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LIBRO LXVIIt. '

Nel documento BASSO IMPERO D A ss&ima a a. (pagine 32-36)

£\\\ò lavisiera, e ne!giorno seguente con edit-to proibì a tutti,sotto pena d’esilio e di ri

orosi castighi, direndere alcun onore alle Immagini proscritte dalla legge diDio. Non

ci volle di più per intimorire

U

maggiorpai dei prelatiche avevano giurato aNieeforo una stabilecostanza. Leonesiservidimolti traessi per far dire aNieeforo, ches’egli non si di-mostravacondiscendente allavolontà dell im-peratore, avrebbe perduto lasede patriarcali-.

Nieeforo,biecamente guatandoli: - « Andate,

« rispose,a direacolui, il cuisdegno temere

a più di quellodello stessoDio, che io non

« rinunzierò giammaialle decisioni della

Chie-« sa, per sottomettermi a quelle di Giovanni

Lecanomante. » -Leone si disponeva a far-gli provareglieffetti dellasuacollera;

ma

una pericolosa infermitàsopraggiunta al patriarca, nesospese l’esecuzione.In pochi giorni Niee-forofu sfidato dai medici, eLeone si lusinga-vadi dargli presto un successore asuo gra-do.

Ma

gli andò fallita lasua speranza. Niee-foro incominciavah ristabilirsi,e1 unpératore non si tosto ne fu avvertito,incaricò alcuni uf-liziati suoi confidenti,d’andaredinottea pren-dere il patriarca,

ma

senzaintimorireil

popo-lo. L’ordine fu inai eseguito. 1soldati getta-rono aterra con grandestrepitole porte de

I

palazzo patriarcale, bestemmiando, ecaricando

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LHONE

V. l’

ARMENO,

di maledizioni Niceforo, e i suoi predecessori:

Il popolocattolico,svegliato dal romore, ac-corse da tutte parti per difendere il suo pa-store; esi era sul puntodi vedere un san-guinoso combattimento,seilpatrizio

Tommaso

che aveva la«aricadi protettore di s.Sofìa , accorsospeditamente, nonavesse fatto uscire tutti isoldati già entrati nel cortile del pa-lazzo, echiusene leporte, non avessecalmato

ilpopolo, accertandoloche l’imperatore non aveva ordinata quellaviolenza.

Andò

quindi to-sto a parlare aLeone, •1’informòdiquel tu-multo. Leone,a cui nulla costava il mentire, parveanche attonito,e rispose che non avea-va dato alcun ordine, e che quelli erano

staticertamente i nimici della superstizione i

quali stanchi dell’ostinazione del patriarca erano andati da sestessiaquell’impresa.

Tom-maso, che lo conosceva abbastanza per non credergli, gli rappresentò che,se voleva sbri-garsi del patriarca, bastavamandargliduesoli

uominiper intimargli !’ordine imperiale, e per sostenerlo peristrada, non avendoegli an-coraforza bastante per camminare.La cosa fu infaiguisa eseguitanellanotte seguente. Quelli che lo presero, erano incaricati di fermimi alcuntemponella granpiazza, dove i soldati, col favor delle tenebre, dovevano avventate-gli addosso, ed ucciderlo. Yisitrattenneroessi

L IBB Or LXVlIf. 379 in fattiper un*ora.L’ oscurità era granite, e regnava per la cittàun profondo silenzio.

Ve-dendo che non si faceva alcun movimento, e che orinai appariva il giorno, lo condussero

al lito del mare,e lo fecero passare in Cri-sopoli, dove fu chiuso in un monastero, che eglistesso aveva fatto fabbricare all*estremità del Bosforo, d’onde fu poco dappoi tradotto in un altro monastero più lontano, di cuiera stato pure il fondatore. Visse tredici anni in quell’ esilio,ed avevagovernata lasua chiesa circa nove. Per ventisette anni la sede di Co-stantinopoli fusuccessivamente occupata datre patriarchi eretici.

Nel giorno susseguenteal rapimento di Ni-ceforo, cioè a’ 3 difebbraio sendosi sparsa la

voce per la città, che mancava il patriarca,

l’imperatoreragunò il popolo in s. Sofia, e montata laringhiera:- « Voi vedete,o miei

« fratelli, disse ad alta voce, che il

patriar-« ca vi abbandona. Noi gli abbiamo

rappre-« sentalo l’abuso delleimmagini, eche in

ca-« sligodi taleidolatria. Iddio,il quale vuoi u essereadorato solo, ciavevacosìspessofatto

« soggiacere allaspadadegl’ infedeli, come un

«

tempo

il popolo ebreo. Il pertinaceprelato,

« non sapendo rispondere, hapresola

risolu-« zione di fuggire edi rinunziare alla sua

di-« gnità. Eleggiamo adunque un altro patriar-21*

3o0 L EO K E V. l’A R M EK O.

« ca.»-Aveva egli io pensiero di fareleggere Giovanni Lecanomatite, cui aveva promessa quest’eminente carica, ed il quale per raeii-tarla aveafatto tutto ciòche Leonedesiderava.

Ma

i patrizjgli disserochenon potevano deter-minarsiavenerareun

uomo

che nonsi rendeva rispettabilenè peretànèper costumi.Leone non osando rigettare queste ragioni, fece eleggere Teodoro Cassiera, comandante d’una dello compagnie dellaguardia, iconoclasta ostinato,

ma meno

ardente e

meno

violento di Giovanni Lecanomante. Ei ricevette la tonsuraclericale, e nel giorno di Pasqua, che cadeva in quel-Tanno nel dì 20 d’aprile, fu consacrato pa-triarca. Questo era un

uomo

di mondo, avvez-zoalla vita militare, ignorantissimo, senza gu-sto per lecose spirituali,che non aveva inai letta laScrittura,e non amava che il piace-re, il giuoco, e i buoni bocconi. Quindi, to-sto che si videalla testa del clero di Costan-tinopoli,avvisò di non dover far altroche di-vertirsi,e trattarsi magnificamente. Questo, se -condo lui, era ilmezzo più efficace per

man-teneregli tini,e impegnare gli altri nei suoi sentimenti. Apprestava duevolteilgiorno gran-diosi pranzi, ne’quali i'sacerdoti, i

monaci

ed i vescovi, nutriti fin dalla loro gioventù

nell’astinenza secondoil costumediquel tem-po,si riempivano di vino e di vivande, e si

tino

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