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Lighea nel corpus letterario di Tomasi di Lampedusa

Capitolo III. Tomasi di Lampedusa e la sirena: Lighea e l’inversione dell’epos

1. Lighea

1.1 Lighea nel corpus letterario di Tomasi di Lampedusa

Per inquadrare adeguatamente il racconto all’interno della produzione di Giuseppe Tomasi di Lampedusa andranno forniti una serie di dati relativi alla sua produzione artistica e alla vita; l’autore, conosciuto soprattutto per la

composizione del Gattopardo, pubblicato solo dopo la sua morte, ha attraversato la prima metà del ventesimo secolo, e la sua vita si è intrecciata con alcuni degli eventi storici più importanti; durante la sua esistenza ha sviluppato forti interessi per i vari filoni della letteratura italiana ed estera. Per evitare di rendere questo paragrafo un mero compendio di dati biografici, ci si soffermerà solamente su alcuni avvenimenti di particolare rilievo per delineare l’importanza del racconto

Lighea.2

Giuseppe Tomasi di Lampedusa nasce da nobile famiglia nel 1896 a Palermo; la sua vita sarà segnata da viaggi che lo condurranno lontano dalla terra natia, sia in Italia che all’estero: in particolare durante la Prima Guerra Mondiale verrà inviato prima a Messina, quindi ad Augusta, ed infine a Torino. Negli anni

successivi al conflitto ha modo di viaggiare ulteriormente per l’Italia, e seguendo lo zio, nominato ambasciatore italiano in Inghilterra, si trasferisce per un periodo a Londra, dove ha modo di avvicinarsi e studiare la cultura anglosassone; la lingua e la letteratura inglese segnano anche il periodo dei primi anni ‘50 quando, dopo essere stato congedato dall’esercito, si trasferisce in pianta stabile in Sicilia, impartendo lezione di inglese a Francesco Orlando, in seguito critico letterario e professore di lingua e letteratura francese presso l’università di Pisa. L’attività letteraria si colloca specialmente negli anni che precedono la morte, nel 1957; Lampedusa scrive il Gattopardo, come già detto non pubblicato prima della morte, e, tra il ‘55 e il ‘57, i racconti, tra i quali spicca Lighea. Nel corso della vita tenta più volte il percorso universitario, iscrivendosi prima alla facoltà di Giurisprudenza della facoltà di Roma, presso cui sosterrà il solo esame di diritto costituzionale, quindi all’università di Genova, presso la quale non sosterrà

2 Per maggiori informazioni sulla vita, consultare GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA,

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nessun esame, e infine alla facoltà di lettere di Palermo, presso cui non sosterrà alcun esame; l’unico percorso di studi portato a termine sarà quello liceale, culminato nel conseguimento del diploma di maturità classica, nel 1914.

Lighea, inizialmente conosciuto con il titolo La sirena, viene redatto

nell’inverno del 1957; fa parte di un ciclo di quattro racconti composti tra il 1955 e il 1957, che comprende I luoghi della mia prima infanzia, La gioia e la legge e

Il mattino di un mezzadro. Dell’originale manoscritto su cui era riportato il

racconto rimane solo un foglio autografo, e in più abbiamo una registrazione su nastro di buona parte del racconto; esaminando le due testimonianze si evince che il testo è stato sottoposto ad una continua rielaborazione per poi giungere a noi nella forma pubblicata, derivata da un manoscritto dattiloscritto sotto dettatura della vedova di Lampedusa. Secondo Gioacchino Lanza rispetto alla prima stesura La sirena presenta una lingua meno legata a dialettismi;

dell’incisione su disco della lettura di Lampedusa, fatta proprio nella casa di Lanza, a causa di disguidi tecnici rimane solamente la seconda parte del

racconto, mentre la prima è perduta. Il titolo Lighea viene dato al racconto dalla vedova Lampedusa solamente dopo la morte dell’autore, e la revisione finale del racconto viene eseguita sia su un testo fornito dalla vedova stessa e

parallelamente sulla traccia audio registrata da Lanza; il dattiloscritto originario non è in mano alla casa editrice.3

