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STUDIO 2: CONTESTO MALTRATTANTE Sottostudio 1:

F: Pensare vuol dire pensare V: Pensare nella testa

7.1 Sottostudio 1

7.1.3 Metodo .1 Partecipanti

Il gruppo di partecipanti si è composto di 43 prescolari, vittime di abuso psicologico, di età compresa tra 41 e 67 mesi (M=53,07; DS=9,41), suddivisi in 21 maschi di età compresa tra 41 e 66 mesi (M=51,19; DS=,869), e 22 femmine di età compresa tra 42 e 67 mesi (M=54,86;

DS=9,770), residenti, insieme alle madri, in 15 comunità mamma-bambino situate in 9 province del Nord Italia. Tutti i bambini erano di madrelingua e nazionalità italiana, anche se 18 provenivano da famiglie di origine straniera (10 dal Nordafrica, 4 dall’Africa Centrale e 4 dall’Europa orientale). 17 bambini erano figli unici, mentre 26 avevano almeno un fratello o una sorella.

Delle 15 comunità considerate, 6 erano di tipo terapeutico, in cui le madri stavano seguendo un percorso di disintossicazione da droga, alcool e farmaci e 9 erano comunità di accoglienza, in cui le donne ospitate presentavano diversi problemi (disagio sociale, povertà, asilo politico, separazioni conflittuali). Nello specifico, 17 bambini vivevano nelle comunità di tipo terapeutico e 26 in comunità di accoglienza. Il tempo medio di permanenza all’interno delle comunità è stato di 18,91 mesi (DS=13,945; Range: 1-52 mesi). Solo 25 bambini avevano contatti sporadici con i propri padri, circa una o due volte al mese, quasi sempre durante incontri protetti alla presenza di operatori ed assistenti sociali, spesso all’interno del carcere in cui il padre era detenuto.

Per quanto concerne l’implementazione del percorso strutturato di training, il gruppo di partecipanti si è composto di 17 prescolari, vittime di abuso psicologico, di età compresa tra 42 e 67 mesi (M=52,00; DS=11,175), 9 maschi di età compresa tra 42 e 67 mesi (M=52,78;

DS=9,365), e 8 femmine di età compresa tra 43 e 67 mesi (M=55,63; DS=9,524), residenti, insieme alle madri, in 4 comunità mamma-bambino situate in 4 provincie del Nord Italia.

Sono state incluse nel gruppo di partecipanti anche 30 operatrici, rispettivamente 2 per ciascuna comunità. Infine per quanto concerne le variabili familiari, il campione di mamme, essendo funzione di quello dei bambini, è stato composto da 43 donne di età compresa tra 20 e 45 anni (M=30,80; DS=6,183), 25 italiane e 18 di origine straniera (10 dal Nordafrica, 4 dall’Africa Centrale e 4 dall’Europa orientale).

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7.1.3.2 Strumenti

7.1.3.2.1 Strumenti per i bambini Perspective taking

A ciascun bambino sono state proposte tre prove, somministrate individualmente, al fine di rilevare ciascuna delle componenti del perspective taking. Risulta importante sottolineare come, tali prove, non invasive e piacevoli, siano state pensate per non evocare in alcun modo eventi di vita o situazioni emotivamente traumatiche per i bambini.

Per la valutazione del perspective taking cognitivo sono stati somministrati i classici compiti del paradigma della falsa credenza (spostamento inatteso e contenuto inaspettato) (Liverta Sempio et al., 2005; Wimmer e Perner, 1983; Baron-Cohen et al., 1985; Perner et al., 1987) e della distinzione tra apparenza e realtà (oggetto ingannevole) (Flavell, 1986).

Per l’analisi del perspective taking percettivo sono state proposte ai bambini differenti prove visuo-percettive (Flavell et al., 1981; Hughes e Donaldson, 1979; Flavell et al., 1968).

Infine, per il perspective taking emotivo si è previsto l’impiego del TEC (Test of Emotion Comprehension) (Pons e Harris, 2000), nella versione italiana di Albanese e Molina (2008), di una versione riadattata del compito di decentramento emotivo (Harwood e Farrar, 2006) e di una storia, creata ad hoc, per il riconoscimento delle quattro emozioni fondamentali.

