Il 31 ottobre 1929, il Presidente della Repubblica decise di chiamare all’Eliseo André Tardieu, Ministro degli Interni nei due precedenti Gabinetti, deputato rimasto fedele alla linea dell’anziano Capo del Governo Poincaré e noto all’opinione pubblica per la sua collaborazione con Clemenceau256.
In seguito a questa scelta del Presidente Doumergue, il programma inaugurato dal primo Governo Poincaré, nel luglio 1926, venne definitivamente archiviato a favore della politica di una maggioranza conservatrice257.
Ciò che prevedeva Tardieu era l’attribuzione ai radicali di ben otto portafogli, ma la collaborazione con il nuovo Capo del Governo venne respinta dal partito e il gruppo radicale alla Camera si riservò il diritto di giudicare gli atti del Governo senza garantirne il sostegno. Solo alcuni radicali al Senato entrarono a titolo individuale nella nuova compagine governativa, ma ciò non servì a
255 Ibidem.
256 Cfr. François Gouguel, La politique des partis sous la III République, cit., pp. 252- 253.
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rafforzare la posizione del Gabinetto davanti alla Camera alta258.
Il tentativo di ottenere il concorso radicale fallì soprattutto perché il partito non aveva nessuna ragione di accordare al nuovo Capo dell’Esecutivo ciò che aveva rifiutato per un anno a Poincaré. A Tardieu non restava che costituire un Ministero moderato, all’interno del quale la presenza di tre radicali non poteva far parlare di un nuovo Gabinetto di Unione Nazionale259.
Il 2 novembre 1929 venne ufficialmente proclamato il primo governo Tardieu, per la prima volta l’Esecutivo era composto di 28 membri, 16 Ministri e 12 sotto segretari di Stato, in contrasto con il precedente e soprattutto con il Governo Poincaré, di soli 13 ministeri. Si trattava di una sorta di “inflazione ministeriale” che suscitò aspre critiche, soprattutto per via della decisione di mantenere Briand al Ministero per gli Affari Esteri nonostante gli attacchi che precedentemente Tardieu aveva riservato alla sua politica estera260.
Chéron, dell’Unione Repubblicana, era stato nominato al Dicastero delle Finanze; Maginot, dell’azione democratica e sociale, alla Guerra, i repubblicani di sinistra Leygues e Flandin rispettivamente alla Marina e al Commercio, a Loucher della sinistra radicale fu affidato Ministero del Lavoro261.
258Cfr. Edouard Bonnefous, Cartel des gauches, cit., pp. 371- 373.
259 Cfr. François Gouguel, La politique des partis sous la III République, op. cit., pp. 252- 253.
260Cfr. Edouard Bonnefous, Cartel des gauches, cit., pp. 373- 375.
261 Tardieu venne designato a costituire il suo primo Ministero, nel 1929, all’età di cinquanta anni. Allievo della Scuola Normale Superiore di Parigi, scelse la
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Le scelte della nuova classe politica, chiamata a sostituire la precedente direzione composta da Poincaré, Barthou, Briand, Calliaux, non riuscirono a convincere la sinistra circa la loro fedeltà ai principi repubblicani e il Senato stesso, nonostante fosse dichiaratamente ostile al cartellismo socialista, accolse politici come Tardieu, con un atteggiamento di riserva, rispetto al quale Poincaré non si era mai scontrato262.
L’errore più grave che probabilmente fece il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri fu quello di impostare la propria azione senza pensare alle
carriera nel giornalismo, assicurandosi a meno di trenta anni, la cronaca politica estera del quotidiano “Temps”. Dopo la nomina a capo aggiunto del Gabinetto de Waldeck- Rousseau, occupò la carica di ispettore generale del Ministero dell’Interno, eletto deputato, nel 1914, fin dall’inizio della guerra venne assegnato al Gran Quartiere Generale di Jouffre. Il Presidente della Repubblica Clemenceau scelse di inviarlo come Alto Commissario negli Stati Uniti, dove riuscì a intensificare i rifornimenti per l’esercito francese. Dopo l’armistizio, Tardieu entrò a far parte del Governo Clemenceau come Ministro per le Regioni liberate e durante le ostilità ricoprì un ruolo importante nella redazione del Trattato di Versailles, rispetto al quale si fece promotore davanti al Bloc National. Dal 1920 al 1924, Tardieu fu il protagonista di certi attacchi in parlamento e nelle pagine del suo quotidiano “L’Ѐcho national”, le quali erano dirette soprattutto a Briand e Poincaré, Nonostante ciò, una volta rientrato alla Camera, Poincaré, nella sua più chiara intenzione di procedere ad un Ministero di Union National, fece appello a Tardieu, chiedendo la sua partecipazione al Dicastero dei Lavori Pubblici e poco più tardi agli Interni. Tardieu Non trovò mai nell’opinione pubblica grande ascolto e il rispetto, di cui ad esempio venne circondato un Presidente come Poincaré. Da un punto di vista strettamente parlamentare era poco amato per via delle sue repliche spesso pungenti. Come dimostrò Goguel, non si trattava di un uomo, che a differenza dei politici appartenenti alla precedente generazione, aveva subito la politica degli anni dell’Affaire Dreyfus e del voto sulla laicità della legislazione. Arrivato al Senato, dimostrò una forte ostilità al cartellismo e dopo lo sforzo finanziario, realizzato dal Governo Poincaré, Tardieu invitò i francesi a lanciarsi nella via della prosperità. Formò il suo ministero il 2 novembre 1929, poco dopo, il crollo borsistico di Wall Street, che segnò fortemente l’inizio di crisi economica mondiale alla quale la Francia, malgrado un certo ritardo, non potè restare immune. Ivi, pp. 373- 375.