La novella presenta una serie di tematiche che vengono approfondite più o meno esplicitamente tramite la voce di Corbera e i numerosi dialoghi tra il senatore La Ciura e Corbera stesso; tra gli elementi che concorrono a creare l’atmosfera generale della storia vi è ovviamente la condizione di apolidi dei due protagonisti, lontani dalla terra natia per motivi di lavoro, e il rifiuto da parte del vecchio professore della cultura accademica, rappresentata come decadente ed ancorata soltanto ad uno studio sterile e formalista della lingua e della cultura

3GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA, I racconti, Milano, Feltrinelli, 1997, pp. 9-22. Lanza

sottolinea come Lampedusa avesse particolarmente a cuore la recitazione ad alta voce dei suoi scritti, tanto da sottoporre alla medesima performance anche Il Gattopardo, in quegli anni rifiutato dalla Mondadori.

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antica. Dato il tema fantastico della storia è impossibile avanzare l’idea di una totale aderenza tra la figura dei due protagonisti e Tomasi di Lampedusa, ma è altresì vero che gli elementi sopraelencati si rifanno esplicitamente a dettagli della vita dell’autore; così Tomasi di Lampedusa ha effettivamente trascorso buona parte della sua vita lontano da casa, prima per la chiamata alle armi e quindi a seguito della zio all’estero, così come il suo percorso di studi si è

rivelato sempre fallace, portandolo solo in tarda età alla composizione di racconti e romanzi;4 non va sottovalutata anche la composizione della novella nell’ultimo

anno di vita, con l’autore, sessantunenne, ormai entrato nell’ultima fase della vita e quindi ancora più vicino ad una visione nostalgica della realtà che si riflette nella psicologia del vecchio professore settantacinquenne.5

Importante poi è l’avvicinamento del giovane alla cultura anglosassone e il conseguimento del diploma di maturità classica; se nel secondo caso pensiamo ad una generale conoscenza della trama e dei temi dei poemi omerici che si riflette in alcuni elementi che vengono riproposti nella storia di Lighea, nel primo sappiamo da alcuni scritti dell’autore che il complesso delle leggende del nord Europa e della Gran Bretagna che coinvolgono anche le sirene era a lui

conosciuto, tanto che si può ritrovare nel racconto una serie di temi propri di

4Nelle parole di Lanza, amico di Tomasi di Lampedusa, “Il distacco aristocratico che

accompagna ogni descrizione dell’approccio di Lampedusa alla vita ed all’arte ha per fondamento questa cura disintossicante. E’ certamente vero che la pratica di qualche lingua straniera nella alta aristocrazia palermitana e la sua propensione esterofila erano un terreno di cultura adatto ad opporre resistenza alla retorica che accompagnò l’emergere dell’Italia unita, in cui guazzava di converso la nuova borghesia meridionale, ma Lampedusa è anche il professor La Ciura, l’uomo che fa sibilare uno sputo ad ogni smargiassata dell’accademia ignorante. Il giovane Lampedusa smilitarizzato non è soltanto un aristocratico, non gioca con le culture esterne, se ne appassiona e le adotta”, LAMPEDUSA, Opere, pp. 456-457. Di base quindi ogni studio ed interesse per la cultura da parte di Lampedusa sono da considerare come un tentativo di arricchimento personale e un sincero rifiuto per un’istituzione da lui aspramente criticata nel racconto; questa posizione si accompagna anche a motivazioni di carattere politico che però finiscono per passare in secondo piano.

5Sempre Lanza ribadisce come Lampedusa ritenesse l’identificazione di protagonista ed autore

come un requisito fondamentale della validità di un’opera: così, spendendosi in un lavoro di analisi dell’intera opera shakespeariana, Lampedusa cerca sistematicamente di correlare lo Shakespeare autore con il singolo protagonista del dramma. Secondo Lanza già La sirena è da intendersi come il tentativo da parte di Lampedusa di correlare alcuni tratti biografici della sua esistenza con un insieme di significati che si aprono ad un’identificazione plurima rispetto alla sola connessione autore-protagonista, LAMPEDUSA, Racconti, pp. 14-15

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questa narrativa. Di fatto Lampedusa in gioventù collabora brevemente con la rivista genovese, pubblicando tre saggi dal titolo Paul Morand, W.B. Yeats e il

risorgimento irlandese, Una storia della fama di Cesare; è importante

considerare il secondo anche solo per i contenuti che si ritrovano nei racconti dell’autore di cui Lampedusa si occupa.