Osservazioni nel contesto sociale di comportamenti sociali legati al perspective taking

Per la rilevazione della frequenza di emissione di comportamenti sociali legati al perspective taking (aiuto, conforto/incoraggiamento, condivisione, gestione/mediazione dei conflitti, aggressività) sono state condotte osservazioni dirette non partecipanti all’interno della scuola dell’infanzia, attraverso l’uso di una griglia appositamente creata (D’Odorico et al., 2000;

Roche Olivar, 2002).

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Tabella 7.1– Strumenti per la valutazione del perspective taking, dei comportamenti prosociali e dell’aggressività dei bambini

PT_EMO PT_COG PT_PERC

COMPORTAMENTI PROSOCIALI E AGGRESSIVITÁ

PRE-TEST

TEC (Pons e Harris, 2000)

Anna e Sara (Wimmer e Perner,

1983)

Prova del bruco (Flavell et al., 1981)

OSSERVAZIONI Prova

decentramento emotivo (Harwood e Farrar,

2006)

Scatola di Nesquik con matite colorate (Perner et al., 1987)

Plastico della Valle Incantata (Adattato da Hughes

e Donaldson, 1979) Arcobaleno e i suoi

amici (Donovan, 2001)

Gomma-noce (Adattato da Flavell,

1986)

Prova del coccodrillo (Flavell et al., 1968)

POST-TEST

TEC (Pons e Harris, 2000)

Stefano e Alberto (Liverta Sempio et

al., 2005)

Prova della tartaruga (Flavell et al., 1981)

OSSERVAZIONI Prova

decentramento emotivo (Harwood e Farrar,

2006)

Lattina di Coca Col con riso (Adattato da Perner

et al., 1987)

Plastico della fattoria (Adattato daHughes e Donaldson, 1979)

Pingu e i suoi amici (Von Flüe, 1990)

Penna-fiore (Flavell, 1986)

Prova del cane (Adattato da Flavell

et al., 1968)

7.1.3.2.2 Strumenti per gli operatori

Alle operatrici sono stati somministrati i seguenti test:

- SCBE (Social Competence and Behavior Evaluation Preschool Edition), (LaFrenière e Dumas, 1995) nella sua versione italiana curata da Montirosso e Frigerio (2000).

- ERC (Emotion Regulation Checklist) (Shields e Cicchetti, 1997), nella sua versione italiana per insegnanti (Molina et al., 2014).

I test sono stati consegnati a ciascuna delle due operatrici di ogni comunità allo scopo di ottenere la loro valutazione in merito alla competenza sociale e alla capacità di regolazione emotiva dei bambini.

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7.1.3.2.3 Strumenti per le madri

Rispetto al precedente studio condotto in contesto tipico, in cui non è stato possibile un contatto diretto con i genitori, ad eccezione di qualche incontro programmato, i rapporti con le madri della comunità sono stati maggiormente diretti, frequenti e prolungati. Questo ha permesso la somministrazione di un numero maggiore di strumenti.

In particolare sono stati proposti loro i seguenti test precedentemente descritti (cfr. Capitolo 5):

- QSE (Questionario di socializzazione emotiva) (Cigala, 2011).

Permette di indagare le reazioni emotive e comportamentali delle madri di fronte a ipotetiche situazioni quotidiane in cui il bambino esprime le emozioni che prova in modo non consono alla situazione.

- ERC (Emotion Regulation Checklist) (Shields e Cicchetti, 1997), nella sua versione italiana per genitori (Molina et al., 2014).

Consente di valutare la capacità di regolazione emotiva dei bambini.

- Intervista meta-emotiva, nella versione per genitori (Meta-emotion interview-parent version, MEI-PV) (Katz e Gottman, 1999).

Valuta le idee dei genitori sul significato delle emozioni (filosofia meta-emotiva) e sulla possibilità di esprimerle e regolarle all’interno del contesto familiare.

- IRI (Interpersonal Reactivity Index) (Davis, 1980) nella versione italiana (Albiero et al., 2006).

Rileva la responsività empatica attraverso la misura integrata di componenti cognitive ed affettive.

- ERPS (Emotion-Related Parenting Styles) nella sua forma breve (Paterson et al., 2012). Tale test rappresenta la versione self-report ridotta dell’intervista meta-emotiva (MEI-PV- Gottman et al., 1996).

Valuta le idee dei genitori sul significato delle emozioni (filosofia meta-emotiva) e sulla possibilità di esprimerle e regolarle all’interno del contesto familiare.

- Due specifici item per la valutazione della propensione alla promozione del perspective taking nei figli (Farrant et al., 2012).

