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Mobility management e apprendimento della città

Nel documento Quaderni del MIPA (pagine 93-97)

Ma a Roma, muoversi come cliente è molto poco differente dal muover-si come viaggiatore. Il confine fra essere cliente di un servizio che ti tra-sporta ed essere soggetto-viaggiatore che coglie occasioni di conoscen-za della città è molto labile.

Mi pare che ne sia espressione esemplare la metafora del bus cittadino usata da Scola nel suo film "Gente di Roma", dove la navigazione den-tro la città significa sì itinerario fra le diverse tratte urbane, ma anche scoperta dell'anima della gente.

Un'occasione, dunque, di scoperta dei tratti urbani e metropolitani, ma anche dei connotati antropologici, e quindi opportunità aggiuntiva di apprendimento, offerta proprio dagli spostamenti e dai tragitti. Intendo dunque dire che avremmo delle chances per leggere il muoversi in città come fonte di apprendimento.

Partiamo dal fatto che si possono avere visioni diverse della città e della vita: una visione sotterranea se si va in metropolitana; una visione late-rale se si va in autobus o in treno, come ci faceva ben comprendere Marco Paolini con la sua bella pièce sulle ferrovie e le stazioni d'Italia, recentemente trasmessa in televisione alla trasmissione Report. E una visione laterale della città e della vita dovrebbe essere compensata da una visione in profondità della città.

Quale migliore occasione, allora, se non l'utilizzo del tempo di attesa, alle fermate? Un tempo che finisce per essere interpretato come una circo-stanza snervante. E snervante è, non c'è dubbio. Ma perché non re-inter-pretare questo tempo e questi spazi come situazioni rappresentative del territorio in cui si è, come snodo per conoscere quanto si trova lì vicino a quella fermata, come visuale privilegiata di cosa è avvenuto o sta per avvenire lì intorno? Alcune iniziative sono state prese (tabelle con la descrizione storica del quartiere, come le ho viste per esempio al quartie-re Monti), ma cquartie-redo che ci si potquartie-rebbe lavoraquartie-re ancora su.

Il mezzo pubblico è inoltre spesso associato a una situazione di disagio, perché lo si vive come situazione di affollamento e, anche, di timore dell'estraneo. E' associato anche alla paura della sottrazione, del furto, e quindi a un diffuso sentimento di preoccupazione.

Perché allora non assumere iniziative che compensino questi stati d'a-nimo prevalenti? Se, per esempio, fosse istituzionalizzato il senso dello scambio e del dono sui mezzi installando una cestina per il bookcrossing (mi riferisco all'iniziativa di abbandono ragionato dei libri in luoghi diversi della città, e sempre più frequentemente sui mezzi pubblici) potremmo dare un segnale che sui bus, oltre a temere le sottrazioni, vi può essere anche l'opportunità di relazioni positive.

Un segnale, dunque, che il mezzo pubblico, oltre a essere accostato a situazioni di disagio, fretta e timore, può essere accostato a situazioni di L’INNOVAZIONE DI FRONTIERA

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Orientamenti ed esperienze di mobility management incontro, conoscenza e scambio.

In fondo questa è stata l'idea alla base del Bus Farhenheit con il quale sono stati organizzati i collegamenti tra le biblioteche periferiche di Roma e la recente Mostra Più libri più liberi. I collegamenti, infatti, non erano soltan-to tali, ma erano pensati come occasioni per piccole presentazioni, illu-strazioni e spiegazioni di libri, e situazioni legate al libro: insomma, un piccolo viaggio - piuttosto che un trasferimento cittadino veloce - in cui erano racchiuse occasioni di conoscenza e approfondimento.

Concludo, dunque, introducendo Federica Navarra che vi racconterà l'esperienza di mobility manager all'Istat. La mia introduzione non pote-va che essere un po' eccentrica, come avevo peraltro dichiarato all'ini-zio, proprio perché l'esperienza di mobility manager all'Istat è incardina-ta nell'area della formazione. Ciò può anche essere un indicatore della difficoltà di inserire il mobility manager in un'area appropriata dentro le organizzazioni, ovvero della variabilità della sua collocazione. Ma può anche essere un segnale di qualcosa che si muove dentro le ammini-strazioni pubbliche se, come nel nostro caso, il mobility manager trova alimento in contesti nei quali l'Amministrazione, appunto, tenta di introdurre innovazione e di promuovere iniziative integrate nell'area delle risorse umane.

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Orientamenti ed esperienze di mobility management

Il tema della gestione della mobilità richiamato in questo seminario consente di approfondire diversi aspetti su cui, a mio avviso, dovreb-bero convergere le più approfondite analisi, sia degli operatori della mobilità, sia delle aziende/amministrazioni che hanno istituito al loro interno tale figura.

Innanzitutto qualche dato su Istat e sul mobility manager, istituito a parti-re dalla fine del 2001. L'Istat ha 2600 dipendenti, distribuiti su cinque sedi romane e 18 uffici regionali. L'attività di mobility management è stata avviata nell'ambito di un insieme di iniziative finalizzate ad offrire dei benefici a favore del personale. Uno degli obiettivi primari è stato quel-lo di incentivare i dipendenti ad utilizzare i mezzi del trasporto pubbli-co. Una possibilità, in tal senso, è stata offerta dall'azienda del trasporto pubblico locale (Atac Spa), che offriva, a tutti i dipendenti delle aziende / amministrazioni che avessero istituto la figura del mobility manager, uno sconto sull'acquisto del primo abbonamento annuale oppure sul suo rin-novo. Tale iniziativa è stata accolta con favore dal personale (nel triennio sono stati acquistati 155 nuovi abbonamenti e 250 rinnovi), producendo un ulteriore risultato: l'atteggiamento proattivo dei colleghi nella segna-lazione di problemi e difficoltà riscontrate nell'utilizzo quotidiano del mezzo pubblico. La rinuncia al mezzo privato è stata infatti interpretata come un segno di fiducia nei confronti dell'amministrazione e della città, alla quale è stata tuttavia associata la richiesta di un servizio puntuale e qualificato. Il mobility manager è divenuto pertanto il punto di snodo nella comunicazione delle proprie istanze verso gli attori preposti alla gestio-ne della mobilità del territorio (il Comugestio-ne, i Municipi, le aziende del Tpl etc.). Per questo motivo, avviando una rete di comunicazione e di comu-ne condivisiocomu-ne di problemi legati alla mobilità, il personale stesso si è attivato nel segnalare le proprie esigenze, nella convinzione di aver indi-viduato un canale privilegiato per la risoluzione dei problemi riscontrati

L'esperienza di mobility management

Nel documento Quaderni del MIPA (pagine 93-97)