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Stato attuale del Fagiano

Nel documento PIANO FAUNISTICO VENATORIO PISA 2012-15 (pagine 107-110)

5) PROPOSTE PER LA GESTIONE DELLE SPECIE FAUNISTICHE

5.2 Piccola fauna stanziale cacciabile

5.2.2 Fagiano

5.2.2.1 Stato attuale del Fagiano

La specie risulta fortemente radicata nelle tradizioni venatorie provinciali e ad essa si rivolge, almeno per i periodi iniziali della stagione venatoria una larga maggioranza dei cacciatori. Dopo le settimane iniziali la pressione venatoria si riduce fortemente, anche per la forte riduzione di presenza della specie nel Territorio a Caccia Programmata (TCP), rimanendo appannaggio di un ridotto gruppo di cacciatori specialisti (vedasi ad esempio i risultati esposti sui carnieri nel Par. 4.2.3) e degli Istituti privati. Come per la Lepre, l’attuale prassi gestionale è stata impostata sulla conservazione di piccole popolazioni nelle ZRC, ZRV e AFV e sulla pressoché completa eradicazione della specie nel territorio cacciabile durante il periodo di prelievo. Annualmente le popolazioni nelle aree cacciabili vengono ricostituite sia attraverso l’irradiamento naturale dagli Istituti suddetti sia, con l’immissione artificiale di soggetti di allevamento.

Come mostrato dalle figure seguenti, la relazione tra i capi i immessi ufficialmente nel TCP e ZRV (sussiste la possibilità che alcune ulteriori immissioni siano effettuate abusivamente) e capi abbattuti (numero di capi registrati nel tesserino venatorio regionale per i due ATC provinciali) è circa paritaria.

Fig. 5.2.6: Relazione tra Fagiani immessi (TCP e ZRV) e abbattuti nel TCP

0 5000 10000 15000 20000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

n. capi

immessi abbattuti

L’immissione operata dagli ATC è stata di 116.274 capi negli ultimi 10 anni (2001-2010), in media pari a 11.600 capi/anno, e ma con una tendenza alla graduale diminuzione: dai 15.212 del 2001 si è passati ai 9.245 nel 2010. La diminuzione ha interessato gli animali di allevamento (-5.000 capi circa nel decennio), mentre sono rimasti sostanzialmente stabili i ripopolamenti con materiale proveniente da catture, che nel 2010, giungono a coprire circa l’11% del totale. Anche le modalità di immissione sono gradualmente cambiate e un numero sempre più consistente di fagiani vengono immessi in situazioni protette (ZRV) e in strutture di ambientamento (voliere fisse e mobili a cielo aperto), privilegiando i capi con meno di 70gg d’età. Un ulteriore contingente di fagiani d’allevamento (1.225 capi adulti/anno, in media negli ultimi tre anni) è immesso invece dalle associazioni venatorie locali nel corso di manifestazioni cinofile.

L’entità del prelievo effettuato sulla specie è conosciuta ufficialmente solo dai dati ricavati dalla lettura dei tesserini regionali. Su tali valori, nel caso del Fagiano probabilmente molto più della Lepre, devono essere tuttavia considerati le certe sottostime derivate dalla mancata segnatura (vedasi in proposito

Fig. 5.2.7: Relazione tra Fagiani immessi, di cattura e di allevamento, e capi abbattuti nel TCP

0 2000 4000 6000 8000 10000 12000 14000 16000 18000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

n. capi

cattura allevamento abbattimenti

Ai Fagiani immessi dagli ATC si sommano i capi immessi dagli Istituti privati. Nelle sole AFV, a titolo di esempio nel quinquennio 2008-2012, sono stati immessi 99.130 Fagiani, con una media di 19.826 capi/anno, nella quasi totalità provenienti da allevamento, quasi esclusivamente adulti, e salvo qualche eccezione, senza strutture di ambientamento.

I dati sugli abbattimenti di Fagiano nelle AFV variano dal 31,47 al 35,78% rispetto ai capi immessi in tali istituti nel triennio 2008-2010.

Fig. 5.2.8: Relazione tra Fagiani immessi, e capi abbattuti nel TCP* e nelle AFV

0 5000 10000 15000 20000 25000 30000 35000 40000

2008 2009 2010 2011

n. capi

immessi afv immessi atc totale immessi abb. Afv abb. Atc totale abbattuti

* i dati di abbattimento nel TCP derivati dai tesserini regionali arrivano all’annata 2010/11

Considerando globalmente la relazione tra tutte le immissioni (ATC e AFV) e gli abbattimenti (ATC e AFV) effettuati in provincia, si riscontra che per lo stesso periodo, la percentuale di abbattimento sui capi immessi varia tra il 45,12 ed il 61,02%. Le percentuali suddette si abbasserebbero ulteriormente se venissero considerati i capi abbattuti provenienti dall’irradiamento naturale dalle ZRC.

Analizzando solo i dati certi relativi alle immissioni, appare da sottolineare che complessivamente vengono immessi ogni anno nel territorio provinciale (sommando AFV e ATC e comunque escludendo i capi immessi nelle AAV e nelle AAC) in media (quadriennio 2008-2011) oltre 31.300 capi.

Ciò, corrisponde ad una immissione media riferita a tutto il territorio agro-silvo-pastorale della Provincia di 14,10 fagiani ogni 100 ettari di SAF.

