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Il percorso di training dal punto di vista dei bambini

STUDIO 2: CONTESTO MALTRATTANTE Sottostudio 1:

5.3 Protocollo del training

5.3.1 Il percorso di training dal punto di vista dei bambini

Nella presente sezione verrà presentata una parte significativa del materiale raccolto durante l’intero progetto di ricerca con lo scopo di “dar voce” a tutti i protagonisti coinvolti e di osservare il percorso dal punto di vista di ciascuno.

INCONTRO 1

Potenziamento perspective taking percettivo Prove empiriche

Cosa si vede?

I bambini vengono direttamente coinvolti in alcuni semplici esercizi mirati a trasmettere il concetto secondo il quale lo stesso oggetto appare differente se guardato da diverse prospettive spaziali. Vengono posizionati 4 oggetti di differenti forme e dimensioni in aula, disponendoli in diversi punti (in alto su una mensola ed in basso sul pavimento) ed ai bambini è chiesto di osservare tali oggetti da differenti angolazioni (da vicino, da lontano, a testa in giù), sottolineando come la percezione cambi di volta in volta, o come essi possano essere ben visibili, parzialmente o totalmente nascosti, a seconda del punto di vista percettivo dell’osservatore (Fig.5.10).

Fig. 5.10 - I bambini osservano oggetti nascosti in diversi punti della sezione da diverse prospettive

Cosa cambia?

Lo stesso esercizio viene svolto poi invitando i bambini ad osservare 4 oggetti al di fuori della stanza, nel corridoio, o in giardino, posizionati a diverse altezze e più o meno lontani dai bambini. Prima viene chiesto ai bambini di descrivere gli oggetti dalla stanza in cui si trovano e poi di avvicinarsi o allontanarsi da essi, descrivendoli nuovamente, focalizzando la propria attenzione su ciò che è cambiato rispetto all’osservazione precedente (Fig 5.11).

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Fig. 5.11 - I bambini osservano oggetti nascosti in diversi punti dell’atrio da diverse prospettive

Successivamente i bambini vengono divisi in coppie; a ciascun membro viene chiesto di descrivere e/o disegnare il compagno visto frontalmente o da dietro, dall’alto salendo a turno su tavoli o sedie oppure dal basso sdraiati in terra (Figg. 5.12 e 5.13).

Fig. 5.12 - I bambini descrivono il compagno visto frontalmente o da dietro

Fig. 5.13 - I bambini disegnano il compagno visto frontalmente o da dietro

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INCONTRO 2

Potenziamento perspective taking cognitivo:

“La storia di Holly” - Dilemma socio-morale (Selman, 1979) Prima parte: Narrazione

Ai bambini viene narrata la storia di Holly, una bambina a cui piace tantissimo arrampicarsi sugli alberi ma che un giorno, dopo essere caduta, promette al suo papà che non si sarebbe mai più arrampicata. Poco tempo dopo però a Holly si presenta un dilemma: salire su un albero per salvare il gattino di un caro amico disubbidendo quindi al padre, oppure mantenere la promessa fatta, rischiando però che il gattino cada facendosi del male.

Seconda parte: Riflessione - Problem solving

Viene domandato a ciascun bambino di immaginare e raccontare un finale della storia, esortandoli, con alcune domande ad immaginare anche quali pensieri dei singoli personaggi potrebbero influenzare le loro azioni.

Domande:

1) Perché Holly potrebbe decidere di salire? Perché Holly potrebbe decidere di non salire sull’albero? Quali pensieri le potrebbero passare per la testa? Cosa potrebbe succedere se decidesse di salire sull’albero? Cosa potrebbe succedere se decidesse di non salire?

2) Suo padre, vedendo Holly salire sull’albero, cosa penserebbe? Capirebbe perché Holly ha deciso di salire?

3) Cosa penserebbe Sean vedendo Holly salire sull’albero? Cosa penserebbe Sean se Holly decidesse di non salire? Sean capirebbe che Holly potrebbe avere dei guai con il suo papà se decidesse di salire?

Secondo te, Holly dovrebbe salire o non salire sull’albero?

F: Non salire

S:“Dico che deve salire come un gatto

A: Non ci va perché il papà le ha detto di non salire sugli alberi Ma perché secondo te non deve salire?