W.B. Yeats, poeta e drammaturgo irlandese vissuto a cavallo tra il XIX e XX secolo, è indicato nel saggio di Lampedusa come uno dei principali fautori di un risorgimento della cultura irlandese: i suoi scritti riprendono a piene mani

racconti del folklore, e in questi compaiono figure del mito come folletti, leprecauni, ed anche sirene; sirene molto diverse da quelle giù incontrate nell’Odissea, ma contraddistinte da caratteristiche più o meno simili, che verranno indagate oltre, nel paragrafo 2.16. L’interesse da parte di Tomasi di

Lampedusa per l’opera di Yeats si riflette proprio nella stima da conferire all’autore per il suo tentativo di ricostruzione del passato e nel far emergere una cultura perduta; nelle parole di Tomasi di Lampedusa Yeats «ha saputo essere l’espressione di tutta la travagliata anima celtica; poche fisionomie nazionali sono più nettamente profilate di quella». La società irlandese viene paragonata «alla vita dei tempi omerici», i capi gaelici sono equivalenti ai re micenei, «vivono la vita patriarcale dei re di Argo e di Itaca»; lo spirito celtico, mai perduto benché politicamente conquistato da quello inglese, è sempre riuscita a penetrare attraverso le maglie della conversione al cristianesimo, e attraverso l’opera di Yeats e altri poeti illuminati riesce a perdurare, benché in opere scritte in lingua inglese. Una delle più importanti rivendicazioni della poesia di Yeats, per Lampedusa, sta proprio nel recupero di un’armonia presente nell’ordine naturale, che è la vera religione degli irlandesi, contrapposta con l’ordine

6 Si fa qui riferimento in particolare ad un’antologia curata da Yeats, Fairy and folk tales of

Ireland, pubblicata per la prima volta nel 1973, comprensivo di due volumi: Fairy and folk tales of the irish peasantry e Irish fairy tales, editi nel 1888 e 1892. L’opera di Yeats si rifà al folklore

dell’isola prima dell’arrivo del cristianesimo, prima che l’unico dio sostituisse i molti dei; l’opera di Yeats si ripropone di ricostituire la memoria storica e culturale della nazione, esplorando l’insieme di miti tramandati dalla popolazione; vedi WILLIAM BUTLER YEATS,

Fiabe irlandesi, trad. ita. di Mariagiovanna Andreolli e Melita Cataldi, Torino, Einaudi, 1989,

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spirituale, introdotto invece dai conquistatori; «la diffidenza verso la saggezza umana orgogliosa e vana, l’aspirazione verso il prodigioso mondo del passato nel quale era meno spesso la parete tra materia e spirito»; così spesso i personaggi dei racconti riportati da Yates posseggono un «indomabile amore per gli antichi dei e i geni del bosco, entità nelle quali per la prima volta la razza seppe

esprimere il proprio volto».7

L’interesse di Tomasi di Lampedusa per Yeats si connette quindi ad uno sguardo nostalgico verso il passato, in cui riscoprire le proprie radici;8 in un

abbraccio con lo spirito della natura che sopravanza invece la spiritualità che lo ha inibito; l’opera di Yates si pone come testimone di una tradizione che spinge Lampedusa a scrivere un racconto tanto debitore di Omero quanto di culture in cui la sirena è un elementale, una creatura da utilizzare come lente per riscoprire la connessione tra l’uomo e il mondo. Di seguito analizziamo passo per passo i vari elementi che compongono la storia, a cominciare dal titolo assegnato al racconto, che permette di delineare una prima eredità della cultura classica in Lampedusa.