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LIBRO LXIX. 48^

Nel documento BASSO IMPERO D A ss&ima a a. (pagine 144-152)

he sofferto mille morti anziché mancargli ili

tede. Teofilo gli rispose, eh’era contentodella di lui fedeltà;

ma

eh’ei dovevaal più pretto liberarsi dallemani dei ribelli,e ritornareall*

corte.Teofobo fuggi.,esi portò pressoil prin-cipe, che loricevette cou tutte le dimostrazio-ni d’affetto; e volle, a di lui riguardo,

pe-donare eziandio a’Persiani, ed assicurarli di un pieno ed assoluto indulto,ordinando loro peròd’uscire da Sinope. Sconcertali per la fuga di Teolòbo,essi ubbidirono, esi divisero in diverse provincie,duemila inciascuna,sotto uffizioligreci, che ne osservavanogliandamenti e ne rompevano le misure. Furono quindi in-corporati ad altretruppe; di maniera che in poco tempo, naturalizzati, si dimenticarono fin anche dellaloroorigine.Malgradoalla buo-na accoglienzache l’imperatore aveva fatta a Teofobo, gli restò nel fondo del cuore uno stimolodi gelosia,chesi manifestòal

momen-to della suamorte,

come

vedremoinappresso.

La distruzione di Sozopetra colmò di furo-re ilcaliffi, il qualerisolse divendicarsene so-pra la patria diTeofilo (an. 841). Questa era

A

morii», in cui era nato Micheleil Balbo, al-lora la città più grande, la piùpopolosa e la.

più ricca dell’Asia Minore.

Chiamò

egli

V

.

truppe da tutte leprovincie dell’impero

ì t. dai confinidell’Africa.I caliti non avevanoda

490 TE OF I LO.

grantempo radunato un*oste si poderosa.

Per

pubblicare fa sua risoluzione,fece scrivere nel mezzo dello scudo di ciascunsoldato il

nome

diAmorio. L’ esercito diviso in piùcorpi, en-trònel paese per diversestrettefra i monti e prese per viamoltecittà. Ilridottogenerale era Tarso.Per arrestare quel torrente,Teofilo s’inoltròfino aDorilea, tre giornate daAmo*'

rio. Gli fu dato il consiglio di non azzuffarsi coi Saracini assaipiù numerosi dei suoi, di sgombrare da Amorio, e trasportarnegli abi-tanti altrove;

ma

egli disapprovò questo con-sigliò

come

vile e vergognoso.Lacittàeraben fortificata; laonde diede ordine di preparare tutto ciò eh’eranecessario per una vigorosa difesa,

mandando

alcune schiere d'ottime trup-pe sotto ilcomando del patrizio Aezio ,acui aggiunse i piùvalorosi soldati dell'armata. Il catifo, giunto inTarso,erisoluto d'attaccare Teofiloprimad’incominciarel’assedio, distac-cò cinquantamila uomini, frai quali vi avea diecimila Turchi,epose alla loro testa suo

figlioOuateq con Sudes, emir della piccola Armenia. Ouateq andò ad accampare in Dazi-mene, sull'ingressodella Frigia.

L'imperatore prese tosto a marciare colla suaarmata composta in gran parte di soldati pei piani eh'egli aveva uniti. All’aspetto del curupo nimico,Teofilo salìsopra una collina

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co’suoi principali uilìziali ,ed osservato, che

i Saracini eranosuperioridi

numero,

convocò un consiglio per diliberare soprail partiloda prendersi.

Emanuele

e Teofoboeranod’avviso di dare l’attacco dinotte;

ma

furono contrad-detti dagli altri uilìziali, e dall’imperatore medesimo, a cui non piacevano i combatti-menti notturni. Alla puntadel giorno seguen-te, le due armate si schierarono in battaglia.

