, disse,a liberare V imperatore, oa mo-rire con esso. Quindi, lanciandosi immediata-mente aguisa di fulmine,penetrò fin dov'era Teofilo,che attorniato da una moltitudine di ninnici,dandoe rilevando colpi terribili, co-minciava a perder leforze, non il coraggio.
« Seguimi, o principe, gli disse; io tiaprirò
* una larga strada.
Non
lasciamo a questiin-« fedeli l'onoredi far prigionieroun
iinpera-« tore.
-Ma
neppurquellodivederlofuggire,# -ripigliò Teofilo, continuando a combattere.Emanuele,
che senza intenderlo aveva subito volto il cavallo,abbattendo adestra ed a si-nistra iSaracini, che gliresistevano,siavvide che non era seguilo dall'imperatore. Ritornò
dunque
indietro, e con un secondosforzo rag-giunse Teofilo, che ricusò nuovamente di se-guitarlo.Emanuele
, gettandosi per la terza volta
come
disperato sopra i rimici, corse verso l'imperatore, presela briglia del caval-lo di lui,e presentandogli la puntadella spa-da al petto: -« Seguimi, gridò, osecerchi la« morte, ricevila da questa spadafatta per
di-ti fenderti,enonne lasciarelagloriaadun
Stira-ti cino.»
-E
ad un tempotrascina l'imperatore tutto coperto disangue edi polvere,e men-tre i suoi cavalleggieri facevano fronte dietro le di luispalle all’ardore dei nemici, lo con-dusse insicuro nel mezzodell'armata. Questa,478 t e o
m
n.chesi era raccolta in un posto vantaggioso, ricevè con acclamazioni di gioja il suo princi-pe, cui credeva morto, o prigioniero. IGreci incoraggiati dal valore d’Emanuelc, e dal ri-tornodiTeofilo, dimostraronotale intrepidez-za,chei Saracini si ritirarono senz’ avventura-re unaseconda battaglia.(Leo. granivi, p. 453.
,
Cede.p. 526..Zon. t. 2. p. 148;Contiti, r/ie-0ph.p. 73., Simeon.
p
,422., Georg;p. 521., Genes. p. 29.)Emanuele,copertodi ferite,sebbenenon
mor-tali, fu da principioamato da Teofilo,che lo chiamava suo benefattore,e suo salvatore ;
ma
un favore si ben meritato acceseben presto ilfuoco dell’invidia. Quegli che aveva atterrato rnigliaja di Saracini, nonpotè farfronteoduna fazione di cortigiani: l’imperatore stesso, op-pressodal peso della riconoscenza,credette di liberarsene coll’ ingratitudine; ed
Emanuele
sperimentò, che un servigio di troppo gran prezzo,in vece d’essere rimunerato, produca sovente l’effetto d'nn’offesa. L’Imperatore si lasciòpersuadere,che colui, che loaveva salva-to, cercava diminarlo ed aspirava all’impero.•'Emanuelefu avvertito da un coppieredel prin-cipe, ch’erastato a’ suoi servigj,che s’era già presala risoluzionedi svellergli gli occhi. Die-tro un tale avviso, escesegretamentedi Costan-tinopolicon treo quattro famigli: piglia i
ca-I I BR o nix. 479
valli di tuttele poste, ai quali tagliai garetti nel lasciarli, per nonessere inseguito; e mar-ciando con estrema speditezza,giunge nella Si-ria. Ben ricevutodai Sarocini, che ne conosce-vanoil valore, passa in Bigdad allacorte del califo,a cui offerse i suoiservigi, se gli per-metteva di conservare la sna religione. Muta-seni, cui parve,che I’acquistod’un guerriero si celebre fosse di maggiorprezzoche la vitto-ria di moltebattaglie, loricolmò di onori: lo
ammise
alla più intima sua confidenza:esi af-frettò d’impiegarne il valore nelle più impor-tanti spedizioni. (Cedr. p. 526., Zon. t. 2. p.449., Contiti. Theoph.p. 73.,Simeon,p. 419., Georg,p. 517., Genes. p. 29.)
