• Non ci sono risultati.

L’immediata questione con cui il nuovo Governo di Unione Nazionale doveva confrontarsi era ovviamente la crisi di natura finanziaria e monetaria137.

Secondo i radicali, che sostenevano l’esecutivo, Il problema non era rappresentato dalle banche, come insisteva la sinistra; piuttosto era necessario tutelare milioni di piccoli investitori e risolvere la questione dei titoli di Stato. La storia dei due anni successivi è stata qualificata come il periodo della stabilizzazione e del “dilemma di Poincaré”, che si trovava da un lato la necessità di guardare allo stato reale dell’economia di un Paese dove l’instabilità monetaria stava producendo serie conseguenze anche per la classe media, e dall’altro quella di procedere con la svalutazione della moneta138.

Dal punto di vista diplomatico il Presidente del Consiglio era consapevole che escludere un ritorno al Gold Standard rappresentava un effettivo strumento di ricatto diplomatico139.

Grazie anche al supporto parlamentare, misure atte a risolvere la crisi finanziaria vennero subito approvate e, solo tre giorni dopo la proclamazione del gabinetto Poincaré, la Camera votò con una maggioranza di 418 136 Ibidem. 137 Ibidem. 138 Ibidem. 139 Ibidem.

46

consensi il decreto d’emergenza che diventò legge il successivo 3 agosto 1927140.

Tali misure fecero crescere la tassazione indiretta, riducendo la spesa pubblica e riequilibrando i conti dello Stato141.

Ad avviso di Poincaré occorreva votare misure capaci di dimostrare i loro effetti nel lungo periodo; gli interventi sul bilancio dello Stato interessavano i Ministeri, della Difesa Nazionale, delle regioni liberate, dei lavori pubblici, della Giustizia142 dell’Interno143, si prevedeva anche l’aumento delle imposte e dei dazi doganali144

. Il bilancio dello Stato tornò in equilibrio per la prima volta dal 1914 e si realizzò un surplus economico di 1,5 milioni, che rendeva possibile rimborsare alcuni prestiti concessi dalla Banca di Francia al Tesoro e sanare i debiti a breve termine. Il tasso di sconto era stato fissato al 7,5% al fine di attirare l’afflusso di capitali stranieri e si decise di svalutare il franco di circa 4/5 rispetto al suo valore prima della guerra mondiale; ciò avvantaggiò i prodotti francesi sui mercati esteri. Gli 8 miliardi di franchi “fuggiti” all’estero tra il 1919 e il 1926 tornarono in

140 Poincaré riuscì a persuadere il Parlamento anche con il suo discorso, nel quale sosteneva che se la Camera non avesse subito votato a favore delle misure d’emergenza il Paese avrebbe perso giornalmente la somma di 16 milioni di franchi. Ibidem.

141 Con l’obiettivo di acquisire il controllo dei 50 milioni di franchi di debito pubblico e buoni di Stato, Poincaré decise di creare un fondo indipendente, per dare effettività a queste misure occorreva una riforma costituzionale rispetto alla quale il Senato si dimostrava inizialmente ostile per paura di mettere in difficoltà l’assetto repubblicano. Ibidem.

142 Poincaré decise di ridurre drasticamente il numero di Tribunali e prigioni, Cfr. in C. Ambrosini, La France 1870- 1981, cit., p. 200.

143 Si decise per l’eliminazione di 106 sotto prefetture, grazie alla riforma sulla riorganizzazione amministrativa. Ibidem.

144 Si prevedeva un aumento a 2,5 miliardi per il 1926 e 9 miliardi per il 1927. Ibidem.

47

patria e la Francia poté, in un secondo momento, aderire anche al Gold Exchange Standard, dato che le riserve in oro dello Stato erano cresciute145; perciò dopo una breve fase deflazionistica l’aumento delle entrate e il basso tasso di sconto fissato al 4% nel 1928, incrementarono la circolazione monetaria146.

Come in Inghilterra, l’opinione pubblica si interrogava circa la possibilità di far ritornare il franco al valore prima della guerra, ma ciò significava di fatto premiare coloro che avevano speculato e alimentare una deflazione che avrebbe avuto come conseguenza un abbassamento dei prezzi, che a sua volta avrebbe messo in difficoltà la produzione e le esportazioni.

Emile Moreau147, all’epoca Governatore della Banca di Francia, si dichiarava pronto alla stabilizzazione monetaria, mentre Poincaré, contrariamente a quanto sosteneva la commissione di esperti del Tesoro circa la necessità di procedere ad una stabilizzazione immediata della moneta, voleva aspettare i risultati delle elezioni che avrebbero avuto luogo nel 1928148.

145 Va ricordato che Londra e Washington rifiutarono una revisione dell’accordo per il pagamento del debito che aveva stipulato il precedente Ministro delle Finanze J. Calliaux. Cfr. J.F.V. Keiger, Raymond Poincaré, cit., pp. 319- 335.

146Cfr. in C.Ambrosini, La France 1870- 1981, cit., pp. 200- 202.

147I rapporti tra il Governatore della Banca di Francia e il Presidente del Governo non erano sempre cordiali. Cfr. J.F.V. Keiger, Raymond Poincaré, cit., pp. 319- 335.

