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400 michele il balbo

Nel documento BASSO IMPERO D A ss&ima a a. (pagine 55-59)

rendevano odioso atulle leprovinole; e lasua ignoranza, e I’istessosuo scilinguare lo ren-devano atutti spregevole.

Tommaso

per lo contrario,sebbene di nascita oscura, e quasi barbara, sifaceva amare per la suadolcezza ed affabilità.Una gran rinomanza di valore,

unanaturale eloquenza, unaspetto pieno di nobiltà,e finanche i bianchi capelli

, poiché giàera assai avanzatonegli anni, gli concilia-vano rispetto econfidenza. Sebbene unaferita rilevata in battaglia lo rendesse zoppo,aveva egli conservato tutto il vigoredella gioventù, e nulla gli mancava di tutto ciòche può ren-dere formidabile un nimico.

Ma

vedremo ben presto, chequesto era uno di quei genj su-balterni, che non brillano chenelsecondo or-dine, e vengono giudicati capaci di coman-dare,finattantoche non fanno che ubbidire.

Incominciò dall’impadronirsi delle riscossioni dell’Asia, eneimpiegòildenaroastipendiare le truppe, a fare gli apprestamenti necessaij per unaguerra, che doveva decidere dell’im-pero,eda cattivarsi i popoli colle sue largi-zioni.Tirò alsuo partito tnttelecittà o colia persuasione e ladolcezza, o colle minacce e laforza.

Due

soie provinciedell'Asia rimasero costantemente fedeli all’imperatore. Queste e-rano, secondo il linguaggiodiquel

tempo,

il

The

ma

oOicquiurn, o quello dell’Armenia. Il

LIBRO

LXVlIt. 401 primo comprèndeva l'Ellespouto e laMisia,

dallaPiopoutide (ino al golfod’Adramitto; il

secondo I'antico regno delPonto,e stendevasi nella Puflagonia tinoal di di Siuope. Cuta-cila ed Olbieno, governatori di queste due provincie, lemantennero nella fedeltàe nel-l’ubbidienza;ed essene furono ricompensate coll'esenzione da unaimposta gravosissima sta-bilita sotto il regno di INiceforo. Si pagavano ogn’annoper ciascun fuocoquarantacinque sol-di; e quest’imposizione era chiamata la tassa del fumo.

La nuova diqueste turbolenzemisein

movi-mento

iSaracini ,i quali,credendo che l’oc-casione fosse favorevole per estendere le loro conquiste, entrarono nell’Asiu Minore.

Que-sto contrattempo imbarazzava Tornmaso:dal»

Luna

parte iSaracini contal pericolosa diver-sione potevano dar agio aMichele di prepa-rarsi alla difesa

;dall’altranonpoteva egli ab-bandonarloro 1’Asia, senz’ alienaredase i po-poli, e perderetuttele sue speranze. Pertanto determinòdi fare un grandesforzo permandar sollecitamentea fermarequella guerra, e for-zare i Saracini alla pace. Anziché muovere in-contro ad essi, investì laSiria con poderoso esercito.

A

tal notizia iSaracinitornarono in-dietro per difender lapatria;

ma

trovato

Tom-maso in (stato di far loro resistenza con &uo<

vantaggio, prestaronoorecchioalle

proposizio-402

MICHELE

1.L

BALBO,

ni di pace ,e promisero d’ ajutarlo collo loro troppe, ed egli alla suavolta promise d’ ab-bandonare le città di frontiera, e pagar ad essi un tributo. Conchinsoiltrattato, egliebbe

la libertà d*entrare inAntiochia, dove si fece Incoronare imperatore dal patriarca Giobbe. I Sai-acini da essointeressati nelle sue imprese

gli somministraronole loro truppe, e ne ra-dunarono in suo favore in tutte le provincie;

talché Tarmata di luiben prestoricrebbeper una gran moltitudinedi barbari. L’ Egitto, la Persia, le Indie, la Siria,T Armenia, la Cal-dea

,T iheria, e tutti i paesi maomettani si-tuali sopra « lidi del

mar

Nero e del

mar

Ca-spio gTinviarono i lorosoldati. I discepoli di Manetc,che formavano unostato6opra le fron-tiere dell’Armenia, si unirono adesso. Tante forze furono Torigine della sua debolezza. Se-guito da quella nuvojA di barbari,eidivenne al paridi lorosuperbo, crndele, impertinen-te. Abbandonandosi senza riserva ai piaceri,si erarendalo indegno delTimpero, dappoiché aveva preso il gitolod’imperatore.

Non

aveva figli

;

ma

pensatalo a perpetuare la sua pos-sanza, anche prima d’averla stabilita

, adottò

|in incognito,giovinesfornito dispirito, mal-fatto di qorpo, c sprovvedutod*ogni maniera di merito,

ma

destro,compiacente, adulatore;

e gTèpipose il

nome

di Costanzo.

LIBRO

Vivili. 403 Al suo ritorno dalla Siria

(air. 823) i

po-poli dell’impero più non trovarono in esso quel carattere di bontà e di clemenza, che glieli avea cattivati.Tutte lecittà,che tar-davano ad[aprirgli le porte,ed ariconoscerio per imperatore, erano spietatamenre saccheg-giate. Ciò nonostante Michele,persuadendosi che tuttociò che si diceva, fosse esagerato, si contentò di far passare nell’Asia alcune bandeditruppe

, chea suo avviso erano pivi sufficienti a rintuzzare l’orgoglio d’un ribelle, ch'egli affettava di sprezzare. Al primo urto esse furonotagliate a pezzi.

Tommaso

fece nel medesimo tempocostruire alcane barche

leg-giere pel trasportodelle truppe edaltre più forti per quello dei cavalli e delle provvisioni.

S’impadronì delle navi dell'impero, che si

trovavano sopra le spiaggie dell'Asia, ed or-dinò chesi radunassero tutte nell'isoladi Le-sbo.Marciò quindi in persona versoAbido,

seguito da ottantamila uomini, coll’idea di passare nel Chersoneso della Tracia.Per

me-glio somigliareaSerse,alquale dilettavasidi essersi paragonato, desolò tutto ilpaese,per cui passava,e ridusse in cenerei vilaggi ele città. Una sola piazza più forte delle altre si difendevadal saccheggio, ed ei la fece attac-care da ut» distaccamento,comandato da suo figlio adottivo.Questo giovane temerario,

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