• Non ci sono risultati.

LEUCOCITI EUCOCITI AGRANULARI AGRANULARI

LEUCOCITIEUCOCITI AGRANULARIAGRANULARI

Linfociti

I linfociti sono, da un punto di vista quantitativo, il gruppo di leucociti più numeroso, dopo i granulociti neutrofili, nel sangue periferico di un individuo normale.

I linfociti hanno questo nome perché, oltre che nel sangue si ritrovano anche negli organi e nei tessuti linfoidi e nella linfa. Il sistema linfatico raccoglie i fluidi tissutali in eccesso e li convoglia verso il sangue. Essa, quindi, contiene tutte quelle sostanze che si ritrovano nei fluidi tissutali, compresi agenti patogeni e sostanze potenzialmente nocive che devono essere inattivate. A livello dei linfonodi, infatti, si accumulano cellule dell’immunità rappresentate da linfociti e da cellule accessorie di ceppo macrofagico. I linfociti circolanti nel sangue hanno un diametro di 7-8 m ed un nucleo tondeggiante con cromatina organizzata in zolle grossolane. Il nucleo occupa quasi tutto il citoplasma (i linfociti quindi hanno un elevato rapporto nucleo-citoplasmatico). Tanto che il citoplasma è confinato in una sottile zona alla periferia della cellula. Il citoplasma si presenta basofilo e vi si possono ritrovare scarse granulazioni azzurrofile.

I linfociti possono essere distinti in:

Piccoli linfociti: hanno un diametro di 6-8 m e mancano quasi sempre di granuli azzurrofili. Il nucleo tondeggiante occupa quasi tutto il citoplasma e presenta una cromatina organizzata in zolle grossolane. Il citoplasma si presenta basofilo e generalmente privo di granulazioni azzurrofile. Quando siano presenti esse non sono più di due e si localizzano vicino al corpo di Gall, rappresentato da una piccola goccia di grasso.

Grandi linfociti granulari o LGL: rispetto ai piccoli linfociti granulari sono un po’ più grossi ed hanno

un rapporto nucleoplasmatico leggermente minore. Presentano inoltre un certo numero di granuli azzurrofili ed un citoplasma basofilo in ragione di una certa quantità di ribosomi liberi. Per il resto gli organuli sono pochissimi: poche cisterne di RER, un apparato di Golgi piuttosto piccolo e pochi mitocondri. Questi linfociti sono rappresentati dalle cellule natural killer (vedi oltre).

Se da un punto di vista morfologico i linfociti circolanti sono tutti uguali, questo non è altrettanto vero su base funzionale.

184 Sezione di istologia – 21. Il sangue

Linfociti B

Il nome deriva dall’iniziale del termine “borsa di Fabrizio”, un organo linfoide a livello del quale, negli uccelli, vengono prodotti questi linfociti ma che è assente nell’uomo. Tuttavia, poiché i primi studi sui linfociti sono stati condotti sui polli, la dizione è rimasta per indicare anche il corrispettivo nell’uomo. Nell’uomo i linfociti B originano da precursori che vengono prodotti e maturano a livello del midollo osseo ematopoietico dove acquisiscono l’immunocompetenza, cioè la capacità di riconoscere gli antigeni not - self. Da un punto di vista molecolare l’acquisizione dell’immunocompetenza da parte del linfocita B comporta la sintesi ed il montaggio sulla propria membrana delle immunoglobuline di superficie. Ogni linfocita B possiede i recettori per il frammento costante delle Ig di superficie (soprattutto di classe M e D) attraverso le quali esso diviene in grado di riconoscere uno specifico antigene. Nel corso della loro maturazione nel midollo rosso ematopoietico si formano numerosissimi linfociti B ognuno dei quali è immunocompetente per uno degli innumerevoli antigeni not – self con i quali possiamo venire in contatto.

Una volta maturato, il linfocita B viene immesso nel circolo sanguigno. I linfociti B si aggregano tutti nella parte corticale delle aree B - dipendenti che corrispondono ai cosiddetti follicoli linfatici.

Linfociti T

In questo caso la “T” sta per “timo” che è l’organo linfoide situato in sede mediastinica dove questa categoria di linfociti matura (presente sia nell’uomo che negli uccelli). I precursori dei linfociti T che originano nel midollo giungono al timo attraverso il sangue circolante. Nel timo essi iniziano a maturare acquisendo l’immunocompetenza attraverso un dispositivo recettoriale fatto da proteine intrinseche del plasmalemma ed identificato come TCR.

