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CAPITOLO 3 ANALISI DEI QUOTIDIANI

5. IL LINGUAGGIO COME STRUMENTO D’INDAGINE

La ricerca scientifica applicata al tema della comunicazione viene, abitualmente, fatta risalire alla fine del 1600 e per ciò che riguardava prettamente le dimensioni teologiche ed in particolar modo affinché gli uomini di Chiesa avessero la possibilità di interpretare l’effetto e le condizioni per valutare i contenuti della stampa, che in quel periodo non poneva l’attenzione esclusivamente sui fatti di matrice religiosa.

Il primo caso, riportato in modo puntuale, di studio scientifico in cui si applica l’analisi del contenuto come modalità metodologica d’indagine viene fatto risalire al diciottesimo secolo. In quel periodo in Svezia si studiano i Canti di Sion, opera di un autore sconosciuto e composta da novanta inni. L’interesse nacque a seguito dell’operazione di censura da parte della chiesa che riteneva l’opera responsabile di indebolire il potere territoriale esercitato dalle istituzioni ecclesiastiche. Molti studio del tempo si occuparono di indagare la fondatezza di tale perplessità, si confrontarono i significati simbolici presenti nel testo d’analisi e quelli contenuti in

un documento ufficiale e non fu riscontrata alcuna differenza. In seguito a questa controverso dibattito metodologico Loebel (1903) pubblica un articolato schema di analisi classificatorio per osservare le funzioni sociali dei testi pubblicati nei giornali. Anche Weber nel 1910 orientò la sua attenzione sull’analisi degli articoli, il proliferare della produzione e dell’accessibilità all’informazione suscita l’interesse di molti ricercatori in particolar modo la ricerca si volge agli aspetti inerenti alla formazione orientamento della coscienza pubblica. In questo momento di fermento culturale nacque l’analisi quantitativa dei giornali, nel 1893 Speed si chiese se “i giornali danno le notizie” (p.705). Se fossimo ignari della data in cui fu elaborato lo studio di Speed potremmo ragionevolmente credere che si sia concluso da poco tempo, infatti l’analisi che lo studioso esegue si concentra sugli articoli pubblicati dai giornali di New York tra il 1881 e il 1883. In tale osservazione il ricercatore nota che numerosi fatti inerenti alle dimensioni politico-amministrativo, religioso, di cronaca siano stati trascurati privilegiando invece argomentazioni inerenti a pettegolezzi, notizie sportive e scandalistiche. La situazione italiana del 2010 non sembra aver mutato paradigma.

L’analisi quantitativa per comprendere l’influenza e l’orientamento che i media propongono all’opinione pubblica si estende dalla stampa alla radio sino allo studio dei discorsi politici televisivi dei leader di partito. Le prime analisi sociologiche mediante l’uso dell’analisi del contenuto si occuparono principalmente dell’esame dei testi scritti, una sorta di ricerca esplorativa volta a individuare i temi dominanti nella costituzione del processo di coscienza sociale, dello strutturarsi di stereotipi e

idealtipi. Molti furono i ricercatori che si occuparono della sociologia della comunicazione. Anche la psicologia sociale in continuità con le scienze sociali si orientò a questa tipologia di indagine contribuendo riordino del sapere scientifico nel processo di osservazione e formalizzazione cognitiva dei fenomeni comunitari.

Secondo Krippendorff (1980) “ciò che distingue le prime analisi del contenuto dall’analisi quantitativa dei giornali è: 1) che molti eminenti scienziati sociali furono parte attiva nel processo di cambiamento, portando con sé schemi di lavoro di grande ricchezza teorica; 2) che nei dati furono definiti e riconosciuti concetti complessi: atteggiamenti, stereotipi, stili, simboli, valori, accorgimenti propagandistici; 3) che strumenti di tipo statistico più adeguati e raffinati fecero sentire il loro peso sull’analisi […] e 4) che i dati dell’analisi del contenuto divennero parte di un più ampio sforzo di ricerca” (p. 28). L’analisi del contenuto si delinea in breve teme come lo strumento di indagine maggiormente accreditato dalla comunità scientifica che si occupa dell’analisi dei testi. In seguito questa pratica estenderà il proprio campo anche a narrazioni orali e visive. Nel processo evolutivo, di formalizzazione e di ridefinizione di questa tecnica il periodo delle due guerre mondiali rappresentò un momento di grande fermento intellettuale. Molti furono gli scienziati che si dedicarono allo studio della propaganda di guerra e delle strategie per raccogliere informazioni utili.

