e men-tre i suoi cavalleggieri facevano fronte dietro le di luispalle all’ardore dei nemici, lo con-dusse insicuro nel mezzodell'armata. Questa,

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m

n.

chesi era raccolta in un posto vantaggioso, ricevè con acclamazioni di gioja il suo princi-pe, cui credeva morto, o prigioniero. IGreci incoraggiati dal valore d’Emanuelc, e dal ri-tornodiTeofilo, dimostraronotale intrepidez-za,chei Saracini si ritirarono senz’ avventura-re unaseconda battaglia.(Leo. granivi, p. 453.

,

Cede.p. 526..Zon. t. 2. p. 148;Contiti, r/ie-0ph.p. 73., Simeon.

p

,422., Georg;p. 521., Genes. p. 29.)

Emanuele,copertodi ferite,sebbenenon

mor-tali, fu da principioamato da Teofilo,che lo chiamava suo benefattore,e suo salvatore ;

ma

un favore si ben meritato acceseben presto il

fuoco dell’invidia. Quegli che aveva atterrato rnigliaja di Saracini, nonpotè farfronteoduna fazione di cortigiani: l’imperatore stesso, op-pressodal peso della riconoscenza,credette di liberarsene coll’ ingratitudine; ed

Emanuele

sperimentò, che un servigio di troppo gran prezzo,in vece d’essere rimunerato, produca sovente l’effetto d'nn’offesa. L’Imperatore si lasciòpersuadere,che colui, che loaveva salva-to, cercava diminarlo ed aspirava all’impero.

•'Emanuelefu avvertito da un coppieredel prin-cipe, ch’erastato a’ suoi servigj,che s’era già presala risoluzionedi svellergli gli occhi. Die-tro un tale avviso, escesegretamentedi Costan-tinopolicon treo quattro famigli: piglia i

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valli di tuttele poste, ai quali tagliai garetti nel lasciarli, per nonessere inseguito; e mar-ciando con estrema speditezza,giunge nella Si-ria. Ben ricevutodai Sarocini, che ne conosce-vanoil valore, passa in Bigdad allacorte del califo,a cui offerse i suoiservigi, se gli per-metteva di conservare la sna religione. Muta-seni, cui parve,che I’acquistod’un guerriero si celebre fosse di maggiorprezzoche la vitto-ria di moltebattaglie, loricolmò di onori: lo

ammise

alla più intima sua confidenza:esi af-frettò d’impiegarne il valore nelle più impor-tanti spedizioni. (Cedr. p. 526., Zon. t. 2. p.

449., Contiti. Theoph.p. 73.,Simeon,p. 419., Georg,p. 517., Genes. p. 29.)

IlCorasansieraribellato.Emanuelealtronon

domandò

per ridurloal dovere,chei prigionie-ri greci tenuti incatene,promettendosopra la suatesta, che ninnod'essi sarebbe fuggito. Ei mantenne in fatti la parola^non vi furon mai soldati più fedeli al loro generale. Divenuti li-beri,

ma

uniti al loroliberatorecon legami più forti dellecatene, dalle qualigliavea trattalo servironocon zelo, e nonrisparmiarono la vita per procurargligloria.

Lo

sbalordimentoancora contribuìalladisfatta de'ribelli. Essi si aspet-tavanodi dovercombattere i Saracini,e vede-vano con sorpresa de’ nemici, il cui vestito, farmata,la lingua, la ordinanzadelletruppe

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tLO.

la maniera del combattere, tatto eraad essi ignoto. Questi popoli viciniall’Ossoavevano ap-pena udito parlare dei Greci. In pochi giorni furono soggiogati, e ridotti all’ubbidienza. II vincitore impiegòilresto dellacampagnainuna guerra d’altra natura. Unaprodigiosa moltitu-dine di bestie selvaggie, uscite dai deserti di

Mauerennahardesolavale vicinecontrade.

Ema-nuele fece uso delle sue truppeper dar lorola caccia, e ne liberò ilpaese.

Tanti servigi lo rendevanocaroal califo,ed a tutta la corte, più giusta chequella di Co-stantinopoli. Nello stessotempo(au 839)la ri-nomanza ch’egli acquistava nellaPersia, lo fa-cea desiderare dall’imperatore, il quale, risen-tendovivamente laperdita d’nn guerriero, da cui riconosceva la vita, si determinòa racqui-stario

, ed a togliere ai suoi nimici un po-tente sosteguo. Incaricò

adunque

di tal dilicata commessione unaccortoedastutomonaco.

Que-sti, unitosi ad una caravana di pellegrini nel viaggio della Palestina, passòda

Gerusalemme

inBagdad, travestitodapezzente:introdottosi quindi nel palazzo, consegnòad

Emanuele

una lettera dell’imperatore, ed una croce, che il

principe gli mandava per assicurarlodella sua parola. Tutti i favori del ealifo

, e le carezze dolina corte straniera non potevano cancellare dal cuore d’

Emanuele

l’amore della patria;

I I R O LXIX. 481 onde alla veduta d’un compatriota,>e d’un pegno prezioso, che riceveva dal"suo pa-drone, non potè trattenersi dal piangere. In-fbwnmato dal desiderio di tornure in Costan-tinopoli, profittò della confidenza del cali fu,

per liberarsi dalle di lui mani-« Principegli

« disse, tu ben sai, che ho molti1ninnici

nel-« Pimpero; la loro malizia ini ha servito a

« loromalgrado.Mivolevanomandareinruina,

« e m’innalzarono alt’apicedella gloria,

pro-« cacciandomi Ponoredi viepiù avvicinarmial

« più gran principe delta terra.