IlCorasansieraribellato.Emanuelealtronon
domandò
per ridurloal dovere,chei prigionie-ri greci tenuti incatene,promettendosopra la suatesta, che ninnod'essi sarebbe fuggito. Ei mantenne in fatti la parola^non vi furon mai soldati più fedeli al loro generale. Divenuti li-beri,ma
uniti al loroliberatorecon legami più forti dellecatene, dalle qualigliavea trattalo servironocon zelo, e nonrisparmiarono la vita per procurargligloria.Lo
sbalordimentoancora contribuìalladisfatta de'ribelli. Essi si aspet-tavanodi dovercombattere i Saracini,e vede-vano con sorpresa de’ nemici, il cui vestito, farmata,la lingua, la ordinanzadelletruppeLc-Beau T. IX. P. IlI. 27
ISO T
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tLO.la maniera del combattere, tatto eraad essi ignoto. Questi popoli viciniall’Ossoavevano ap-pena udito parlare dei Greci. In pochi giorni furono soggiogati, e ridotti all’ubbidienza. II vincitore impiegòilresto dellacampagnainuna guerra d’altra natura. Unaprodigiosa moltitu-dine di bestie selvaggie, uscite dai deserti di
Mauerennahardesolavale vicinecontrade.
Ema-nuele fece uso delle sue truppeper dar lorola caccia, e ne liberò ilpaese.Tanti servigi lo rendevanocaroal califo,ed a tutta la corte, più giusta chequella di Co-stantinopoli. Nello stessotempo(au 839)la ri-nomanza ch’egli acquistava nellaPersia, lo fa-cea desiderare dall’imperatore, il quale, risen-tendovivamente laperdita d’nn guerriero, da cui riconosceva la vita, si determinòa racqui-stario
, ed a togliere ai suoi nimici un sì po-tente sosteguo. Incaricò
adunque
di tal dilicata commessione unaccortoedastutomonaco.Que-sti, unitosi ad una caravana di pellegrini nel viaggio della Palestina, passòda
Gerusalemme
inBagdad, travestitodapezzente:introdottosi quindi nel palazzo, consegnòad
Emanuele
una lettera dell’imperatore, ed una croce, che ilprincipe gli mandava per assicurarlodella sua parola. Tutti i favori del ealifo
, e le carezze dolina corte straniera non potevano cancellare dal cuore d’
Emanuele
l’amore della patria;I I lì R O LXIX. 481 onde alla veduta d’un compatriota,>e d’un pegno sì prezioso, che riceveva dal"suo pa-drone, non potè trattenersi dal piangere. In-fbwnmato dal desiderio di tornure in Costan-tinopoli, profittò della confidenza del cali fu,
per liberarsi dalle di lui mani-« Principegli
« disse, tu ben sai, che ho molti1ninnici
nel-« Pimpero; la loro malizia ini ha servito a
« loromalgrado.Mivolevanomandareinruina,
« e m’innalzarono alt’apicedella gloria,
pro-« cacciandomi Ponoredi viepiù avvicinarmial
« più gran principe delta terra.
Ma
>nonper-« ciòmeritanomene'tuttó ilmio odio.Abitauo
« nella Oappadocia:
dammi
qualchenumero
di« truppe;ediotivendicheròdegl’ insulti'della
« mia nazione, vendicando
me
medesimodei« miei calunniatori.»-Permeglio coprireihsuo progetto,supplicò il califodi porresuo figlio
Oualheq
alla testa di quell’ esercito, riservan-dosi l’onore d’essere luogotenentedel giovine principe, con cui aveva stretto amicizia. Mula-strn, che pei segnalati servigi,e pel genero-so carattere d’Emanuele', non sospettava di osso, colse con gioja l’occasionedi portare ilferro ed ilfuoco nelcuoredell’impeio.'',Diede * adunque ad Emanuele unesercito. Giunto so-pra la frontiera
,questo generale
mandò
segre-tamenteed avvertire ilgovernatoredella Cap-pnlocia delsuo disegno, edapregarlodiinet-482 T EO F I LO.