Indagano quanto i genitori incoraggino i propri figli ad assumere prospettive altre rispetto a sé.

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Risulta opportuno sottolineare come il test QSE sia stato somministrato a tutte e 43 le madri, mentre la somministrazione dei test ERC, IRI, ERPS e dei due item sul perspective taking abbia coinvolto unicamente le mamme dei 17 bambini che hanno preso parte al training.

7.1.3.3 Procedura

La ricerca ha previsto l’utilizzo di una procedura quasi sperimentale caratterizzata da 3 fasi:

pre-test (T1), training (T2) e post-test (T3). Alla fase di pre-test hanno preso parte tutti e 43 i prescolari, mentre a quella di training e post-test hanno partecipato 17 bambini.

Al fine di garantire il valore ecologico della ricerca, si è deciso di raccogliere tutti i dati di questo studio all’interno delle comunità, ad eccezione delle osservazioni, condotte nelle scuole dell’infanzia frequentate dai bambini.

Scopo del pre-test è stato quello di valutare le abilità di perspective taking, così come si presentavano prima di qualunque tipo di intervento. Ciascun bambino è stato quindi condotto dallo sperimentatore in una stanza della comunità, il più possibile tranquilla e silenziosa, appositamente preparata. Per evitare di sovraccaricare cognitivamente e stancare eccessivamente i bambini, la somministrazione delle 9 prove di perspective taking è stata suddivisa in tre incontri individuali della durata di 20-25 minuti. In ciascuno di questi incontri è stata presentata una prova di valutazione della dimensione emotiva, una di quella percettiva ed una di quella cognitiva. Al fine di controbilanciare le prove, l’ordine di somministrazione non è stato il medesimo per tutti.

I comportamenti sociali sono stati invece analizzati attraverso periodi di osservazione non partecipante, condotte all’interno delle scuole dell’infanzia (sezione, spazi comuni di gioco, giardino) in tre sessioni di 45 minuti in giorni differenti. Ogni bambino è stato così osservato in tre momenti della medesima durata (gioco libero prima del pasto, pranzo, gioco libero dopo il pasto), per un totale di 2 ore e 15 minuti. La scelta di condurre le osservazioni all’interno delle scuole è dipesa dalla volontà di cogliere i comportamenti sociali spontaneamente emessi dai bambini in un contesto naturalistico, in grado di fornire un numero molto più elevato di interazioni con i pari, rispetto all’ambiente della comunità. Tale contesto è caratterizzato infatti da giochi diadici o triadici che coinvolgono tendenzialmente gli stessi bambini, spesso di età differente o gli adulti, quali le madri o gli operatori.

In questa fase, agli operatori (2 per ciascuna comunità) e alle madri sono stati consegnati i rispettivi questionari, con richiesta di compilazione autonoma. In caso di mamme straniere che presentavano difficoltà nella comprensione della lingua italiana, è stato necessario un

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affiancamento durante la compilazione dei test. Per la somministrazione dell’intervista meta-emotiva sono stati programmati colloqui individuali con ciascuna mamma.

La fase di training, il cui inizio ha seguito immediatamente il pre-test, ha avuto l’obiettivo di promuovere l’abilità di decentramento dei bambini attraverso diverse attività particolarmente apprezzate in questa fascia di età, secondo un protocollo creato ad hoc, a partire da molteplici percorsi dimostratisi efficaci in letteratura (Mori e Cigala, 2015), che fosse riconducibile ad un intervento definibile come evidence based (Flay et al., 2005). Il training, descritto in ogni sua parte nel capitolo precedente, si compone di 9 incontri di gruppo, della durata di 45 minuti ciascuno, in cui ai bambini vengono proposte attività come lettura di storie, riflessione/discussione, drammatizzazione, disegno e prove empiriche di decentramento, allo scopo di potenziare la loro abilità di perspective taking in ogni sua singola componente. Il post-test ha seguito immediatamente il training. Durante questa fase sono state valutate nuovamente le abilità di perspective taking, sempre in tre incontri di 20-25 minuti ciascuno, attraverso la somministrazione di versioni diverse ma analoghe degli stessi strumenti proposti al pre-test, nelle medesime condizioni, al fine di riscontrare miglioramenti nelle abilità dei bambini a seguito del training. Per la valutazione dei comportamenti sociali è stata riproposta la medesima procedura osservativa del pre-test.

7.1.3 Analisi dei dati e risultati