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Stato attuale degli Ungulati in Provincia di Pisa

Nel documento PIANO FAUNISTICO VENATORIO PISA 2012-15 (pagine 56-79)

5) PROPOSTE PER LA GESTIONE DELLE SPECIE FAUNISTICHE

5.1 La gestione degli Ungulati

5.1.1 Stato attuale degli Ungulati in Provincia di Pisa

5) PROPOSTE PER LA GESTIONE DELLE SPECIE

Fig.5.1.2: Distribuzione del Capriolo nel 2005 (a sx) e nel 2012 (a dx)

Fig. 5.1.3: Distribuzione del Daino nel 2005 (a sx) e nel 2012 (a dx)

Fig. 5.1.4: Distribuzione del Cervo nel 2005 (a sx) e nel 2012 (a dx)

Fig. 5.1.5: Distribuzione del Muflone nel 2005 (a sx) e nel 2012 (a dx)

Le differenze riscontrate in termini di superficie occupata e consistenza nel periodo considerato, sono indicate in termini numerici nella tabella successiva.

Tab. 5.1.1: Variazioni di superficie occupata e di consistenza tra il 2005 e il 2011 per le specie di Ungulati presenti in provincia

Specie Areale 2005 (ha)

Areale 2012 (ha)

Consistenza 2005

Consistenza 2011

Densità 2005*

Densità 2011*

Densità 2011"

Cinghiale 208.980 209.254 8.500 11.200 4,07 5,35 5,04

Capriolo 165.102 170.929 11.183 13.850 6,77 8,10 6,23

Daino 75.455 66.299 570 792 0,76 1,19 0,36

Cervo 2.114 11.031 3 110 0,14 1,00 0,05

Muflone 25.935 22.727 476 936 1,84 4,12 0,42

* dato riferito all’areale distributivo provinciale

° consistenza/densità stimate sulla base abbattimenti successivi

“ densità riferita alla SAF provinciale

Fig. 5.1.6: Danni da Ungulati alle colture agricole ed opere liquidati in provincia (Atc e Provincia, cumulati) dal 2000 al 2011

0 50000 100000 150000 200000 250000

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

euro liquidati

Cinghiale Capriolo Daino Totale

Tab. 5.1.2: Danni da Ungulati alle colture agricole ed opere liquidati in provincia (Atc e Provincia) dal 2000 al 2011

Cinghiale

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

ZRC OASI € 84.223 € 97.437 € 18.368 € 15.285 13888 € 3.268 € 4.538 € 8.501 € 9.598 € 5.529 € 2.333 € 5.513 ATC 14 € 16.067 € 33.286 € 27.198 € 34.952 € 39.619 € 28.741 € 24.894 € 64.387 € 58.160 € 11.721 € 10.703 € 28.510

ZRC OASI € 7.602 € 0 € 222 € 310 € 544 € 200 € 1.300 € 0 € 675 € 625 € 0 0

ATC 14 € 2.107 € 2.922 € 1.180 € 400 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 250 € 0 € 556

ATC 15 € 0 € 0 € 0 € 0 € 856 € 0 € 0 € 0 € 0 € 262 € 0 € 262

ZRV € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0

TOTALE € 9.709 € 2.922 € 1.402 € 710 € 1.400 € 200 € 1.300 € 0 € 675 € 1.137 € 0 € 818

Daino

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

ZRC OASI € 3.684 € 0 € 0 € 1.251 € 450 € 1.500 € 303 € 0 € 7.486 € 0 € 0 0

ATC 14 € 2.157 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0

ATC 15 € 0 € 0 € 0 € 270 € 148 € 0 € 900 € 2.610 € 0 € 418 € 0 € 418

ZRV € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0

TOTALE € 5.841 € 0 € 0 € 1.521 € 598 € 1.500 € 1.203 € 2.610 € 7.486 € 418 € 0 € 418

Cervo

Nessun danno liquidato Muflone

Nessun danno liquidato

Ungulati non determinati

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

ZRC OASI € 0 € 2.466 € 0 € 0 € 0 € 250 € 400 € 504 € 0 € 0 € 0 0

ATC 14 € 0 € 2.983 € 282 € 0 € 0 € 2.475 € 8.646 € 4.248 € 366 € 375 € 850 € 364 ATC 15 € 8.406 € 0 € 20.136 € 15.639 € 5.672 € 11.495 € 7.479 € 6.040 € 26.870 € 8.660 € 235 € 8.660

ZRV € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 0 € 297 € 706 € 987 € 140 € 0 € 140

TOTALE € 8.406 € 5.449 € 20.418 € 15.639 € 5.672 € 14.220 € 16.822 € 11.498 € 28.223 € 9.175 € 1.085 € 9.164

Fig. 5.1.6a: numero di sinistri stradali in cui sono coinvolti Ungulati denunciati alla Provincia