Si combattè da principio con eguale ardore;

ma

finalmente le truppe dellacasa dell’ impe-ratore caricarono vigorosamente i Saracini,

che questi piegarono, e volsero le spalle. I diecimila Turchi appostati nelle ale lasciano che i vincitori si riscaldino nell’inseguire il

centro: ed allorché li videro impegnati, scoc-cano contro eissi una grandine di frecce, che abbatte uomini ecavalli. Questa nazione robu-sta, destrissimanel tirar d’arco, e che faceva uso di frecce forti quantoidardi,lanciandole allora sopra glisquadroni ristretti, ebe si af-follavano nell’inseguire i fuggitivi, non vibra-va alcuno dei suoi Colpi a voto. I Greci op-pressi da micidiali scariche, presero la fu-ga, ed abbandonarono 1’imperatore, che tra-sportato dalla naturale sua intrepidezza aveva investito il centro de’nimici. Non restarono intorno a lui che gli uilìzialidelleguardie,ed

i Persi, che combattevano valorosamente per

492 t e o r i io.

difenderlo, e che sarebbero certamenterestati oppressi, se non fosse sopraggiunta la'notte e la pioggia

, che rese gli aichi deiTurchi ina-bili a ferire. La mercè delle tenebre gli uf-fizioli antidetti salvarono l’imperatore, e riti-carolisi nel

campo,

che trovaronointerameuU;

abbandonato. Teofilo corse un nuovo pericolo.

QueiPersi

, che loavevano difeso tanto valo-rosamente, cospirarono di darlo in

mano

«lei Saracini, edi comprarea tal prezzola liber-tà di ripatriare. Emanuele, nel fare la ronda delle sentinelle versola mezza notte, avendo-gli uditi conferire col nemico, corse ad avver-tirne 1’imperatore,e ad esortarlo a fuggire senza perder tempo.Teofilofaceva

meno

conto della propria vitache diquella de’Suoi ufii-zialie dei suoi soldati, - «

E

che avverrà,dis*

s*egli, di quei valorosi, che mi hanno di-feso con tal coraggio? -Pensaci, o principe,

ripigliòEmanuele : Dio,ed illoro valore gli assicurerà. Nello stesso tempo condusse sec<»

quasi a forza l’imperatore, e losalvò per hi seconda volta. Teofilo giunse a briglia sciolta in Chiliocome, dov’erano andatiquelli eh’ermi fuggiti dalla battaglia. Al vedere1’imperatore essi gli andarono incontro, e gridando, che non meritavano di vivere dopoavereavutola viltà d’abbandonare ilprincipe, sfoderaronolo spade, ed appoggiandosene la punta al petto

L 1 B B O LXIX. 493 aspettarono da uncenilodeli'imperatore l’or-dine di trafiggersi dase stessi. Teofdo pene-trato dalle loro lagrime: Arrestatevi, dissi*;

Dio mi ha salvato,ed io voglio salvi ancor voi. Questotradimento dei Persi porse ai ni-mici di Teofobo una nuova occasione di ca-lunniarlo;essi gl*imputaronofalsamentedi es-sere il segreto autore della loro perfidia.

Il califo dopoJJa vittoria del figlio mar-ciò verso Amorio, ed entrambi di conserva arrivarono dinanziallapiazza nel principio d’a-gosto.

Dopo

essersi trincerati, circondaronola città d'uria profonda fossa,e formarono gli attacchi.I Turchi lanciavano continuamente dardi per abbattere quelli che faceano giun-care tutte le macchine. La guarnigione dall’al-tra parte si difendeva con ardore, fulminando, o incendiandolebatterie degli assediatori. Frat-tanto Teofilo, ch’era ritornato in Dolirea,

tentòdi salvare lacittàconuntrattato.

Mandò

al califo alcuni deputati per indurlocon doni e promessea levare l’assedio.li califo impla-cabileper laruina della sua patria, ricevette que’ deputati con uninsultante disprezzo, trat-tando 1’ imperatore

come

un codardoedun perfido: li fece porre in catene,per aspettare la distruzione della loro città, ed affrettò l’as-sediocon piu ardore di prima. Divise quindi la sua armata in più corpi, che dandosi il

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Cambio, dovevano stancare le forze degli as-sediaticon attacchi continui. Questi sostene-vano coraggiosamente le imposte fatiche, c«li

Saracini, che perdevano un gran

numero

dei loro,avrebbero ceduto i primi, se non fos-sero stati a]utatida un tradimento.

