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Lo squilibrio che caratterizza, in epoca contemporanea, questo rapporto tra estetica soggettivistica e oggettivistica, tra saggezza sistemica e finalità cosciente, è causato anche dalla società industriale; dalla sua struttura organizzativa e dal ruolo che in essa assumono le protagoniste del suo ciclo produttivo, le macchine.

Calvino, ben lungi dall’assumere posizioni antimoderniste attribuendo alle macchine responsabilità che sono del sistema economico, in alcune pagine di critica e saggistica cerca di inserire la tecnica e la tecnologia in una prospettiva storica. Così, ad esempio, illustrando e facendo suo il pensiero del filosofo cattolico-marxista Felice Balbo, scrive:

la perfezione, la precisione della tecnica meccanica non dev’essere considerata da una malintesa cultura umanistica come qualcosa d’inferiore, ma dev’essere presa a modello anche da quelle tecniche come filosofia, arte, diritto, ecc., che di fronte alla tecnica meccanica sono rimaste indietro. Non si sia portati per questo a pensare a un uomo meccanizzato, a un automa, bensì a un tecnico, a un uomo che sa costruire e servirsi di macchine sempre più perfette.51

Ma essere rimasti indietro dal punto di vista della filosofia, dell’arte e del diritto significa non avere una società all’altezza delle macchine che possiede e che utilizza, con conseguente incapacità di farne un uso adeguato e consapevole. Significa che le macchine sempre più perfette sono un fattore sempre più perfetto di disumanizzazione. Ed ecco che così

51 Marxismo e cattolicesimo, SS, I, p. 1474. Originariamente «Laboratorio dell'uomo» di

Felice Balbo (Marxismo e cattolicesimo), «l'Unità», 9 marzo 1947. Cfr. anche G. Bertone, Op. cit., p. 30.

proprio nell’ambito industriale e produttivo, nei tre racconti che Calvino definiva Il mondo delle macchine, si attivano dinamiche di alienazione dai propri simili e dalla natura, che coinvolgono ogni categoria sociale: operaio, impiegato e dirigente. Si tratta di La gallina di reparto (1954), La notte dei numeri (1958) e La signora Paulatim (1958).

Nel primo racconto, un operaio specializzato si trova improvvisamente a doversi occupare non più di uno, ma di quattro macchinari in sequenza. La solitudine di Pietro, la ripetitività dei suoi gesti, la distanza incolmabile, alienante, tra lavoro e risultato, consentono alle macchine di insinuarsi nella sua coscienza e di plasmarla:

Così il moto delle macchine condizionava e insieme sospingeva il moto dei pensieri. E dentro a quest’armatura meccanica, il pensiero a poco a poco s’adattava agile e soffice come il corpo snello e muscoloso di un giovane cavaliere rinascimentale s’adatta nella sua armatura.52

E il suo pensiero è ormai ibrido: quello che viene descritto come un apice della libertà umana – “in mezzo a quella geometria di passi gesti sguardi e riflessi egli a tratti si ritrovava padrone di sé e tranquillo come un nonno campagnolo che esce di mattino tardo sotto la pergola”53 – è al contempo la nuova condizione dell’uomo-macchina, che non conosce soluzioni di continuità tra il proprio pensiero e le proprie mansioni:

Se a mag... (alza la leva!)... gio mio figlio sposa la figlia di quel barbagianni... (ora accompagna il pezzo sotto il tornio!) sgomberiamo la stanza grande... (e facendo i due passi:)... così gli sposi la domenica mattina restando a letto insieme

52 La gallina di reparto, RR, II, p. 1046.

fino a tardi vedranno dalla finestra le montagne... (ed ora abbassa quella leva là!) e io e la mia vecchia ci arrangiamo nella stanza piccola... (metti a posto quei pezzi!)... tanto noi anche se dalla finestra vediamo il gasometro non fa differenza.54

Calvino sembra astenersi dall’esprimere un giudizio di valore sulla macchinizzazione di Pietro e lascia che sia la triste sorte della gallina che dà il titolo al racconto a fornire una chiave di lettura. Accudita nello stabilimento dal guardiano Adalberto, oggetto delle invidie e delle rivalità di Pietro e Tommaso che vogliono sfruttarla a loro vantaggio, ha la sorte segnata sin dall’inizio: ogni rapporto potenzialmente scandito dai ritmi naturali e dall’empatia per tutti gli esseri viventi è destinato a deteriorarsi, con l’imposizione sul pensiero dell’uomo dell’impassibilità macchinea.