Negli anni quaranta il gruppo di ricerca coordinato da Lasswell si occuparono del linguaggio della politica e di validare lo strumento d’indagine utilizzato, verificandone l’attendibilità e i criteri di misurazione. Nonostante il linguaggio del potere avesse

raccolto l’interesse degli scienziati già dal tempo di Aristotele in questi anni si cerca di formalizzare i parametri di osservazione in schemi interpretativi. Si individuano diversi fattori inerenti al linguaggio nel suo significato comunicativo più ampio sino ad individuare le discriminanti che caratterizzano la dimensione della politica come processo di comunicazione pubblica.

Gli aspetti emozionali, il rimando a dimensioni simboliche e magiche, lo stile e i lessemi proposti divengono gli elementi di osservazione privilegiati. I ricercatori che utilizzano l’analisi del contenuto sono ben consapevoli che nonostante la tecnica prescelta si orienti ad una elaborazione statistica ciò non garantisce la purezza del risultato in quanto variabili come l’interpretazione dei risultati, la scarsa sensibilità che i componenti numerici alle determinanti sottostanti e l’impossibilità di porre domande al campione per poter ottenere risposte integrative rappresentano delle specifiche che possono influire sul risultato dedotto. Il suo scopo “è quello di fornire elementi di conoscenza, nuove capacità di comprensione, una rappresentazione di fatti e una guida pratica per l’azione: è uno strumento” (Krippendorff, 1980, p. 37). Uno strumento che si concentra sull’osservazione dei significati simbolici dei messaggi e che permette di leggere un testo considerando che in esso non è espresso un solo messaggio e quindi che una sola lettura non può essere in nessun modo intesa come esaustiva ma come in grado di rispondere o meno all’interrogazione ipotetica posta dal ricercatore. Berelson (1952) e Lasswell (1979) ritenevano che questa tecnica d’indagine fosse in grado di rispettare i criteri di: obiettività in virtù delle procedure di standardizzazione, sistematicità a partire dalla

scelta del materiale da elaborare, approccio quantitativo, in linea con lo spirito del tempo in cui il dato misurabile quantitativamente assurgeva alla legittimità e credibilità del valore scientifico e contenuto manifesto ovvero gli aspetti espliciti dell’atto comunicativo. Attualmente tali assunti sono stati ampiamente superati e integrati con i saperi che nel tempo si sono consolidati. Vengono angora rispettate le stesse modalità operative ma la dimensione di significato di ciascun punto è stata rivista.

I documenti nelle diverse forme espressivi rappresentano delle forme vicarie di informazione, esse si riferiscono a delle codifiche simboliche che il ricercatore cerca di interpretare sulla base del proprio sapere pregresso. Si potrebbe sostenere che l’analisi del contenuto si esprime come forma sintetica e sincretica delle metodologie quantitative e qualitative. Come sostiene Nobile (1997) l’analisi del contenuto è qua metodologia ove “ricadono tutte quelle tecniche capaci di produrre dei dati relativi alla misurazione e al conteggio dei dati testuali” (p.36). L’analisi del contenuto fornisce una pluralità di informazioni. La ricerca mediante l’utilizzo di dati testuali si configura a partire dalla scelta di un campione sufficientemente rappresentativo per studiare l’oggetto d’indagine. Le attuali strumentazioni tecnologiche permettono ai gruppi di ricerca di poter eseguire non solo sofisticate indagini statistiche ma anche di poter elaborare in tempi relativamente ristretti una grande mole di dati. L’uso dei software statistici riduce nella fase iniziale il grado di interferenza determinato dal ricercatore, nell’analisi carta matita la lettura e codifica umana poteva in un certo qual grado canalizzare l’esito della ricerca. L’analisi computerizza non vincola il

ricercatore a delle procedure predeterminate in senso assoluto, ovvero esiste un certo grado di flessibilità a cui lo strumento si presta anche mediante la possibilità di interfacciarsi con altri software che eseguano sullo stesso corpus altre operazioni al fine di esprimersi nel modo più esaustivo in merito all’interrogazione posta dal ricercatore. L’analisi del contenuto permette di poter offrire al ricercatore la possibilità di eseguire un’analisi approfondita sul tema trattato, partendo dalla cultura materiale e attingendo ai repertori narrativi che caratterizzano una data cultura