Il TCR è una proteina intrinseca fatta da due catene polipeptidiche associate. Di TCR se ne distinguono due sottotipi: il primo è fatto da una catena  associata ad una catena  e costituisce circa il 95% delle possibilità;esiste poi un 5% di possibilità in cui l’eterodimero sia fatto da due catene polipeptidiche diverse chiamate  e . Le porzioni extracellulari delle catene di un dato TCR sono identiche fra loro e rappresentano una regione variabile del TCR stesso a livello della quale, come per la porzione variabile delle immunoglobuline, si possono realizzare un numero straordinario di combinazioni tridimensionali capaci di incastrarsi in modo specifico con un dato antigene not - self. Tutti i TCR di un dato linfocita T, inoltre, hanno la stessa specificità antigenica, un po’ come avviene per le immunoglobuline di superficie dei linfociti B. Vedremo più avanti che la risposta immunitaria da parte dei linfociti T non si basa semplicemente sul riconoscimento dell’antigene ma sul riconoscimento di un complesso di cui una porzione dell’antigene fa parte.

Accanto al TCR c’è una seconda molecola, comune a tutti i linfociti T (sia / che /), detta CD3: essa rappresenta il cluster of differentiation dei linfociti T perché è posseduta solo dai linfociti T e, a differenza del TCR, non cambia mai.

Sezione di istologia – 21. Il sangue 185 Il CD3 rappresenta un meccanismo di trasduzione del segnale: quando il TCR ingrana con l’antigene not

-self, trasmette questa informazione alla cellula e la attiva con un meccanismo analogo a quello che abbiamo descritto per l’epitelio ghiandolare endocrino.

La membrana dei linfociti T possiede anche altri marker: il CD4, per esempio, identifica specificamente i

linfociti T - helper o linfociti CD4+ che, come vedremo, sono i registi della risposta immunitaria e rappresentano circa il 70% dei linfociti T circolanti.

I linfociti citotossici o linfociti CD8+, al posto del CD4, hanno un altro marker ancora, il CD8, e rappresentano il 30% circa del linfociti T circolanti. Venivano anche detti linfociti soppressori.

Un 5% di linfociti, quelli che presentano l’eterodimero / a livello del TCR, non ha né CD4 né CD8. Sono scarsissimi nel sangue circolante e si localizzano a livello degli epiteli di rivestimento o subito al di sotto di essi, nel connettivo. Pur non possedendo il CD8 si ritiene abbiano funzione citotossica e che svolgano un ruolo di immunosorveglianza degli epiteli. Questi linfociti sono chiamati linfociti / o

linfociti CD4-/CD8-.

Quando un antigene not - self entra nel nostro organismo, oltre a scatenare la risposta immunitaria di tipo umorale descritta più avanti, sicuramente incontrerà un linfocita T - helper; non direttamente ma in seguito alla rielaborazione ed alla presentazione dell’antigene da parte di cellule accessorie dette cellule interdigitate (vedi oltre).

Monociti

Sono i precursori dei macrofagi del tessuto connettivo. Hanno un diametro di 14-17 m e sono quindi più grandi degli altri globuli bianchi. La loro forma è variabile: può essere tondeggiante o ovale. I bordi possono presentarsi lisci o irregolari per la presenza di piccoli pseudopodi che utilizzano per spostarsi con movimento ameboide. Il nucleo ha generalmente un aspetto reniforme, talvolta detto “a bisaccia” e presenta cromatina finemente dispersa.

Il citoplasma, piuttosto abbondante, presenta numerosi granuli azzurrofili che hanno lo stesso significato di quelli dei granulociti: sono lisosomi contenenti fosfatasi acida, idrolasi e mieloperossidasi. Esso inoltre appare basofilo per la presenza di numerose cisterne di RER che si localizzano soprattutto in periferia. La zona vicina al nucleo è invece occupata da un grande apparato di Golgi in rapporto con numerosi lisosomi. L’apparato organulare quindi prefigura ciò che il monocita è destinato a diventare: un macrofago. Ciononostante il monocita è più piccolo ed ha meno organuli degli elementi del fagocita mononucleato ma presenta già il cluster of differentiation tipico di questa famiglia (recettori per il frammento costante delle immunoglobuline e per il frammento C3b del complemento).

Vengono prodotti dal midollo osseo ed una volta maturi vengono immessi nel torrente circolatorio dove permangono per 24-72 ore per poi migrare nel tessuto connettivo84 dove si differenziano in elementi del sistema del fagocita mononucleato assumendo quindi le caratteristiche morfologiche dei macrofagi.

84 La sequenza di eventi che portano il monocita a valicare l’endotelio è analoga a quella che abbiamo descritto parlando dell’attivazione dei granulociti neutrofili.

186 Sezione di istologia – 21. Il sangue Alcuni monociti presentano alla superficie il recettore per la calcitonina: più che monociti, quindi, essi sono preosteoclasti ma sono indistinguibili dai monociti su base morfologica.