Con tali quantitativi, se l’immissione avesse ottenuto anche minimi risultati riproduttivi (ovvero se attraverso le immissioni, si fosse conseguito anche lo scopo di aumentare attraverso la riproduzione naturale il “patrimonio” lanciato), il budget annuale di fagiani da abbattere (o da conservare almeno in parte per gli anni successivi) sarebbe dovuto essere altissimo: ad esempio, anche considerando prudenzialmente che delle femmine immesse annualmente (il 50% del totale per semplificare) solo una su 5 arrivasse a portare a termine una covata di 4 fagianotti, metà degli animali prelevati annualmente dovrebbe essere rappresentata da tali soggetti (circa 12.500 giovani fagiani).

Ciò evidentemente non accade, e considerando sia gli abbattimenti, sia il numero di fagiani residui a fine caccia nelle AFV e soprattutto nel TCP, sia gli ulteriori capi irradiati naturalmente dagli Istituti a divieto di caccia, i dati sopra esposti evidenziano l’esistenza di un grosso problema gestionale, che non è spiegabile nemmeno considerando le sottostime di abbattimento derivate dalla lettura dei tesserini venatori: non sussiste l’incremento derivante dalla riproduzione dei capi immessi e circa la metà dei capi complessivamente lanciati (ma una percentuale molto più alta nelle AFV) non vengono abbattuti e

“scompaiono” dal territorio.

Evidentemente, rispetto alle credenze empiriche, bisogna dare per certo che una elevata mortalità incida su una parte consistente del materiale immesso precedentemente all’inizio della caccia. In effetti, le informazioni su tale argomento conosciute dalla bibliografia specifica e ricavate anche con studi sperimentali realizzati in Provincia di Pisa indicano che circa il 50% dei fagiani d’allevamento adulti (sopra 90 giorni d’età) immessi senza protezione muoiono nel corso delle prime 5 settimane. La mortalità su tali soggetti arriva a colpire circa l’80% dei soggetti immessi, nel corso dei tre mesi successivi al rilascio.

Tale tendenza spiega probabilmente, in buona parte, i valori riscontrati nel confronto tra immissioni e abbattimenti e parrebbe dimostrare che l’immissione di fagiani d’allevamento adulti senza protezione, rappresenta uno spreco di risorse (economiche e … di volontariato).

Un contingente di animali sicuramente con migliore fitness deriva dalle popolazioni riprodotte naturalmente negli Istituti faunistici e soggetta ad irradiamento naturale nelle aree circostanti e, in parte, prelevata e immessa attraverso le catture. Riguardo agli Istituti pubblici (ZRC e ZRV) è possibile notare un aumento sensibile della densità media del Fagiano tra il 2004 ed il 2011. Tale tendenza è da spiegarsi, nella migliorata funzionalità degli Istituti, conseguente agli investimenti effettuati da Provincia ed ATC in miglioramenti ambientali e controllo della fauna predatrice.

Fig. 5.2.9: Variazione della densità media annuale di Fagiano negli Istituti faunistici pubblici (capi/kmq)

10 15 20 25

Come già evidenziato a proposito della Lepre, dalle ZRC e dalle ZRV può provenire un quantitativo importante di fagiani poi abbattuti nel TCP circostante a seguito del naturale irradiamento. Nelle ZRV in particolare oltre ai capi conteggiati nei censimenti, sono stati messi in atto in modo crescente negli ultimi anni metodi di immissione di fagiani di giovane età (50-60 gg) nel periodo maggio-luglio, provenienti da allevamenti selezionati e ambientati in recinti a cielo aperto fissi. I risultati di tali immissioni sono stati assai incoraggianti ed il quantitativo degli animali immessi con tale metodologia sono andati a crescere negli ultimi anni, superando nel 2011 il 30% del totale capi immessi dagli ATC.

Fig. 5.2.10: Variazione della percentuale dei fagianotti (<70 gg) immessi in voliere di ambientamento rispetto al totale dei capi immessi dagli ATC (ZRV e TCP)

0,00 5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00 35,00

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

%

Per combattere la predazione nei periodi di immissione dei fagianotti e di riproduzione naturale sono stati condotti interventi di controllo selettivi sui Corvidi e in minor misura sulla Volpe. Difatti come indicato in precedenza, vari lavori effettuati nelle ZRC indicavano una preoccupante diminuzione delle nidiate e un basso successo riproduttivo dei fagiani riproduttori in esse presenti. Dai dati disponibili, in particolare, risultavano coinvolti nella mancata riproduzione i seguenti fattori limitanti:

- andamento meteo (con pioggia/freddo nel periodo della riproduzione) con conseguente mortalità della nidiata da raffreddamento;

- danni prodotti dalle macchine agricole (allo sfalcio dei prati ed alla perdita della prima covata, poteva sommarsi la perdita della seconda nella trebbiatura dei cereali);

- bracconaggio;

- predazione naturale (Corvidi, Volpe, Rapaci, e altre specie ornitiche) o da parte di specie domestiche (gatti vaganti);

- diminuzione della attitudine a covare a causa dell’influenza genetica anche sui ceppi selvatici presenti negli istituti, per progressivo “inquinamento”, della selezione negativa operata (ormai da molti decenni) negli allevamenti.

Nell’ultimo periodo, attraverso uno studio sperimentale (al momento unico nel panorama nazionale) condotto con foto-trappole poste nei pressi dei nidi si è cercato di valutare quale dei fattori suddetti risultasse di maggiore importanza. I primi risultati (2012) indicano che la predazione del Cinghiale rappresenta la maggiore causa di mortalità delle nidiate in tutti gli istituti in cui la specie è presente.

Nel documento PIANO FAUNISTICO VENATORIO PISA 2012-15 (pagine 107-110)