Ruferendosi a Tardieu, Léon Daudet lo definisce “lo strabiliante”. Cfr. Alfred Sauvy, Histoire économique, cit., pp. 78.
262
Probabilmente, questo atteggiamento pregiudizievole dipese dal fatto che i “moderati di nuova generazione” ignoravano, a differenza dei loro predecessori, situazioni simili all’affaire Dreyfus o il voto della legislazione laica (1901- 1905). Cfr. François Gouguel, La politique des partis sous la III République, cit., pp. 252- 253.
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conseguenze gravi di una crisi imminente a livello mondiale263.
Il 7 novembre 1929, giorno in cui venne presentato, il Governo, ottenne il sostegno da parte di una debole maggioranza. Dopo aver cercato di dimostrare che la maggior parte dei problemi legati alla guerra erano ormai risolti, Tardieu osservava che, una volta conclusa la questione delle liquidazioni, scopo della politica estera e del nuovo Governo sarebbe stato concludere le negoziazioni in corso, nel rispetto di tre principi: non ratificare nulla senza il parere sovrano delle Camere, non sottomettere nessun atto all’attenzione del Parlamento, che possa in qualche modo mettere in discussione l’indipendenza materiale e morale del paese; infine, ferme restando talune riserve, non rifiutare di ratificare nessun accordo che intenda rafforzare nel mondo la pace o sviluppare tra i popoli comprensione e fiducia264.
Il Presidente del Consiglio aggiunse che, per concludere le negoziazioni in corso, occorreva garantire una condizione di sicurezza, che prevedesse organizzazione difensiva delle frontiere e rese pubblica l’intenzione di fare ricorso agli utili del Tesoro 265.
Una volta messe in evidenza le principali misure, l’attuazione del piano, con abbattimento del cuneo fiscale e ampie concessioni ai funzionari pubblici e agli ex
263 Ibidem. 264 Ibidem. 265
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combattenti, era prevista in un arco di tempo massimo di cinque anni266.
L’agricoltura sarebbe stata dotata di capitali pari a un miliardo settecentocinquanta milioni di franchi per l’elettrificazione delle campagne, l’irrigazione, le assicurazioni agricole; un miliardo quattrocentocinquanta milioni sarebbero stati attribuiti alla sanità per la lotta contro la tubercolosi e per la costruzione di scuole; industria e commercio avrebbero ricevuto un miliardo quattrocentocinquanta milioni per la manutenzione dei porti, i trasporti e l’energia elettrica. Per quanto riguarda l’impero coloniale, il suo sviluppo sarebbe stato assicurato da un prestito pubblico di tre miliardi seicento milioni di fondi. In questo contesto la Tesoreria investiva cinque miliardi per la riorganizzazione economica nazionale267.
Il Governo prometteva garanzie per il mantenimento della pace, riorganizzazione difensiva, dell’ordine interno, libertà di coscienza nel rispetto di leggi repubblicane, tutela del tradizionale equilibrio nella produzione agricola e industriale, equità nella remunerazione per gli agricoltori, protezione della produzione nazionale, politiche sociali adeguate e sostegno alla natalità, investimenti nelle economie dei territori d’oltre mare; sono questi gli obiettivi che, ispiravano le riforme
266
Tardieu aveva annunciato la sua “politica della prosperità”, tuttavia in alcuni casi il suo programma si dimostrava dispendioso dal punto di vista finanziario e al tempo stesso poco rilevante dal punto di vista politico, ciò che portò a termine Tardieu, non furono solo riforme, ma si trattò di rivendicazioni individuali che determinarono una lotta fra partiti. Inoltre il piano di sgravi fiscali era pensato per soddisfare le rivendicazioni della destra. Cfr. François Gouguel, La politique
des partis sous la III République, pp. 252- 253.
