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8)Piano Dawes e riparazioni tedesche

Il Presidente del Consiglio trovò ancora maggiori difficoltà in politica estera. Il dibattito alla Camera per

187 Poincaré dichiarò l’intenzione di dimissionare in caso di mancata approvazione della legge finanziaria entro la fine dell’anno. Ivi, pp. 303- 307. 188

Va ricordato che paradossalmente la Commissione parlamentare più importante, ossia quella delle Finanze, si componeva di una maggioranza cartellista, perciò diversa da quella dell’Assemblea Generale. Ivi, pp. 310- 312 189

La Camera adottò la mozione di fiducia con 325 voti favorevoli contro 251. Contro il Governo votarono quasi tutti i comunisti e i socialisti, 116 deputati radicali su 125, alcuni repubblicani socialisti e indipendenti di sinistra. Ivi, pp. 312- 318.

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autorizzare il Presidente della Repubblica a ratificare l’accordo con gli USA iniziò il 26 Febbraio 1929191

. Cot, membro della Commissione per gli Affari Esteri, sottolineò per primo l’importanza del patto che condannava la guerra in quanto delitto e non più come un diritto degli Stati al quale poter ricorrere, ma individuò due lacune principali: l’assenza di una nozione in senso difensivo del termine guerra e di sanzioni per la condanna dei delitti compiuti durante le ostilità. La prima lacuna si poteva risolvere con la capacità di ciascuno Stato di formulare una definizione della guerra in quanto strumento di difesa, mentre la carenza di sanzioni dipendeva dal fatto che la Convenzione rappresentava un punto di partenza; alla Francia veniva conferito il compito di apportare il più onorevole concorso all’organizzazione di un sistema di pace internazionale192

. Per i comunisti l’obiettivo reale dell’esecutivo consisteva nel mascherare la gravità della situazione; il rischio di ulteriori conflitti restava inevitabile a causa della presenza di un regime capitalista che dominava i mercati internazionali. Secondo i radicali socialisti il problema dipendeva fortemente dalla questione del disarmo; al Governo, infatti, venne attribuita la responsabilità della smisurata crescita delle spese militari. Boncour, Presidente della Commissione per gli Affari Esteri,

191 Ivi, pp. 340.

192I socialisti invece dichiararono l’intenzione di votare a favore in modo tale da mettere fuori legge la guerra, ma occorreva a loro avviso, disciplinare i rapporti fra nazioni, ad esempio evacuare la regione renana, regolamentare la questione del corridoio di Danzica, definire le frontiere balcaniche, rispettare le minoranze, emancipare i popoli colonizzati, rinunciare alle spedizioni a carattere militare. Ivi. pp. 340- 343.

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sottolineò l’importanza centrale del disarmo e della creazione di un esercito internazionale193.

Briand, Ministro degli Esteri, che prese parola il I marzo 1929, riconobbe che il patto non era perfetto, ma al tempo stesso, fece notare che non si trattava di una soluzione definitiva. Era necessario includere, in un secondo momento, il Protocollo di Ginevra, in modo tale da colmare le lacune in materia di sicurezza e disarmo. La Francia, che per prima aveva proposto il disarmo all’interno della Società delle Nazioni, avrebbe promosso una riduzione degli effettivi del suo esercito dal 1913. Briand, al termine del suo discorso, chiese ratifica del Patto, se non all’unanimità, data l’opposizione da parte dei comunisti, almeno con una imponente maggioranza, infatti la Camera adottò l’articolo unico del progetto di legge che autorizzava il Presidente della Repubblica a ratificare il patto generale di rinuncia alla guerra, con 561 voti contro 12194.

Le conseguenze negative della rigida applicazione del Trattato di Versailles interessarono i cambi, la redistribuzione arbitraria della ricchezza e il disordine nel mercato monetario. Agli alleati era chiaro che la Germania doveva continuare a pagare le riparazioni. Il pagamento del primo anno di indennità, ossia 1924- 1925, ammontava a 1000 milioni di marchi in oro, mentre

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Ibidem.

194 A differenza della Camera, al Senato si approvò la legge per la ratifica presidenziale quasi all’unanimità il 29 marzo 1929. Tuttavia la quasi unanimità della Camera si spiegava con la forte influenza esercitata da parte dell’opinione pubblica internazionale Ivi, pp. 343- 346

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sempre secondo quanto previsto dal Piano Dawes195, nei cinque anni successivi all’entrata in vigore, la Germania avrebbe dovuto procedere al pagamento di una somma di 7.970 milioni di marchi, da restituire mediante debiti contratti all’estero196

.

