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1.2 Cedro decorata purpuraque pagina: il dato materiale

1.2.3 Materiali e prezzi di copia

Marziale non manca di fornirci informazioni anche per tutto ciò che riguarda specificamente i materiali utilizzati nell’allestimento di un liber e i prezzi di copia134. Il primo dato utile è nel già

130 1907, 166-167. 131 1919, 171.

132 «The place for these poems was then anywhere outside the edition to which it refers» (ibid.).

133 Si aggiunga che, dal punto di vista letterario, la presenza del nome dell’editore nel complesso della raccolta aggiungeva

all’opera un piacevole tocco di realismo, che è tratto fondamentale della poesia epigrammatica; non c’è affatto bisogno di pensare che le funzioni primarie degli spot fossero esclusivamente “pratiche” e pubblicitarie.

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citato incipit di XIII 3: Omnis in hoc gracili Xeniorum turba libello/ constabit nummis quattuor empta tibi./ Quattuor est nimium? Poterit constare duobus/ et faciet lucrum bybliopola Triphon.

Si tratta della prima allusione, da parte di Marziale, alla relazione tra il costo di produzione e quello di vendita al dettaglio: «while M.’s question as to whether even this might be too much could be humorous self-effacement (cf. 117.18 “tanti non es”), his observation that it might still be sold profitably for two (lines 3-4) indicates nonetheless that booksellers did not do at all badly out of their authors»135.

Nell’epigramma I 117 Marziale allude invece a un’edizione di lusso della sua opera, rasum pumice purpuraque cultum, che si può acquistare presso la bottega di Atretto per ben venti sesterzi. Notevole la differenza rispetto ai quattro sesterzi di cui si parla negli Xenia; il divario si dovrà, almeno in parte, al fatto che il liber I è lungo quasi il doppio, senza considerare che si parla espressamente di un’edizione piuttosto elegante e ricercata136.

Di grande aiuto per orientarsi tra le informazioni apparentemente discordanti che Marziale ci fornisce è Silv. IV 9, 7-9, ove Stazio informa che

noster purpureus novusque charta et binis decoratus umbilicis, praeter me mihi constitit decussis.

Sappiamo dunque che il materiale necessario all’allestimento di un’edizione di lusso – anche se in questo caso non sappiamo quanto lungo fosse il testo cui il poeta si riferisce – aveva, escluso il prezzo di copia, un valore che si aggirava attorno ai dieci assi, ovvero ai 2,5 sesterzi137.

135 Leary 2001, 45; secondo lo studioso è poco verosimile che Marziale abbia percepito anche solo pochi spiccioli dei quattro sesterzi annunciati nel componimento. Un’osservazione che sorge spontanea è che il prezzo pare incredibilmente più basso dei 20 sesterzi di cui Marziale parla per l’edizione del suo liber primus. Certo, come si è detto quest’ultimo è lungo quasi il doppio degli Xenia, e c’è anche da immaginare che una raccolta di bigliettini destinati ad accompagnare i doni dei Saturnali (per la quale si prevedeva senz’altro ampia diffusione) difficilmente fosse confezionata in edizioni eccessivamente ricercate. La “denuncia” di Marziale nei confronti del bibliopola Tryphon deve comunque spingere alla riflessione: poteva essere una frecciata scherzosa – probabilmente lo era – ma non è escluso – soprattutto se si evita di collocare a tutti i costi gli Xenia nella primissima fase della carriera di Marziale – uno dei primi segnali di stanchezza per le poche soddisfazioni economiche del poeta. Si tenga conto del fatto che l’intera sezione proemiale (XIII 1-3) contiene numerose rivendicazioni programmatiche: tra tutte, il diritto del poeta di dare titoletti ai propri distici, ufficialmente per facilitare la consultazione ai lettori, verosimilmente per esercitare un controllo maggiore su di essa.

136 Lehmann (1931, 22) pensa che il libro in oggetto fosse una raccolta di più libri, verosimilmente dei primi sette; una spiegazione non necessaria secondo Citroni (1975, 358). Venti sesterzi può sembrare un prezzo esagerato per il solo liber primus, ma è allo stesso modo esageratamente basso per tutti e sette i primi libri di Marziale. Se proprio si deve pensare al prezzo di un’edizione congiunta, forse ha senso pensare che fossero i primi due libri (vd. supra per tutti gli indizi che puntano in favore di una pubblicazione congiunta, che niente vieta esser stata postuma), ma si spiegherebbe con fatica la collocazione dello spot alla fine del primo libro.

