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LIBRO LXIX

Nel documento BASSO IMPERO D A ss&ima a a. (pagine 87-96)

Castigo degli assassinidi Leone. Favola del matrimonio di Teofila. Teodora impera-trice. Zelo di Teofiloperla giustìzia. Altri esempidigiustizia, T'ivorimprovero all* im-peratrice. imprese dei Saracini. Storia di Teofobo. Infelicespedizione inAbasgia.

Mor-te delcalifo Al-Manioun. Storia del filosofo Leone. Teofilo nega Leonealle istanze

d

Al-Mamoun.

Leone fatto vescovo è discaccialo dallasuasede. Spedizione nella Sicilia. Sto-riad’Alessio Muselo. T'iolenze di Teofilo.

Alessio si ritira in xm monastero.

Ambascia-ladi Giovanni Lecanomante in Bagdad. Lus-so di Teofilo. Teofilo nimico della dissolutez-za.

Nuova

persecuzione. Trattamento fatto ai monaci. Patimenti di Teodoro e di Teofane.

Melodio è richiamato. Teofilo vintoda’

Sara-cini.I Saracini vinti

da

Teofilo. Profilo sal-vato

da Emmanuele.

Disgrazia di

Emmanue

-le che si ritirafrai Saracini. Imprese di

Emmanuele

frai Saracini.

Emmanuele

ritor-nain Costantinopoli. Superstizione di Teofilo.

Princìpi dei Palzinaci. Ardire d’un

con-ciatela. Teofiloprende molte citta. Sedizione dei soldati persi, tSaracini vanno

ad

asse-431 diare Amorio. Battaglia di Dazimene. Peri-colo a cuiè esposto Vimperatore. Presa di Amorio. Il califo ricusail riscatto dei pri-gionieri. Trattamento fatto ai prigioni cristia-ni. Martirio di quarantadue offiziali. Altra calunnia contro Teofobo. Morte di Teofoboe diTeofilo. Riflessionisoprailcarattere di Teo-filo. Capricci di Teofilo. Suoifigliuoli.

T E O F

1

L O

Teofilo ere giunto all’età virile,

quando montò

sul trono (an. 829). Nato con molto spirito era animato da an grande zelo della giustizia,persuaso che la medesimasiaccorda sempre col verointeresse dei principi.Sebbene fosse debitoredell’imperoagliassassini di Leo-ne, fermò di puniili; e questa fu la prima azione del suo regno. Siccome non conosceva tutti i rei, e non volevache ne campasse pur tino,ordinò con un editto alsenato, edatutti, quelli che avevauo prestato alcun servigio a suo padre,di recarsi a palazzo.Gli uccisoridi Leone vi accorsero tatti speditamente.

Quando

furono radunati, 1’imperatore, naturalmente artifizioso, affettando un tuonodidolcezzae di benevolenza:- « Fedeli servi del padre

mio,

« disse laro, noncrediate,cbeperdendoquello

434 t E O F IL O.

« che avete fatto imperatore, abbiate perduta

« lavostraricompensa.Mio padrevoleva

ricol-ti

mare

di beni e d’onorique’chesegnalaronsi

« perzelo e bravura, togliendo la vitaal suo

« persecutore. Una morte immatura ha

pre-ti venuti gli effettidella sua gratitudine;

ma

il

« successore di lui è incaricato di tal debito;

« e per non correr pericolo d’essereingrato,

«vuole incominciare il suo regno dal

soddi-« sfarlo. Però tutti quelli che hanno avuto

« partenella mortediLeone,siseparino dagli a altri e si presentino a me. » -Essinon tar-daronoad ubbidire;eciascunosipreparavaai ringraziamenti. Allora Teofilo,perrichiamare alla memoriadelsenatotepiùatrocicircostanze dell’omicidio,fece recare quella croce, alla quale era statoreciso uubraccio dallo stesso colpo, cheaveva troncato la testa aLeone,e ponendolasotto gliocchi dei senatori;

Qual

castigo, disse loro,

mentano

irei d’un così orrendoattentalo?Avendo tutti gridato:

Me-ritano la morte;I*imperatore, volgendosi al prefetto: - « Fa’ il tuo dovere, gli disse, e

« puniscisecondoilrigordelleleggiquelliche

« si fannoun sacrilegoonore d’avere alzate le

« loro mani micidialisopra l’unto delSignore,

« e soprail Signoremedesimo.» -Invanoessi imploraronomisericordia,invanoesclamarono;

Che

senza 1’ajuto da loro prestato asuo

pa-1 I B R O LXIX. 43'5

« tire per liberarlo da una mortesicura

, egli

« stesso non sarebbeslatoimperatore: » - fu-rono tutti condotti nel circo, e decapitali.