148

Con l’obiettivo di persuadere Poincaré, il Governatore della Banca di Francia metteva in evidenza le difficoltà in cui riversa la fabbrica di motori automobilistici Citroën, in realtà, come risulta dai rapporti del Ministero del Lavoro, il fermo era stato imposto dai lavoratori. Jacques Rueff, un giovane ispettore presso l’ufficio privato del Ministero delle Finanze dimostrò che il tentativo del Governatore della Banca di Francia di spingere alla stabilizzazione immediata del franco era sostenuto da alcuni membri della CGT fra cui Léon Jouhaux. Ibidem.

48

In quello che può essere ricordato come il più lungo discorso parlamentare della Francia, che occupava 212 pagine stampate, nella sessione tra il 2 e il 3 febbraio 1928, Poincaré dimostrò la possibilità di procedere al rimborso del debito pubblico prima della scadenza del termine previsto, la possibile diminuzione della disoccupazione e concluse con un appello affinché il Governo prendesse qualsiasi misura per stimolare la produttività, il senso del dovere e lo sviluppo del benessere nazionale149.

Era evidente che nel 1923 la fuga all’estero di capitali aveva costretto la Francia a dimostrarsi più accondiscendente nei rapporti diplomatici con gli altri Paesi150.

Berlino e Amsterdam non effettuavano una speculazione “disinteressata” contro il franco e l’11 marzo 1924, Poincaré denunciò un accordo segreto tra il Cancelliere tedesco Stresemann e due membri della Banca di Francia, Edouard de Rothschild e François de Wendel, in un incontro fra banchieri a Berlino il 4 marzo precedente. Il documento rivelava un atteggiamento offensivo contro il franco, precisando i metodi da usare, l’obiettivo da perseguire e la necessità di favorire i partiti di sinistra a discapito della maggioranza di Poincaré. Il 13 marzo Poincaré leggeva il documento al Senato151.

149 Ibidem. 150 Ibidem.

151 Nonostante alcuni storici abbiano contrastato la veridicità di questo documento, i rapporti dei servizi segreti francesi sembrano confermare. Ibidem.

49

6)Rapporti tra Francia e Germania

Nel corso degli anni venti sembrò profilarsi una collaborazione franco- tedesca in ambito economico, in virtù degli interessi comuni nel settore industriale del ferro e del carbone, dove erano impegnate le famiglie Wendel e Laurent. F. de Wendel presiedeva, dalla primavera del 1926, le riunioni settimanali dei rappresentanti delle aziende metallurgiche francesi e tedesche che si riunivano nella regione di Knutange. L’obiettivo consisteva nel creare un consorzio che potesse comprendere tutte le grandi industrie del settore produttivo del ferro della Francia e preparare accordi commerciali. Gli alti dirigenti industriali speravano vivamente nella realizzazione di questa intesa al fine di vincere la concorrenza anglo- americana152.

Tali contratti delineavano la creazione di un cartello internazionale nel settore produttivo dell’acciaio al fine di consacrare l’egemonia siderurgica della Germania e un comitato franco-tedesco di informazione e documentazione (CFAID) con sede a Lussemburgo, tale organismo era frutto dell’iniziativa di M. Mayrisch, presidente dell’ARBED, istituzione che rappresentava i “capitani” della siderurgia europea153

.

Il comitato era diretto in un primo momento dall’anziano capo del servizio stampa del Ministero per gli Affari Esteri tedesco, Gustav Krukenberg, dall’aprile 1923 tale carica passò al nazista Régis Hurault de Vibraye154.

152 Cfr. A. Lacroix- Riz, La Choix de la Défaite, cit., pp. 55- 57. 153 Ibidem.

154

50

Dalla squadra francese il comitato venne presieduto da esponenti della dinastia Laurent, in particolare da Charles Laurent, anziano ambasciatore francese a Berlino tra il 1920 e il 1923, da Schneider, dell’Unione Europea Industriale e Finanziaria (UEIF), che deteneva partecipazioni nell’ARBED, e da Henri de Peyerimhoff, che guidava il comitato dei minatori di carbone155.

Dopo il fiasco dell’occupazione della Ruhr, il compromesso per la produzione e il trasporto delle materie prime progrediva ugualmente e imponeva una formula commerciale che assicurava l’approvigionamento dal porto di Strasburgo tramite la Compagnia Generale per la Navigazione, società che la Francia accettò di cedere alla Germania con il trattato di Versailles156.

Tale società venne presieduta dal 1923 da René de Peyrecau, braccio destro di de Rothschild e capo effettivo della Banca Rothschild di Parigi. I produttori di carbone si impegnarono a produrre un certo tonnellaggio per un organo di importazione creato a Strasburgo che comprendeva i rappresentanti delle principali società di carbone in Francia, Société anonyme française oppure Société mixte franco- allemande, il 51% del cui capitale veniva sottoscritto dalle società francesi importatrici di carbone e il 49% dalle società produttrici tedesche. Tutte le decisioni importanti venivano prese a maggioranza dei

155 Fondata nell’ottobre 1926, la sezione francese del CFAID stabiliva la propria sede in un immobile della Banca des Pays du Nord di proprietà degli Schneider. Ibidem.

156

51

2/3; ciò attribuiva ai tedeschi capacità di controllo e diritto di veto su tutta la gestione societaria157.

Il 15 novembre 1927 era stato siglato un cartello provvisorio franco- tedesco nell’industria chimica. Si apriva la strada ad un’intesa per assicurare regolarità nei mercati, celebrata dalla sinistra come il “vero Locarno”158

.