Il problema dei versamenti che la Germania era obbligata ad effettuare a titolo di riparazioni divennero oggetto, nel 1924, del Piano Dawes, che prevedeva un prelievo sulle vie ferroviarie, sull’industria, sui trasporti, sul bilancio generale del Reich e su alcune entrate fiscali come ad esempio le dogane, il tabacco e l’alcool. Si trattava di pagamenti in natura che offrivano, come vantaggio, la possibilità per gli alleati di effettuare un prelievo direttamente dalle ricchezze del Reich tedesco, le annualità venivano calcolate affinché l’economia tedesca potesse fronteggiarle, perciò apparentemente non sussistevano ragioni di revisionare il sistema197.

Tuttavia l’accordo non stabiliva l’ammontare totale del debito tedesco, il numero delle annualità restava indeterminato e nei circoli dell’alta finanza inglese e americana si sviluppò l’idea di potere ovviare al problema tedesco tramite un prestito internazionale da parte di Paesi creditori, mentre la Germania si impegnava, sempre a titolo di riparazioni, del pagamento degli interessi, trasformando il debito politico in un debito commerciale.

195 Dal 1 settembre 1924 al 31 agosto 1929. Cfr: A. Cabiati, 1919- 1929 Da

Versailles all’Aja, Fratelli Bocca Editori, Torino, 1930, pp. 2- 9

196 Ibidem 197

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Il Comitato di esperti, che si riunì a Parigi da febbraio a giugno 1929, passò all’elaborazione del Piano Young198

. Il totale del debito tedesco ammontava a 37 miliardi, le annualità erano state fissate a due miliardi di marchi, restituibili in 37 anni a titolo di riparazioni e restituzione del debito e un miliardo seicento milioni rappresentava la somma per i pagamenti dei debiti degli alleati prevista per i successivi 22 anni199.

Il Piano apportava una riduzione importante, ma la questione fondamentale consisteva nella commercializzazione del debito al fine di eliminare qualsiasi possibilità di controllare finanziariamente il Reich, gli alleati non prelevavano più direttamente le loro annualità sulle risorse tedesche, ma diventava compito del Governo della Germania versarle alla BRI, che a sua volta aveva il compito di redistribuire le somme ai creditori, inoltre si stabilì che il Governo tedesco avrebbe provveduto ai versamenti per le riparazioni di guerra e la restituzione del debito in un arco di tempo di 59 anni, fino al 1988, e venne assicurata una moratoria in caso di crisi economica200.

Dal 1928 al 1929 le percentuali di pagamento previste dal piano Dawes, non subirono più variazioni. Dal 1 settembre 1924 al 31 agosto 1929, la Germania, fra pagamenti in natura e in denaro, versò un totale di 7970 marchi in oro alle potenze vincitrici. Durante lo stesso periodo lo Stato tedesco contraeva all’estero, calcolando

198 Il nome derivava dal Presidente del Comitato che in realtà restò fuori dalle negoziazioni. Ibidem

199 Ibidem 200

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anche le risorse messe a disposizione dal Piano Dawes che ammontavano a 800 milioni, 639 milioni di marchi in prestiti di lunga scadenza e circa 700 milioni di prestiti a breve scadenza al quale si aggiungevano 400 milioni di investimenti esteri in titoli tedeschi. Per tutta la durata del Piano Dawes, il pagamento alle potenze alleate tramite debito estero evitò una crisi al livello dei tassi di cambio, ma il risparmio della Nazione tedesca sfumò in fretta201. Negli anni successivi tramite la Banca dei Regolamenti Internazionali, le grandi banche parteciparono ai prestiti previsti dal piano Young con privilegi di franchigia fiscale e regolamento di interessi in oro. Parallelamente a quanto accaduto per il Piano Dawes, il gruppo Lazard, istituto specializzato dal 1924 in prestiti di Stato, insieme al Credito Lyonnais ottenne la gestione del servizio del nuovo prestito tedesco202.