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proposte da Tardieu e inauguravano la sua “politica di prosperità”268
.
La dichiarazione ministeriale, si presentò molto diversa dai testi abitualmente discussi in seduta parlamentare, ciò determinava contemporaneamente vantaggi e inconvenienti. I radicali si dimostrarono sorpresi nel vedere il Presidente del Consiglio riprendere idee formulate dalla sinistra, sia in politica estera che interna, ma la maggioranza che aveva sostenuto l’esecutivo si dimostrò scettica e dichiarò di non aver acconsentito alla fiducia affinché Tardieu portasse avanti la politica dei loro avversari269.
Tra le mozioni proposte, quella più importante venne avanzata del deputato Franklin- Bouillon, il quale denunciò i preparativi militari della Germania e pose al Governo questioni precise, circa l’applicazione del piano Young, la commercializzazione del debito, l’evacuazione della Renania e le negoziazioni relative alla Sarre270. Briand, rispose con un importante discorso l’8 novembre, dimostrando l’incompatibilità tra la politica di pace, sostenuta dagli avversari e l’atteggiamento di fermezza nei confronti della Germania, osteggiato dalla destra; per questo motivo chiese alla Camera di scegliere fra le due alternative possibili271.
La Camera scelse di attribuire la fiducia, con 332 voti contro 253; i radicali preferirono votare contro il governo,
268 Ibidem 269
Ivi, pp. 378- 379 270 Ibidem.
271Tardieu fece appello al buon senso dei deputati. Va ricordato, infatti, che il precedente Governo Briand, era stato messo in difficoltà proprio dall’ala sinistra del Parlamento, che non approvava le scelte di politica estera. Ibidem.
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non condividendo i loro principi né in politica estera né in ambito economico e sociale e si unirono all’opposizione dei socialisti, dei comunisti, di alcuni repubblicani socialisti e indipendenti di sinistra272.
Il 13 novembre 1929, si apriva alla Camera il dibattito per l’approvazione del bilancio per l’anno 1930. Tardieu chiese l’adozione di un progetto per regolamentare il commercio di grano e promuovere misure atte ad aumentare la protezione doganale dello zucchero con un investimento pari a cinque miliardi273.
La commissione finanze esigeva inserire questo programma in quello relativo al budget, ma il Presidente del Consiglio si oppose, proponendo che venisse istituito un conto speciale. La Camera incontrò varie difficoltà per l’approvazione della legge finanziaria e la discussione proseguì oltre il termine previsto; il Capo dell’esecutivo, decise di accettare la proposta di una riforma, che prevedeva il rinvio dal primo gennaio al primo aprile della discussione sul bilancio274.
Il posticipo dell’approvazione della legge finanziaria rappresentava per Tardieu un problema; il Capo del Governo voleva far adottare un piano speciale per l’abbattimento fiscale pari a un miliardo e cinquecento milioni, che sarebbe entrato in vigore dal primo gennaio 1930. La soluzione al problema fu la richiesta al Parlamento di votare, prima della fine della sessione, un piano di sgravi fiscali, concedendo la possibilità di
272 Ivi, pp. 379- 381. 273 Ibidem.
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continuare la discussione sul bilancio dopo il primo gennaio275.
A seguito di numerose discussioni fra la Commissione e il Governo, al Senato restava solo il tempo necessario per approvare l’abbattimento fiscale votato dalla Camera prima della chiusura della sessione. Si trattava di un risultato importante; tuttavia per la prima volta dopo l’arrivo di Poincaré al potere i lavori annuali al Parlamento si chiudevano senza l’approvazione del piano di spesa pubblica per l’anno successivo276
.
Il 12 dicembre 1929 Tardieu, parlando al Senato, difese la creazione dei nuovi ministeri, ma ad alcuni senatori apprezzarono poco un’allusione da parte del Presidente circa l’atteggiamento negativo della minoranza alla Camera, accusata di agire quotidianamente contro il Governo. Ciò conseguì una maggioranza, che preferì adottare la fiducia al Governo, meno considerevole rispetto a quella che il presidente del Consiglio aveva sperato di ricevere; 203 i voti a favore, 43 i contrari e 61 le astensioni277.