Sembrava,che Teofilo imprendessea riparare tutti gli errori di suo padre;

ma

Eufrosina

fi-dava nella promessa sottoscritta da tutto il se-nato, di conservarle il grado d’imperatrice dopo la mortedelmarito. Teofftolafeceuscire di palazzo, rientrare nel monastero;ed il se-nato, che era stato costretto ad approvare quelle scandalose nozze, non mosse pur un dito permantenere la paroln, che unaservile compiacenza gli aveva estorta.{Leo.

gramm.

p.

449.; Cedr. p.

5H.,

Zon. t.2 .p. 141. Con-tin. Thcoph. p. 54. , Simeon,p. 415., Georg, p. 514.).

Mi sono astenuto, fin dal principio di que-sta istoria, dal raccogliere le favole, dagli au-tori greci spacciate qaae nelle loro opere.

(an.830.) Avrei creduto dì mancare di ri-spettoni miei lettori, riportando frivoli rac-conti. Ciò nonostante, quando tali racconti sono divenuti in certa maniera famosi ,

come

l’accecamento e la mendicità di Belisario, lo storico, p< r mio avviso, deve riferirli per di-mostrarne la falsità e disingannare quelli , ai quali mancano o il tempo, od i mezzi d’ illu-minarsi colla face della critica. Tale è la fa-vola del matrimonio di Teofilo adottata da

al-24*

436 T8O FI L O.

cuoi moderai, i quali si piacquero d’ incori' trare in que’secoli mezzo barbari un tratto di galanteria romanzesca, Eccoil fatto raccontato dacinque storici

, chesendosi ricopiati l’un l’altro,nonvalgono piùd’uu testimonio solo.

Eufrosina, madre diTeofilo, dicono eglino* volendo che suo figlio prendesse moglie, man-dò per tatto 1’impero 1’ordine,chesi condu-cessero inCostantinopolitutte le più belle fan*

dulie. Egli è facile comprendere qual ne do*

vette essere la moltitudine,sesi atteseal giu-dizio dei genitori. Al loro arrivo faronotutte raduuate in una sala del palazzo;e 1’ impera-trice pose in

mano

disuo figlio un

pomo

di oro, perchèlo desse a quella,cui s’eleggeva asposa. Armatedi tuttii loro vezzi,eran el-leno disposte in duefile, l’una a fronte

del-1’altra; e ciascuna d’esse,mossa daun troppo caro, e tropposensibile interesse,dovevasenza dubbio avere enel cuore e negli occhi tutta la gelosia e tutto I’odio contro leduearmate nemiche.IlnuovoParide passeggiava col

pomo

in inano fra le due file;e facendola rivistadi tutte quelle bellezze,si fermòdinanziIcasìa

, laquale glisembrò che oscurasse tutte le al-tre. Allora, presentandole il

pomo,

o per di-fetto dispirito,o perchè la sorpresa glie ne togliesse l'uso,non seppe dirle altro di meglio

che questeparole: In\>crilà}

U

donne

hanno

libro

i.xi*. 437

cagionato molle disgrazie.

A

tal complimento Ieasi» rispose: Elleno eziandio hannofatto Orni considerabili; risposta che valeva poco

rtten tlel silenzio. Ciò non ostante, Teofilo,

te-mendo

di sposare una fanciulla, che dimo-strava tantospirito, diedeil

pomo

a Teodora*

Questo racconto, sciocco e ridicolo intuttele sue parti,si confuta abbastanzada se stesso.

Osserverò solamente, che si supponea torto, che Eufrosinafosse madre di Teofilo;mentre non era cheun' odiosa matrigna;e senonera stata congedata dal palazzo, almeno è certo, eh* era assai lontana da prendere un vivo interesse pei piaceri dell’imperatore.

Sembra nondimeno, chelcasia,per la sua nascita e bellezza, avesse alcuna pretensione al titolod'imperatrice.Siconviene,eh' essendo decaduta da questa speranza perlapreminenza data a Teodora, ellafabbricò un monastero, dove condusseil resto dei suoigiorni in eser-cizi di penitenza,e compose molte opere in prosa edin versi, chespiravano la pietà,ed

il distaccamento dal secolo.Teodora,rivale di lei, si distinsepiù ancoracoi virtuosiesempi, chediede sopra il trouo, edei quali non pro-fittarono nè suo marito, nè suofiglio.Entrata in corte,pensò a stabilireIh snanumerosa fa-miglia. Teodoraera natanellaPafiagonia inun luogo chiamato Ebissa. Nipote d’Emanuele,

438 T EO F I 1 0%

uomo

stimato pel suo valore,e decorato delle primecariche dell'impero, pare che per di Jui mezzo si facesse conoscere allacorte.