Altra questione che occorreva risolvere, riguardava la restituzione dei debiti francesi agli USA e all’Inghilterra che, teoricamente, veniva affrontata con l’accordo Mellon- Bérenger siglato a Washington il 26 aprile 1926 e dall’accordo Churchill- Calliaux, siglato a Londra il 12 luglio dello stesso anno. Questi atti non erano ancora

201Quindi dal 1920- 1924 la Germania pagò le indennità ai vincitori svendendo il Marco. Dal 1924 al 1925 su 1000 milioni di marchi di oro versati come indennità, 800 milioni venivano anticipati dai Paesi creditori. Tra il 1925 e il 1929 la Germania ricevette un prestito dall’estero più alto delle indennità versate attraverso il Piano Dawes. Cfr: A. Cabiati, 1919-1929 Da Versailles all’Aja, cit., pp. 12- 30

202

Il gruppo Fratelli Lazard annunciò al Governatore Moreau, la propria partecipazione al servizio per ammortizzare il prestito in proporzione di 1/3 sul totale dei fondi interessati dalla tranche. Questa distribuzione fissava allo stesso modo concessioni per l’estero, fra cui benefici sostanziali per la Germania. Cfr: A. Lacroix- Riz, La Choix de la Défaite, cit., pp. 55- 57

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oggetto di discussione in parlamento e il Governo chiese, il 25 giugno 1929, ratifica alla Camera203.

L’opinione pubblica francese, che giudicava negativamente il Piano Young, adottò un atteggiamento di diffidenza nei confronti dell’eventualità di ratificare gli accordi sulla restituzione dei debiti agli alleati, e si verificarono violente manifestazioni pubbliche il 23 giugno 1929204.

Il dibattito alla camera si aprì l’11 luglio, con un discorso nel quale Poincaré esponeva le ragioni che lo portavano a chiedere ratifica degli accordi di Londra e Washington. Il Presidente evidenziò ai Deputati che non si trattava di discutere una legge sulla restituzione dei debiti agli Stati Uniti, poiché il Governo della Repubblica Francese si trovava già impegnato a restituire il prestito, il Parlamento doveva solo ratificare la concessione delle proroghe di pagamento ottenute.205

Franklin-Bouillon, membro della sinistra radicale, propose una mozione al fine di chiedere agli USA di rimandare la scadenza dal 1 agosto al 31 dicembre 1929, per due ragioni; lasciare alla Camera il tempo necessario per deliberare e far ratificare il Piano Young al Governo tedesco, ma la risposta di Briand circa l’aiuto decisivo apportato alla Francia dagli Stati Uniti durante la guerra e la capacità del Paese di dimostrarsi riconoscente, spinsero il deputato radicale a ritirare la mozione.

203Cfr: Edouard Bonnefous, Cartel des gauches, cit., pp. 350- 352

204Si verificò anche un tentativo diplomatico, da parte dell’ambasciatore francese a Washington, Paul Claudel di chiedere al Segretario di Stato alle Finanze M. Stimson di rimandare la scadenza del debito. Cfr: Edouard Bonnefous, Cartel

des gauches, cit., pp. 348- 350

205

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Il 20 luglio, la Camera approvò la ratifica con 300 voti contro 292206.

Il leader socialista Léon Blum presentò una terza mozione, che vincolava giuridicamente la liquidazione dei debiti di guerra alla fine del regime di occupazione militare della regione renana; ad avviso dei socialisti condizione per la restituzione del debito agli americani era la funzionalità del Piano Young. Tuttavia, Briand cercò di persuadere la Camera circa il rischio per la Francia, a seguito di una simile richiesta, di compromettere la propria posizione nelle successive conferenze internazionali e la mozione Blum venne respinta con 360 voti207.

Durante l’assenza di Poincaré fu incaricato il Ministro degli Esteri del compito di difendere il punto di vista della maggioranza al Governo. Il 20 luglio 1929 l’articolo unico che autorizzava la ratifica presidenziale degli accordi, venne approvato con una magra maggioranza di 300 voti contro 292. Alla vigilia dell’impegno politico del Governo francese presso le Conferenze di pace, Héraud propose alla Camera una mozione di riserva e data la responsabilità del Governo di tutelare la ripresa economica del Paese, la Francia non poté dare effettività agli accordi del 26 aprile e del 12 luglio senza l’adempimento degli obblighi tedeschi; occorreva compensare gli interessi imposti ai Paesi

206 Ibidem. 207

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debitori tramite risarcimenti tedeschi versati a titolo di riparazioni208.

Questo problema divenne oggetto della richiesta presentata da Lillaz, per l’istituzione di un conto speciale sui debiti di guerra presso il Tesoro francese, le riparazioni tedesche servivano a restituire il prestito agli Stati Uniti, mentre l’emendamento di Meyer prevedeva che le somme versate all’America non eccedessero mai rispetto a quelle ricevute da parte della Germania, tuttavia la maggioranza giustificò il suo rifiuto sostenendo che non si poteva condizionare la ratifica degli accordi. Nonostante il Governo avesse giudicato insufficiente il testo per la restituzione dei debiti, tutti gli emendamenti proposti vennero respinti dallo stesso Gabinetto209.