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

n. sinistri

Cinghiale Capriolo Daino Cervo

Tab. 5.1.3: Andamento degli investimenti in prevenzione realizzati da Provincia e ATC

ZRC E OASI ATC 14 ATC 15 TOTALE % UNGULATI

ANNO TOTALE UNGULATI AVIFAUNA UNGULATI AVIFAUNA sul totale

2005 25.724,00 0 0 1.939,24 0 27.663,24 100

2006 18.121,00 11.774,28 3.532,00 2.602,56 1.175,00 37.204,84 87,35

2007 8.198,00 22.760,27 1.964,23 2.426,92 188 35.537,42 93,94

2008 13.780,00 24878,06 2.594,95 9.830,60 493,5 51.577,11 94,01

2009 11.880,00 24693,13 1.833,48 13.634,34 352,5 52.393,45 95,83

2010 2.370,45 24789,42 892,85 41.961,90 546,25 70.560,87 97,96

2011 6.541,24 30791,29 3.292,70 43.731,20 427,5 84.783,93 95,61

TOTALE 86.614,69 139.686,45 14.110,21 116.126,76 3.182,75 359.720,86 95,19

Fig. 5.1.6b: Investimenti economici destinati alla realizzazione di miglioramenti ambientali dal 2001 al 2011

0 100.000 200.000 300.000 400.000 500.000 600.000

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

ZRC ZRV TCP totale

Tab.5.1.4: Impianti di recinzione elettrificata impiegati dagli ATC dal 2005 al 2011

ATC ATC 14 ATC 15

ANNO Elettrificatori mt cavo Elettrificatori Mt cavo

2005 n.d. n.d 5 10700

2006 22 44100 10 10400

2007 47 58100 9 10000

2008 39 70500 31 23200

2009 49 58550 47 40270

2010 46 64900 57 49300

2011 57 65800 39 51200

I dati raccolti mostrano, per ciascuna specie, la seguente situazione.

Come dimostrato in studi specifici realizzati anche in Provincia di Pisa (Pedone et al, 1991 Atti XX°

IUGB Congress; Luccarini, relazioni inedite 2007-2011) la demografia della specie è soprattutto correlata positivamente sia all’offerta alimentare, e quindi dalle annate con forte fruttificazione forestale, sia alla presenza di aree poste in divieto di caccia di rilevanti dimensioni, ove il cinghiale trova rifugio durante i tempi e periodi di prelievo venatorio nelle aree restanti. Il lupo, e la predazione naturale giocano un limitato peso nelle dinamiche di popolazione (Mattioli et al., 1995), mentre la caccia effettuata nei periodi del calendario venatorio, non rappresenta un fattore in grado di limitare in modo esaustivo gli accrescimenti demografici, anche se coinvolge un numero elevato di cacciatori organizzati in squadre di caccia afferenti ai Distretti ed alle Aziende Faunistico-Venatorie.

La gestione venatoria del cinghiale nel Territorio a Caccia programmata è realizzata attraverso i due ATC provinciali, attraverso l’organizzazione del territorio assegnato in Distretti di gestione (nel 2011:

16 distretti nell’Atc 14 e 10 distretti nell’Atc 15) affidati alle squadre di caccia (nel 2011: complessivi 2951 cacciatori iscritti nell’Atc 14 e 1968 cacciatori nell’Atc 15). Nel territorio facente parte degli Istituti Faunistici privati, sussistono 28 AFV, che redigono un piano di gestione annuale e gestiscono il cinghiale in modo separato.

A fronte di periodici e ricorrenti annate con danni all’agricoltura di elevata consistenza economica, la Provincia di Pisa ha dovuto attuare sempre più consistenti campagne di prevenzione, sia con metodi indiretti (ecologici: essenzialmente recinzioni elettrificate e colture dissuasive) sia con metodi diretti (controllo demografico mediante cattura e/o abbattimento) ai sensi dell’art. 37 della L.R. 3/94. Il cinghiale è la specie principale tra quelle coinvolte in sinistri stradali in provincia di Pisa.

La Provincia, dal 2009, ha imposto il divieto di foraggiamento sulla specie, salvo limitati casi specificatamente autorizzati (confinazione di popolazioni fuori dalle aree agricole attraverso recinzioni elettrificate di elevato sviluppo lineare). Precorrendo le modifiche apportate nel 2010 alla Legge Regionale, la Provincia ha adottato dal 2008 un Piano Straordinario di Gestione, che viene applicato in caso di situazioni critiche locali.

Sulla caccia al cinghiale si concentra una cospicua parte dei cacciatori pisani e comunque iscritti agli ATC provinciali, organizzati in squadre di caccia, entro ciascun distretto di gestione realizzato dagli ATC nelle aree vocate alla specie. La gestione venatoria della specie riguarda inoltre una crescente parte delle attività di molte Aziende Faunistico-Venatorie, e, in modo non organizzato, le aree non vocate.

