CAPITOLO 2 IL RUOLO DELLE DONNE
6. IL MOVIMENTO DELLE DONNE UNA LETTURA
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Il movimento delle donne propone un cambiamento culturale che, a partire dalla critica della società patriarcale e della struttura del potere, coinvolge trasversalmente tutte le democrazie Occidentali. Il processo di emancipazione delle donne partendo dalla rivendicazione della cittadinanza si manifesta come forma di garanzia delle discriminazioni nelle sue diverse declinazioni e pratiche di subordinazione. (Phillips 2002, Pateman 1991, Young 2000). Se la priorità è data all’analisi del pregiudizio sul sesso s’indagherà anche sul legame tra il pregiudizio stesso e l’oppressione delle donne. Il riconoscere le differenze e tracciarne le pratiche di riduzione della disuguaglianza di diritti e doveri permette di regolare le relazioni di
potere e di garantire ai diversi gruppi sociali la possibilità di accedere alle opportunità di sviluppo.
La riflessione e le pratiche promosse dal movimento delle donne per favorire politiche di uguaglianza tra i cittadini senza alcuna distinzione ha contribuito a creare una coscienza collettiva sulla percezione di identità delle donne come gruppo sociale che permette non solo di effettuare una distinzione dall’uomo, mantenendo una logica bipolare ma, di promuovere relazioni in cui si scardinino le pratiche di dominio e subordinazione a favore dell’equità valore fondante delle democrazie moderne. A metà degli anni Ottanta il movimento delle donne prese consapevolezza che lo studio sulle donne non riguardava solo i paesi Occidentali ma anche del resto del mondo, studiose dell’India, Turchia e Egitto, riproblematizzarono le tematiche che avevano coinvolto la questione femminile, l’indagine conoscitiva sul ruolo della donna assunse sempre più spesso connotazioni interdisciplinari e si occupava delle ricadute economiche, politiche e sociali sulla vita delle donne. Le teoriche del pensiero femminista si trovarono a dover riflettere sui presupposti che avevano guidato sino a quel momento il loro studio, si trovarono ad interrogarsi sulle categorie d’indagine usate e alla riflessività dei loro studi. Alcune studiose, tra cui la Spivak, sostennero che la posizione delle ricercatrici del pensiero femminista fosse fortemente connotato dall’etnocenticità. Chakravorty Spivak rielabora le prospettive e le metodologie poststrutturaliste e marxista e critica gli assunti che hanno guidato per secoli i pensatori Occidentali e la loro aspirazione nel delineare l’universalismo con l’obiettivo di rivalutare invece le realtà locali, autoctone. Per lungo
tempo si è narrata solo la storia dell’Occidente trascurando quasi totalmente l’evoluzione delle altre civiltà, appare importante pertanto in questo momento storico ricordare, come sostiene l’autrice, che lo studio dell’essere umano nella società contemporanea non può più prescindere dall’assumere un approccio interdisciplinare e multiculturale. Per la Spivak le donne in nome del femminismo e dell’eguaglianza tra i sessi sono diventate il soggetto principale dell’umanitario. “Se il soggetto coloniale era sostanzialmente un soggetto di classe, e se il soggetto della fase post-coloniale era variamente determinato dal punto di vista della razza, ecco che il soggetto della globalizzazione è gendered” (p. 230). Il gender è diventato in questo modo il parametro dei programmi realizzati sia dalle ONG che dagli stessi Governi nel Sud del mondo; infatti, anche i governi riescono ad avere fondi dalle agenzie internazionali pubbliche e private solo se nel loro programma è inserita la Donna, avviando in tal modo una ulteriore politica dell’oppressione che utilizza la donna come un bene strumentale. “Il femminismo universalista delle Nazioni Unite simula una collettività di donne, inconsapevolmente si spera, per usare i bisogni dei bisognosi nell’interesse degli avidi. Il Nord continua apparentemente ad aiutare il Sud, proprio come prima l’imperialismo “civilizzava” il Nuovo Mondo. L’apporto cruciale del Sud nel sostenere lo stile di vita del Nord, famelico di risorse, è forcluso per sempre.” (Spivak, 2004, pp.233-237). Le Donne rivendicano il diritto di far sentire le proprie voci, affrontando attraverso forti partecipazioni emotive tabù e istituzioni sociali: patriarcato, subordinazione della donna al maschio, matrimonio. Secondo Edward Said (1991), “La cultura
occidentale moderna non può essere compresa al di fuori dei suoi legami con l’imperialismo e il sapere che esso ha prodotto è legato in maniera inscindibile alle logiche del potere che lo hanno caratterizzato”, (p. 243) diviene pertanto importante alla luce di questi assunti rivedere la posizione sostenuta dal movimento delle donne e ripensare a una prospettiva teorica che permetta di rappresentare tutte le donne.
Il femminismo postcoloniale ha criticato il concetto di sviluppo non solo perché il modello al quale si guarda è quello occidentale, ma soprattutto perché è considerato distruttivo: l’ideologia dei diritti umani continua ad assicurare all'Occidente la produzione di conoscenza e di autorevolezza. Le femministe sostengono che la questione dei diritti umani si costruisca a partire da uno stretto rapporto con il concetto di sviluppo e tuttavia ipotizzano modelli che cristallizzano le dinamiche già vigenti tra Nord e Sud del mondo.
La critica all’autoritarismo e ai ruoli sociali alla fine degli anni Settanta divenne una profonda critica alla società occidentale, i temi del primo femminismo avevano subito profonde modifiche di senso, l’uguaglianza assumeva connotazioni di tutela delle opportunità e di lotta alle dinamiche di oppressione. Questi studi non si declinano più come un campo di sapere a sé stante con un nuovo e definito oggetto di indagine rispetto al periodo precedente, ma rappresentano innanzitutto una questione di metodo, un modo di interpretare un oggetto fin’ora dato per scontato, ingenuo. Il filone degli studi di genere e queer dell’ultimo periodo si strutturano, a partire dall’integrazione di metodologie differenti scelte sulla base
della pertinenza con i diversi ambiti di indagine e orientate a mantenere una validità ecologica per salvaguardare le peculiarità della vita umana: dalla produzione delle identità, al rapporto tra l’individuo e la società.