Ma-rino di lei padre, nato dalla prima nobiltà del paese, avevanegli esercitisostenuto molli onorevoli impieghi..La di lei madreTeóttista, soprannominata Fiorina, non era

men

riguar-devole per pietà, e per la cura che si diede d’ allevare i suoi 6gli nei dogmi e nelle pra-tiche della Chiesa. OltreaTeodora, ellaaveva due figli e tre figlie; i figli eranoBarda,che s’innalzò in appresso al gradodi Cesare,e Pe-trona, che fu patrizio e comandante della guadiaimperiale. Teóttista fu onorata del ti-tolo di patrizia:poichéquesta dignità era con-ferita anchealledonne. Ciò cheè molto strano

si è, che par darleun impiegoin corte fa no-minata

dama

d’onore di sua figlia;

ma

ella accapo piùumilmente lesue Gare nell’ edu-cazione delle nipoti, lequali procurò di pre-venire control’eresia professatadal loro padre.

Niceta,che sofferseil martirio nella persecu-zionedicui parleremo ben presto, era della stessa famiglia. Teodora,nelgiornodella Pen-tecoste, ricev/ènellacappelladel palazzo la be-nedizione nuziale dal patriarca Antonio, e la corona dalle manidell’imperatore.Quindi pas-sarono ambidue eongran poptipa in s.Sofia, dovedistribuirono magnifici doni al patriarca, alclero, q a lutto ilsenato.

LIBRO

LXIX. 439 Leone I’

Armeno

era stato severo fino alla crudeltà; Teofilo vendendosi formidabile al de-litto, si fece amare dalla virtù e dall* inno-cenza. Ciònonostante, ildj Ini zelo per la giustiziaoltrepassòqualchevolta i limiti d’una lodevole severità. Gli storici cattolici, Ionia-*

i.issimi dall’adularlo, non possonorimaneredii

commendarne

I*attenzione a reprimere le vio-lenze de’potenti, ad invigilare sul governo dello stato, eda procacciarea’suoi sudditi la sicurezza, ilriposo, l’abbondanza. Andavaegli ogni settimana dal palazzoallachiesadi s.

Ma-ria di Blaquernes; poiché, sebbene rigettasse

il cultodelle immagini, professava una divo-zione particolare alla Santa Vergine. Così at-traversandoacavallo tuttalacittà,davaunlibero accesso a tutti quelli cheavevanoqualche

mo-tivodi ricorrere ad esso;riceveva lesuppliche,

edamministravalagiustizia sul fatto. Passando pel mercato, s’informavadella condizionedelle viltuaglie, escendeva alle piùminute partico-laritàriguardo aciò che appartenevaalla sus-sistenza, ed anche al vestimento deisuoi sud-diti, per accertarsi che i suoi ufiìzialicivili

adempivano al lorodovere. Se il prezzo delle derrategli sembrava troppo alto, faceva tosto chiamare il prefetto,e sela carestiaglipoteva essere imputataa colpa,lo deponeva dalla ca-rica, altrimenti, dava i suoi ordini per P

ai-440 t eof ir. o.

levamentodel popolo.Lastoria ciha conser-vati alcnnitratti dellasuainflessibile giustizia.

Un

giorno una povera vedova presentandosi a luiche passava:- « Signore,gli disse, io ho

«la disgrazia d’averper vicinoilcomandante

«delle tueguardie,il quale innalza talmente

« la sua casa,che toglie il lume alla mia ela

« rende inabitabile. » -Quest’

uomo

ingiusto era Petrona, cognato dell'imperatore. Teofilo se! fece venire innanzi, e lointerrogò circaal fatto,di cui ladonna si lamentava. Petrona, avendo risposto con disprezzo, che la

medesi-ma

non sapevaciò chesidicesse:

Bada

bene, soggiunse 1’imperatore, eh? ella non ricorra

a me

per lasecondavolta, mentre ciò

non

titornerebbe avantaggio. Ordina quindi alla donna diritornare,casoche non ottenesse un compenso. Ributtata da Petrona, ella ritornò di fattoall’imperatore, il quale diede subito amotti senatori lacommissione di portarsi sul luogo, per vedere se il dannoera vero.Udita la tororelazione, passò nella pubblica piazza, dovesi fece condurre Petrona

,e dopo averlo fatto spogliare e percuotere, gli

comandò

demolissela sua casa, e ne diede i materiali ed ilsuolo allavedova. Ciò chesi dee

mag-giormenteosservare, echefaconoscerequanto invilito eraallora P onore; e depravati i co-stumi,si è che quel pubblico castigonon

im-LIBRO

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