Nella tabelle/figure successive si illustrano i dati salienti della gestione su questa specie.

Fig. 5.1.7.a: Variazione del numero di cinghiali abbattuti durante la caccia (Atc e Afv) tra il 2005 ed il 2011

0 1000 2000 3000 4000 5000 6000 7000 8000

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

cinghiali abbattuti

Atc AFV totale

Fig. 5.1.7.b: Variazione del numero di cinghiali abbattuti durante gli interventi di controllo (art. 37 L.R.

3/94) tra il 2007 ed il 2011 e ripartizione per area di intervento

0 200 400 600 800 1000 1200

2007 2008 2009 2010

cinghiali abbattuti

zrc oasi, r. natur, anpil fondi chiusi zrv 14

zrv 15 atc 14 atc 15 aav

afv aac Totale

Fig. 5.1.7.c: Variazione del numero di interventi di controllo sul Cinghiale realizzati tra il 2007 ed il 2011 e ripartizione per area di intervento

0 500 1000 1500 2000

2007 2008 2009 2010 2011

n. di interventi

Zrc Oasi, R. Nat., Anpil Fondi chiusi zrv 14

zrv 15 atc 14 atc 15 Aav

Afv Aac Totale

Fig. 5.1.8: Localizzazione GPS dei danni da Cinghiale in relazione alle aree di gestione (2004-2010)

Fig. 5.1.8a: Cinghiale - relazione tra entità dei danni liquidati, abbattimenti in caccia, abbattimenti in controllo e spese di prevenzione tra il 2007 ed il 2011

0 100000 200000 300000 400000 500000 600000

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

euro

0 1000 2000 3000 4000 5000 6000 7000 8000

capi abbattuti

danni prevenzione miglioramenti ambientali abbattimenti controllo abbattimenti caccia

Fig. 5.1.9: Suddivisione del territorio provinciale tra area vocata e non vocata (al 2011) del Cinghiale

Tab. 5.1.5: Numero di iscritti alle squadre di caccia, numero di squadre e indice cinegetici relativi alla caccia in cinghiale in braccata; confronto tra i due ATC (anni 2006-2011)

a) ATC 14

Anno

n. squadre ATC 14

n. cacciatori assegnati squadre ATC 14

capi abbattuti ATC 14

superficie distretti ATC

14

capi abbattuti/100

ha ATC 14

capi

abbattuti/cacciatore ATC14

2006 50 3215 2901 29538 9,82 0,90

2007 48 3075 2438 29538 8,25 0,79

2008 47 3126 3448 29538 11,67 1,10

2009 46 2914 2285 29538 7,74 0,78

2010 46 2830 2673 29538 9,05 0,94

2011 46 2951 2929 29538 9,92 0,99

b) ATC 15

Anno

n. squadre ATC 15

n. cacciatori assegnati squadre ATC 15

capi abbattuti ATC 15

superficie distretti ATC

15

capi abbattuti/100

ha ATC 15

Capi abbattuti/cacciatore

ATC15

2006 38 2080 1590 37006 4,30 0,76

2007 38 2043 3124 35212 8,87 1,53

2008 37 2035 2655 28990 9,16 1,30

2009 37 2168 1803 28584 6,31 0,83

2010 37 2050 1923 28584 6,73 0,94

2011 37 1968 2672 28584 9,35 1,36

Tab. 5.1.6: Tassi di realizzazione dei piani di prelievo sul cinghiale tra il 2006 ed il 2011; confronto tra le AFV ed i due ATC (dati complessivi)

Anno

Piano AFV

tasso prelievo AFV

Piano ATC

tasso prelievo ATC

2006 1309 52,79 3243 138,48

2007 1348 60,61 3490 159,37

2008 2579 35,36 5293 115,30

2009 2596 27,16 5764 70,92

2010 2596 23,11 4783 96,09

2011 2596 37,60 5211 107,48

Analizzando la gestione sulla specie attuata nel periodo del precedente Piano Faunistico, si rilevano le seguenti criticità principali.

Punti critici della gestione Motivi Scarso collegamento tra esigenze venatorie

e esigenze di conservazione e delle altre categorie sociali

La metodologia di caccia in braccata comporta la necessità di adeguata regolamentazione a causa del forte impatto su altre componenti faunistiche in aree di pregio, o su attività diverse, venatorie, agricole, su quelle legate alla conduzione dei fondi e ricreative.

Carenze metodologiche e procedurali per la redazione dei piani di prelievo. Carenza di criteri adattativi.

Salvo casi limitati, la formazione dei piani di prelievo è stata basata sui soli dati di prelievo dell’annata precedente, o in rapporto alla superficie gestita. La scarsa aderenza alle situazioni reali ha portato sovente ad abbattimenti superiori ai piani, senza peraltro limitare significativamente la crescita delle popolazioni. Mancano dati censuari attendibili anche per le aree protette (se si eccettua la Tenuta di S. Rossore) , che viceversa potrebbero essere utilizzate per comprendere i trend annuali delle popolazioni (fertilità, IUA).