Il 21 luglio 1929, l’accordo per la restituzione dei debiti alle potenze ex alleate ottenne la ratifica grazie ad una maggioranza di consensi210.

La sessione parlamentare terminò il 26 luglio e la sera stessa si verificò un fatto inaspettato: le dimissioni volontarie di Poincaré, il quale doveva subire un delicato intervento chirurgico. Il Ministero al completo insisteva nel proporre al Presidente del Consiglio di restare in carica, malgrado la malattia, ma davanti all’ennesimo rifiuto il Gabinetto presentò le dimissioni il giorno seguente211.

208 Ivi, pp.357- 360.

209 Contrariamente alle numerose discussioni all’interno della Camera, il Senato ratificò senza formulare riserve il 26 luglio 1929. Ibidem.

210Cfr: J.F.V. Keiger, Raymond Poincaré, cit., pp. 337- 340.

211Terminava così una brillante carriera politica, Poincaré era divenuto deputato a 27 anni, a 33 era Ministro della Pubblica Istruzione e delle Finanze a 34, membro del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati nel 1907, eletto all’Académie

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Il Presidente della Repubblica, Gaston Doumergue, incaricò Briand di formare un nuovo Governo in vista della Conférence de La Haye per stabilire le modalità di applicazione del Piano Young e in particolare l’eventuale evacuazione della Renania. Questa scelta rappresentava una soluzione provvisoria al fine di tutelare l’Esecutivo da improvvisi cambiamenti per l’attribuzione della presidenza del consiglio; alcuni elementi della maggioranza moderata si dimostrarono infatti piuttosto ostili a Briand, soprattutto nel momento in cui si rese pubblica la disponibilità di evacuare anticipatamente la Renania212.

L’intenzione di Briand era di riproporre un Governo di Unione Nazionale, per questo motivo si rivolse innanzitutto a Herriot e Daladier, proponendo loro due ministeri con portafoglio, in realtà i radicali speravano in una trasformazione della maggioranza e rifiutarono la proposta. Tuttavia Briand non ritenne possibili ulteriori cambiamenti politici per via dell’esito dell’ultimo scrutinio, che non aveva dimostrato variazioni importanti nella maggioranza a sostegno di Poincaré213 e davanti al

Française nel 1909, Presidente del Consiglio nel 1912, Presidente della Repubblica nel 1913 fino al 1920, Presidente della Commissione per le riparazioni, poi della Commissione senatoriale degli Affari Esteri, Poincaré appariva, dopo la guerra, come l’unico uomo politico in grado di unire il popolo francese attorno ad un programma nazionale. Si fece appello a lui come capo della maggioranza, in due occasioni: nel 1922 fino al 1924 e poi dal 1926 al 1929. Lasciò la politica stanco dopo avere consacrato la sua vita a servizio dello Stato. Non ebbe più cariche politiche fino alla sua morte, il 15 ottobre 1934, dopo una lunga convalescenza. Cfr. Edouard Bonnefous, Cartel des gauches, cit., pp. 359- 360.

212Cfr. François Gouguel, La politique des partis sous la III République, Ѐditions du Seul, Armand Colin, Paris, 1956, pp. 251- 252.

213La maggioranza del Ministero Poincaré era stata confermata alla elezioni dell’aprile 1928, contrariamente alle aspettative del gruppo dei radicali- socialisti, la sinistra radicale non si separò dal centro, solo un paio di membri appoggiarono i partiti di opposizione ; si trattava di coloro che in certi

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rifiuto dei radicali, Briand si preoccupò esclusivamente di conservare la vecchia compagine ministeriale: si trattava, come sosteneva il Presidente della Repubblica, di un Governo Poincaré, diretto da Briand214.

Il Gabinetto Briand si presentò alla Camera, riunita in sessione straordinaria, il 31 luglio 1929 e nella dichiarazione ministeriale il Capo del Governo fece appello ad una possibile tregua fra partiti, ad un atteggiamento, da parte dei radicali, se non di sostegno almeno di neutralità nei confronti della maggioranza, insistendo sulla necessità per la Francia di concludere le negoziazioni internazionali215.