La notte dei numeri, somiglia, per l’atmosfera di realismo magico, ai Mnemagoghi di Levi e ha per protagonista un ragazzino che si trova a tarda sera in un’azienda all’avanguardia quanto a informatizzazione. Seguendo un ticchettio, aggirandosi come in un labirinto,

alla fine, nell’ultimo box scopre, curvo su una vecchia addizionatrice, un ragioniere allampanato, in pullover, con una visiera di celluloide verde a metà d’un oblungo cranio calvo. Il ragioniere per battere sui tasti alza i gomiti col movimento d’un uccello che sbatte le ali: pare proprio un grosso uccello appollaiato lì, con quella visiera che sembra un becco. [...] Fermo, impugnando la manovella dell’addizionatrice, con l’occhio sullo stretto foglio che si

54 RR, II, p. 1045.

srotola fino a terra, il ragioniere sembra aspetti qualcosa dalle file dei numeri che sale fuori dal rullo.55

Nella Notte dei numeri, Calvino anticipa un tema che può essere una chiave di lettura per tutte le Cosmicomiche: la disastrosa e inarrestabile moltiplicazione dell’errore primordiale di una coscienza umana,56 a cui non possono porre rimedio neanche le grandi macchine calcolatrici che “conoscono il passato e il futuro, e faranno funzionare gli uffici da soli, deserti e vuoti”.57 Il ragioniere-uccello, come il Montesanto leviano a Morandi, confessa al solo Paolino la sua ossessione:

In tanti anni, quell’errore di quattrocentodieci lire sai quant’è diventato? Miliardi! Miliardi! Hanno un bel girare le macchine calcolatrici, i cervelli elettronici e tutto il resto! L’errore è al fondo, al fondo di tutti i loro numeri e cresce, cresce, cresce! [...] La ditta è diventata grande, grandissima, con migliaia d’azionisti, centinaia di ditte consociate, rappresentanze estere a non finire, e tutti macinano soltanto cifre sbagliate, non c’è nulla di vero in nessuno dei loro conti. Mezza città è costruita su questi sbagli, che dico mezza città: mezza nazione! E le esportazioni e le importazioni? Tutte sbagliate, tutto il mondo si porta dietro quest’errore, l’unico errore compiuto in vita sua dal ragionier De Canis, quel maestro, quel gigante della contabilità, quel genio!58

55 La notte dei numeri, RR, II, pp. 1058-59.

56 Le cosmicomiche in cui questo è più esplicito sono Un segno nello spazio e Gli anni luce.

57 RR, II, p. 1055.

Se il corrispettivo meccanico dell’alienazione operaia59 è una concreta, pesante, macchina utensile come il tornio, per il ragioniere è una macchina calcolatrice, che ha sia una componente fisica e meccanica – quella che dà all’impiegato una postura e dei movimenti non umani – sia una astratta e procedurale – che ne influenza il pensiero eccentrico e paranoide. Per La signora Paulatim, infine, moglie del commendatore, priva di una qualsiasi mansione che non sia di rappresentanza, la fonte di alienazione sono l’organizzazione industriale e i rapporti di produzione. In visita alla fabbrica, Ottavia e Corrado, quasi fossero dei prodotti su una catena di montaggio, è fatta oggetto in sequenza di innumerevoli identici saluti, “Buongiorno signora Paulatim!”, “Buongiorno commendator Paulatim!”. Mentre la fabbrica inscatola i prodotti col marchio Paulatim,

59 Il riferimento è certamente al contesto marxista di alienazione, a cui associare però, in questi anni, una nuova chiave di lettura, quella cibernetica, come esposta da Norbert Wiener in The human use of human beings, 1950, tr. it. di D. Persiani, con una nota di G. Sacerdote, Introduzione alla cibernetica, Einaudi, Torino 1953. Il titolo originale è certamente più rappresentativo dei contenuti del volume, la cui traduzione, in generale, è in alcuni capitoli più simile a un rimaneggiamento. Nel parlare del lavoro delle macchine e di quello umano, l’autore illustra: “Impiegare un uomo richiedendogli e attribuendogli meno di quanto comporta la sua condizione umana, significa abbrutire questa condizione e sperperare le sue energie” (pp. 29-39)” e, in conclusione “Allorché le persone umane sono organizzate nel sistema che li impiega non secondo le loro piene facoltà di esseri umani responsabili, ma come altrettanti ingranaggi, leve e connessioni, non ha molta importanza il fatto che la loro materia prima sia costituita da carne e da sangue. Ciò che è

usato come un elemento in una macchina, è un elemento nella macchina " (p. 229)”. Dello

stesso autore si veda anche God & Golem, Inc.: A Comment on Certain Points Where

Cybernetics Impinges on Religion, 1964; Dio & Golem S.P.A.: un commento su alcuni punti

in cui la cibernetica tocca la religione, Boringhieri, Torino 1967. Calvino conosceva

certamente Wiener e gli influssi del suo pensiero sono ravvisabili nella narrativa e nella saggistica dell’autore, soprattutto in Cibernetica e fantasmi, nel quale però è citato scorrettamente col nome di “Weiner” (SS, I, p. 210) e indicizzato col nome dello scrittore e giornalista ceco Richard Weiner.

lavorano i torni e le calcolatrici, tra i due coniugi si sfiora la tragedia, improvvisa, apparentemente senza causa: ciascuno minaccia di spararsi con una pistola, poi minaccia il coniuge. Con le pistole abbandonate poi, il figlio della coppia e la figlia del giardiniere fanno il tiro a volo sugli uccelli della voliera, che riescono a fuggire, in un’altra immagine di fugace bellezza tipicamnte calviniana.60