Realizzazione dei piani di gestione e del prelievo su aree non adeguate. Mancanza di criteri e piani coordinati.

La gestione è stata differenziata nei diversi Istituti faunistici e ATC, non comprendendo nelle stime preventive e nella redazione dei piani aree su cui insisteva la stessa popolazione.

Difficoltà di imporre criteri responsabili di prelievo e controllo: scarsa attuazione ed efficacia dei meccanismi di premialità/penalità nella gestione della specie in relazione ai danni

In talune situazioni sussiste una scarsa responsabilizzazione dei cacciatori e delle squadre, dovuta in gran parte alla non comprensione delle esigenze delle altre categorie ed al forte legame con le “tradizioni” locali, che porta ad ostacolare l’attuazione di adeguati interventi di prelievo, prevenzione e controllo, nei tempi e modi necessari.

Crisi demografica delle squadre di caccia L’invecchiamento della popolazione venatoria porta come conseguenza la diminuzione del numero di partecipanti alle squadre, alle battute e ad una possibile diminuzione di efficacia delle stesse. Tale situazione rappresenterà nel futuro uno dei limiti alla realizzazione di interventi di caccia e controllo (inclusa l’applicazione dei metodi ecologici), nonché alla gestione delle carni.

Gestione delle carni non razionale La carcasse dei capi abbattuti vengono gestite spesso senza adeguati controlli sanitari. Manca la figura del cacciatore “formato” e risultano praticamente assenti i meccanismi di filiera commerciale legale. Le carni sono sottovalutate economicamente.

Presenza di aree con insufficienti indicazioni gestionali e “regole”

La gestione della specie nelle aree non vocate, specie in quelle limitrofe ai corpi boscati nelle quali si concentrano i danni, ma anche in prossimità di aree urbane, non è stata sufficientemente regolamentata e presenta elementi di forte criticità e conflitto. In taluni situazioni, le aree di divieto di caccia sono considerate e gestite come “serbatoi” dalle squadre confinanti, ancorchè rappresentino aree non vocate alla specie.

Difficoltà di attuazione di efficaci metodi di intervento in controllo

Le differenze tra la norma nazionale e regionale ed i meccanismi conseguenti per attuare i metodi di controllo delle popolazioni, portano spesso ad un complicato iter procedimentale che determina l’allungamento dei tempi di intervento e la applicazione di metodi che non consentono una pronta soluzione dei problemi di danno. Necessaria una completa revisione dell’argomento (ex protocollo tra Ispra e Provincia), alla luce delle recenti norme regionali.

Insufficiente aggiornamento culturale dei cacciatori, specie in relazione alle regole di sicurezza nella caccia collettiva e nei rapporti con le altre categorie

Nonostante alcune iniziative e l’attuazione di corsi specifici per i cacciatori più giovani, permane nella maggioranza degli utenti venatori una scarsa conoscenza dei meccanismi di regolazione della dinamica delle popolazioni cacciate. Spesso essi sono prevenuti rispetto ad alcuni importanti possibilità di cambiamento circa metodi di intervento e gestione negli interventi di controllo (appostamento e, soprattutto, girata). Gli argomenti legati alla prevenzione degli incidenti di caccia, che trovano i massimi rischi nella braccata, ed il rispetto delle altre categorie di cacciatori ed utenti degli ambienti rurali, sono in genere tenuti in bassa considerazione.

Capriolo. La specie risulta diffusa in modo uniforme nell’intero territorio collinare a sud dell’Arno, con aree di elevata densità. La presenza nelle aree a nord dell’Arno è più limitata, ma destinata a crescere.

L’origine delle popolazioni attuali è varia. Si riscontrano, soprattutto nella bassa Valdicecina, individui appartenenti alla sub-specie C. c. italicus, probabilmente derivati dagli esemplari autoctoni conservatisi nelle Foreste di Berignone-Monterufoli, assieme a soggetti di ceppo alpino/europeo, provenienti sia da immigrazione (dalla Provincia di Firenze), sia da immissioni effettuate negli anni ‘70/’80 da privati nelle Aziende Faunistiche e dalla Provincia con soggetti conferiti dalle stesse Aziende (Miemo in particolare).

I migliori dati di consistenza raccolti sulla specie derivano dai censimenti standardizzati effettuati nei

riguardano le AFV, con censimenti di diversa tipologia (battuta, a vista, transect notturni su percorsi campione), altri ancora riguardano le ZRC con transect notturni su percorsi campione, e in modo sporadico derivano da studi effettuati in alcune aree protette.