F: “Perché aveva promesso che non poteva più salire al suo papà G: “Perché sennò cade ancora. E poi si fa male

Tu cosa dici?

F: “Che aveva promesso che non andava ad arrampicarsi.

S: Ma non riesce come un gatto, non è mica un gatto!

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Secondo te Holly sale o no?

F: Nooo

G: Non può salire

Cosa penserebbe Sean vedendo Holly salire sull’albero?

M: Non è colpa della bimba, deve salire lui A: Che non ci va perché deve rispettare la regola L: È arrabbiato perché lei non gli prende il gatto D: È triste perché lei non lo prende

Secondo voi come potrebbe finire questa storia?

L: Holly potrebbe chiedere al suo papà di prendere una scala grande e prendere il gattino così Sean è felice e non si arrabbia con Holly

Terza parte: Drammatizzazione e disegno

In base alla similarità dei finali scelti, i bambini vengono divisi in gruppi. Ad ogni gruppo è chiesto di drammatizzare a turno la storia e di rappresentarla graficamente (Fig. 5.14), prima con il proprio finale e successivamente con il finale scelto dagli altri gruppi, facendo in modo che tutti i bambini possano assumere le prospettive cognitive di tutti i personaggi.

Fig. 5.14a – Drammatizzazione dei differenti finali della storia di Holly

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119 Fig. 5.14b – Rappresentazioni grafiche della storia di Holly

INCONTRO 3

Potenziamento perspective taking emotivo:

“Storia di Teo” e “Storia di Michela” (adattate da Corsano e Cigala, 2004).

Prima parte: Narrazione - Riflessione ed esercizi sull’espressione emotiva

Ai bambini vengono lette entrambe le storie in maniera sequenziale, per favorire l’identificazione dei maschi con Teo e delle femmine con Michela (Fig. 5.15).

Le storie narrano le vicende di Teo e Michela, un bambino ed una bambina che trascorrono una giornata al parco con la mamma (Teo) ed in piscina con il papà (Michela) e vivono una serie di situazioni ed incontri che causano in loro stati emotivi diversi: felicità, tristezza, paura e rabbia.

Durante la narrazione vengono mostrate ai bambini le vignette illustrate della storia, ponendo la loro attenzione sui volti dei personaggi e sulle emozioni che da essi traspaiono, descrivendo in modo dettagliato quali emozioni stia sperimentando ciascun personaggio della storia.

Fig. 5.15 – Lettura della storia di “Teo e Michela” con attenzione alle espressioni emotive dei personaggi

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Alla fine della lettura vengono riprese le emozioni presenti nelle storie, chiedendo a ciascun bambino all’interno del gruppo di simularle con il volto (Fig. 5.16).

Fig. 5.16 – Esercizi di simulazione delle espressioni relative alle emozioni fondamentali

Seconda parte: Drammatizzazione

Viene scelta una sola delle due storie ed i bambini vengono coinvolti nella drammatizzazione, in cui ciascuno di essi, a turno assume il ruolo di ogni personaggio della vicenda (Fig. 5.17).

Felicità

Paura Rabbia

Tristezza

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Fig. 5.17 –. Esercizi di simulazione delle espressioni relative alle emozioni fondamentali durante la drammatizzazione

INCONTRO 4

Potenziamento perspective taking percettivo

Storia “I viaggi di Gulliver” (Swift, 1726), nella versione per bambini di Giunti Junior (2012).

Prima parte: Narrazione – Riflessione

Delle quattro avventure di cui è protagonista Gulliver all’interno del romanzo originale, vengono narrate le prime due in cui l’elemento centrale è la differenza di prospettiva percettiva tra i personaggi coinvolti.

Nella prima Gulliver giunge a Lilliput, dove finisce in seguito ad un naufragio. Quando si sveglia si trova legato con fili leggerissimi da cui riesce a liberarsi con facilità. Questo è il regno dei Lillipuziani, esseri umani piccolissimi che Gulliver può tenere sul palmo della mano. Attraverso le sue divertenti disavventure viene descritto un mondo in miniatura abitato da esseri piccolissimi rispetto a lui.

Nella seconda, Gulliver cade nelle mani dei giganti abitanti di Brobdingnag. Questa volta però è lui stesso ad essere preso sul palmo di una mano da questi uomini enormi.

