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442 MICHELE IL CUBO,

Nel documento BASSO IMPERO D A ss&ima a a. (pagine 67-71)

loroso e fedele alleato. Queste offerte fecero tremareMichele; il quale suspicò, che Mor-t3gonecercassediliberarlo dallemanidi

Tom-maso per proBttare egli stessodelle sue spo-glie:oltre a ciò conosceva, chegli bisognava stipendiareun talesoccorso,edegli era ava-rissimoRingraziòdunque il re bulgaro,egli fece rispondere, che sperava disbrigarsi ben presto del suo nimico, senza bisognod*alcuno ajuto.

Ma

Mortagone, che uella rotta di

Tom-maso si prometteva un ricco bottino, si recò ad onoredi soccorrerlo anche a di lui mal-grado. Egli diceva di voleradempireun dove-reindispensabile,ad esso imposto dal trattato d’alleanzaconchiuso conLeone1’Armeno. Mar-ciò quindi verso Costautinopoli alla guida di un grosso esercito, eai posea

campo

a qual-che distanza dai ribelli.

Tommaso

si trovava in un grande imbarazzo. S’ ei divideva

U

s«a armata,non poteva nè lasciare truppe suffi-cienti per continuare 1*assedioe resistere alle sortite, nè prenderne quante bastavano per opporsi inistato di combattere contro i Bul-gari.Prese dunque l’espediente di abbandt».

nare 1’assedio, e di marciare contro Mortago-necon tutte lesue forze.

Quando

le due ar-mate furonoa fronte,si attaccòlabattaglia ,

che riuscì fatale a

Tommaso.

Ei vi perdetti!

un grau numero di solduti; e quelli che

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camparono dal ferro dei Bulgari, si ritirarono sopra i monti,e non siunironodietro al loro capitano che quando Mortngone,superbodella sua vittoria, e carico di bottino, ripigliò

strada delsuo paese, traendo una moltitudine di prigioni. Questa disfatta ruinò interamente gli affari di

Tommaso.

Lenavi, che gii rima-nevano,siarreseroall’imperatore.Avendoegli stesso raccolti gli avanzi dellasua armata, non osando tornare dinanzi aCostantinopoli,restò accampato diecileghe lunge da quellacittòin

una fertile e

comoda

pianura, ondeisuoi sol-dati devastavano tutte le circostanticampagne.

Michele guidòtutte le sue truppe, e sostenu-to dal valore e dai consigli d’Olbienoe di Ca-tacila, andòa cercare

Tommaso,

ilquale,nello stato acui si era ridotto,non lo poteva più spaventare.

Tommaso

accettò la battaglia;ed immaginando d’ajutnrsi con uno stratagemma, ordinò ai suoi soldati di darsi tosto alla fuga, per farsi cosi correr dietro l’armata dell’ini -peratore, e rivoltarsi vigorosamente sopra hi

medesima, quando la vedessero scompigliata nell’inseguirli. Egli ignorava ladisposizione delle sue truppe. Stanche,infiacchite dalle fa-tiche, attediateda unaguerradi tre anni, che credevano da terminare in pochi mesi, altro non desideravano che di tornarsene a casa;e perduta ogni speranza, siannodavano di

rico-414

M

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BALBO.

nosetTsi vittima d*una temeraria,e mal re-golataambizione.

Furono dunque

prontissimi ad ubbidire al primoordine, e nel principio delcombattimentopreserolafuga:

ma

al cen-no che diede loro di voltar faccia* prosegui-ronoa fuggire più gagliardamente;e dispersi per tutte le parti, tornarono unicamenteper sottomettersi all’imperatore: quindi si vede-vanogiungere numerose truppe al

campo

im-periale.

Tommaso

con un piccolo seguito ri-parò in Andrinopoli, esuofiglioAnastasio in Biziayotto o nove leghe verso ilNord,

affin-chèquegli che fosse assediato, potesse venir soccorsodall* altro.

U

imperatoremarciò immediatamente verso Andrinopoli; esapendo che lacittà era mal provvedutadi viveri,risolse di prenderla per la fame.

Tommaso

incominciò dal discacciare quelliche non erano in istato di difenderla;

ina quest’ordine ragionevole in sestesso, di-venne odioso per la barbara durezza dei su-balterniche 1’eseguirono. Siccome la carestia cresceva giornalmente,e

Tommaso

nulla di-minuiva dell’ ordinaria sua spesa , renden-do la stessa fame tributaria al suo lusso ed allesue dissolutezze;cosìgli abitanti ridotti alia disperazione piùnonpensarono chea scuo-tere il giogod’un padrone,che meritava

poco ilsagrifìzio dellavita. Gli unifuggivano

I 1 B Ro tXVIH. 445 dalla città per le poi te segreteche comunica-vano al di fuori

; gli altri sicalavano dinotte lungo le

mura

con funi attaccate ai merli.

Questi fuggitivi o andavano a gettarsi nelle braccia dell’imperatore, o passavano in Bizin presso Anastasio,che non aveva uèforze, uè coraggio per accorrere in ajuto delpadre.

F

i-nalmente dopo cinque mesid’assedio, e dopo che larabbia della fameavevaconsumatoogni cosaecangiate in alimenti fin anche le cuuja dellescarpe, alcuni abitantitrovarono la ma-niera di far sapere aMicheled* esser pronti adarrendersi s*egli accordava loro il perdo-no; ed ottenutolo, arrestarono

Tommaso

, e coi piedi e collemani legate loconsegnarono

ali’imperatore. Michele gli fece quel burbaro trattamento,di cui il crudele Giustiniano li.

aveva dato il primo esempio: dopo avergli te-nutoil piede sopra ilcollo,gli fece tagliare i piedi e le mani.In tale stalo fu egli con-dotto in giro sopraun asino per tuttele stra-de che irrigava del suosangue, dicendo con voce flebile: Se seiveramente imperatore ab-bi pietà di unsuddito infelice. Michelelo ac-compagnava inpersona, glidomandavase ave-va complicifra i cortigiani; ina Giovanni Esa-bulo impedìgli effetti d’unasi funesta curio-sità, dicendogli:

E

cheì o principe ? Tu cre-deraiciò che tidirà unnimico intorno alta

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