La gestione della specie coinvolge attualmente in provincia oltre 700 cacciatori abilitati ed iscritti al registro provinciale. Di questi, circa 500 risultano iscritti ai Distretti gestiti dagli ATC. Un numero consistente di cacciatori abilitati, anche proveniente da altre province o regioni, esercita la caccia nelle AFV. Il Capriolo non appare al momento essere una specie con alte responsabilità di danno alle colture agricole, anche se in taluni casi si registrano danni locali specie ai germogli della vite ed ai ricacci dei boschi cedui. Tali danni hanno raggiunto nell’attualità soglie di attenzione in alcune ZRC (Orciatico, Montecastelli, Il Poggione) ove nel 2011 (censimenti notturni) si sono registrate densità superiori ai 30 capi/kmq di area aperta . Dopo il Cinghiale, il Capriolo è la specie maggiormente coinvolta nei sinistri stradali. Sono in crescita le richieste di adottare azioni di controllo sulla specie in tali aree. Sino al 2012, va sottolineato, non sono stati adottati interventi di controllo cruento, ma solo metodi di prevenzione dei danni (essenzialmente recinzioni elettrificate e fisse).

Fig..5.1.10: Andamento della densità e della consistenza del Capriolo nelle aree di gestione (ATC, dati cumulati)

0 2.000 4.000 6.000 8.000 10.000 12.000

2000 2001

2002-03 2003-04

2004-05 2005-06

2006-07 2007-08

2008-09 2009-10

2010-11 2011-12

n° capi

10,00 15,00 20,00 25,00 30,00 35,00

D e n s i t à Consistenza

Densità

Fig.. 5.1.11: Variazione tra Piano di prelievo e numero di caprioli abbattuti durante la caccia di selezione (2006-2011)

0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000

2006 2007 2008 2009 2010 2011

n. capi

48,00 50,00 52,00 54,00 56,00 58,00 60,00

%

Piano di prelievo Capi abbattuti Tasso realizzazione

Tab. 5.1.7: Dettaglio sulla variazione tra Piano di prelievo e numero di caprioli abbattuti durante la caccia di selezione

Anno Piano di prelievo Capi abbattuti Tasso di realizzazione Tip. gestione ATC 14 ATC 15 AFV ATC 14 ATC 15 AFV ATC 14 ATC 15 AFV

2006 756 466 385 439 210 210 58,07 45,06 54,55

2007 728 340 320 396 213 178 54,40 62,65 55,63

2008 730 492 445 365 275 234 50,00 55,89 52,58

2009 801 594 336 416 320 197 51,94 53,87 58,63

2010 690 675 391 345 369 223 50,00 54,67 57,03

2011 641 672 347 385 410 192 60,06 61,01 55,33

Totale/media 4346 3239 2224 2346 1797 1234 53,98 55,48 55,49

Fig. 5.1.12: Localizzazione dei danni da Capriolo e Daino in relazione alle aree di gestione

Fig. 5.1.13: Distretti di gestione della caccia di selezione dei due ATC

Tab. 5.1.8: Numero di iscritti ai distretti di caccia di selezione, numero di distretti ed AFV coinvolte nella gestione del Capriolo

Anno n. Distretti/AFV cacciatori iscritti superfici

capi

assegnati/cacciatore

ATC AFV ATC 14 ATC 15 ATC 14 ATC 15 AFV ATC 14 ATC 15

2006 12 19 230 172 34055 20119 13984 3,29 2,71

2007 13 21 258 199 35503 22626 15030 2,82 1,71

2008 13 22 253 199 36633 22512 15832 2,89 2,47

2009 13 21 260 210 36202 25537 16060 3,08 2,83

2010 14 23 266 232 36507 30225 16935 2,59 2,91

2011 15 23 275 250 37589 32648 16382 2,33 2,69

Punti critici della gestione Motivi Problemi relativi al rapporto tra piano di

prelievo e abbattimenti

Sulla specie si riscontra, in tutti gli anni di gestione e quasi in tutte le aree di prelievo, una bassa realizzazione dei piani di abbattimento, stimabile in poco più del 50%. Il rapporto sessi nell’abbattimento risulta spesso favorire i maschi. Tali condizioni inficiano sia la attuazione della gestione programmata, sia l’immagine della caccia di selezione, come metodo adeguato alle esigenze gestionali.

Rappresentatività dei censimenti Le considerazioni di criticità del punto precedente, debbono far riflettere sulla

attendibilità dei censimenti operati nei diversi distretti/istituti. La conduzione di censimenti (in battuta per i distretti, a vista nelle AFV) in aree campione di piccola estensione e, comunque, il numero elevato di rilievi necessario porta ad uno scarso controllo tecnico, che potrebbe inficiare l’attendibilità dei dati.

Vanno riconsiderate pertanto in chiave critica le impostazioni dei censimenti attualizzandoli alla situazione ambientale e venatoria odierna.

Frammentazione della gestione Come detto per il cinghiale, la considerazione di gestire la specie per macro-aree rappresenta una condizione indispensabile, rispetto alla frammentazione nella raccolta dati e nella conduzione della gestione sinora attuata. In questa logica risulta necessario risolvere le problematiche legate alla attuazione della gestione con criteri univoci su tutto il territorio occupato.