Dn

abi-tante, chiamatoBadizete, avendo contesocui comandante, avverti liSaraciniconunalettera appiccata ad un dardo, che piglierebbero fa-cilmente la città,se la scalassero nel luogo eh’ei loro indicava,lo che fu eseguito nella notte seguente. CosìAmorio, ben fortificatad*

una guarnigione numerosa, e piena di corag-gio, nonresistette chetredicigiorni.I Sarac»-ni, nel loro primo furore, fecero un'orribile strage. Gliabitantieranolamaggiorparte tru-cidati

,quando Mutasemordinòche si rispar-miasse lavita agli altri, esi ponessero in ca-tene.Perappagareinteramentelasua vendetta, fece appiccar fuoco agli edifizj, e non lasciò che unmucchio di ceneri edi ruine in vece della più floridacittà dell’Oriente.Gli

amba-sciatori diTeofiloeranostati fino alloratenuti incatene.

Dopo

averli fatti menare per tutte le vie perchè vedesserola strage e I*incendio;

Andate, disse loro,

a

riferire al vostro

pa-drone, che

mi

sono pienamente pagato di ciò eliei mi doveva per Sozopttra.

Ripigliò quindi la strada di Bagdad ,

traen-t IB BO LXlX. 495 dosi dietrotrentamila prigionieri, fra iquali quarantauffiziali della guarnigione, col

co-mandante

Bezio, ed il luogotenenenteTeodoro Cratere.Questisoffrivanogiti i più duri trat-tamentite se ne aspettavano ancordi più bar-bari.

Ma

prima di giungere inBagdad,fecero conoscere ai loro vincitori, che la prigionia non aveva estintoin essi il coraggio. Nel pas-sare una valle, soffrendo I’armata

musulmana

una gransete, i prigionieri, i quali non sen-tivano che la perdita dellalibertà,profittando dell’avvilimento dei nimici,rupperolecatene, strapparono le armiai Saracini,che le soste-nevano appena, ne ucciseroun gran numero, e si sarebbero salvati, se Mutasetn non gli avesse prontamente fatti condannare.

Furono

disarmati, rimessi incatene, eseimila dJessi decapitati.

Mutasem

ricevè ben presto una nuova ambasciata di Teofilo,che offeriva due-mila quattrocentolibbred’oropel riscatto dei prigionieri, fra i qualisi trovavan parecchi congiunti dell’imperatore. Il califo trattò que-stiinviati col più oltraggioso disprezzo, e li feceservireditrastullo a tutta la corte. Fi-nalmente licongedò, dicendo:- « Il vostro

pa-ci drone

mi

offre assai

meno

di quelloche mi

« è costatoil suo orgoglio.

Ammiro

la sua

« follia; egli ha profuse, per una vanità

pne-<t rile diecimilalibbre d’oro in quella

ride-406 T BO F I LO.

« vole imbasciata,che lo seminava

come

la

« polvere, ed oranon istima cheduemila

tib-« bre un cosigra

numero

dei suoi più

valo-« rosi sudditi, e dei suoi stessi congiunti

« (intendeva di parlare della fastosa

amba-« sceriadi Giovanni Lucanornante). Sappia,

« soggiunse, eh’ essi non uscirebbero dalle

« mie mani, quand’ anche ini desse per

cia-« scuno diloro ciò che mi offre per tutti. »

Larelazione di questi deputati ricolmòTeofìlo di sivivo dolore,che visse per più giorni nella solitudine, e quasisenza cibarsi. Senten-dosi le viscereinfiammate da un estremo ca-lore., nonvoleva altra bevanda che acquadi neve, loche gli cagionò una soccorrenza, di cui dopo alcun mese morì.

Ma

que’ dolori lo

tormentavano

meno

che il rammarico della perdita d’Amorio. Più inteso allavendettache

alla suasalute,

mandò

alredi Francia il pa-trizio Teodosio, per chiedergli un ajuto di truppe.Non faceva piùcontodella fedeltà dei suoisudditi, persuuso chetutteledisgrazied;t esso sofferte nella guerra, erano piuttosto ef-fetto deltradimentoche della debolezza. Sup-plicava il re a favorire i suoisforzi in Asia,

col fareuna forte diversionenell’Africa. L’am-basciatore fu ben accolto allacorte di Fran-cia,ed il re sembravadisposto a soccorrere Teofìlo;

ma

lamortediTeodosio, e pocote in

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