Ma

>non

per-« ciòmeritanomene'tuttó ilmio odio.Abitauo

« nella Oappadocia:

dammi

qualche

numero

di

« truppe;ediotivendicheròdegl’ insulti'della

« mia nazione, vendicando

me

medesimodei

« miei calunniatori.»-Permeglio coprireihsuo progetto,supplicò il califodi porresuo figlio

Oualheq

alla testa di quell’ esercito, riservan-dosi l’onore d’essere luogotenentedel giovine principe, con cui aveva stretto amicizia. Mula-strn, che pei segnalati servigi,e pel genero-so carattere d’Emanuele', non sospettava di osso, colse con gioja l’occasionedi portare il

ferro ed ilfuoco nelcuoredell’impeio.'',Diede * adunque ad Emanuele unesercito. Giunto so-pra la frontiera

,questo generale

mandò

segre-tamenteed avvertire ilgovernatoredella Cap-pnlocia delsuo disegno, edapregarlodi

inet-482 T EO F I LO.

tersi in agnato,con una

mano

di truppe, in uncerto luogo,dov’ egli si sarebbe recato, per servirgli di scorta, finché l’avesse con-dottoio sicuro.Giunto due,o tre leghe io distanza dal luogo accennato, fece osteggiare

1’armata; e prendendo con se il figlio del ea-lifo,siallontanò dallamedesima,

come

per an-dareacaccia. Allorché fu vicinoal sito, incui eraaspettato,abbracciò Ouatheq; e piangendo pertenerezza:-« Parti,o mio figlio,glidisse, a Dio mi guardi dal tradirti; ritorna presso a tuo padre.

Non

ti lascio senon per

ubbidi-« re alla vocedellamia patria,che mi

richia-€

ma

presso ilmio naturale sovrano. »-

En-trato inCostantinopoli, siritirònellachiesa di Blaquernes,

come

in un asilo, peraspettarvile provedellabuonafededell'imperatore, eh’ eb-be ben presto. Ei fu,creato maestro delle cu-cine, ecapitanodelleguardiedel principe.

Teo-filo,che nonavevaancoraprolemaschile, aven-do avato un figlio inquest’anno,volle eh’

E-manuele ne fosse il padrino. Questofanciullo, chiamato Michele!siccome 1’avo, fu solenne-menteincoronato 1’anno seguentenella chiesa di ».Sofia.

La nascitadel giovane principe fece deside-rare aTeofilounalunga serie di discendenti, cheoccupassero il tronodell’impero.Quei se-cali d’ignoranza erano fecondi d’indovini,di

, ii b n o lxix. 483 astrologa e di maghi;e l’imperatore,assai po-co religioso, non era

meno

superstizioso del piò vile dei suoi sudditi. Eravi una saracinn presa inguerra, famosa per le suepredizioni.

Teofilo selafece menare innanzi, e le

doman-dò qual famiglia darebbe una piò lunga gene-razione d’imperatori. Alla donna caddein pen-siero di nominare i Martinaces, ch’era una delle più illustristirpe.

A

tale avviso Teofilo, riguardando questa famiglia

come

rivale della sua , costrinse il padre ed i figli a farsi mo-naci, e tramutò la loro casain un monastero.

Nell’opinionedel popolo bisogna sempre, che

tali predizionisi adempiano in qualunque

ma-niera.

Fu

credutoioappresso, che questa si verificassenella persona d’Eudocia, seconda moglie dell’ imperatore Basilio. Eudocia era della famiglia dei Martinaces, e da lei derivò una serie diquattro imperatori,che occupa-rono il tronoper settantasett’anni.

Ma

un'al-traprofezia gettò Teofilo in una più grande inquietudine. Quella donna gli predisse, che dopo lamorte di luisarebbe stato ristabilito il culto delle immagini, e Giovanni Lecano-mantedeposto.LostessoGiovanni,sempre ciar-latanoquantunquepatriarca,atterrivaanch’egli

I'imperatore.Tali avvenimenti sipotevano fa-cilmente indovinare, presupponendo che 1’ im-peratrice sopravvivesse almarito; perocché si

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sapeva eh'ella detestava gl’Iconoclas^, Teofilo per impedireI'effettodi tali predizioni, fece giurare all’imperatiire ed aTeotisto suo can-celliere, che s’essi gli fossero sopravvissuti ,

avrebbero conservato Giovanni nella sua di-gnità

, e nonavrebbero ristabilitoil culto ido-latraj ch'egli si era dato il pensiero di di-struggere. (Cedr.p. 527. Gontin. Thcoph. p.

75 ;Sitncon. 421. Genes.p. 33.)

Dopo

la ritirata di Emanuele,

1’armata eo-racina, dicui egli aveva avutoil comando, re-stò a

campo

nella Cappadocia, aspettando i

nuoviordini del califo.Questo principe, irri-tato alvedersi schernito da Emanuele,

man-dò un altro generale per teriuiuar la campa-gna. L’ imperatore dal canto suo opposeai Saracini le sue truppe dell’Asis.

Ma

le due armate,dopodiversimovimenti,temendo egual-mente di venire allemani,si ritirarono senza combattere. In questo medesimo tempo il

kui

dei Chazaresi, alleato dell’impero,

mandò un

imbasciata in Costantinopoli.Eivoleva induri«

1’imperatorea uuirsi ad esso

, per dissipare i

Patzinaces. Questa barbara nazione, ignota sin allora, abitava fra il Volga ed il Jacick. Seti-dosi moltiplicata, incominciava a comparire sopra i lidi delTanai,e facevatemereun’ in-vasione simile a quelladeiChazaresi,e ditanti popoli settentrionali, chedallespondedel

mur

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