Quantificazione reale dei danni e della prevenzione

Nel passato è probabile che i danni relativi alla specie sulle colture agricole siano in parte stati attribuiti in modo generico (categoria “altri Ungulati”) e non si dispongono dati sui danni ai soprassuoli forestali. La professionalità dei tecnici deputati a tali indagini e sopralluoghi non è stata sufficiente nelle possibilità di riconoscimento e nella attribuzione del danno. Risultata carente l’informazione sulla quantificazione dei sistemi di prevenzione ecologica attuati in passato in diverse aree.

Controllo delle popolazioni e prevenzione danni

I meccanismi e le procedure di controllo delle popolazioni in caso di danno hanno avuto problemi legati sia alle regole gestionali (normative) sia alla scarsa applicazione di metodi di prevenzione ecologica dei danni. Mancano procedure di controllo diretto fuori delle aree di gestione della caccia di selezione (AAV, AAC, ZRV, Oasi, Aree protette) che potrebbero rivelarsi necessarie.

Tempi e regole di caccia I calendari attuati sino al 2011 non hanno rispettato appieno i tempi biologici della specie (caccia sovrapposta al periodo degli amori, nella fase di sviluppo del trofeo dei maschi, ecc.). Le attuali modalità di caccia e di controllo della stessa risultano problematiche su alcuni aspetti fondamentali (es. controllo delle uscite, tempi di informazione dei risultati di censimenti e abbattimenti), rispetto alle possibilità di razionalizzazione e semplificazione offerti dalla tecnologia.

Gestione delle carni non razionale Manca la figura del cacciatore “formato” e risultano praticamente assenti i meccanismi di filiera commerciale legale. Le carni vengono in parte ad alimentare un commercio privo dei necessari controlli e sono sottovalutate economicamente.

Informazione e formazione Se la caccia di selezione in genere rappresenta una delle tipologie di caccia in cui si è più investito nella parte formativa iniziale dei cacciatori (corsi ed esami), si rende necessaria la attuazione di percorsi formativi di aggiornamento, specie per le figure di maggiori responsabilità (capi distretto, responsabili degli Istituti, Vigilanza).

Daino. La specie è alloctona e le diverse popolazioni, tutte presenti a sud dell’Arno, ad eccezione di quelle presenti nell’area del Parco di Migliarino, S. Rossore, Massaciuccoli e nell’area ad esso contigua, derivano da passate traslocazioni di soggetti catturati nella Tenuta di S. Rossore e nella altre aree del Parco. In altri casi (aree intorno a Palaia e nei dintorni di Querceto) il daino deriva da successiva fuga da recinti di allevamento/abbattimento, in cui erano stati immessi individui della stessa provenienza. Le popolazioni di maggiore consistenza sono insediate nelle Riserve Naturali di Berignone e Monterufoli-Caselli e nelle aree ad esse limitrofe. Nei soli territori dei distretti di caccia di selezione e delle AFV sono stimati nel 2011 almeno 800 capi in circa 18.000 ettari, con aree di particolare concentrazione. I danni, sono localmente ingenti e sicuramente sottostimati in passato (probabilmente inclusi dai rilevatori nella generica classe “altri Ungulati”) e interessano sia alla rinnovazione dei soprassuoli forestali, sia alle colture agricole. Per tale motivo la Provincia negli anni trascorsi ha attuato interventi di

permangono particolarmente bassi rispetto ai piani approvati, aggirandosi sul 30-35%. Uno dei motivi della scarsa realizzazione dei piani è connesso ai movimenti giornalieri dei capi tra aree cacciabili (presenza notturna) ed aree a divieto (aree di rimessa diurna). La necessità di addivenire a piani di prelievo comprensoriali e alla revisione dei tempi e modi di caccia e controllo diretto rappresentano un obiettivo primario per risolvere le suddette problematiche.

Fig. 5.1.14: Variazione tra Piano di prelievo e numero di daini abbattuti durante la caccia di selezione

0 100 200 300 400 500 600

2000 2001 2002-03

2003-04

2004-05

2005-06

2006-07

2007-08

2008-09

2009-10

2010-11

2011-12

capi abbattuti

0 10 20 30 40 50 60 70

%

tot abbattimenti piano prel tasso prelievo

Tab. 5.1.9: Numero di iscritti ai distretti di caccia di selezione, numero di distretti ed AFV coinvolte nella gestione del daino