Daladier, davanti all’Assemblea, si fece portavoce del punto di vista del partito radicale, i quali si dimostravano decisi nella scelta di non sostenere il Governo a causa della politica interna, a loro avviso, inevitabilmente contaminata da quella condotta, fino a pochi giorni prima da Poincaré216.

dipartimenti contrastavano i candidati conservatori. Ѐ proprio grazie alla personalità di Poincaré che i radicali indipendenti continuarono a figurare nella maggioranza stessa dei partiti di destra. Inoltre, alle elzioni del 1924, i membri della sinistra radicale si erano presentati in liste autonome, distinte a volte dai Cartelli a volte dal Blocco Nazionale, per questa ragione, la sinistra radicale del 1928 aveva un orientamento diverso rispetto al 1924. Ibidem.

214 Cfr. Edouard Bonnefous, Cartel des gauches, cit., pp. 359- 360.

215 “Chiedere tre mesi di tregua nelle circostanze in cui ci troviamo, non ci sembra una richiesta eccessiva. La Conférence de La Haye sarà un anello essenziale nella catena per la riorganizzazione della pace. La difesa dei diritti, degli interessi della Francia in questo grande dibattito internazionale costituisce la nostra vera ragione d’essere; si tratta del nostro programma, potremmo affermare, attualmente, il nostro unico programma. Per assolvere, per parlare nell' interesse del Paese, con l’autorità indispensabile, abbiamo bisogno della vostra fiducia, confermata nettamente dall’espressione del vostro voto. Ci troviamo davanti alle responsabilità più pesanti che gravano sul Governo dalla fine della guerra. Con il vostro concorso siamo pronti ad assumerle. Contiamo che, in nome dell’interesse francese, saprete assumerne le vostre”. (Ivi, pp. 361- 362).

216 “Né sulla politica di riassetto fiscale, né sull’applicazione dei principi di laicità, né sul rispetto delle libertà individuali sindacali, né sulle riforme sociali e, in particolare, circa l’applicazione della legge sulle assicurazioni sociali, né

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Effettivamente, in sede di scrutini, i radicali si unirono nella scelta di astensione, mentre comunisti e socialisti erano più o meno gli unici a votare contro il Governo e alla fine a Briand venne accordata la fiducia con 326 voti contro 136. Si trattava della concessione di una tregua di tre mesi, al fine di concludere le negoziazioni internazionali alla Conferenza dell’Aja217

.

Nel mese di agosto Briand fece il possibile al fine di mediare diplomaticamente l’evacuazione della Renania. Era prevista evacuazione della zona di Coblence tra il 15 settembre e il 15 novembre 1929, la zona di Mayence sarebbe divenuta libera nell’arco di otto mesi a decorrere dalla ratifica del Piano Young da parte dei Parlamenti francese e tedesco e al massimo entro il primo luglio 1930, perciò quattro anni prima rispetto a quanto previsto dal trattato di Versailles. Briand accettò di rinunciare anche ad un Comitato speciale di sorveglianza della zona demilitarizzata218.

Queste importanti concessioni andavano ricondotte all’intenzione del Capo del Governo francese di

sull’amnistia, il partito radicale si accorderà con una maggioranza che ha sempre giudicato contraria a questa politica democratica. Voterà perciò senza esitazione contro il Gabinetto attuale qualora non farà passare avanti alle sue preoccupazioni di politica interna una considerazione essenziale: quella dell’organizzazione della pace. Dal 1919, a Londra e a Ginevra, il nostro partito ha difeso una politica fondata sull’avvicinamento e l’intesa leale fra i popoli. Non ci si aspetta di vedere, oggi giorno, questa politica approvata da coloro che l’hanno sempre combattuta. Si prende atto una volta ancora di questa adesione, anche se tardiva, ci si stupisce e ci si compiace di vedere all’occasione sistemati attorno al Presidente del Consiglio coloro che gli hanno diretto i più violenti attacchi, sia all’epoca di Cannes, sia all’epoca di Locarno. Il nostro partito non unirà la sua voce a quella dei membri di questa Assemblea i quali non accettano di seguire una politica esterna contraria alle loro proprie dichiarazioni se non al fine di mantenere una politica interna conforme ai loro interessi. Ma volendo lasciare al Presidente del Consiglio la proroga che ci reclama per continuare l’opera che ha costantemente perseguito in favore della pace, si riserverà, l’occasione di riprendere la completa libertà della sua azione”. Ivi, pp. 362- 363. 217 Ibidem.

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promuovere un progetto di Confederazione Europea degli Stati, resa pubblica nel luglio precedente219.

Il 5 settembre 1929, all’apertura della decima sessione dell’Assemblea Generale della S.D.N. a Ginevra, Briand prese la parola suscitando l’approvazione dell’intera Assemblea220, mentre Mac Donald, predecessore di