Il 27 dicembre 1929, poco prima delle vacanze parlamentari, Tardieu chiese alla Camera un voto di fiducia per poter avere la possibilità di rappresentare la Francia alla Conferenza dell’Aja e ottenne l’approvazione
275 Ibidem. 276 Ibidem. 277
Alla fine di questa discussione finanziaria, la Camera eleggeva, il 19 dicembre, due vice presidenti: Ricolfi, repubblicano di sinistra e Cautru dell’Unione Repubblicana e Democratica, per rimpiazzare Flandin e Pernot, divenuti Ministri. Inoltre va ricordato, che parallelamente alla discussione circa l’assetto finanziario del Paese, il 29 dicembre 1929, durante la discussione sui crediti militari, Maginot, ministro della Guerra, faceva adottare il principio della linea fortificata, che sarebbe stata successivamente denominata linea Maginot. Ibidem.
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della Camera con 343 consensi, 17 voti contrari e 235 astensioni, soprattutto da parte di socialisti e radicali278. Per alcuni mesi, il Paese non percepì i segnali di un prossimo declino economico: Poincaré aveva rafforzato il franco, il bilancio era in sesto, oro e divise forti che non mancavano nelle casse della Banca di Francia279.
Anche la stampa nazionale si dimostrava ottimista e poco attenta al susseguirsi degli avvenimenti280; d’altra parte la produzione industriale continuava a crescere, così come le attività economiche in generale, a differenza di altri paesi come Germania, Belgio e Stati Uniti, già condizionati da un forte declino281.
Tutti i Paesi erano in qualche modo coinvolti, alcuni nelle attività industriali, quelli economicamente meno sviluppati nella vendita delle materie prime; già a partire da novembre 1929 i prezzi accusarono un abbassamento del 16%282.
278L’avvio del programma annunciato dal Presidente del Consiglio coincideva con l’esplosione della grande crisi economica internazionale, che peraltro sembrò inizialmente risparmiare la Francia Ibidem
279
In effetti se le eccedenze di budget ammontavano a circa 4 miliardi, gli stock in oro della Banca di Francia aumentavano senza sosta passando da 29 a 55 miliardi di franchi tra la primavera del 1929 e il 1931. Cfr. Dominique Borne, Henri Dubief, La crise des années 30’, 1929- 1938, Ѐdition du Seuil, Paris, 1989, pp. 11- 13.
280Come scriveva in un articolo del 26 ottobre 1929 il quotidiano Figaro: “Ciò che sembra avere riassettato il nostro mercato è il tumulto che ha scosso così fortemente Wall Street ieri, adesso che la questione della borsa di New York è scoppiata e che i mercati del Nord e dell’Europa Centrale hanno riversato i loro investimenti in eccesso, possiamo sperare l’immediato avvenire sotto il più positivo auspicio”. Ancora le Temps del 28 Ottobre nella pagina economica e finanziaria dichiarava:” Per ciò che riguarda l’inversione di rotta di Wall Strett, abbiamo fatto notare da parecchio tempo che il giorno in cui si sarebbe verificato, gli spazi economici europei e in particolare il nostro avrebbero dovuto esserne felici piuttosto che compatirne”. Cfr. Alfred Sauvy, Histoire
économique, cit., pp. 84- 86.
281
In questa confusione persisteva ottimista l’osservatorio di Harward, nel novembre 1929, stimava che l’abbassamento di valori non poteva essere il segno precursore di una depressione profonda degli affari e che una crisi analoga a quella del biennio 1920- 1921 sarebbe stata poco probabile. Ibidem.
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Ammontavano a circa 13.300 le richieste di lavoro non soddisfatte, su un totale di 20 milioni di persone attive; per questo motivo il Paese sembrava un’isola felice. Si trattava in realtà di uno Stato che ancora godeva dei benefici della svalutazione monetaria e che avrebbe solo posticipato l’appuntamento con i problemi strutturali283
. La produzione industriale restò apparentemente stabile fino al 1930, i livelli produttivi, che caratterizzavano il periodo precedente alla guerra, erano stati ristabiliti nel 1924 e nel 1930 erano superiori del 40%, con risultati che non sarebbero stati mai più conseguiti, se non successivamente alla proclamazione della IV Repubblica284.
L’abbassamento dei prezzi delle vendite all’ingrosso era più evidente in Francia rispetto ad altri paesi fortemente industrializzati; l’andamento dei valori immobiliari che si registrò a partire da marzo 1929 subì un sensibile cambiamento. Questi settori tuttavia non venivano coinvolti nella stessa misura dalla crisi che, al contrario, interessava essenzialmente le industrie tessili, i prodotti agricoli, il settore automobilistico e di certe materie prime come la gomma285.