Anno n. Distretti/AFV cacciatori iscritti Superfici

capi

assegnati/cacciatore

ATC AFV ATC 14 ATC 15 ATC 14 ATC 15 AFV ATC 14 ATC 15

2006 4 5 93 152 14607 8379 4514 1,05 0,46

2007 4 8 101 79 14390 8379 7471 0,99 0,95

2008 5 9 91 60 14390 4566 8198 0,63 4,62

2009 6 9 113 74 6103 5163 6650 0,61 2,57

2010 6 12 118 80 6103 5314 8745 0,58 1,34

2011 6 8 118 89 6231 5314 6542 0,64 1,54

Punti critici della gestione Motivi Problemi relativi al rapporto tra piano di

prelievo e abbattimenti

Sulla specie si riscontra, in tutti gli anni di gestione e circa in tutte le aree di prelievo, una bassa realizzazione dei piani di abbattimento, stimabile in poco più del 30%. Il rapporto sessi nell’abbattimento risulta spesso favorire i maschi. Tali condizioni inficiano sia la attuazione della gestione programmata, sia l’immagine della caccia di selezione, come metodo adeguato alle esigenze gestionali.

Rappresentatività dei censimenti Le considerazioni di criticità del punto precedente, debbono far riflettere sulla validità dei censimenti operati nei diversi distretti/istituti. La conduzione di censimenti (in battuta per i distretti, a vista nelle AFV) in aree campione di piccola estensione e, comunque, il numero elevato di rilievi con scarso controllo tecnico, rappresentano un evidente problema, data la mobilità della

specie, la sua scarsa visibilità in ambienti forestali e la distribuzione non omogenea e potrebbero inficiare l’attendibilità dei dati. Mancano inoltre dati censuari recenti per le Riserve Naturali e le altre aree protette (ad eccezione del Parco Regionale M. S. M.) Vanno riconsiderate pertanto in chiave critica le impostazioni dei censimenti.

Frammentazione della gestione Come detto per le altre specie, per il daino in particolare, la considerazione di gestire la specie per macro-aree rappresenta una condizione indispensabile, rispetto alla frammentazione nella raccolta dati e nella conduzione della gestione sinora attuata. In questa logica risulta necessario risolvere le problematiche legate alla attuazione della gestione con criteri univoci su tutto il territorio occupato, incluse le Riserve Naturali ed il Parco Regionale.

Quantificazione reale dei danni e della prevenzione

Nel passato i danni relativi alla specie sulle colture agricole risultano probabilmente attribuiti in modo generico (categoria “altri ungulati”) e non si dispone di dati economici sui danni ai soprassuoli forestali. Scarsa capacità tecnica nell’attribuzione del danno. Scarsa conoscenza dei risultati degli interventi di prevenzione operati in alcune località..

Controllo delle popolazioni e prevenzione danni

Pur avendo sperimentato con successo in alcuni casi (aree prospicienti alle R.N. di Berignone e Monterufoli) sistemi integrati di prevenzione del danno, i meccanismi e le procedure di controllo delle popolazioni in caso di danno hanno avuto problemi legati sia alle regole gestionali (normative) sia alla scarsa applicabilità di metodi di prevenzione ecologica dei danni. Mancano procedure di controllo diretto fuori delle aree di gestione della caccia di selezione (AAV, AAC, ZRV, Oasi, Aree protette) che sono assolutamente necessarie.

Tempi e regole di caccia I calendari attuali non rispecchiano appieno i tempi biologici della specie (caccia sovrapposta alla fase di sviluppo del trofeo dei maschi, allo stadio parentale dei piccoli, ecc.). Le attuali modalità di caccia e di controllo della stessa risultano problematiche su alcuni aspetti fondamentali (es. controllo delle uscite, tempi di informazione dei risultati di censimenti e abbattimenti), rispetto alle possibilità di razionalizzazione e semplificazione offerti dalla tecnologia.

Gestione delle carni non razionale Manca la figura del cacciatore “formato” e risultano praticamente assenti i meccanismi di filiera commerciale legale. Le carni vengono in parte ad alimentare un commercio privo dei necessari controlli e sono sottovalutate economicamente.

Informazione e formazione Se la caccia di selezione in genere rappresenta una delle tipologie di caccia in cui si è più investito nella parte formativa iniziale dei cacciatori (corsi ed esami), si rende necessaria l’attuazione di percorsi formativi di aggiornamento, specie per le figure di maggiori responsabilità (capi distretto, responsabili degli Istituti, Vigilanza).

Allevamenti ed altre forme di detenzione della specie

La possibile fuga di animali detenuti in recinto rappresenta una delle cause maggiore della presenza della specie al difuori delle aree storiche di immissione. La mancata imposizione di limitazioni a tali attività rappresenta un rischio soprattutto nelle aree non vocate e nelle aree con colture di pregio.

Cervo. Dopo l’estinzione nel secolo XVII delle popolazioni autoctone, la presenza della specie è conseguenza di fughe da recinti di allevamento avvenute nell’ultimo decennio da tre strutture, che hanno determinato l’insediarsi nei territori circostanti di altrettante popolazioni. La prima deriva da animali detenuti nell’ex allevamento a scopo di Ripopolamento “Il Frassinello” in Comune di Montecatini Valdicecina e dopo le fughe (intorno ai primi anni 2000) e la revoca dell’allevamento (2008) consta attualmente di circa 100 capi, diffusi attualmente tra La Sterza ed il Fiume Cecina e che hanno la loro principale area di rifugio entro la AFV “Miemo”.