137 Sul libro-regalo qui descritto da Stazio si vedano il commento di Coleman 1988, 224-227; cf. anche Citroni 2015, 105- 106. Lo stesso Marziale, in III 2 e V 6, descrive nei dettagli le cure riservate alla preparazione di un’edizione più ricercata: sul verso del rotolo veniva spalmato olio di cedro per proteggere il papiro; i margini erano accuratamente levigati con la pomice; il rotolo veniva infine riposto in una custodia rivestita di porpora.

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Tale informazione torna estremamente utile nell’interpretazione di altri epigrammi, che pure non hanno come intento specifico la pubblicizzazione della propria opera. È il caso di I 66, scritto contro un plagiario138:

erras, meorum fur avare librorum, fieri poetam posse qui putas tanti, scriptura quanti constet et tomus vilis: non sex paratur aut decem sophos nummis.

Il prezzo per cui il malintenzionato vuol comprarsi un po’ della gloria di Marziale è di sei o dieci sesterzi; ma, come giustamente osservato da Fedeli, «in realtà non si capisce bene se qui il riferimento sia al prezzo del libro di Marziale o alla somma che il plagiario ha pagato per far trascrivere un esemplare del libro del poeta, in modo da appropriarsi della sua paternità»139. Secondo Citroni l’unica difficoltà ad ammettere la prima possibilità, altrimenti ben supportata dal contrasto, nei versi successivi, tra mercare (v. 12) e il non emere librum del verso finale, è il fatto che il prezzo parrebbe troppo basso se messo a confronto con i venti sesterzi cui Marziale accenna in I 117140. È più verosimile che Marziale stia alludendo alle spese cui il suo rivale va incontro per allestire una copia del suo libro, per quanto convenga tener presente che, a prescindere dall’interpretazione che si vuol dare al passo, si trattava senza dubbio di una cifra approssimativa, forse anche volutamente riduttiva.

La differenza di prezzo si spiega peraltro supponendo che il plagiario avesse riprodotto soltanto una parte del primo libro, che è in sé più verosimile. Un’idea della quantità dei versi rubati sarà forse più chiara tenendo conto della cifra suggerita da Stazio (vd. supra, 44), specie se la si sottrae al prezzo sponsorizzato in I 117 (sempre ammettendo che il prezzo fosse per il liber I nella forma in cui attualmente lo possediamo). Ora, partendo dal presupposto che anche l’edizione di I 117 fosse un’edizione di lusso – e che quindi sia corretto immaginare una spesa di circa due sesterzi e mezzo per il materiale – risulta che il prezzo medio di copia per un libro che comprendeva 118 epigrammi

138 Per il commento al passo si rimanda a Citroni (1975, 214-217) e Howell (1980, 261-262). Sui componimenti che hanno come tematica di riferimento il plagio, copiosi soprattutto nel primo libro, vd. infra, 69-75. Da tenere in considerazione il fatto che i rappresentanti della famiglia β riportano il lemma ad cerulum, quelli di γ cery(i)lium, probabilmente fraintendendo dalla stessa fonte.

139 Fedeli 1989, 362.

140 Per Friedländer (1886, 207) la spiegazione stava nel fatto che la copia allestita dal plagiario doveva essere di poco

pregio, ma ciò viene contraddetto dai versi successivi dell’epigramma. Birt (1882, 209) proponeva di attribuire all’aut del quarto verso il valore di et e intendere che il prezzo fosse di sedici sesterzi, molto più vicino al prezzo indicato da Marziale in I 117; come già rilevato da Citroni (1975, 215) si tratta purtroppo di un suggerimento «insostenibile dal punto di vista grammaticale». Dau (1887, 83) interpretava sex e decem nummis come due somme distinte, necessarie per allestire due diverse edizioni (una maggiore e una minore).

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si aggirava intorno ai diciassette sesterzi e mezzo. Se si prende sul serio la somma che il plagiario è disposto a pagare141, sex aut decem nummos, gli epigrammi rubati dovevano essere all’incirca una cinquantina.