3. ON SUCH A FULL SEA
3.2 Il mondo e i luoghi di On Such a Full Sea
I luoghi rappresentati nel romanzo e le modalità con le quali vengono pensati, valorizzati e vissuti dai personaggi, sostengono l’ipotesi di uno spazio fortemente configurato come distopico. Vi è anche un elemento di degrado ambientale che si aggiunge a quello più spiccatamente legato all’esclusione sociale. Infatti, come vedremo i luoghi del romanzo sono fortemente permeati dalla disuguaglianza
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economica, tradotta spazialmente nella ghettizzazione. Inoltre, l’iniziativa politica dei cittadini e delle cittadine è stata praticamente ridotta fino ad essere completamente annullata.
In maniera simile ad altre distopie contemporanee4, lo Stato in On Such a Full Sea ha di fatto
abdicato al proprio ruolo non solo in termini di rappresentanza politica, ma anche di iniziative sociali per la comunità, lasciando per esempio la costruzione di intere aree all’iniziativa privata: nel romanzo le aree stesse dove sono stanziate le comunità sono progettate senza il coinvolgimento democratico delle popolazioni, le quali anzi vengono direttamente deportate e sfruttate in una dinamica che ripropone forme di schiavismo e colonialismo. Per rendere meglio conto di tali aspetti, farò riferimento agli studi sulle cosiddette gated communities o comunità recintate, insieme ad alcune considerazioni sugli elementi di chiusura ed esclusione che caratterizzano anche l’utopia per come è stata tradizionalmente intesa: una chiusura spaziale necessaria allo sviluppo di un progetto di vita ideale, isolato e completamente sganciato dalle coordinate spaziotemporali del mondo d’origine. A tal proposito, Fredric Jameson in Archaeologies, e David Harvey in Spaces of Hope, hanno elaborato le riflessioni critiche più interessanti. Ad esempio, lo studio di Harvey fornisce spunti cruciali per analizzare lo spazio del sottosuolo che troviamo rappresentato nel romanzo di Lee e l’attenzione per la città di Baltimora.
Prima di entrare nel dettaglio dei vari spazi, traccerò di seguito un inquadramento generale sul tipo di mondo rappresentato nel romanzo. Innanzitutto, come si è visto in parte dalla trama, in questo imprecisato futuro l’inquinamento del suolo ha raggiunto livelli inimmaginabili e gli Stati Uniti non ne vengono risparmiati.5 Le persone vivono raggruppate in due tipi principali di
4 Lo ritroveremo ad esempio in MaddAddam (Atwood 2013).
5 Nell’ambito del cosiddetto Ecocriticism, ma non solo, si è osservato come di recente la cosiddetta “speculative fiction”,
che potremmo identificare in una narrazione che combina fantascienza e utopia o distopia, il tema del cambiamento climatico, del riuso dei rifiuti, dell’innalzamento dei livelli dei mari e degli oceani, il surriscaldamento globale, la necessità di fonti alternative di energia e della sopravvivenza della specie umana sulla Terra, ha gradualmente fagocitato sempre di più l’interesse di molti autori e autrici. Il tema del rispetto della natura, con l’auspicio di un nuovo equilibrio caratterizza
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insediamenti autonomi e separati: le facilities e i Charter, chiusi da cancelli e controllati con telecamere che raggiungono la popolazione in ogni momento, in un rinnovato Panopticon à la Foucault. A monitorarli c’è il directorate (la direzione), a proposito del quale comprendiamo soltanto che è a metà tra governo politico e amministrazione aziendale, particolarmente sviluppato nella ricerca genetico-farmacologica condotta con una certa spregiudicatezza. All’esterno di questi due tipi di stanziamenti recintati ci sono le counties (o ‘province’) luogo indistinto di scarsità, abbandono e pericolo. La polarizzazione socioeconomica è molto forte e di fatto i tre tipi di spazi – i due insediamenti e le counties all’esterno – corrispondono a tre classi sociali con una differente composizione etnica: B-Mor, di sola classe lavoratrice, è composta prevalentemente da asiatici; i Charter, benestanti, sono misti ma le minoranze solitamente occupano ruoli professionali e sociali inferiori; nelle counties vivono i reietti (espulsi o per scelta) di entrambi gli insediamenti. Qui la composizione etnica non viene menzionata ma si può desumere che sia più mista dei primi due. Il contatto reciproco tra gli ambienti è fortemente scoraggiato e di fatto, evitato se non in occasioni precise e altamente controllate, come alcune partite di calcio e i test per l’ammissione dei giovanissimi delle facilities ai Charter. Come capita di frequente nel genere utopico e fantascientifico, condizioni che sono proprie delle nostre società – cioè quelle di chi legge – sono riproposte nel testo in forma estremizzata per renderne ancora più evidenti le contraddizioni e la profonda ingiustizia. La divisione in spazi nel romanzo ribadisce dunque una disuguaglianza sociale, economica, con una componente razzista. Come osserverebbe Lefebvre, gli spazi che isolano, racchiudono e segregano, perpetrano relazioni di potere ben definite, in tal caso a scapito della popolazione colonizzata lavoratrice e dei
in particolare le correnti più influenzate dalla prospettiva femminista. Capita anche, come nel caso di Kim Stanley Robinson, che nei romanzi vengano inserite teorie e ipotesi realmente formulate da climatologi e geografi sul futuro delle nostre città.
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suoi membri che raggiungono i benestanti Charter solo per svolgere i lavori più umili6. Di fatto, gli
abitanti dei Charter sono cittadini di ‘serie a’, mentre gli abitanti delle facilities sono ritenuti sacrificabili affinché lo status dei primi sia mantenuto altissimo. In questi ultimi è forte il senso del sacrificio, intrecciato a doppio filo con la routine produttiva e, in tal senso, fanno proprio il ruolo fondamentale di capro espiatorio che Sargent rintraccia all’interno delle ‘flawed utopias’, le utopie ‘difettose’: mondi e società che appaiono come utopie, ma la cui prosperità e bellezza si reggono in realtà sulla sofferenza di alcuni e sull’esclusione di questi ultimi dall’utopia (Sargent Problem).
Chi vive nelle counties, infine, è considerato un reietto tanto che tale popolazione è praticamente invisibile, sicuramente per gli insediamenti abbienti, nonostante vi siano vari illeciti particolarmente privi di scrupoli da parte dei Charter, disposti a tutto pur di mantenere il proprio status e soddisfare, di nascosto, inclinazioni anche violente. L’analisi più puntuale di ciascuno degli insediamenti rappresentati nel romanzo mostrerà come ciascuno di loro sottenda un determinato sistema di valori e di relazioni di potere, funzionali al mantenimento delle disuguaglianze sociali ed economiche.