Dopo la lettura vengono riprese alcune parti della storia, in cui la differenza di prospettiva percettiva tra due personaggi sia evidente. Ai bambini si chiede di immaginare come percepirebbero determinati oggetti, se fossero loro stessi al posto di quei personaggi. Vengono stimolati, aiutati e guidati dallo sperimentatore con domande, seguite da esempi, chiarimenti e spiegazioni, affinché siano chiare le differenti prospettive percettive (es.“immagina di essere Gulliver e di avere incontrato gli abitanti di Lilliput, come ti sembrerebbero: grandi o piccoli?), viene quindi riproposto il concetto secondo il quale lo stesso oggetto ci appare come

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differente se osservato da punti di vista diversi, ricordando ai bambini gli esercizi svolti durante il primo incontro

Seconda parte: Drammatizzazione - Disegno

Ai bambini viene chiesto di drammatizzare il racconto, assumendo a turno il ruolo di ciascun personaggio della vicenda. Infine i bambini sono invitati a produrre due disegni, raffiguranti le percezioni visive dei due protagonisti, per portarli ad immedesimarsi in entrambi i punti di vista (Fig. 5.18).

Fig. 5.18 –. Lettura, riflessione e disegno riferita alla storia di Gulliver

INCONTRO 5

Potenziamento perspective taking cognitivo

Brano dalle “Avventure di Jack e Teo” (Ornaghi e Grazzani Gavazzi, 2009), raccolta di racconti ricchi di termini mentalistici.

Prima parte: Narrazione

Viene letto ai bambini il brano dal titolo: “La festa dei gamberetti”, che contiene frequentemente il termine mentalistico target pensare.

I protagonisti di questo brano sono i due amici Jack e Teo, un delfino e uno squalo. Un giorno, mentre stanno nuotando tranquillamente sentono una musica molto forte che proviene da un branco di gamberetti. Pensano subito come mai così tanti gamberetti si siano riuniti lì quel giorno. Decidono di andare a curiosare ed incontrano il capo dei gamberetti che spiega loro che il motivo di quel ritrovo è una festa, ma che c’è un problema: lo stereo si è rotto e senza musica la festa non può continuare. Così i due amici pensano ad una soluzione;

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pensando pensando hanno un’idea; decidono di chiamare altri abitanti del mare musicisti che possono suonare dal vivo alla festa, che così può continuare.

Seconda parte: Gioco linguistico attraverso la tecnica del “lancio della parola” (Ciceri, 2001)

Al termine della lettura i bambini vengono coinvolti in un’attività di gioco linguistico chiamato “lancio della parola” (Ciceri, 2001), al fine di stimolarli all’utilizzo del lessico mentalistico appena ascoltato. Lo sperimentatore avvia il gioco allo scopo di incoraggiare ogni bambino a riflettere sul termine target e ad utilizzarlo. In particolare:

- Viene ripresa una frase significativa del racconto che contenga la parola target Es: “Il delfino Jack subito pensò alla soluzione…”

- Tecnica del lancio della parola: “Oggi giochiamo ad utilizzare la parola pensare. Se vi dico la parola pensare, cosa vi viene in mente ?”.

- Stimoli di discussione:

 Abbiamo letto che Jack pensa ad una soluzione per risolvere il problema dei gamberetti. Vi ricordate? Che cosa ha pensato di fare Jack?

 Ma cosa significa pensare secondo voi?

 Con che cosa pensate?

 Quando pensate?

 Gli altri pensano le stesse cosa che pensate voi o anche qualcosa di diverso?

 Situazione di litigio (presa dal racconto) in base alla quale far riflettere i bambini sul fatto che molto spesso la stessa situazione possa essere interpretata in maniera differente da due persone, dando anche luogo a situazioni di conflitto. Dopo aver presentato la situazione, aiutare i bambini con le seguenti domande:

 Perché i due hanno litigato?

 Cosa pensa l’uno?

 Cosa pensa l’altro?

In questo modo i bambini vengono coinvolti attivamente a riflettere su cosa significhi pensare, su quali siano i propri ed altrui pensieri, sul fatto che essi possano essere diversi a seconda delle situazioni e anche che due persone possano dare due differenti interpretazioni della medesima situazione.

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Ma secondo voi che cosa vuol dire pensare?

F: Pensare vuol dire pensare