tersi in agnato,con una
mano
di truppe, in uncerto luogo,dov’ egli si sarebbe recato, per servirgli di scorta, finché l’avesse con-dottoio sicuro.Giunto due,o tre leghe io distanza dal luogo accennato, fece osteggiare1’armata; e prendendo con se il figlio del ea-lifo,siallontanò dallamedesima,
come
per an-dareacaccia. Allorché fu vicinoal sito, incui eraaspettato,abbracciò Ouatheq; e piangendo pertenerezza:-« Parti,o mio figlio,glidisse, a Dio mi guardi dal tradirti; ritorna presso a tuo padre.Non
ti lascio senon perubbidi-« re alla vocedellamia patria,che mi
richia-€
ma
presso ilmio naturale sovrano. »-En-trato inCostantinopoli, siritirònellachiesa di Blaquernes,
come
in un asilo, peraspettarvile provedellabuonafededell'imperatore, eh’ eb-be ben presto. Ei fu,creato maestro delle cu-cine, ecapitanodelleguardiedel principe.Teo-filo,che nonavevaancoraprolemaschile, aven-do avato un figlio inquest’anno,volle eh’
E-manuele ne fosse il padrino. Questofanciullo, chiamato Michele!siccome 1’avo, fu solenne-menteincoronato 1’anno seguentenella chiesa di ».Sofia.La nascitadel giovane principe fece deside-rare aTeofilounalunga serie di discendenti, cheoccupassero il tronodell’impero.Quei se-cali d’ignoranza erano fecondi d’indovini,di
, ii b n o lxix. 483 astrologa e di maghi;e l’imperatore,assai po-co religioso, non era
meno
superstizioso del piò vile dei suoi sudditi. Eravi una saracinn presa inguerra, famosa per le suepredizioni.Teofilo selafece menare innanzi, e le
doman-dò qual famiglia darebbe una piò lunga gene-razione d’imperatori. Alla donna caddein pen-siero di nominare i Martinaces, ch’era una delle più illustristirpe.A
tale avviso Teofilo, riguardando questa famigliacome
rivale della sua , costrinse il padre ed i figli a farsi mo-naci, e tramutò la loro casain un monastero.Nell’opinionedel popolo bisogna sempre, che
tali predizionisi adempiano in qualunque
ma-niera.
Fu
credutoioappresso, che questa si verificassenella persona d’Eudocia, seconda moglie dell’ imperatore Basilio. Eudocia era della famiglia dei Martinaces, e da lei derivò una serie diquattro imperatori,che occupa-rono il tronoper settantasett’anni.Ma
un'al-traprofezia gettò Teofilo in una più grande inquietudine. Quella donna gli predisse, che dopo lamorte di luisarebbe stato ristabilito il culto delle immagini, e Giovanni Lecano-mantedeposto.LostessoGiovanni,sempre ciar-latanoquantunquepatriarca,atterrivaanch’egliI'imperatore.Tali avvenimenti sipotevano fa-cilmente indovinare, presupponendo che 1’ im-peratrice sopravvivesse almarito; perocché si
484 . T S OF I L o.
sapeva eh'ella detestava gl’Iconoclas^, Teofilo per impedireI'effettodi tali predizioni, fece giurare all’imperatiire ed aTeotisto suo can-celliere, che s’essi gli fossero sopravvissuti ,
avrebbero conservato Giovanni nella sua di-gnità
, e nonavrebbero ristabilitoil culto ido-latraj ch'egli si era dato il pensiero di di-struggere. (Cedr.p. 527. Gontin. Thcoph. p.
75 ;Sitncon. 421. Genes.p. 33.)
Dopo
la ritirata di Emanuele,1’armata eo-racina, dicui egli aveva avutoil comando, re-stò a
campo
nella Cappadocia, aspettando inuoviordini del califo.Questo principe, irri-tato alvedersi schernito da Emanuele,
man-dò un altro generale per teriuiuar la campa-gna. L’ imperatore dal canto suo opposeai Saracini le sue truppe dell’Asis.Ma
le due armate,dopodiversimovimenti,temendo egual-mente di venire allemani,si ritirarono senza combattere. In questo medesimo tempo ilkui
dei Chazaresi, alleato dell’impero,
mandò un
imbasciata in Costantinopoli.Eivoleva induri«1’imperatorea uuirsi ad esso
, per dissipare i
Patzinaces. Questa barbara nazione, ignota sin allora, abitava fra il Volga ed il Jacick. Seti-dosi moltiplicata, incominciava a comparire sopra i lidi delTanai,e facevatemereun’ in-vasione simile a quelladeiChazaresi,e ditanti popoli settentrionali, chedallespondedel