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Si è dato conto dell’attualità dell’impostazione memetica, ma vi è un altro motivo per cui si ritiene di poter utilizzare un approccio di questo tipo: gli autori presi in considerazione possono infatti essere annoverati tra i precursori di questa disciplina, tra coloro che, prima che Dawkins decretasse l’inizio della diffusione di M2, ne avevano intuito la pervasività e la virulenza. Gli stessi Calvino, Levi e Volponi si muovono sempre al confine tra il mutamento biologico e quello culturale, tra il regresso al fondo animale e il progresso verso l’alterità macchinea (dove ovviamente ‘regresso’ e ‘progresso’ hanno un valore soltanto cronologico e non assiologico). Se, come si vedrà, reputano inarrestabile la diffusione di un semplice “segno nello spazio” e irresistibile il contagio di un’idea che si origina da una tecnologia aliena; se sono in grado di concepire messaggi che hanno come principale contenuto “diffondi il messaggio”, allora uno sguardo memetico alle loro opere offrirà spunti stimolanti come avviene per molte espressioni ricorsive: ‘la natura della natura’, ‘il significato di significato’; in questo caso 'la memetica della memetica’.

I medesimi autori – lo si vedrà nei capitoli successivi – sono vicini a temi e modi letterari che fanno parte dello stesso memeplesso di M2. Scienza, tecnologia, fantascienza, ecologia, complessità: codici memetici che giocoforza hanno un qualche vantaggio in termini di sopravvivenza a presentarsi insieme. Del pensiero ecologico di C. L. V., inteso come innovazione memetica di indirizzo anti-antropocentrico e come portato dalla rivoluzione industriale del dopoguerra, si darà conto nel capitolo secondo. Nel terzo capitolo si prenderanno in considerazione le opere dei

letteraria”, nel senso che è naturalistica e predilige “la spiegazione rispetto all’interpretazione” (p. 117, corsivo dell’autore). Si veda anche il saggio di A. Piazza, L’evoluzione vista da vicino, in F. Moretti, Op. cit., pp. 121-142.

tre autori che più si avvicinano alla fantascienza e si vedrà in che misura si inseriscono nella stessa linea di sviluppo della letteratura di genere o, viceversa, per quali aspetti ne costituiscono – per proseguire con l’analogia genetica – un allele, ovvero una forma alternativa.

Nelle opere di molti altri scrittori del secondo Novecento italiano si possono trovare riferimenti ai temi e alle forme considerate in questa sede. Si pensi alla narrativa fantastica di Landolfi che spesso sfiora e a volte intercetta tematiche e immagini fantascientifiche (con Cancroregina ma non solo); ad alcuni racconti di Buzzati, ma soprattutto al suo Grande ritratto che da un lato è una ripresa della donna meccanica d’ispirazione tardo ottocentesca e futurista, dall’altro è già rivolto a quella cibernetica che negli stessi anni Silvio Ceccato utilizza come strumento d’indagine sul linguaggio e sulla percezione89.

Quanto alla complessità, la mente va subito alla prosa di Gadda, barocca perché barocco è il mondo – laddove a ‘barocco’ si potrebbe sostituire ‘complesso’ in senso epistemologico senza snaturare il significato, ma anzi precisandolo. Si pensi, ancora, alla sensibilità ecologica di un Pasolini che lamenta la scomparsa delle lucciole e difende i dialetti in

89 Nel 1957, Silvio Ceccato, fondatore della Scuola Operativa Italiana, presentò alla Mostra internazionale dell’automatismo un modello operativo in grado di rappresentare il funzionamento di semplici operazioni mentali. Alla notorietà di quello che fu ribattezzato

Adamo II si rifece probabilmente Dino Buzzati per la scrittura del suo Grande ritratto

(Mondadori, Milano 1960), romanzo breve che si sofferma in particolare sul rapporto tra l’identità individuale e l’esplorazione del mondo attraverso gli organi di senso. Sull’Adamo

II si vedano S. Ceccato, La morale di Adamo II, in “Civiltà delle macchine”, IV (1956), 3 e E.

Maretti, Adamo II, in Ivi., pp. e S. Ceccato, Il perfetto filosofo, Laterza, Roma 1988. Sul

rapporto tra il romanzo buzzatiano – che non a caso parla di “formule di Cecatieff” (Il grande ritratto cit., p. 117) – e l’opera di Ceccato si veda G. Nascimbeni, Una macchina fantastica per Ceccato e Buzzati, «Corriere della sera», 28 dicembre 1997.

quanto manifestazione e veicolo dello stretto rapporto tra l’uomo e il suo ambiente ancestrale; nonché a quella di molti autori che esprimono coll’attenzione alla natura e al paesaggio non già o non soltanto una forma di espressione lirico-nostalgica, ma un manifesto a favore di una contemporaneità vivibile. Si consideri poi, a proposito delle responsabilità di tecnica e tecnologia nel divenire storico, quanto testi come Pro o contro la bomba atomica di Elsa Morante e La scomparsa di Majorana di Leonardo Sciascia possano fornire chiavi di lettura alle rispettive opere.

Non si dimentichino infine tutti gli scrittori e le scrittrici “di genere” (in primis fantascienza e futurologia) che sono stati esclusi dal cosiddetto mainstream letterario e che solo di recente sono stati oggetto di attenzione storico-critica90.

Ma i singoli casi di autori occasionalmente o programmaticamente interessati ad alcune delle tematiche e forme di cui sopra sarebbero innumerevoli. È piuttosto l’insieme di tutte queste cose, così come si presenta nei tre autori oggetto di tale studio, che tende ad avere un valore complessivo, un’attualità, maggiore di quella della somma delle sue parti. Sussiste una ‘proprietà emergente’, per usare ancora una volta un termine legato all’epistemologia della complessità, che colloca Calvino, Levi e Volponi in un ambito a sé stante. La congerie che essi – non avendo, come tutti gli ante litteram, un termine più preciso – chiamavano ‘mutazione’, oggi pare legittimamente ascrivibile alla categoria del postumanesimo. Al postumano, in qualità di meme recessivo91 che precorre i tempi, percorre sotterraneo l’opera di C. L. V. e si manifesta soltanto ora che l’ambiente è

90 Si vedano a tal proposito gli studi di G. Iannuzzi: Fantascienza italiana. Riviste, autori,

dibattiti dagli anni Cinquanta agli anni Settanta, Mimesis, Udine 2014, premessa di C.

Pagetti e Distopie, viaggi spaziali, allucinazioni. Fantascienza italiana contemporanea , Mimesis, Udine 2015, prefazione di P. Antonello.

tecnologicamente saturo e culturalmente recettivo, saranno dedicate alcune considerazioni conclusive.

Prima di procedere si considerino però alcuni scritti a cui si è già accennato sopra e dai quali traspare un’attenzione per la memetica da parte dei tre autori oggetto di questa trattazione.