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IL POLO DELL’APPRENDENTE

3. Infine, i modelli interattivi descrivono la lettura come una combinazione

3.4 Il modello modulare a due vie

Un grande impulso alla ricerca dei meccanismi sottostanti l’apprendimento delle procedure di conversione grafema-fonema è venuto dagli studi che hanno identificato nella mediazione fonologica e nelle abilità metafonologiche l’accesso alla lingua scritta.

Secondo l’approccio modulare allo studio dei processi cognitivi teorizzato da Fodor (1983), la mente sarebbe caratterizzata da moduli indipendenti, dominio- specifici, con funzionamento autonomo che caratterizzerebbero anche il processo di lettura. Un importante modello modulare della lettura è quello proposto da Coltheart (1981) che propone un “modello a due vie” la cui architettura sarà ripresa anche dai modelli più specificamente evolutivi. Il modello di Coltheart descrive il riconoscimento della parola attraverso due vie distinte: una via lessicale e una via non lessicale. La via lessicale (di accesso diretto al lessico) riconosce la parola attraverso il suo confronto con un modello presente nel lessico mentale che consente quindi di riconoscere il significato e le caratteristiche di pronuncia. È possibile decodificare parole attraverso questa via automatica e veloce solo se le parole sono già conosciute dal soggetto, in quanto le identifica già a livello visivo e poi le confronta con le rappresentazioni mentali relative e le riconosce. A questa via lessicale si affianca anche una via non lessicale (detta anche sublessicale o indiretta), caratterizzata da un meccanismo di conversione

grafema-fonema fondamentale per leggere parole non ancora presenti nel lessico mentale. Questa via dunque è più lenta, e non automatica e immediata ma soprattutto necessita di istruzioni e procedure specifiche per ogni lingua per essere appresa. Essa permette comunque di spiegare le modalità di apprendimento di nuove parole durante la fase di alfabetizzazione. Mentre la via non lessicale è insegnata esplicitamente ai bambini (Marini, 2008: 123-126), quella lessicale si sviluppa automaticamente ma in un momento successivo alla prima.

In questo modello i diagrammi di flusso rappresentano le diverse operazioni che si verificano nelle fasi di elaborazione dello stimolo scritto. Con la procedura lessicale si possono leggere solo parole conosciute, mentre quelle non conosciute devono essere lette con la procedura sublessicale. Il raggiungimento di un buon livello di competenza di lettura implica lo sviluppo normale di entrambe le procedure (Brizzolara, 2001: 220-221).

Figura 1. Modello di lettura a due vie: forme di dislessia da danneggiamento delle due vie (Brizzolara, 2001:

 

3.5 I modelli evolutivi di tipo stadiale

Accanto a questi modelli originati da studi su adulti, alcuni modelli evolutivi detti “stadiali” hanno identificato diversi stadi dell’apprendimento della letto-scrittura (Marsch e altri, 1981, Seymour, MacGregor, 1984). Infatti, in questi modelli viene sostanzialmente proposto uno stesso ordine di acquisizione che interessa (seppur con qualche differenza) sia la lettura che la scrittura.

A una prima fase prealfabetica (prelogografica o prefonetica), di costruzione di un limitato vocabolario visivo, farebbe seguito una fase alfabetica contraddistinta da un approccio analitico alla parola scritta mediato da regole di conversione grafema-fonema; infine le fasi più evolute sarebbero caratterizzate da procedure di accesso diretto al lessico ortografico basate sul riconoscimento di unità più larghe dei singoli grafemi (Brizzolara, 2001: 223-224).

Si propone qui il modello teorizzato da Uta Frith (1985), che è stato quello più influente sulle teorie successive.

Questo modello descrive l’apprendimento della lettura/scrittura attraverso quattro stadi:

1. stadio logografico (corrispondente alla fase prealfabetica). I bambini in età prescolare imparano a riconoscere un piccolo gruppo di parole discriminando caratteristiche visive salienti che vengono associate alle parole nella memoria. In questa fase il bambino non sa leggere una parola nuova o la stessa parola scritta con caratteri diversi perché il suo lessico mentale la contiene associata alla sua forma grafica. A un livello successivo verrebbero riconosciute anche alcune lettere della parola, ma sempre sulla base delle caratteristiche visive.

2. Stadio alfabetico (in genere coincide con l’inizio dell’apprendimento scolastico della letto-scrittura). Se vengono esplicitate le regole di conversione grafema-fonema, l’alunno riesce a leggere anche parole che non conosce secondo strategie

di decodifica sequenziale delle corrispondenze grafema-fonema. Tuttavia si possono verificare i cosiddetti «errori iperfonologici» che in italiano possono dar luogo a «chena» al posto di «cena», o simili (Brizzolara, 2001: 226).

3. Stadio ortografico 4. Stadio lessicale

In questi ultimi stadi la procedura di decodifica sembrerebbe quella diretta, lessicale, cioè che non necessita della ricodifica fonologica, ma avviene solo se si verifica l’interazione del riconoscimento visivo con il riconoscimento semantico, quindi se la parola è già nella rappresentazione lessicale mentale.

Il taglio evolutivo di questa teoria è dato dall’ordine di acquisizione della procedura indiretta e di quella diretta: man mano che i bambini diventano lettori esperti lasciano la via sublessicale indiretta (più lenta, perché non automatizzata e quindi meno economica) per quella diretta lessicale. Nelle fasi iniziali della scolarizzazione predomina infatti il meccanismo di conversione grafema-fonema, e viceversa, mentre dopo gli 8 anni si consolidano sia il lessico visivo, sia quello ortografico, sia, infine, quello fonologico e il bambino diventa un lettore (e uno scrittore) sempre più esperto e capace via via che nuove parole arricchiscono il suo magazzino lessicale-semantico.

Tuttavia, una lettura di questo modello applicato all’insegnamento/apprendimento delle lingue straniere permette di capire l’importanza:

a. dell’insegnamento/apprendimento esplicito delle regole di conversione grafema-fonema per procedere alla lettura delle parole nuove

b. della competenza lessicale per decodificare velocemente la lingua scritta e attribuire significato immediato alla lettura.

Figura 2. Modello stadiale di apprendimento della lettura proposto da Uta Frith (1985), ripreso da Brizzolara

(2001: 224).