La seconda deriva dalla fuoriuscita (documentata nel 2008, di circa 50 capi) dall’allevamento “La

rifornito “Il Frassinello”. Le operazioni censuarie in contemporanea effettuate nel 2011 con la tecnica del censimento al bramito hanno evidenziato la presenza di almeno 12 maschi adulti bramitanti.

Sulla terza popolazione, derivata da fughe dai recinti di abbattimento della AAV “S.Michele” di Palaia, sono in corso verifiche per valutare le consistenze attuali. E’ comunque accertato che alcuni soggetti risultano essere stati osservati sino nella limitrofa AFV “Barbialla” in provincia di Firenze.

Dal 2009, considerati i danni iniziali denunciati e soprattutto in chiave preventiva, sono stati avviate operazioni di controllo numerico, attuate specialmente in concomitanza del periodo di caccia di selezione alle altre specie, nei distretti e AFV interessate. Ciò, essendo tutto il territorio provinciale

“non vocato” per la specie ai sensi del passato PFVP. Allo scopo sono stati formati circa 80 cacciatori di selezione con appositi corsi di abilitazione. Il prelievo complessivo risulta ancora scarso (26 capi nell’ultima annata), in considerazione dell’uso prevalentemente notturno delle aree di caccia da parte dei cervi, durante il periodo venatorio, e per la difficoltà oggettiva di abbattimento connessa con l’elevata elusività della specie. Risulta, ancor più che per le altre specie, necessario attuare forme di controllo numerico del cervo a livello di popolazione, con censimenti e prelievi anche nelle aree di divieto di caccia.

Tab. 5.1.10: Consistenza, Distretti e AFV, cacciatori assegnati e risultati di prelievo nella gestione del Cervo

Anno consistenza superficie densità

piano prelievo

capi

abbattuti cacciatori

n. distretti

ATC n. AFV

2010 45 24567 0,18 illimitato 19 25 3 7

2011 120 24567 0,49 illimitato 7 36 4 7

Punti critici della gestione Motivi Problemi relativi al rapporto tra piano di

prelievo e abbattimenti

Partendo con interventi urgenti di controllo della specie a seguito delle fuoriuscite dai recinti di allevamento e considerata la non vocazionalità del territorio provinciale sono stati assegnati piani di prelievo illimitati. Il numero dei capi abbattuti è annualmente molto limitato. Ciò, sia per le caratteristiche biologiche e sensoriali della specie, sia perché gli interventi sono stati attuati in concomitanza con quelli della normale caccia di selezione alle altre specie, sia per la presenza degli animali in aree di rifugio protette. Si deve evidenziare il rischio di sottovalutazione delle problematiche di danno causate dalla specie da parte dei gestori (sia cacciatori, sia titolari di AFV ed altri Istituti).

Rappresentatività dei censimenti Salvo l’esperienza recente relativa alla applicazione in contemporanea del censimento al bramito, la conduzione di censimenti (in battuta per i distretti, a vista nelle AFV) in aree campione di piccola estensione e, comunque, il numero elevato di rilievi con scarso controllo tecnico, rappresentano un evidente problema, data la mobilità della specie, la sua scarsa visibilità in ambienti forestali e la distribuzione non omogenea. Salvo l’esperienza suddetta, mancano inoltre dati censuari per le aree protette (Riserve Naturali della Valdicecina, in primis). Anche per questa specie, vanno riconsiderate pertanto in chiave critica le impostazioni dei censimenti.

Frammentazione della gestione Come detto per il daino ed il cinghiale, la considerazione di gestire la specie per macro-aree rappresenta una condizione indispensabile, rispetto alla frammentazione nella raccolta dati e nella conduzione della gestione sinora attuata. In questa logica risulta necessario risolvere le problematiche legate alla attuazione della gestione con criteri univoci su tutto il territorio occupato, incluse le Riserve Naturali e le altre aree a divieto di caccia.

Quantificazione reale dei danni e della prevenzione

I danni relativi alla specie sulle colture agricole risultano probabilmente attribuiti in modo generico (categoria “altri Ungulati”) e non si dispongono dati sui danni ai soprassuoli forestali. Valgono inoltre le stesse considerazioni sulla necessità di quantificare in modo migliore gli impatti e l’efficacia dei metodi di prevenzione adottati.

Controllo delle popolazioni e prevenzione danni

I meccanismi e le procedure di controllo delle popolazioni in caso di danno hanno avuto problemi legati sia alle regole gestionali (normative) sia alla

Nel documento PIANO FAUNISTICO VENATORIO PISA 2012-15 (pagine 56-79)