283Il giovedì nero di Wall Street dell’ottobre 1929, evidenziò il momento di percezione della crisi negli Stati Uniti, tuttavia il crollo borsistico non poteva essere l’origine di una depressione a livello mondiale. L’economista Charles Rist nel 1931, scartava tutte le responsabilità della Francia in una depressione conseguenza di avvenimenti esteri. Occorre distinguere che l’originalità francese era la conseguenza della durata del periodo di questa depressione, l’attività economica nel 1938, stagnava ancora al di sotto del livello che aveva raggiunto dieci anni prima con il Governo Poincaré. Cfr. Dominique Borne, Henri Dubief,
La crise des années 30’, cit., pp. 20.
284
La produzione di olio era pari a 55 milioni di tonnellate, quella del ferro a 48 milioni confermava la Francia prima produttrice a livello mondiale, la produzione di alluminio raggiungeva 29000 tonnellate, la ghisa ammontava a 10 milioni e l’acciaio a 9,6. Ivi, pp. 11- 13.
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L’esame dei differenti comparti industriali, in realtà, dimostrava la precocità degli effetti nel settore tessile a partire dal 1928, l’industria automobilistica venne colpita dal secondo semestre del 1929, poi nel 1930, le industrie estrattive e i trasporti marittimi; un solo indicatore sembrava contraddire la tesi di un’origine precoce della depressione; il sussidio alla disoccupazione introdotto nell’ottobre 1929286
.
La crisi rivelò la fragilità della situazione francese nel quadro del commercio internazionale. Gli esportatori beneficiavano da diverso tempo della debolezza del franco, perciò degli effetti inflazionistici; dopo l’opera di stabilizzazione compiuta da Poincaré nel 1926, il vantaggio venne meno quando i prezzi francesi non si dimostrarono più competitivi e non riuscirono a sopportare la concorrenza internazionale287.
L’industria francese pensò di poter continuare ad impegnarsi nella produzione di beni di lusso, ma contadini e artigiani rappresentavano più di due terzi della popolazione attiva e nemmeno la domanda globale poteva smaltire una tale crescita produttiva. Lo stato, da parte sua, dopo la ricostruzione, varò una riduzione della spesa pubblica288.
All’inizio degli anni ‘30, con 254.000 veicoli prodotti all’anno, la Francia era diventata il secondo costruttore mondiale di automobili. Anche il settore tessile, malgrado
286Tuttavia va ricordato che la statistica non venne elaborata se non a partire dall’inizio del 1931 e d’altra parte le cifre non tenevano conto né della disoccupazione parziale né della fuga all’estero di numerosissimi lavoratori stranieri. Ibidem.
287 Ibidem. 288
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il ritardo economico, realizzò eccellenti risultati, beneficiando della difficile situazione in cui versavano gli Stati Uniti d’America. La disoccupazione era praticamente nulla, le industrie facevano spesso ricorso ai lavoratori immigrati, mentre la manodopera esposta alla crisi era rappresentata dai lavoratori impiegati presso le aziende USA presenti in Francia289.
Somme importanti vennero investite nel settore pubblico, per strade, edifici scolastici, per costruire il Grande Canale di Alsazia. Il riformismo sociale dei moderati, le loro concessioni fiscali, i grandi lavori nei quali si impegnavano contrastavano con la politica di deflazione e di restrizione economica promossa da parte di quei paesi in cui la crisi era risultata subito tangibile290.
Tuttavia la sostenibilità dell’economia francese continuava a dipendere dall’industria agraria e l’esodo verso le città non era ancora di tipo massiccio; certamente numerose aziende agricole di piccola dimensione avevano lasciato il posto ad imprese medie a conduzione familiare, ma la produzione, che tra il 1925 e il 1929 aveva recuperato i livelli del periodo precedente alla guerra, non permetteva di conseguire una completa autosufficienza. Il coefficiente di dipendenza alimentare si aggirava intorno
289Un caso esemplare era quello della General Motors, che aveva sviluppato tra il 1927 e il 1929, una rete di distribuzione e vendita di camion e di automobili sportive in tutta la Francia, sotto la direzione americana, con personale francese. Questa pose brutalmente fine alla sua attività e licenziò i suoi impiegati, ma il prestigio dell’economia americana era tale che Renault assunse, nel giro di poche settimane, tutti i tecnici e i commercianti che la sostenevano. Quanto ai meccanici, divenuti concessionari del marchio, si ritrovarono liberi di portare a